30 ottobre 2011

I VENT'ANNI DI ACHTUNG BABY






Riparlo di U2 per festeggiare i vent'anni di un album storico e il mio preferito in assoluto.

ESCE DOMANI NELLA VERSIONE RIMASTERIZZATA.

Mentre ci sono nubi sul futuro della band che si addensano all'orizzonte, a causa di una frase di Bono, "non sono sicuro che il futuro non sia esaurito".

Ha esordito così alla conferenza stampa per la presentazione dell'album rieditato, si è lasciato scappare che forse la loro storia si conclude con No Line on the  Horizon, irritando e non poco gli altri componenti.


Sperando che ciò non accada, io intanto domani mi fionderò nel mio negozio preferito di dischi per accaparrarmi uno dei vari cofanetti usciti per ricordare l'album.
Ce ne sono ben 5 versioni,  una delle quali probabilmente contiene anche qualcosa di feticistico visto che costa ben 317 euro.

Mi accontenterò di quella De luxe, anche perchè sinceramente l'operazione è veramente troppo commerciale per i miei gusti.

La chicca che per ora manca in Italia, è l'album che si intitola AHK-toong BAY bi Covered,  con le cover cantate da grandi artisti pubblicata solo in Inghilterra dal mensile Q.
Ci sono le versioni di So Cruel cantata da Depeche Mode, Patty Smith che canta Until The and of the World, Damien Rice che canta One, i Killers che cantano Ultraviolet.
C'è qualcuno di voi che prevede di andare a Londra prossimamente e sarebbe disposto a comprarmelo?

Vi lascio qualcosa di queste cover nella (mia) speranza che questo album venga presto pubblicato anche in Italia.


DAMIEN RICE "ONE"








THE KILLERS "ULTRAVIOLET"






DEPECHE MODE " SO CRUEL"




Ma a voi chiedo, non pensate come me, che pure li adoro, che questa volta abbiano un pochetto esagerato?

FILE ROUGE CON X-FACTOR: PARLIAMO DI MUSICA E COMMENTIAMO SU QUESTO POST LA 3° PUNTATA.

29 ottobre 2011

I BAMBINI SONO TUTTI UGUALI




Sono stata costretta da un articolo di Vanity Fair apparso sullo scorso numero.

Ma in realtà erano mesi che pensavo di scrivervi qualcosa su questo argomento che mi sta tanto a cuore.

Poi Tiziana Maccio’ ha scritto il pezzo sui bimbi in cerca d’amore che talvolta sembrano piccoli pacchi.
Ho letto con molto interesse e ho ritrovato nelle sue parole gli stessi sentimenti che mi avvolgono tutte le volte che vado a trovare mio fratello e mia cognata a Napoli.

Mia cognata e sua madre, da anni gestiscono a Napoli una comunità che accoglie bambini che vengono allontanati dalle famiglie originarie, perché hanno alle spalle storie di droga, di abbandono, di delinquenza e di violenze subite.

Da molto tempo  con responsabilità e tanto amore si occupano di loro, aiutandoli materialmente e psicologicamente (è mia cognata la psicologa) e sostenendoli nel cammino che è da fare per recuperare se possibile il rapporto con la famiglia o accompagnandoli verso l’affido e successivamente l’adozione.

Non è molto facile, i piccoli arrivano molto spaventati e pieni di fobie e spesso, se alle spalle c’è una storia di violenze, con il terrore di farsi avvicinare.

Ci sono bimbi che rifiutano ogni contatto con gli altri, e tutti proprio tutti cercano la loro mamma, per prima cosa, appena avvertono di essere in un nuovo posto.

Mi è capitato di essere presente quando hanno accolto una bambina.

Laura (non è il nome reale) è una bimba di tre anni che il Tribunale Dei Minori ha affidato temporaneamente ad un istituto di suore di Napoli, nell’attesa che si trovi la casa famiglia giusta.
E’ stata prelevata in piena notte dall’assistente sociale e dai Vigili Urbani mentre i genitori se ne davano di santa ragione sotto l’effetto di alcool e altro…
Loro finiscono al carcere di  Poggioreale, la bimba dalle suore.
Quando quel mattino arriva la telefonata sono presente e mia cognata mi chiede se voglio andare con loro a prenderla.
Io sono pronta e le seguo.
Arriviamo e per prima cosa raggiungiamo l’assistente sociale nel suo ufficio e lei ci fa accomodare mentre manda una suora a prendere la bambina.

Arriva questo scricciolo biondo con immensi occhi azzurri, tenuta per mano dalla suora, non sembra spaventata ma stringe forte a sè un passeggino rosa dove siede una piccola bambola bionda.

La suora ce la consegna così, la bimba non ha altro oltre quello che indossa, nemmeno  il giocattolo è  suo ma uno dei giochi dei bimbi delle suore che nell’istituto hanno anche un asilo, ma lei non lo lascia nemmeno per un attimo e lo porta via con sè.

Mia cognata sbriga tutte le formalità burocratiche mentre sua madre, con grande dolcezza si avvicina alla piccolina e le sussurra di andare via con loro mentre la  abbraccia.

Lei la guarda e le chiede se andiamo dalla sua mamma ed io noto nello sguardo della donna tanta consapevolezza;  sa che  tutti i bimbi sono uguali e fanno  tutti  la stessa domanda.
Continua ad accarezzarla e  la consola dicendole che vedrà la mamma appena possibile, ma che ora andrà con loro nella sua nuova casa dove troverà tanti bambini che la aspettano.

Laura si convince e ci segue.

Noi andiamo via in macchina e noto come non si guardi indietro ma incuriosita mi osserva a lungo, io le sorrido e lei continua a guardarmi mentre mi stringe forte la mano, a me perfetta sconosciuta.

Mi dicono che è normale questo, perché sono i bimbi che ci scelgono, e il cuore mi batte forte e mi fa male…

Lei entra in casa e cerca la mamma,  non trovandola scoppia in lacrime.

Gli altri bimbi la accolgono con affetto e le portano i loro giochi per cercare di farla calmare; noi a turno le parliamo, e soprattutto la madre di mia cognata si occupa di calmarla,
La distrae cercando nuovi vestitini per lei, le regala giochi nuovi.
Lei cerca me per aprirli ed io mi accovaccio a terra con lei e apriamo insieme i doni.

Il lavoro  vero della casa famiglia comincia in quel momento, dall’accoglienza, nel renderla partecipe ad ogni attività quotidiana, e nella ricerca del raggiungimento della sua serenità.

In quei due giorni che sono stata con loro ho assistito all’ambientamento della piccola, cercando di non essere troppo vicina e guardandola da lontano, perché non volevo si legasse a me che sarei partita presto e questo le avrebbe fatto ancora più male.

Sono andata via senza salutarla, e le ho lasciato un pezzettino del mio cuore.

Vi ho raccontato questo perché è indicativo della loro sofferenza, ma anche di come queste case famiglia si pongono nei confronti di questi piccoli.

Le piccole donne di casa La Nuvola, hanno accolto molti bambini in quasi 15 anni di attività.
Questi bambini sono stati seguiti come figli, a scuola come a casa, vivendo con loro giorno e notte.
Hanno avuto bimbi anche con problemi di handicap fisici e psicologici.
In questo caso le educatrici hanno anche la possibilità di scegliere la coppia affidataria così come accade quando il ragazzo è ormai adolescente.

La maggior parte di loro sono stati poi affidati ad altre famiglie e seguiti anche dopo, per verificare che la scelta fatta dal Tribunale dei Minori  sia stata quella giusta.
La scelta della nuova famiglia, quando il Tribunale dei Minori dà il via libera è la parte più difficile.

Le educatrici  hanno più voce in capitolo sui tempi tecnici del passaggio e, quando il bambino non riesce a legare con la nuova famiglia affidataria, possono intervenire in maniera netta.

Mia cognata è una lottatrice e conosce i suoi piccoli benissimo.

Studia a fondo le famiglie scelte per l'affido, le conosce, chiede a loro di partecipare alla vita della casa famiglia e di essere onesti, per amore del bimbo.
E’ un lavoro che svolge con cura e meticolosità non risparmiando nulla di se stessa.

Solo quando tutte le sue domande hanno avuto le risposte e tutti i dubbi si sono sciolti, riesce a sorridere.

Per questo motivo, oggi scrivo.

Perché CASA FAMIGLIA LA NUVOLA è in pericolo.
 
La situazione a Napoli è in piena emergenza.
Si prevede che entro la fine di novembre quasi 1500 bambini rimarranno senza casa.
Gli operatori sono allo stremo non ricevono pagamenti da più di un anno.
I servizi che assicurano non ricevono più finanziamenti.

 Da  tempo i fondi che lo stato dovrebbe dare alla Provincia di Napoli, per aiutare tutte queste associazioni che si occupano dei più deboli, sono stati tagliati.
Oppure sono stati sprecati altrove, ad esempio sia gli stanziamenti del 2006 e del 2007 non sono mai arrivati a quella che doveva essere la loro destinazione.

La Provincia è senza fondi, il Comune di Napoli non ha risorse per le comunità.
Il Welfare napoletano sta saltando.

 A queste strutture non arriva più un soldo.
Loro  hanno continuato a lavorare, prima usando i  loro risparmi, poi chiedendo dei  prestiti alle banche  perche’ i Tribunali svolgono il loro lavoro come sempre e i bambini continuano ad arrivare.
Erano stati fatti degli accordi con un istituto di credito perchè il Comune di Napoli lo scorso anno aveva pagato degli arretrati e aveva accettato la proposta delle associazioni per la  stipula  di una convenzione triennale con la banca.
L’accordo è saltato perché il Comune non ha pagato altro e l’istituto di credito non ha più elargito i finanziamenti;  ora si è allo stremo.
Il sogno di creare a Napoli la città all’avanguardia per l’assistenza ai più deboli sta svanendo.

Ed io penso ogni giorno a quei bambini, perché loro sono la realtà che conosco meglio.

Penso ai piccoli che da tempo sono stati accolti in famiglia, perché la loro situazione non è stata definita da sentenze e continuano a vivere e a crescere in quella che per loro è la loro casa.

Sento la stanchezza per le difficoltà che aumentano sempre più, presente nella voce di quelle donne e Jo la mia preferita,  è stanca e sfiduciata, sta lottando strenuamente ma anche le leonesse qualche volta rallentano.

E’ preoccupata ma attiva come sempre.

Io non voglio che il sorriso luminoso che si accende in lei ogni volta che mi parla dei suoi piccoli e del futuro che lei e sua madre e tutte le persone che lavorano per loro, sono riuscite a donare, si spenga.

Il mio piccolo contributo è tutto qui, in queste parole che ho scritto,  in queste piccole emozioni che vi sto trasmettendo.

Le parole, quando arrivano al cuore, smuovono le montagne.

Ed io sono qui a cercare le vostre e i vostri consigli.