29 maggio 2012

L'EMILIA CHE NON SI ARRENDE: L'AZIENDA AGRICOLA CASUMARO

Domenica è stata una giornata speciale.
Una bella mattina piena di sole in cui abbiamo percorso la strada che da Milano ci ha portato in terra d'Emilia.
In provincia di Modena e precisamente in località Solara a Bomporto.

L'intenzione è quella di  raggiungere una delle realtà produttive emiliane duramente colpite dal terremoto.
Qualche giorno fa, l'azienda di cui vi sto parlando, che produce latticini ed in particolare, Parmigiano Reggiano, attraverso il suo sito di cui vi lascio il link:http://www.aziendacasumaro.altervista.org/index.htm
ha fatto il punto sulla situazione drammatica del suo territorio dopo il terremoto che ha distrutto capannoni, attrezzature e la produzione finale, sia quella già pronta per essere venduta, che quella prossima alla stagionatura.


L'esterno dell'azienda

A causa del sisma del 20 maggio, nel deposito di stagionatura dei Casumaro, sono crollate le lunghe file dove riposavano le forme di formaggio in attesa di concludere il ciclo.


La vista all'apertura del magazzino


Le foto postate sul sito parlavano da sole del disastro.
E' partita quasi immediatamente una campagna di sensibilizzazione tramite la quale veniva chiesto un aiuto per comprare il formaggio che intanto erano riusciti a salvare nonostante il distastro. E che altrimenti sarebbe andato irrimediabilmente perduto.
Venduto a prezzo di costo, avrebbe aiutato tutte le aziende in difficoltà a cercare di arginare, anche se in minima parte, il disastro.



forme da 40 kg l'una

La Coldiretti Emiliana sul suo sito ha spiegato che circa il 10% della produzione nazionale del formaggio più famoso al mondo è andata distrutta. Circa 300.000 forme di Parmigiano sono irrecuperabili come viene spiegato qui.
A questo punto, anche noi nel nostro piccolo,ci siamo sentiti coinvolti e siamo partiti.
Siamo arrivati quasi ad ora di pranzo. Avevamo raggiunto già Modena in precedenza ed eravamo andati allo spaccio di Coldiretti in Via Vignolese, ma il negozio era chiuso perchè aveva esaurito le scorte di formaggio.
E allora siamo partiti alla volta dell'azienda agricola.
Era tutto chiuso. Abbiamo bussato e ci ha aperto una signora che ci ha spiegato che non avevano più nulla da vendere, saremmo dovuti tornare lunedì, perchè nel pomeriggio avrebbero tirato fuori dal magazzino crollato altre forme di Parmigiano.
L'appello su internet aveva lanciato un tam-tam che anche loro non prevedevano, la richiesta era stata superiore a quanto si aspettavano.
Ho spiegato che venivamo da Milano spinti dall'eco dell'appello internet, e che mi sarebbe piaciuto comprare del formaggio sicuramente, ma anche rendermi conto di quanto era successo. 
La signora allora, mi ha chiesto di aspettare per qualche minuto. 
Così abbiamo fatto e siamo rimasti in attesa.
Ci ha raggiunti il presidente dell'azienda Luciano Dotti che molto cortesemente ci ha accompagnato a visitare l'azienda.

Quando ha aperto le porte del magazzino mostrandoci l'entità del disastro è stato come piombare nel loro incubo. Uomo d'altri tempi il sig. Dotti, mi ha spiegato che l'entità delle loro perdite è di circa 17 milioni di euro. Sono 43.000 le forme di formaggio crollate. Ogni forma equivale a 40 kg. 



altra parte del deposito crollato

Ho fatto delle foto per lasciarvi l'entità visiva perchè io credo che le mie parole non siano sufficienti.
Abbiamo continuato la visita, ci ha mostrato tutta la catena di produzione dalla preparazione, alla fasciatura, alla salatura e infine alla stagionatura.
Il loro lavoro va avanti, ogni giorno continuano a produrre latte e formaggi. Ci sono dieci operai che si occupano della produzione, oltre alla famiglia e domenica, come ogni giorno, erano al lavoro.
Già, si continua a lavorare, si va avanti.
Ci vorranno due mesi, per liberare il magazzino e ripristinarlo. Chissà se saranno stanziati dei fondi, se arriveranno gli aiuti. Ma loro non si sono fermati, questo non è possibile.



la produzione non si ferma

Ho ammirato Dotti, e la famiglia Casumaro, splendido esempio di come sia possibile assorbire botte dure nella vita, piegarsi ma non spezzarsi.
Di come sia dignitoso essere grandi e onesti lavoratori. 



le vasche del latte hanno funzionato domenica  come tutti i giorni

E di come qualunque cosa possa succedere, la dignità consenta di non arrendersi. Mai.
Tra un paio di settimane, contatterò nuovamente questa famiglia coraggiosa, splendido esempio della cultura emiliana orgogliosa del proprio lavoro e della propria terra, per avere notizie sugli sviluppi della loro rinascita.

Quello che ho visto mi ha dato forza.

E voi cosa ne pensate, in una situazione similare le vostre maggiori sicurezze  si scardinerebbero lasciandovi stremati e vinti o avreste comunque la forza di alzare di nuovo la testa per ricominciare?











25 maggio 2012

Villa Adriana: lo splendore nell'erba di un grande Imperatore




Il Teatro Marittimo

" Nelle ore d'insonnia, percorrevo i corridoi della Villa, erravo di sala in sala, a volte importunavo un artigiano intento a mettere a posto un mosaico; passando, esaminavo un Satiro di Prassitele; mi fermavo davanti ai simulacri del morto. Ogni stanza aveva il suo, ogni portico perfino. Facevo schermo con la mano alla fiamma della mia lampada; sfioravo con un dito quel petto di pietra.Questi fronti rendevano più arduo il compito della memoria; scostavo come una tenda il candore del marmo pario e del pentelico, risalivo alla meglio da quei contorni immobili alla forma viva, dal freddo alla carne."

Marguerite Yourcenar - Memorie di Adriano.


Il mio racconto sul sito dell'Unesco di cui oggi voglio parlarvi, inizia da queste parole. Dal ritratto più grande che sia stato possibile fare, dell'Imperatore Adriano. Che adorava la bellezza in ogni sua forma.
Mi sono decisa anche per un altro motivo, un servizio che ho visto durante la trasmissione Striscia la Notizia, ieri sera.
Le parole "Luogo del Cuore", che chi mi segue conosce perfettamente, hanno scatenato in me la solita vibrazione.
Il  FAI, dal 2003 si occupa di censire i "luoghi del cuore" dell'Italia. Lo scopo è dar voce agli italiani per consentire futuro e protezione  ai beni artistici  più amati. Tutto questo attraverso un censimento a cui partecipare tramite il suo sito, di cui vi lascio il link:


Quest'anno, per la prima volta,  il FAI ha aperto il censimento a tutto il mondo. E ognuno di noi, italiani e non, potrà segnalare quello che ritiene il luogo da proteggere e tutelare per sempre.
Bene, nella puntata di ieri sera, hanno parlato di Villa Adriana e di come a circa un chilometro da una delle meraviglie del mondo antico, stiano per costruire una discarica.
Non è tutto, sempre nella stessa zona, a circa 800 metri c'è l'acquedotto che porta acqua a Roma e a tutto il Lazio. Pensate quale danno potrebbero provocare le infiltrazioni dovute alla discarica.

Io credo sia un vero e proprio scandalo.

La Storia di un Paese è formata da quell'intreccio  di arte e paesaggio che lo rende unico e magnifico.
Se piano piano, e di sottecchi, continuiamo a deturparlo nascondendo o distruggendo la sua bellezza, non ci rimarrà più nulla. In realtà noi non saremo più nulla. Senza il nostro passato, che da forza al presente, non ci può essere futuro.
E questa regola vale per la storia, per la cultura e soprattutto per l'arte, quale bellezza universale.

Io amo molto quella terra dolce e collinare che si distende fino al mare, che è il Lazio.
Lungo la direttrice della via Tiburtina andando verso est si raggiunge Tivoli. Archeologia, storia, natura. La magnificenza di Villa Adriana nasce dal disegno dell'Imperatore Adriano che voleva celebrare le bellezze architettoniche nelle quali si era imbattuto nel corso dei suoi viaggi per il mondo allora conosciuto.
Il Teatro Marittimo, La Stoà Poikìle, il Canòpo.
La Piazza D'Oro, le Terme e i livelli sottotterranei, che ancora si stendono nel perimetro che conosciamo ma che all'origine doveva essere molto più esteso.

La Stoà Poikìle (il complesso del Pecile), che circonda una vasca rettangolare e un giardino, ricorda il colonnato dipinto dei filosofi stoici di Atene.

Stoà Poikìle

 Il Teatro Marittimo, di cui ho postato la foto come apertura, è stato la primissima costruzione del complesso e con molta probabilità la prima dimora di Adriano. Era il suo rifugio e quando leggevo la Yourcenar, me lo immaginavo immerso nelle sue riflessioni esattamente in quel luogo.


Il Canòpo evoca il grandioso santuario dei Serapidi di Alessandria. Chi era  Serapide? Era un dio egizio il cui culto fu introdotto in Grecia da Tolomeo I, che gli dedicò uno splendido tempio ad Alessandria.


Il Canòpo

Le Terme, sorgono subito dopo la valle del Canòpo. Sono due gli stabilimenti, le Piccole e le Grandi Terme. Con molta probabilità erano due per distinguere gli ospiti della Villa. Le Piccole per gli ospiti di riguardo e per la famiglia dell'imperatore, le Grandi per il personale  e gli addetti alla manutenzione della Villa.


Grandi Terme

Ora, se pensiamo al  patrimonio artistico che abbiamo e che tutto il mondo ci invidia e ci rendiamo conto  che, si stanno facendo tentativi nemmeno troppo velati di distruggerlo, non pensate che anche un semplice sondaggio per la tutela possa essere un passo almeno per attirare l'attenzione su di uno scandalo che coinvolge Roma, il suo sindaco e una giunta comunale che ha dato il suo ok a questa devastazione?

Se, confronto tutto quello che ho avuto la fortuna di vedere girando il mondo e contemplo la cura che hanno le popolazioni mondiali nel conservare e proteggere le proprie opere d'arte (alcune volte davvero modeste) e allo stesso tempo, penso al nostro patrimonio sempre più trascurato, vedo nero.

Perchè noto la mancanza di fondi statali volta a proteggere e a sostenere gli interventi di recupero da una parte e dall'altra, purtroppo, le  lottizzazioni malavitose che hanno interesse a guadagnare quanto più è possibile sulla pelle degli altri e sul patrimonio artistico italiano, considerato solo sassi senza senso.

Ma come? Cosa secondo voi si può fare concretamente per far sì che le bellezze della nostra terra non vengano distrutte dall'incuria e dal malaffare?




No, questi non sono giorni che possono essere dimenticati...

Aggiorno con le notizie di questa mattina il Prefetto straordinario, Pecoraro, si è dimesso per volontà del Presidente del Consiglio. La discarica di Corcolle non si farà. I romani tirano un respiro di sollievo ma è solo temporaneo. Si attendono novità sulla nuova area da destinare alla discarica di Roma, perchè il problema si è solo spostato vista la necessità che la città abbia una seconda discarica dato che la prima non è sufficiente e alla fine del 2012 giungerà a saturazione.

21 maggio 2012

LA MIA PASSIONE SMODATA PER LE SCARPE




Manolo Blahnik -Pump Something Blue


No, non è stata Carrie Bradshaw la causa di tutto. Anche se è e sarà per sempre il personaggio televisivo che più di tutti, ha aggravato la mia malattia.
Anche se per colpa sua continuerò a sognare una cabina armadio grande come la mia stessa casa, dove conservare con cura e gelosia le mie scarpe.




In realtà, chi ha fatto di me quella che sono, con la spiccata tendenza a spendere quasi tutto il mio stipendio in scarpe, è stato mio padre.
Con lui ho comprato quasi tutte le scarpe che hanno segnato la mia infanzia e la mia giovinezza.
Già.
Quelle della prima andata in discoteca (naturalmente a sua insaputa, lo avevo intortato con la storia che ormai a quasi 15 anni un bel paio di decoltè nere col tacco alto erano necessarie).

La mia regola è: le scarpe devono essere belle, uniche, con personalità e talvolta, inevitabilmente, fare male.


Miu Miu - Mary Jane

Le compravo a Napoli, perchè i negozi della mia piccola città non soddisfacevano i miei gusti e poi erano troppo cari. Con lo stesso budget, nella città partenopea, trovavo qualcosa di speciale e spesso le paia acquistate erano due.
Partivamo la mattina presto, papà ed io.
Alla ricerca di nuove scarpe da comprare, era una festa.
Allo stesso tempo mi preparavo alla guerra. Ero una bambina ma in fatto di gusti avevo già le idee chiare.
E poichè molto spesso, quelle di cui mi innamoravo (è sempre stato così con loro, colpo di fulmine) non piacevano a mio papà che pensava per prima cosa alla comodità, raggiungevamo un compromesso; un paio belle (quelle scelte da me), un paio comode (quelle scelte da lui).

Jimmy Choo - Crown

Così facendo, anno dopo anno, mi ha  insegnato anche a riconoscere la qualità e la morbidezza della pelle, la cura che gli artigiani mettono nelle rifiniture, a capire immediatamente, toccando il plantare, se la scarpa era comoda.
Lui se ne intende perchè mio nonno era calzolaio e da bambino, nella sua bottega, aveva acquisito informazioni che poi mi ha donato.
Ma soprattutto lui, pur essendo un uomo, mi ha trasmesso l'amore per questo accessorio, croce e delizia delle donne.
Del resto non sono uomini gli artisti della scarpa che amo di più al mondo?
Da grande sono diventata collezionista.
Le amo tutte, indistintamente.
Dalle sneakers (adoro le All-Stars e le Superga), alle zeppe (colleziono Castaner), alle decoltè (adoro le Mary Jane), per finire ai sandali, i miei preferiti, rigorosamente tacco 12.

Roger Vivier - Primsick

Bene, la mia ultima follia si è compiuta in quel di Bergamo sabato scorso. Passeggiando per la città in compagnia di veru, tra una chiacchierata e l'altra ci siamo avvicinate ad un negozio che ha catturato la nostra attenzione.
In vetrina le espadrilles, un caleidoscopio di colori.
Ci siamo precipitate dentro, ho provato alcune paia, fatto amicizia con la proprietaria, ma a queste potevo mai resistere?

Espadrilles - Soffy Naranja Kenzo

                                            Vi piacciono?

E soprattutto per quale accessorio fareste follie?
Scarpe, borse, ecc...
E a voi uomini del gruppo, come piacciono le scarpe delle donne?

PS: elencatemi le vostre scarpe preferite così  con le vostre indicazioni, aggiungerò una pagina con le foto di quelle che sono la passione della vostra vita, che possedete o che vorreste possedere.




19 maggio 2012

A...B...C...D...




(Foto Corriere Della Sera)



Nu fugliett' 'e quaderno aggiu truvato
ncopp' a nu marciapiede. Pè capì
che steva scritto me l'aggiu pigliato.
Lettere grosse e storte: A...B...C...D...

Mille quaderne, mille guagliuncielle:
scriven' eguale, 'o stesso, a chell'età.
Però quanno se fanno grussicielle,
stu carattere eguale chi t' 'o dà?

Nun capisco, se guastano p' 'a via,
nun trovano cchiù pace... ma pecchè?
sturiano pè cagnà calligrafia
e ognuno scrive cumme vò parè.

Ce hanno criato 'e na manera sola,
chi cagne è pè superbia, t'ho dich'j'...
E' guagliuncelle, quanno vann'a scola,
scriveno tutte eguale: A...B...C...D...

(Eduardo De Filippo)


Un foglietto di quaderno ho trovato,
sopra un marciapiede. Per capire
cosa c'era scritto l'ho preso.
Lettere grosse e storte: A...B...C...D...

Sono mille i quaderni e mille i ragazzini
scrivono tutti uguale la stessa cosa a quell'età.
Pero poi, quando diventano grandi
il carattere uguale non c'è più.

Non capisco cambiano strada facendo
non hanno più pace perchè?
Studiano per cambiare calligrafia
e ognuno scrive come vuol sembrare.

Ci hanno creato nella medesima maniera
chi cambia lo fa per superbia, te lo dico io
I ragazzini quando vanno a scuola,
scrivono tutti uguale:A...B...C...D...


Dedicato a Melissa e alle ragazze e ragazzi della scuola Morvillo - Falcone di Brindisi
e alle ragazze e ragazzi di tutte le scuole d'Italia.




15 maggio 2012

IL RUMORE DEI BACI A VUOTO: LEGGERE LUCIANO LIGABUE







Premetto che sono stata ipercritica con lui.
(E' un mio difetto.Più amo le persone più vengono attraversate dalla mia lente d'ingrandimento: è dura volermi bene, io sono complicata, se ti amo non puoi sbagliare).
Diavolo, sembra riesca a fare tutto e BENE, nella maniera più semplice come se, essere un cantautore di successo, fare cinema e scrivere romanzi o poesie sia facile come bere un bicchiere d'acqua.
Insomma, qualcosa a cui possiamo arrivare tutti.
Allora è proprio vero che noi italiani, siamo un popolo di santi, navigatori, poeti, scrittori e cantanti!
Avevo lasciato perdere in ordine "Fuori e dentro il borgo", " La neve se ne frega", e " Lettere d'amore dal frigo".
A dire il vero qualcuna delle sue poesie me l'ero sorbita all'Arcimboldi quando ero andata a vederlo in occasione del suo tour nei teatri dove era lui, la chitarra, il pianoforte di Allevi, la voce di Elisa e le sue canzoni, che alternava alla lettura di alcuni brani tratti dal libro.

E non mi erano piaciute granchè.

Questo aveva avvalorato la mia tesi sul non leggere niente di suo, anche amandolo tanto.
Così, anche se i suoi libri precedenti ammiccavano dagli scaffali, io tenevo duro e non li compravo.

Sono convinta che talvolta sia necessario cambiare idea, specie se ci accorgiamo che teniamo duro per uno stupido pregiudizio.

Del resto lo dice anche lui in una sua famosa canzone, no?
"Nemmeno un  dubbio mai..."

Arghh, ecco, il pregiudizio. Perchè, mi chiedevo, saprà emozionarmi di più di quello che già riesce a fare attraverso le sue canzoni? 
So molto bene come scrive, mi piace tutto quello che compone, cosa potrebbe aggiungere di nuovo con un romanzo, un artista che usa le parole talvolta come scudisciate e altre volte come carezze e che per quel che mi riguarda è già completo come musicista?

Ma poi scrittore, anche questo vuol fare? Non è che si sta davvero montando la testa e poi mi tocca scrivere un post per lui come ho fatto per Antonacci spiegandogli di abbassare un po' il livello di ego che sta salendo vorticosamente? 



Poi il mese scorso, per l'esattezza il 13 aprile, non ho resistito e ho comprato il libro, LO STESSO giorno di uscita.
I suoi racconti, perchè di questo si tratta, sono speciali.
13 per l'esattezza, numero per lui fondamentale, come il 7.
Mi sono domandata comprandolo se sarebbe stata la mia prima delusione, mi sono sforzata di non pensarci troppo e l'ho iniziato, subito.

L'ho letto in due sere. Mi ha travolto.
La scrittura me lo ha fatto immaginare ancora più ruvido di quanto penso che sia.
Nessuna banalità, una forza incredibile per descrivere tanti tipi di amore.
Tratto da " pioggia di stelle"
Balordi che non erano altro, Tutto il giorno appiccicati l'uno all'altro e gnignì e gnegnè.Troppo tempo mano nella mano.Tutta quell'allegria sbattuta in faccia al mondo. Alla faccia del mondo...a conti fatti, mamma e papà, volevo dirvi che me lo merito questo mondo. E addirittura, forse, lui merita me.

 Protetto dalla sua provincia, dove vive e ama, la descrive in maniera mirabile, vero è che la conosce bene.
Ma allo stesso tempo descrive tutti noi, con durezza, è un Luciano che non ti aspetti.
Come quando prende in giro il suo mondo, quello dello spettacolo. Un modo per esorcizzare il senso di colpa che ha da sempre nei confronti di quel successo che gli è arrivato come un treno e che , non lo fa mai sentire a posto, come se fosse sempre in debito con gli altri.( Gli altri siamo noi).
Tratto da "la puzza non passa"
Quello era il suo anno, lo sapeva bene. E il tuo anno non sai mica quanto ti dura...nel frattempo gli toccava fare il buffone per gente che non c'entrava. Fai le facce fai le facce.Scrivi la puzza non passa su ogni dedica.
Oppure ti fa riflettere su quanto possa essere cinico e senza cuore chi dovrebbe porgerti la mano e mostrare umanità nei tuoi momenti più bui.
Tratto da "Lo vuole vedere"
Però non solo la storia che le sto raccontando è la pura verità ma sappia che io da questa parte, trovo piuttosto sminuente raccontare la vita di mio padre a così grandi linee.
Anzi, visto che ci sono, continuerò ad annoiarla ancora un po'. Non per sadismo, ma perchè credo che ogni tanto non le faccia male conoscere la storia di chi è passato sotto i suoi ferri.
Ragazzi questo è un libro che vibra, come le corde della sua chitarra quando  suona.
A me è sembrato di ascoltare la sua voce mentre leggevo. Suggestione? Non lo so.
Ma di certo, cambiare idea è importante. Ogni volta che ci riesco mi sembra di avere fatto un altro passo avanti nella mia formazione, come persona. E questo è bello non credete?

E POI...

                L'AMORE CONTA CONOSCI UN ALTRO MODO PER FREGAR LA MORTE?




10 maggio 2012

ORTICOLA 2012: MILANO TRASFORMATA DAI FIORI



Avrei potuto parlarvi di Torino e del Salone del libro che compie 25 anni, vero.
Già, ma  vedere il manifesto qui sopra mi riempie di gioia che ci volete fare, respiro tutti gli aromi, assaporo ogni colore.

Da venerdì 11 a domenica 13 maggio ci sarà l'atteso evento di Orticola.
Per un intero fine settimana il centro della città si trasforma.
Sperando che arrivi finalmente la primavera per farci  godere al meglio dei fiori e dell'arte che la decennale manifestazione ci regala.

Orticola è per me da 12 anni, un appuntamento irrinunciabile.

Sarà perchè si tiene nei miei giardini preferiti, Giardini Pubblici di Indro Montanelli, dove io trascorro spesso, in primavera e estate, la mia pausa pranzo.
Sarà perchè per una romanticona come me, niente è più bello agli occhi e al cuore di questa esplosione di fiori, piante rare, frutti e di profumi a cui dedicarmi con passione infinita.
C'è posto per tutti, per provetti giardinieri, professionisti, pollici verdi o semplici curiosi.Quest'anno una sezione speciale sarà dedicata alle rose.
                                              
Il percorso delle rose
Si chiama percorso delle rose, raccontate in maniera speciale come la collezione delle storiche coltivate in Costa Azzurra, ad esempio Bermuda Yellow Mutabilis e le spendide americane coltivate in 60 esemplari in cui spiccano quelli creati da Tom Carruth.


In mostra anche la Rosa Bankiase "Ibrido di castello" vigorosa e profumatissima,le rose indiane di Viru Viraraghavan o ancora quelle nate dalle mani di Tantau, ibridatore tedesco che nel 1964 fece nascere la rosa viola chiamata Sissi.

Ci sono i fiori di campo i miei preferiti
le splendide e profumatissime peonie

E poi ancora laboratori dedicati a diverse attività di cui vi lascio alcune indicazioni:

  1. Come decorare la casa
  2. I bouquet di Vogue sposa
  3. Dal prato alla casa
  4. Giardino da mangiare
  5. Disegnare il relax

E ancora Orticola e i bambini, dimostrazioni e iniziative dedicate ai più piccoli come alcuni esempi che riporto:

  1. L'amore per l'orto si impara da piccoli
  2. Mani in pasta e in terra
  3. L'orchestra della natura

Naturalmente non manca la sessione "piante grasse", per chi si illude di conquistare con il tempo il famoso pollice verde.

occhio piantine che se passa veru...


Io sono pronta ad affrontare l'intenso piacere che coinvolge la maggior parte dei nostri sensi in questo lungo e profumato week-end e ve lo racconterò!


QUESTO POST E' DEDICATO ALLA MIA MAMMA E A TUTTE LE MERAVIGLIOSE MAMME DEL MONDO!

06 maggio 2012

JAVIER ZANETTI: C'E' SOLO UN CAPITANO

Javier Adelmar Zanetti











Il campionato è quasi finito.
Non è stato bello e entusiasmante per la nostra squadra, come non lo è stato quello dello scorso anno.
Ma lui è sempre li come noi, in questo lungo matrimonio con l'Inter.
E allora parliamone della sua e della nostra storia insieme.
Vorrei iniziare dalle sue lacrime sul prato del Bernabeu il 22 maggio 2010, mentre girava orgoglioso tenendo ben stretta la coppa con le orecchie in mano.
Gli occhi scintillanti Pupi che, come ha scritto Severgnini, ha attraversato il deserto e noi con lui.
Il capitano è un leone, anche come segno zodiacale essendo nato il 10 agosto 1973.
E' argentino nato a Buenos Aires, ma ha origini italiane friulane, il bisnonno era di Pordenone.
Prima di arrivare all'Inter aveva giocato nel Talleres dove aveva esordito nel 1991 e poi nel Banflied, ambedue squadre argentine.
Nell'estate del 1995 viene acquistato da Massimo Moratti su segnalazione di Angelillo, osservatore dell'Inter in Sudamerica.
Esordisce il 28 agosto dello stesso anno contro il Vicenza (partita che vincemmo 1-0).

Doveva essere un prestito.

Al ritiro di Beppe Bergomi dai campi di calcio prende il suo posto e la sua fascia da capitano.
Da allora in poi quella maglia a strisce nere e azzurre è la sua pelle.
Sono passati 17 anni, direi che abbiamo passato anche la scaramanzia.

Questo è quello che ha vinto:
4 Coppe Italia
4 Super coppe Italiane
5 Campionati Italiani
1 Coppa Uefa
1 Champions League
1 Coppa del Mondo per Club
796 presenze tra Campionato Italiano e Coppe nazionali e internazionali

Per uno che nasce come esterno destro e difensore destro e che è sempre stato capace di spostarsi ovunque quasi come un jolly grazie alla sua versatilità e alla sua forza fisica, direi un palma res da incorniciare.

Una forza e una costanza tale per cui in carriera fino a questo momento ha anche realizzato 21 goal.
Questa è la biografia ma vorrei raccontarvi un po' di quelli che sono i miei ricordi di lui.

Soprattutto quelli legati al mese di maggio. Che non è il mese preferito per il pubblico interista. Diciamo che in questo mese abbiamo alternato gioie e dolori intensi. Mese mai esorcizzato del tutto.

Mercoledì 6 maggio 1998 finale di Coppa Uefa
Il Mr.Simoni ci porta di nuovo in finale dopo che l'anno precedente l'avevamo persa con lo Shalke 04.
Due squadre italiane una contro l'altra, Inter e Lazio.
La serata è quella giusta,è nell'aria. Parigi, Parco dei Principi.
E' un tripudio di bandiere. In porta Gianluca Pagliuca con la fascia di capitano. Al 5° minuto Zamorano segna la prima rete.
Per tutto il primo tempo la Lazio ci prova a fermarci, ma niente.
La fotografia di quella partita è tutta al 60°mo del secondo tempo.Javier Zanetti segna un goal che è rimasto nella memoria collettiva dei tifosi per sempre e  lascia il suo segno indelebile nella storia della squadra.
Io credo che dei suoi 21 goal sia stato il più bello.


Per la cronaca c'è un terzo goal nostro, segnato da Coniglio Ronaldo allora detto "Fenomeno".
Ma è un'altra storia questa.

Domenica 5 maggio 2002 -  Campionato di calcio italiano.
Altro maggio e di nuovo con la Lazio.
Lo scudetto è quasi nostro, tutto è pronto. A casa con amici e parenti, le bandiere e le sciarpe (la mia rosa, delle monelle neroazzurre) a portata di mano.
Noi siamo sereni, la partita con la Lazio si apre bene, Vieri segna e siamo in testa al campionato.La nostra rivale, la Juventus gioca ad Udine e sta vincendo ma fino a quando la partita a Roma rimane nelle nostre mani, non c'è pericolo.
Poi all'improvviso cambia tutto, il laziale Poborsky segna e la parità ci scaraventa sotto la Juve. Poco dopo il nostro Di Biagio segna il goal del 2-1 e torniamo in cima al mondo. Ma siamo nervosi è dura reggere con questa altalena di emozioni la fine del 1° tempo e tutto il 2°.
Al 45° Poborsky segna nuovamente.
Comincia l'incubo. Il secondo tempo ci scopre arrabbiati e nervosi, il primo ad esserlo è proprio il nostro capitano. Perdiamo lucidità e non abbiamo più gioco, saltano tutti le strategie, tutti i programmi tattici del Mr. Hector Cuper. Al decimo del 2° tempo la tragedia ha il volto di Simeone (ex interista) che segna il terzo goal della Lazio. Siamo perduti, lo sappiamo.
Poco dopo a Torino segna anche la Roma e noi scivoliamo al 3° posto in classifica. La stoccata finale ce la da Inzaghi che segna il definito 4-2.
Tutti immobili. Vieri piange, Ronaldo piange, il viso del capitano è una maschera attonita. Io guardo solo lui, non riesco a realizzare per davvero cosa sia accaduto, mi sembra assurdo e troppo crudele, nei suoi occhi leggo la stessa disarmante amarezza.
Cerco di consolare come posso mio nipote di 10 anni, giunto a Milano da una piccola cittadina pugliese, con la speranza di poter festeggiare per la prima volta lo scudetto della sua squadra del cuore.
Il suo sguardo da piccolo interista ferito, non lo dimenticherò facilmente. Ma gli dico che dovrà abituarsi, sapere che ci saranno dolori e sofferenza nell'amare questa squadra, ma che quando arriveranno le gioie, per questo motivo saranno immense.

13 maggio 2003 semifinale di Champions League.
Inter-Milan 1-1 .Noi siamo fuori dalla Champions loro vanno a Manchester a giocarsela; io mi accorgo  che il capitano lì nell'angolo è a terra esattamente come noi. La partita era già iniziata male, il Milan segna il primo goal grazie a Schevchenko. Noi continuiamo a crederci e corriamo tanto giocando bene soprattutto nel 2° tempo, con grande cuore e fino all'ultimo speriamo in un miracolo finale, il capitano aveva servito palloni importantissimi a Crespo.
L'assedio al Milan è totale. Riusciamo ad agguantare il pareggio grazie ad una papera di Maldini all'82mo. Abbiati però riesce quella sera a rendere vane tutte le illusioni respingendo prima una palla di Kallon, poi l'ultimo assalto di Cordoba. La delusione per come avevamo giocato quella partita è immensa.
Si legge ancora una volta, tutta, negli occhi del capitano.

Sabato 22 maggio 2010 - Finale di Champions League.
Madrid stadio Santiago Bernabeu, Inter vs Bayern Monaco.
Stessa scena di qualche anno prima a casa mia, ma la situazione è peggiorata, unica interista tra un milanista e due juventini. Capirete che non parto con il piede giusto e mi preparo a vivere i novanta minuti più lunghi dei miei 25 anni da interista. 
E so anche che non riuscirò a stare seduta sul divano nemmeno per un attimo.
Il mio sguardo è fisso su di lui, il Capitano, come succede sempre in ogni occasione importante, lui è il baricentro, l'asse da cui si irradia tutto.
Non mi sembra nervoso, anzi ha la calma tipica delle serate eccezionali.
La squadra che Mr.Mourinho mette in campo è tatticamente perfetta.
Ci sono pesanti assenze da ambo le parti, non si è parlato d'altro alla vigilia, noi senza Thiago Motta, loro senza Ribery.
Il Bayern passa subito all'attacco con Muller che prova già al decimo minuto a farci un goal, ma non ci riesce grazie all'intervento di Samuel. Si lotta a centrocampo, Snejider ci prova per ben due volte ad infilare la porta dalla distanza con le sue solite e micidiali punizioni. E' una partita in cui il Bajern mantiene possesso palla e l'Inter attende che l'avversario si scopra. Sembra una partita di trapattoniana memoria. Al 34mo l'errore dei tedeschi arriva e Milito "Il Principe" coglie l'attimo di sbadatezza dei difensori avversari e segna. Io urlo così forte che la mia nipotina di 5 anni sdraiata accanto a me sul tappeto sgrana gli occhi e dice " zia stai bene?" e io per tutta risposta la prendo in braccio e la faccio volare facendola ridere così forte che mi propone di rifarlo, mentre io aggiungo che lo rifaremo appena, quei piccoli grandi uomini in blu e nero  che vede nel televisore, segneranno di nuovo! Lei per tutta risposta (i genitori sono juventini mi preme molto sottolinearlo) si sdraia di nuovo accanto a me e non perde più una mossa della mia squadra, attentissima. Il regista lì in mezzo ad un certo punto viene spostato dal Mister sulla fascia sinistra, per consentire il cambio voluto da Mourinho, esce Chivu ed entra Stankovic.
E al 70mo il Principe Milito si trasforma nel re della notte segnando il secondo goal. Non faccio a tempo ad urlare, mia nipote si alza e dice "aeroplanino, aeroplanino!". Non riesco a descrivere il resto della serata, la gioia, le emozioni, la stella sulla sinistra, ovvero il nostro CAPITANO,  che alza al cielo la Coppa e poi se la mette addirittura in testa!

La festa con la Coppa



Il re della notte Diego Milito



Le lacrime del nostro Capitano

Domenica 6 maggio 2012 Derby di ritorno Inter - Milan
Derby n.279 della nostra storia. L'andata l'abbiamo già vinta in casa del Milan 1-0. E' la sera del ritorno, in casa nostra.Siamo nervosi, sappiamo che c'è una flebile speranza di raggiungere quota Champions, ma dobbiamo vincere assolutamente. Dall'altra parte il Milan, lo stesso nervosismo anche per loro la vittoria è fondamentale per continuare a sperare fino all'ultima giornata(la prossima) di poter vincere il campionato. Sarà una partita sofferta fino all'ultimo secondo.L'arbitraggio quasi scandaloso di Rizzoli ci toglie un goal fatto e un rigore netto. Ecco che il primo goal arriva grazie a Milito, ma poi un rigore inesistente dato al Milan consente loro il pareggio.Finisce il primo tempo in parità. All'inizio del secondo Ibra ci punisce con uno dei suoi tiri netti. E' dura, tutta in salita.  Il Meazza è una bolgia tutta la curva nord continua ad incitare i ragazzi per dare loro il coraggio di resistere. C'è un rigore sacrosanto per noi e Milito segna di nuovo. Torniamo in parità. Altro rigore sempre per noi, sempre netto se c'è una giustizia divina nel calcio questa è la nostra serata.Torniamo in vantaggio ma non è finita. Maicon tira un bolide da centrocampo che è uno spettacolo magnifico per chi ama questo sport, è il 4-2.
Per il Milan è finita tutto è perduto, per noi c'è la speranza di farcela all'ultima giornata.Negli occhi e nel cuore ancora il Capitano che riesce a tenere il ritmo come un ragazzino e corre sempre, instancabile. E a 39 anni  attraversa  tutto il campo del Meazza con il pallone ai piedi e sembra che voli, io prego che lo faccia quel goal stasera, sarebbe una gioia immensa.Non ci riesce ma credo che per ringraziarlo non basterebbero 90 minuti di applausi.



Perchè lui è sopratutto questo, l'esempio buono del calcio, quello da seguire.
Perchè lui è il suo sorriso. Franco e sincero.
Leale.Di chi sorride anche perchè ha sofferto.
E noi interisti di sofferenza ne sappiamo qualcosa.
Per questo e per tutto il resto...

                               Grazie Capitano.



E' un vecchio post di oltre due anni fa. L'ho scrissi all'indomani della vittoria sul derby n.279. Non ho aggiunto nemmeno una virgola al racconto originario a parte questa postilla.
La vita  sportiva di Javier è stata meravigliosa. La vita personale e umana lo è stata e lo sarà ancora di più.
Domani a San Siro lo si festeggerà il nostro mitico numero 4. Perchè questa è stata la sua ultima stagione. E poi? Sarà quello che vorrà.
Io non potrò essere presente alla festa. Ma nel mio angolino lo voglio festeggiare a dovere.
E lo faccio così.

Perchè le stelle non smettono mai di brillare.