23 luglio 2012

Fossoli: 27 maggio 2012




Fossoli: l'entrata del campo

L'aria è ferma.
Siamo davanti ad un cancello nel caldo pomeriggio di questa domenica di fine maggio.
Abbiamo seguito delle indicazioni lungo la statale che da Correggio ci ha portato a Carpi.
Ci fermiamo davanti alla piazza di Carpi per chiedere se il campo è molto lontano. Un signore si avvicina e con un bel sorriso ci dice che, continuando sulla strada nel giro di qualche minuto troveremo la deviazione e il cartello che ci indicherà l'entrata.
E' festa a Carpi, dopo la grande paura del terremoto del 20 maggio, la vita sta continuando arrivano molte macchine, parcheggiano e vanno verso la fiera al centro della città.
Vorrei fermarmi ma sono quasi le cinque del pomeriggio e non sappiamo bene gli orari di apertura di Fossoli.
Così rinuncio a fare un giro nel centro storico della città che da lontano mi sembra bellissimo.
Ora mi rendo conto che avrei potuto vederlo per l'ultima volta intatto.



Uno dei viali laterali 



                  Arrivati a destinazione e superato il cancello entriamo, in assoluto silenzio.
                  C'è un viale alberato centrale e ai due lati piccole casette di mattoni rossi, andate in rovina.
                  La maggior parte ha mantenuto in piedi solo le pareti esterne.

Quello che resta dei padiglioni destinati alle truppe

Mi sembra surreale la nostra passeggiata, mentre raggiungiamo il Museo del Deportato che la  Fondazione Fossoli ha creato per mostrare ai visitatori che cosa è stato questo luogo durante la guerra e dopo.



Alloggi dei prigionieri
Nasce come campo di prigionia per gli inglesi nel 1942, ma dopo l'armistizio dell'8 settembre 1943, viene occupato dai nazisti per essere utilizzato come punto di raccordo, visto la posizione strategica, per i prigionieri da inviare verso il nord e verso i campi di concentramento polacchi.
Dalla stazione di Carpi partiranno fino al 1944 i convogli con prigionieri politici e ebrei, ben 5 di questi "carri" arriveranno ad Auschwitz.
Io non ero pronta a scoprire fino in fondo tutto questo e non avevo fatto caso nemmeno alla data o meglio al giorno della nostra visita.

Voi ci credete alle coincidenze vero?

Entriamo nel padiglione e scorriamo le foto che ci parlano dei campi di concentramento italiani del periodo.
Fossoli sarebbe diventato per motivi logistici il più grande.

Ma i campi di prigionia erano molti, visto che la cattiveria dell'uomo colpisce sempre duramente chi ritiene sia il più debole quando vuole affermare la sua potenza.
Non dovete pensare che gli ebrei fossero i primi esseri umani su cui la follia del regime si era fatta devastante, perchè tutto era iniziato prima.
Con gli omosessuali, ad esempio. Il regime fascista si adeguò e istituì il campo di prigionia a San Domino nell'arcipelago delle Tremiti.
Isole Tremiti campo di prigionia per gli omosessuali

                              Oppure le minoranze etniche che venivano deportate ad Agnone.

Agnone era il campo riservato ai Rom e ai Sinti
Avanziamo senza alcuna parola, perchè ci rendiamo perfettamente conto che quanto  leggiamo è più che sufficiente.
Passiamo nella seconda stanza del museo e continuando il nostro giro.
Ci fermiamo ad ogni bacheca, ad ogni targa e raggiungiamo un punto in cui mi fermo, dolorosamente:



Perchè lui, è stato qui. 
Ed esattamente da questo luogo che è partito dopo un breve periodo, per raggiungere il posto in cui il "Lavoro rende liberi".
Lui che non si sarebbe mai più sentito libero e avrebbe fatto in modo con le sue parole di non farci dimenticare mai cosa vogliono dire le parole guerra, sterminio, libertà e soprattutto la parola Uomo.
L'atmosfera che si respirava a Fossoli in quel periodo era comunque molto diversa da quanto immaginiamo.
Fossoli era un campo di prigionia, ma le costrizioni erano per così dire "sopportabili". Il cibo non mancava e loro potevano  incontrarsi, parlare e scambiarsi informazioni.
Sono tenuti sotto controllo ma non subiscono privazioni.
E' qui che Primo Levi conoscerà Alberto dalla Volta con cui poi, condividerà la durezza di Auschwitz.
E da qui che partirà il 22 febbraio del 1944, lui il chimico diventato scrittore.



Targa della memoria

Usciamo al sole, attraversiamo il prato e ci dirigiamo verso quello che rimane degli alloggi dei prigionieri. Una targa lasciata a perenne ricordo ci fa tornare con il pensiero a Gerusalemme posto che è nel nostro cuore e che speriamo di rivedere un giorno, chissà.
E allora leggendo la data sulla targa, mi viene in mente la coincidenza, quel giorno il 27.
Mi rendo conto che non poteva essere che così.




Quello che abbiamo letto e visto ci ha provato. Ci rendiamo conto che abbiamo fatto un altro passo verso la Polonia.
Prima o poi troveremo la forza per andarci.

Ci riusciremo.

Il 9 giugno scorso il campo di Fossoli è stato definito inagibile dopo il terremoto del 29 maggio e chiuso.
Speriamo che presto possa essere riaperto per continuare con il suo esempio a preservare la memoria.

15 commenti:

  1. Domenica di fine luglio: sono andato in piscina.
    Ho visto molte donne in bikini.
    Giornata piacevole.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  2. Pensa, io invece ho passato il pomeriggio a casa per finire questo post.
    Giornata piacevole.

    Mariella

    RispondiElimina
  3. Mariella scusa.
    Sul post intervengo con più calma.
    Devo però chiedere scusa a Manu per non averle fatto gli auguri ieri.
    Perdonoooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooooo
    Ti abbraccio Manu

    RispondiElimina
  4. Era veru, ghghghghghghghhghghgh
    Sicuramente la pupa la reclama o fame o nanna.

    RispondiElimina
  5. I "salvati" del Lager non erano i migliori, i predestinati al bene, i latori di un messaggio: quanto io avevo visto e vissuto dimostrava l'esatto contrario. Sopravvivevano di preferenza i peggiori, gli egoisti, i violenti, gli insensibili, i collaboratori della "zona grigia", le spie. Non era una regola certa (non c'erano, né ci sono nelle cose umane, regole certe), ma era pure una regola. Mi sentivo sì innocente, ma intruppato tra i salvati, e perciò alla ricerca permanente di una giustificazione, davanti agli occhi miei e degli altri. Sopravvivevano i peggiori, cioè i più adatti; i migliori sono morti tutti. (da I sommersi e i salvati)

    Anche su questo possiamo solo riflettere amaramente.

    RispondiElimina
  6. Cara Mary,
    Ho postato un commento nel pomeriggio di ieri: ahimè, la tecnologia sta davvero tramando contro di me.... O lascia cadere i miei messaggi nel vuoto o li raddoppia sul tuo blog... Help me!
    Nel messaggio, ringraziavo Veru per gli auguri: arrivano sempre graditi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Cara Manu, non so perchè succede.
      Mi spiace tutte le volte, solo che non arrivano nemmeno alla mia posta e non riesco a ripostare per voi.
      Ogni tanto il mondo blogger si blocca, effetto serra?


      bacio

      Elimina
  7. Riguardo al t ema del post.... Ricordare deve essere un impegno civile: un giorno della memoria rischia di non bastare. Ovvio che avvicinarsi a questi luoghi e' sempre doloroso: e' già toccante il tuo resoconto; figuriamoci respirarne l'aria e calpestarne la terra... Pero'.... Gli uomini che uscirono vivi dai lager non erano peggiori ne' migliori degli altri. Uno di loro era il padre di mia suocera (il nonno di Andrea): ebreo tedesco, comunista, ingegnere poliglotta. Usci vivo da Auschwitz, ma porto' per tutta la vita un tatuaggio indelebile che non era quello che marchiava il suo braccio, ma una forma severa di asma e una sindrome maniaco-depressiva che lo accompagnarono sino alla morte e che furono diretta conseguenza della sua prigionia. Non fu destinato alla camera a gas perché veniva impiegato come traduttore. Venne comunque picchiato, torturato, affamato. Ce la fece più per fortuna che altro. E molto spesso la vita dopo le atrocità vissute diventa un inferno che fa rimpiangere persino l'avercela fatta.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai ragione, è il motivo per cui vi stresso tanto su questo tema.
      In questi giorni ho pensato che vi ha annoiato l'ennesimo post sulla memoria, ma forse questa calma è dovuta al fatto che l'estate c'è e magari si ha voglia di fare altro che scrivere su di un blog.
      Ma per me, le parole e la memoria sono fondamentali e pertanto continuerò ciclicamente a proporvi questo tema che da sempre mi sta a cuore.

      Concordo anche sul fatto che chi uscì dai lager non era migliore o peggiore di chi ci morì.
      Piuttosto penso che furono solo fortunati, ma vissero questa fortuna scontandola per tutto il resto della loro vita.
      E' alcuni, come Primo Levi, alla fine questo peso non sono più riusciti a sopportarlo.

      Toccante il tuo ricordo sul nonno di tuo marito. Hai avuto la possibilità di conoscerlo?
      Se sì, la vita ti ha fatto un grande dono.

      Ti abbraccio.

      Elimina
    2. Purtroppo no, Mary: anche Andrea non ricorda un granché di suo nonno. Ci sono i ricordi di mia suocera. E i pensieri sparsi, scritti in modo confuso, spesso mescolando più lingue, scritti dalla mano del nonno. Nelle foto, era un uomo dal viso segnato, magro, con uno sguardo profondo e triste.

      La memoria, per chi ha vissuto quelle esperienze, è stata la piaga più grande. Vivevano volendo dimenticare. E non potevano farlo...

      Elimina
  8. Del resto, si parla di istinto di sopravvivenza: in condizioni estreme credo che anche l'uomo migliore possa trasformarsi in una belva. Ma non e' l'uomo in se' ad esserlo: sono le condizioni a determinarne la bestialità.

    RispondiElimina
  9. E le condizioni sono quelle determinate spesso da altri uomini, come gli eventi della seconda guerra mondiale ci insegnano. E tante altre pagine della storia, purtroppo, perché dopo la follia nazista si sono consumati altri eccidi in nome della pulizia etnica, a conferma del fatto che l'orrore di quella esperienza consumatasi dietro l'ideologia della svastica non ha insegnato un granché.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. I fatti contemporanei in Siria, ad esempio, confermano purtroppo la tua idea, che è anche la mia.

      Elimina
  10. Volevo dirvi, che non vado in vacanza, ma rendendomi conto che non posso stressarvi l'anima, dal prossimo post, ci saranno momenti più leggeri, e giornate piacevoli.

    RispondiElimina
  11. Ciao ragazze.
    Vi leggooooooooooooooooooo!

    buona notte
    bacetti veru

    RispondiElimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)