03 maggio 2014

Io mi rifiuto di chiamarlo calcio.





Roma, stadio Olimpico.
Ore 21.00  di un sabato qualunque.

Si gioca la finale di Coppa Italia.
Napoli contro Fiorentina.
La terza in campionato contro la quarta.
Ma non inizia. Ci sono stati dei tafferugli fuori dallo stadio.
Due tifosi napoletani sono stati colpiti da colpi  di arma da fuoco. 
Uno è grave in ospedale: codice rosso.
E un passante è stato picchiato selvaggiamente.
In totale ci sono dieci persone ferite. Tra cui un vigile del fuoco colpito all'interno dello stadio da un petardo.
In diretta televisiva.
Si tentenna. Non si gioca, poi si gioca.
Il capitano del Napoli Hamsik, va a parlare con i capi della tifoseria napoletana.
Si cerca di placare gli animi, anche perché all'interno dello stadio le voci si rincorrono.
Non si sa bene cosa sia accaduto.
Unica certezza è che nell'agguato (così è stato definito) non c'entrano nulla i tifosi della Fiorentina.
Si cerca di trovare una soluzione.
L'unica possibile è quella di giocare.
Anche perché se non lo si fa, si rischia di peggiorare la situazione.
E di perdere il controllo dei tifosi, sugli spalti e fuori.
Alla fine si gioca.
Dire che doveva essere una festa suona quasi ridicolo.
Parte l'inno della nazionale, il nostro Inno.
E si odono solo fischi.
Questo non è il calcio che io amo. Questo non è quello che vorrei vedere allo stadio e fuori.

Mi viene da dire.
Ma che gente di merda.

26 commenti:

  1. L'errore e' far fare la biglietteria a quelli della FIGC e far giocare la finale a Roma

    Nel primo caso perche' ultras gemellati agli uni e gli altri si infiltrano e non li puoi controllare, nel secondo caso perche' tifosi romanisti e laziali vanno a fare la caccia all'uomo, com'e' successo oggi. E la polizia puo' fare poco.

    Per come stava andando, per adesso sta andando bene

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    1. Sul far giocare la finale a Roma concordo con te.
      Per il resto c'è una parola sola: delinquenti.
      E lo stato come la federazione, come le società consentono loro di spadroneggiare e di essere i veri padroni.
      I patti con gli ultràs mi ricordano i patti dello stato con la mafia.
      Loro sono la merda a cui mi riferivo.

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  2. Marì...per chi (come me), il calcio non l'ha mai seguito, questi episodi sono conferme: sport poco pulito, scorretto, diseducativo.
    Che poi è una sciocchezza da qualunquisti, perchè si sa che esiste anche chi il calcio lo gioca e lo insegna con passione e cuore...

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    1. Gioia non lo reputo qualunquismo. Ogni mestiere e ogni sport dovrebbe essere insegnato e praticato con passione. E nella maggior parte dei casi è così.
      Mi vengono in mente ad esempio le maestre, vere temerarie in questo periodo così difficile...
      Il problema resta il fatto che ci siano persone che con lo sport non c'entrano nulla ma con la violenza parecchio, che riescono a tenere in ostaggio un paese intero.
      Ieri non si sarebbe dovuto giocare dopo quei fatti di cronaca.
      Invece si è dovuto perché abbiamo abbassato la testa al volere di capobanda e mafiosi.
      Che hanno in pugno un mondo ( quello del calcio ) nato solo per puro divertimento.

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  3. Il problema non è il calcio, ma un paese nelle mani della criminalità. Nessuno parla del pompiere colpito dal petardo che poteva lasciarci anche le penne (tempo fa uno ci lasciò una mano). E dopo l'infame guerra di petardi e fumogeni (che ci sarebbero stati comunque, non sono comparsi per magia per via dell'altro atto schifoso e criminoso fuori dallo stadio) ecco tutti i giornalistozzi a riferire del caporione ultrà consultato dalle autorità per giocare o no la partita, come fosse una cosa normale, neanche si trattasse di un'alta carica diplomatica, che so, l'ambasciatore australiano... Cani e porci girano a piede libero e compiono ogni tipo di violenza. E qualcuno pensa che la priorità sia l'amnistia...

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    1. Zio, come non essere d'accordo con quello che dici.
      Ci tengono in scacco.
      Il vigile del fuoco ( che all'inizio era uno "steward) è stato inquadrato in diretta mentre i due commentatori sembravano andare a caccia di farfalle. Poi uno dei due ha rettificato la storia dello "steward" perché le immagini erano più che eloquenti. E dopo sono tornati a bordo campo a commentare Hamsik e i dirigenti della sua societ° che cercavano di calmare gli animi.
      Scene vergognose e indegne di un paese civile.
      Ma infatti, che noi siamo un paese civile?

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    2. Di base, è proprio la tranquilla cultura della Civiltà a mancarci. Del resto, siamo pieni di capoclasse ideologico-cul-turali che considerano automaticamente "fascista" la pulizia scandinava, la sicurezza tedesca, il decoro svizzero, come se l'antifascismo e la libertà si dimostrassero sputando e cagando per terra.
      Ricordo delle immagini prepartita (non dico in quale stadio per non infierire) con veri e propri fuochi d'artificio, rumorosi e pericolosissimi, peggio di capodanno, col povero portiere Danese Schmeichel attonito che scuoteva ripetutamente la testa, mentre i nostri telecronistucoli elogiavano "il calore" di quel pubblico. Ma vaff...

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  4. Mi associo a quanto scrive Zio Scriba. Il calcio è un gioco bellissimo, non ha niente a che fare con lo schifo di ieri sera. Quando una nazione, quella calcistica, resta col fiato sospeso aspettando la sentenza che un camorrista -Gennaro De Tommaso detto Genny 'a carogna- pregiudicato e capo banda emetterà dopo aver discusso -udite udite- con un rappresentante ufficiale delle forze dell'ordine e con sul capitano Marek Hamsik e cioè darà "il permesso" a disputare questa finale si è detto tutto su quanto in basso siamo discesi. Bisognava sospendere la partita, non disputarla più e assegnare la coppa alla Fiorentina per quel casino era del tutto incolpevole.
    Fare disputare la finale a Roma e non prevedere l'aggressione che gli ultras romanisti avrebbero fatto a quelli napoletani significa non aver capito niente di quello che è al momento il più grave problema del calcio italiano: gli Ultras. Finché potzranno entrare negli stadi questo minestrone avremo da mangiare.

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    1. " IL CALCIO E' UN GIOCO BELLISSIMO".
      Permettimi di mettere in evidenza le tue parole Vincenzo, che condivido.
      Infatti, ieri quello spettacolo infame a cui siamo stati costretti ad assistere poco aveva a che fare con il calcio.
      Anzi nulla.
      Ricordo la prima volta PER ME.
      Avevo credo, 7 o 8 anni. Mio padre e mio zio mi fecero entrare allo stadio di Avellino per assistere alla prima partita della mia vita. Bandiere e bambini. Famiglie intere, cori, canzoni, sfottò moderati, allegria.
      E mi innamorai.
      Ho sempre avuto passione perché ho sempre pensato dovesse essere una festa. E allora era così.
      Ma se avessi avuto figli, oggi non li accompagnerei di certo a vedere una partita.

      La magia, fino a quando non saremo in grado di eliminare il cancro degli ultras, si è persa.

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  5. Non amo il calcio e rimango impietrita davanti a questi episodi di violenza, Ce ne sono stati parecchi a Catania negli anni ed anche mortali. Ciao cara Mari a presto!

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    1. Nessuno dimentica Filippo Raciti.
      E noi che amiamo lo sport in generale e il calcio in particolare, avremmo voluto vedere un'alba nuova dopo quell'episodio vergognoso.
      Invece niente.
      Siamo al solito cinema.
      E i colpevoli sono un po' tutti. Le istituzioni, le società di calcio, la federazione. Come dicevo prima.
      Ti abbraccio cara.

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  6. Non capisco nulla di calcio.
    Ma comprendo chi invece di appassionerei e lo vive come sport.
    Però ormai non è la prima volta che accadono cose del genere.
    Stiamo parlando di delinquenza portata a livelli inauditi.
    È ora di prendere posizione e smetterla in nome del Dio soldo di far finta non sia successo nulla.

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    1. Chi si appassione volevo scrivere...

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    2. Infatti non è necessario capire o seguire il calcio per comprendere l'assurdità di quanto accade ormai da molti anni in Italia.
      Qua si tratta di violenza. E di commistioni con la stessa.
      Non si difende ma si combatte. E si vince.
      Pensa che in Italia esistono leggi che potrebbero mettere la parola fine.
      Se solo si applicassero.
      Direi che non è l'unico caso, certo.
      Ma solo un aggravante.

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  7. Ciao Mari!
    Uno schifo vedere quelle immagini di scempio,gente che si da botte orbe e se ne va in giro armata ma che diamine! Come si puo' arrivare a tanto..e quel che è peggio è che tra qualche giorno tutto si dimentica intanto i fanatici procederanno imperterriti per la solita strada progettando nuovi scontri,fossero figli miei proverei tanta di quella vergogna...
    Bacio

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    1. Infatti Claudia.
      Ne parleremo per qualche giorno. Proclami e condanne verbali.
      Poi si dimenticherà. Fino alla prossima volta.
      Alcuni calciatori continueranno a regalare biglietti in cambio di favori.
      Le società continueranno a chiudere gli occhi per paura di ritorsioni, forse...
      La curva continuerà a dettare legge. Perché purtroppo è sempre stata un bacino "comodo" per la politica.
      Lo stato continuerà a non applicare le leggi e a chiudere gli occhi.
      Perché lo stato ha perso da anni la guerra. E non solo in questo campo.

      Noi gente per bene, per entrare allo stadio continueremo ad essere perquisiti e ci toglieranno anche i tappi alle bottiglie di plastica.
      "Loro" continueranno a far entrare ( come cazzo, come!!!) bombe carta e fumogeni.
      E a decidere.
      In tutto questo i bambini guarderanno lo spettacolo indegno con occhi spaventati e si chiederanno se quello è davvero un "gioco bello".
      No, non lo è più.

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  8. Veramente una vergogna. Oggi si parlava a tavola di quanto è marcio il mondo del calcio e mi è venuta in mente l'ultima volta che sono andata allo stadio. Mio figlio all'epoca seguiva la Reggiana così siamo finiti tutti e quattro a Ferrara per vedere una partita. Non in curva ben inteso, mica ci avrei portato i miei figli. Ma ricordo come fosse oggi, che gli agenti non mi guardarono soltanto dentro la borsetta, ma una donna poliziotto mi fece anche la perquisizione. Ora, a parte il fastidio di farsi mettere le mani addosso quando uno pensa di non fare niente di male ad andare allo stadio con la sua famiglia, ci poteva anche stare. Ma allora mi chiedo, come è possibile che gli ultras riescano a far entrare di tutto?

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    1. Morena, ho risposta in contemporanea a Claudia proprio a proposito delle perquisizioni che fanno allo stadio.
      Io l'ultima partita, l'ho vista un anno fa. Si giocava in casa, contro la Juve.
      Non si può portare dentro nulla, nemmeno una spilla. E allora, come cazzo fanno allora?
      Chi li fa entrare chiudendo occhi e tappandosi il naso?
      Chi glielo consente?
      E siamo ancora qui a discuterne? Dai.
      Ieri, lo spettacolo indegno è avvenuto sotto gli occhi delle più alte cariche dello stato. C'erano tutti da Renzi a Grasso.
      Oggi ho letto che il nostro presidente del consiglio ha telefonato alla moglie di Raciti per scusarsi dell'accaduto Per via della maglietta indegna che "Genny" indossava.Inneggiante alla libertà per l'omicida del marito che per fortuna è ancora in carcere.
      Ma la telefonata è partita con "leggero" ritardo. E solo dopo che la signora Raciti si era lamentata del silenzio.
      Ma come siamo messi...

      Facciamo in modo che davvero da questa volta in poi, si possa mettere un punto.
      E ricominciare da zero. Prima che anche il calcio bello e pulito diventi una favola o un "c'era una volta" per i nostri figli.

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  9. In Inghilterra hanno debellato il problema. Quindi è possibile. Non si tratta di eliminare la mafia o far pagare tutti gli evasori (chimere), si tratta di poter assistere ad una partita di calcio in serenità. Paghiamo un consulente inglese o tedesco (magari coi soldi di qualche consiglio regionale...)

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    1. In Inghilterra avevano la Thacher. Qui abbiamo Renzi.
      Che dopo essere stato presente a tutto lo schifo che noi abbiamo visto in tv, senza fare nulla, oggi ha comunicato che "secondo lui" si sono prese decisioni sbagliate, sabato sera.
      Ecco.

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  10. S, ma a noi quanto ci costa tutto questo? perchè la collettività deve farsene carico?

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    1. La millesima volta che la comunità ci rimette di suo.
      No, certo che non è giusto.

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  11. Ed hai ragione, te lo dice uno che una volta era un patito del calcio, da circa 40 anni non più.
    Un caro saluto,
    aldo.

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    Saluti
    Larry Fox

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)