02 novembre 2014

Eduardo De Filippo: Si Cucine Cumm'e vogli'i'



Eduardo De Filippo




Sono trent'anni dalla sua scomparsa. 

Lo hanno celebrato in tutti i modi possibili. Servillo a Napoli con la regia di Sorrentino, lo sta ricordando grazie ad una delle sue opere più importanti: Le Voci di Dentro.

Io, ho avuto il grandissimo piacere di vedere suo figlio Luca al San Carlo di Napoli,  mentre recitava Shakespeare (La Tempesta) riadattato con difficilissimo lavoro di traduzione dall'inglese antico al napoletano seicentesco fatto da suo padre pochi mesi prima della sua morte.
Usando un linguaggio che avvicinò i protagonisti al pubblico partenopeo. Cosi chè Ariele, divenne quasi uno scugnizzo e Prospero e Miranda arrivarono al pubblico con un respiro ampio eppur vicino a loro, molto più comprensibile.
Una grande, immensa prova di Arte.
Io sono orgogliosissima di avere avuto un tale privilegio, ed è uno dei ricordi più vividi della mia vita. Una immensa fortuna.
Ma oggi vorrei utilizzare un escamotage più familiare per parlarvi di lui.

Come palcoscenico casa mia. Non molto diverso da quella che è la scenografia del suo teatro tradizionale.

Me lo immagino seduto al tavolo della cucina in marmo bianco, lì dove tutto veniva scandito e gestito da mia nonna,  mentre insieme a lei  preparano una ricetta semplice e pure unica:

Tubetti al sugo cotto al sole. Tratto da "Si Cucine cumm'è vogl'i i'" di Isabella Quarantotti De Filippo.

"Quando eravamo in vacanza ad Isca, l'isola di Eduardo di fronte a Merano e più o meno equidistante da Capri e Positano, preparavamo spesso questi tubetti che riscuotevano successo presso tutti i nostri amici, sia italiani che stranieri. Ne era particolarmente ghiotto Archie Colquhoun, autore di una splendida traduzione in inglese di Promessi Sposi,
Bisogna cucinarli d'estate, perchè è allora che sono disponibili i due ingredienti principali: sole e pomodori. San Marzano, maturi, rossi e succulenti.

per sei persone occorrono:
400 gr. di tubetti medi non rigati
500 gr. di San Marzano a pezzetti e senza semi
100 gr. di ottimo olio d'oliva ( extravergine direi)
1 e 2 spicchi d'aglio tagliati a metà ma non mondati
3 cucchiai colmi di succo di limone ( non trattato )
abbondante basilico fresco

Strofinate l'interno di un'insalatiera con l'aglio e lasciatelo cadere dentro con l'olio, il succo di limone e i pomodori.
Usate un po' di più di sale perché,  insieme al calore solare, esso contribuisce alla cottura dei pomodori; in compenso l'acqua per la pasta sarà meno salata o addirittura insipida.
Mescolate per bene e, dopo aver coperto il recipiente con garza o tulle per tenere lontane le mosche, sistematelo in pieno sole. Nel giro di quattro ore il sugo sarà pronto e vi potrete versare i tubetti legati e scolati.
Decorate con tanto basilico. Anche gli spaghetti sono buoni conditi così, e un po' di peperoncino forte non ci sta male."

E li immagino lì, al chiuso di quella cucina, dove si è svolta la maggior parte della mia infanzia, a discutere in armonia di quanto amassero di più: la cucina napoletana. La regina delle cucine.






28 commenti:

  1. E' un bel pensiero, almeno non stanno in Paradiso con la Lavazza!
    Scherzi a parte (come sai io non sono credente, quindi pensare all'aldilà per me è sempre un pò ostico perchè non seguo la cattovisione), la cucina napoletana è buona ma non la vedo come regina delle cucine: e il resto dell'Italia dov'è?
    Bacioni

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ahahah Melinda. Fammi essere un po' di parte stavolta. E' in loro onore. La amavano oltre ogni misura. Ed erano due cuochi sopraffini. Eduardo ne ha lasciate di ricette. Pure mia nonna. Ed io conservo nel mio Dna tutto. E anche in un piccolo quaderno scritto a mano.
      Mia nonna di sicuro, era la regina delle cuoche.
      Abbraccio.

      Elimina
  2. Buonasera Mariella,
    a mio modesto avviso, questo è uno dei post più interessanti che tu potessi pubblicare.
    Amo profondamente Eduardo e lo considero, assieme a pochi altri teatranti, una delle figure più eminenti della drammaturgia mondiale.
    Uso l'aggettivo "mondiale", perché la sua arte ha saputo superare le barriere linguistiche e geografiche, affermandosi ovunque la gente possiede un'anima; dunque, in tal senso, Eduardo è universale.
    Ora non voglio dilungarmi ed occupare troppo spazio sul tuo blog, ma conto di riproporre un articolo su "Natale in casa Cupiello" a breve e comunque prima delle prossime festività Natalizie.
    Sintetica ma toccante rievocazione.
    Un caloroso abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Nigel.
      Altre volte ho parlato di Eduardo sul mio blog.
      Ne sono intrisa. Lo amo profondamente. Lo ritengo un artista Universale. Come giustamente hai fatto notare pure tu.
      Sono cresciuta in una casa in cui quando passava una sua commedia in televisione "rigorosamente in bianco e nero" si fermava tutto.
      E sarò entusiasta di leggere il tuo articolo su di una delle sue opere migliori.
      Allora ti racconterò del presepe di casa nostra. Tradizione nata dal nonno e passata alla mamma e poi al fratello. Vere e proprie opere d'arte.
      Grazie.
      Avevo voglia di ricordarlo ma non nel solito modo.
      Ti abbraccio anche io.

      Elimina
  3. Cara Mariella, un post evocativo che mi lascia senza parole, se non:

    stupendo! :)

    (E, la prossima estate, provero' la ricetta dei pomodori cotti al sole, con il sole di qui!)

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ma B. sono orgogliosissima di te!
      Prova la ricetta e poi mi racconterai.
      Grazie è un post molto sentito. I ricordi della mia infanzia legati ai miei nonni sono la cosa più preziosa che ho.
      Ed Eduardo De Filippo era "quasi" uno di famiglia. Come Totò.
      Bacio.

      Elimina
  4. Eduardo è stato un grande....come pochi!
    Hanno voglia di scimmiottarlo, questi attori di oggi, i risultati sono deludenti, anche perché il confronto con il Maestro è inevitabile.
    Apprezzo molto la tua inziativa, Cara mariella.
    Abbraccione.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ah Giovy bella, quanto hai ragione.
      Gli attori di oggi (escludo Massimo Troisi che amavo alla follia) ci provano e ci riprovano a teatro. Ma nel confronto risultano sempre perdenti.
      Invece nella prosa e nella poesia, trovo tanta somiglianza con Erri De Luca.
      C'è un breve racconto che si intitola "La Doppia Vita dei Numeri" in cui narra di un capodanno napoletano. Con cena e tombolata attorno al tavolo apparecchiato per quattro. Non ci sono solo due fratelli a raccontarsi; pure i loro fantasmi: i genitori. Ecco è una meraviglia. E io ci ho letto come un filo leggero che accomuna i due ( per me grandi) artisti napoletani.
      " i numeri siamo noi e veniamo estratti ogni volta che uno si ricorda di noi e ci nomina".
      A me piace tanto estrarre i numeretti di chi ho amato tanto.
      Bacio.

      Elimina
  5. Lui era enorme. È il primo aggettivo che mi viene in mente. E la tua ricetta mi sta facendo venire male

    RispondiElimina
  6. Un quadro familiare che è un dipinto mia cara Mariella..
    Grande personaggio, grande Napoli, grande cucina...
    Una trilogia unica!
    Bacio serale Mariellina..

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dici Nella? Meno male che ci riesco con le parole. Che con i colori e le matite è più brava mia sorella.
      Ci tenevo tanto a parlarne stasera.
      Grazie cara amica.
      Ti abbraccio forte forte.

      Elimina
  7. Semplicemente un grande. E ricordo con piacere Luca che cresceva nella sua ombra acquisendo carattere e personalità "Ma a te...te piace 'o presepe??" "No. Nun me piace. Voglio 'a zuppa 'e latte!"

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Luca recitava con lui la volta che li vidi.
      E' bravissimo ed è un attore completo. L'ho ammirato in tante altre interpretazioni. Fatte per il cinema e per il teatro.
      Buon sangue non mente.

      Ahahah io adoravo " 'a zuppa 'e latte!".
      A volte con le fette di pane e altre con i biscotti Gran Turchese?
      Do you remember Franco?

      Abbraccio.

      Elimina
    2. Amo le zuppette con il latte!!.. una cosa che manda in bestia la mogliettina adorata invece.. ahah.. e tutt'ora zuppetto.. ;)

      Elimina
  8. Eduardo è tradizione napoletana adottata anche dalla nostra famiglia. È vero, le sue opere teatrali sono rappresentazione reale della vita passata e che abbiamo in minima parte vissuto anche noi.
    Il presepe è ciò che amiamo di più del periodo natalizio e lui ci ha aiutato tantissimo in questo.
    Mariella cara hai scritto cose splendide su di lui oggi come in passato, quindi Chapeau!
    I pomodori San Marzano cotti al sole...credo che sia ormai rara questa preparazione, però il gusto di questo condimento è insuperabile.
    Un fortissimo abbraccio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Io vedo centinaia di camion d'estate che trasportano San Marzano. Finiscono nelle fabbriche a diventare salsa. Ma niente a che vedere con il profumo che ricordiamo noi?
      Anche tu fai un presepe bellissimo. Viene fuori tutta la tua vena artistica.
      Bacio.

      Elimina
  9. Anche mia nonna materna, emiliana doc, mi ha lasciato un bellissimo libro di ricette che ho unito a quello della mia nonna paterna, irlandese doc!
    Come ti capisco, la cucina suscita bellissimi ricordi anche in me... e lasciamelo dire, anche se non sono napoletana io vado pazza per la cucina di Napoli!
    Un grande abbraccio

    RispondiElimina
    Risposte
    1. No, il quadernetto l'ho creato io con le ricette dei miei nonni e di mamma. A cui aggiungo le mie rivisitazioni.
      Caspita, una nonna irlandese.
      Dai, uno di questi giorni posta una ricetta sul tuo blog.
      Bacio.

      Elimina
  10. Per far comprendere meglio la mia ammirazione per Eduardo un Uomo, attore, autore, regista, poeta, dico che ho undici dvd delle sue commedie-tragicommedie più famose. Mi manca quella di "Sabato, Domenica e Lunedì" da me disperatamente cercata. Ho appreso in seguito che la registrazione di quel lavoro teatrale sembra sia stata ritirata dal mercato. Io comunque la riuscii a vederla dal vivo al Teatro Quirino di Roma oltre 50 anni fa. Biglietti esauriti ma io riuscii ad ottenere un posticino nella balconata seduto su una specie di sgabello. Quella serata fu memorabile per me.
    Un caro saluto e complimenti vivissimi per questo tuo bel post.
    aldo.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Hai la stessa raccolta che ho io credo. Sai che mi hai messo il dubbio che manchi anche a me la stessa tua?
      Che fortuna anche per te averlo potuto vedere dal vivo a teatro.
      Grazie per i complimenti Aldo, buona serata.

      Elimina
  11. Mangiai sta pietanza tanti, tanti anni fa, a casa di mia zia, Maria la caprese, la sorella di papà, a Capri. Era la terza volta che andavamo e non pensavamo proprio che fosse l'ultima. I tubetti con sugo de pummarola cotto al sole erano il suo piatto preferito.
    Mangia Viciè che te fa buono, diceva zia Maria e io mi ingozzavo. Me li hai fatti ricordare tu. Io non avevo nemmeno diciotto anni, pensa un po' quanto tempo è passato, più di sessantatre anni.
    Ciao ciao sorella maggiore della sorellina di Maria. Bacio.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Viciè se fossimo vicini te li preparerei io. Amico caro.
      Grazie.
      Abbraccio circolare.

      Elimina
  12. Sarà un caso? 30 anni fa moriva anche la mia adorata nonna paterna, nonna Bice che poi si chiamava Filomena, era nata il 29 aprile 1900. Con lei ho dormito da quanto sono nata a quando se ne è andata, lasciando un vuoto incolmabile. Per me era più di una mamma, che causa lavoro vedevo poco. La sua onnnipresenza in casa rendeva le mie giornate speciali, lei era simpatica, morbidosa tutta vestita di nero con il fazzoletto a coprire la lunga treccia di capelli grigi.Una nonna, nel vero senso della parola. Bellissimo il tuo pezzo su Eduardo. Leggendo traspare in ogni riga il tuo grande amore. Come quello per la tua famiglia e come quello che avevo io per la mia nonna che, nonostante la guerra, la povertà e la sua condizione di vedova è riuscita a crescere cinque figli e a mantenere vivo un profondo senso della famiglia anche nei nipoti. Un piatto povero ma di sicuro di grande sapore, lo proverò Mariella per onorare i nostri nonni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Che patrimonio sconfinato, Morena.
      Quello che abbiamo vissuto e imparato grazie a loro ( le nostre nonne ) ce lo portiamo addosso con rispetto e affetto.
      Come un vestito che ci calza a pennello.
      Siamo un po' quello che hanno voluto loro.
      La mia di nonna, quella materna, si chiamava Carmela. C'era anche l'altra nonna, paterna, che si chiamava Maria.
      Ed io porto il nome di ambedue.
      Sono cresciuta con nonna Carmela e come te ho vissuto e dormito con lei per moltissimo tempo, tutta l'infanzia e gran parte dell'adolescenza. Fino a quando non è andata via.
      Ma ogni cosa che faccio o che dico, porta assieme un pezzetto di lei. L'amore che ho per la cucina lo devo soprattutto a lei. Donna di ferro, crebbe quattro figli maschi e una sola femmina, mia madre.
      Gestiva la casa come un'azienda. Sempre a posto ed in ordine come se fosse dovuta uscire da un momento all'altro. Ricordo il suo profumo e i suoi capelli. Ricci e morbidi come la seta. Come i miei, li ho presi da lei.
      Ma anche l'altra nonna, Maria, non era da meno.
      Guerra, fame, poco lavoro e pochi soldi, vide tutto. E crebbe praticamente sola, i suoi figli. Forte come una roccia.
      Caparbia.
      Meravigliose le mie nonne.
      Le amerò sempre.
      Grazie Morena, di cuore, per averle portate nuovamente a fare capolino, sul mio blog.
      Ti abbraccio.
      PS: mi raccomando se fai la ricetta poi dimmi eh!

      Elimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)