30 maggio 2016

HO SCESO DANDOTI IL BRACCIO.





Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
E ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
Le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.

Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
Non già perché con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perché sapevo che di noi due
Le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.


(Eugenio Montale)





Non avrei nulla da aggiungere a tale grandezza. Una delle mie poesie preferite in questa sera di primavera che sembra autunno. lì alla fine delle scale, carica di malinconia.

24 maggio 2016

I LIBRI DI MAGGIO.



JOSHUA







Autore: Massimiliano Riccardi
Titolo: JOSHUA
Edizioni: Cinquemarzo
Pagine: 207
Prezzo: 12 euro


"Spegnere vite, annientare, questa è la sua unica grande passione, 
Lui è un assassino."



<<Joshua viveva in un mondo chiuso, dove la normalità era rappresentata dolo dal suo rapporto con Tom. Non bastava né la scuola e neppure l'affetto di sua madre a fargli capire che c'era un altro universo fatto di amore e di gioia pronto ad accoglierlo. Era come se gli fosse stato imposto una sorta di "paraocchi psicologico" che gli faceva vedere altro che il soddisfacimento delle pulsazioni primordiali di violenza e prevaricazione. Le azioni avvalorate da un adulto che il bambino prendeva come riferimento erano diventate una corazza contro la vita sociale. Quella persona di cui non ricordava nemmeno più la faccia, che lo aveva messo al mondo e lo aveva lasciato solo in balia di esso non contava più, Tom era il suo vero padre. Questo pensava Joshua.>>



Al romanzo di Massimiliano sono arrivata un po' in ritardo complice disguidi di ordine (una libreria alternativa mi ha fatto aspettare oltre tre mesi prima di dirmi che non riusciva a recuperarlo, Feltrinelli ha annullato la prenotazione dopo un mese, e dio salvi sempre Amazon che me lo ha consegnato in tre giorni) ma devo dire che l'attesa è valsa poi la lettura.
Un'opera prima, certo. Lo scrittore però scrive come il più consumato degli autori, con pienezza e consapevolezza. Dico sempre che non c'è età precisa per consegnare ai lettori un bel lavoro e il romanzo Joshua conferma pienamente la mia tesi. Mi sono lasciata trascinare dalla storia, senza dare alcun giudizio, rispettando l'idea dell'autore di immergerci nel male. Senza condizionamenti di sorta, non per comprendere perché sarebbe difficile o meglio impossibile, ma per seguirlo, in tutte le sue forme dalla sua nascita alla sua completa evoluzione. Tra le domande che mi sono posta leggendolo, la parte da leone l'ha fatta l'idea che tutti noi, ad un certo momento della nostra vita, ci poniamo ad un bivio con diverse direzioni. E forse più di uno. Ora, sappiamo con certezza quel che sarebbe successo se avessimo affrontato un'altra strada? Quando e come il male può insinuarsi attraverso la nostra pelle? Lo riconosceremmo? Saremmo in grado di prenderne le dovute distanze? Oppure, la nostra debolezza ci farebbe precipitare?
Cosa è il male?
Ecco Massimiliano propone alcune strade, ci da delle risposte. Ricordandoci che in fondo, la violenza e il male fanno parte di noi. Esattamente come il bene. All'autore e amico di blog un in bocca al lupo di cuore, nel proseguire su questa strada che visto gli esordi, mi fa davvero ben sperare.



Note sull'autore.

Massimiliano Riccardi è nato a Genova nel 1968, cresciuto nel centro storico ne assorbe gli umori e le contraddizioni. Coltiva l'amore per la storia e per la letteratura in genere. Le sue esperienze professionali lo portano a tentare di analizzare i volti nascosti dell'animo umano. Leggere e conseguentemente scrivere sono per lui un imperativo assoluto (dalle note bibliografiche al suo libro). Seguitelo sul suo blog: Infinitesimale



 IL MONDO DELL'ALTROVE




Autore: Sabrina Biancu
Titolo: IL MONDO DELL'ALTROVE
Edizioni: Mario Del Bucchia Editore
Pagine: 116
Prezzo versione cartacea: 12 euro



"Le risposte sono dentro di te". 











<<La cosa che più ho fatto in questi giorni è stata specchiarmi e camminare al buio per le strade di questa città, quelle vie che conoscevo così bene, per scoprire quello che ho perso e che voglio assolutamente ritrovare: il sorriso. Una deturpazione fisica non può essere causa dell’infelicità, questo tu l’hai capito tanto tempo fa, quando sei riuscito a leggere con il cuore quello che io non riuscivo a vedere nemmeno con gli occhi.>>  Dal racconto Lo spirito della fonte.


Ho conosciuto l'autrice e la sua raccolta di racconti tramite il  blog di Glò e Michele  e ho voluto saperne di più. Grazie poi a Sabrina ho letto i racconti che mi hanno spalancato e riportato nel mondo del fantastico e dei buoni sentimenti. Un po' Oscar Wilde nella sua forma di "raccontatore" e un po' Christian Andersen. Ecco cosa ho provato leggendo di bellezza e buoni sentimenti. A volte bisogna prendere un largo respiro, tirare indietro le spalle e cercare di pensare che la vita non è solo quella grande bolgia a cui siamo abituati, c'è molto di più. I racconti di Sabrina ti ispirano bene e fiducia. Soprattutto nel prossimo. In quegli estranei a cui, al giorno d'oggi, guardiamo sempre più spesso con sospetto. Senza renderci conto che a parti invertite un giorno, dall'altra parte della barricata, potremmo esserci noi. Grande lezione. Grazie Sabrina, di cuore.


Note sull'autore.

Sabrina Biancu è nata ad Oristano nel 1981 e vive a Badessa. Trae ispirazione dalla vita e dal mondo che la circonda, un bambino, un fiore, una nuvola ma anche un pensiero che le attraversa la mente. Al momento è iscritta d un corso di laurea in scienze dell'educazione e formazione. Le piacciono i bambini, gli animali e i libri.
Ha al suo attivo due raccolte di racconti "Luce azzurra" (Edizioni Boonen 2009) e "Il mondo dell'altrove" (Marco Del Bucchia Editore 2015). Per maggiori informazioni qui il suo blog.




LE VEDOVE DEL GIOVEDI'



Autore: Claudia Pineiro
Titolo: LE VEDOVE DEL GIOVEDI
Titolo originale: LAS VIUDAS DEL LOS JUEVES
Traduzione: Michela Finassi Parolo
Edizioni: Narratori Feltrinelli
Pagine: 254
Prezzo: 15 euro




"Me lo ricordo come se fosse ieri. Due scarpe di coccodrillo, marroni, scesero dall'auto prima di lei."





<<Consideralo cosa fatta, questo terreno sarà tuo". Non era una frase fatta, e neanche l'espressione di un desiderio, non aveva niente a che vedere con le mie reali possibilità di riuscirci. Al contrario. Era l'assoluta certezza che quell'uomo immobile davanti a me, Tano Scaglia, un uomo appena conosciuto, otteneva sempre quello che voleva dalla vita. E dalla morte.>>



Io ho una grande passione per i fumetti. Chi di voi mi segue da molto tempo lo sa. Leggo ad oltranza soprattutto per le serie di Bonelli e durante l'adolescenza specialmente per le storie di Marvel. Cosa c'entra con il libro di Claudia Pineiro, direte voi. E che vorrei raccontarvi come sono arrivata a conoscerla. Tra i personaggi mitici della mia infanzia, il posto d'onore ce l'ha Betty Boop. Fin da piccola, il personaggio inventato dalla matita irriverente dei fratelli Fleischer ha suscitato una vera passione in me. L'adoro e mi diverte. Ho magliette, ciabattine, tanta ma tanta roba cheap che mi diverto ad acquistare ed indossare. E anche uno dei miei nomignoli.Perché?  Non dico altro... Per cui, quando un giorno, entrando in libreria, vidi un libro dal titolo "Betibù" mi fu impossibile resistere. E lo acquistai. Lo lessi d'un fiato, scoprendo il mondo dei gialli dell'autrice argentina. Scrive in maniera irresistibile, trascinante. Leggi e attraversi tutto il libro cercando di arrivare al più presto al finale, che non è mai come te lo aspetti. Irriverente, ironica, a tratti spietata nel ricordarci che la sua terra non è ancora libera dalla disperazione e dalla miseria in cui precipitò negli anni '70, ti coinvolge grazie alla sua scrittura a tratti difficilmente inquadrabile ma fluida e sagace.
Sono andata avanti nella conoscenza, commuovendomi nell'autobiografico "Un comunista in mutande" in cui parla con affetto e disincanto di suo padre e proseguendo alla sua scuola di gialli ante-litteram.
Anche il suo ultimo romanzo (non in ordine di tempo ma di edizione italiana) è avvincente e divertente. Lo suggerisco senza aggiungere troppo, a chi ama il genere e anche a chi non lo ama, perché non è ciò che sembra.


Note sull'autore.
Claudia Pineiro è nata a Buenos Aires nel 1960.
Scrittrice, drammaturga, sceneggiatrice, ha vinto numerosi premi, tra i quali il Premio Clarin nel 2005 per il romanzo Le vedove del giovedì, poi adattato al cinema da Marcelo Pineyro nel 2009.
Feltrinelli ha pubblicato Tua (2011), Betibù (2012), Un comunista in mutande (2014), Piccoli colpi di fortuna (2016).

19 maggio 2016

Il sorriso.



Qualche giorno fa un amico di blog mi ha fatto un complimento riferito al mio sorriso paragonandolo a quello di un'attrice che mi piace molto. E allora mi è venuto in mente che avevo scritto "parole nel vento" proprio a proposito di questo, tempo fa,  tenute da parte in uno dei cassetti del mio blog. Ecco le righe, sono le mie solite elucubrazioni mentali, abbiate pazienza.

"Quel sorriso che mi contraddistingue. Che fa dire a tutti quanto sia caratteristica fondamentale per riconoscermi tra milioni di persone. 
Spento, sembra che sia andato via il sole. Appare il buio come ombra precisa, tra la fronte e le sopracciglia.
Si aggrappa a due piccole rughe che il tempo ha formato giusto a metà, come ponte tra il tempo andato e quello a venire.
Come strada, quella che ho già percorso e quella ancora da fare. 
Mi riconosce. Ogni mattina  prega quasi che io distenda il viso, tanto da renderlo luminoso grazie a lui.
Ci sono stati giorni in cui mi è venuto facile e altri invece che non riuscivo nemmeno a guardare il rilfesso di me. Io? No, solo una povera donna frantumata. Una pianta recisa, senza radici, lontana da tutto e volontariamente.
Da bambina mi dicevo che nulla poteva gettare ombre oscure tra me e il cielo. 
Guardavo l'orizzonte e ci trovavo, futuro, regno e destino. Certo poi dovevo fare i conti con una realtà e con un presente pesante, carico come nuvole di pioggia, ma mi bastava chiudere gli occhi e tornavo a vedere le cime pur lontane, degli alberi.
Mi ci aggrappavo a quelle cime. Le vedevo curvarsi solo per il vento. Ma ritenevo il vento l'inizio di un viaggio. 
Lo volevo il vento. Mi avrebbe portato con sè tra le fronde.
A piccoli passi, spostavo la visuale. Grazie a parole lette cariche di stupore distante. Mi rendevano ricca  e felice. Se penso alla mole di parole lette e amate la sorpresa più grande è la cadenza di questa fortuna.
Poter sempre attingere da quel piccolo forziere che porto assieme al mio cuore. Non ci sono chiavi a chiusura. Il forziere e solo socchiuso. Lo lascio così in modo tale che le parole e la loro vitalità possano scorrere e vagare liete, attorno a me.
Ma intanto che andavo, rischiavo brutte battute d'arresto. Un percorso personale interrotto, per motivi che dipendevano da me o da altri. Sono colpevole dei miei fallimenti nella misura in cui li ho accettati. 
Sono consapevole delle vittorie per quello che sono riuscita a portare sul piatto della mia crescita.
Un passo in avanti e forse più di uno. Qualcuno indietro.
Quanta libertà posso ritrovare in quei passi che mi hanno costretto a ripensamenti a correzioni?
Molta, se hanno  migliorato il mio cammino."

(@MariellaEsse - tutti i diritti riservati)

11 maggio 2016

MERYL STREEP: LA REGINA.







Ho da poco visto uno degli ultimi film di Meryl Streep, ovvero Dove Eravamo Rimasti (Ricki and the Flash nella versione originale - come non sopporto quando in Italia ci toccano i film con un titolo diverso rispetto alla versione originale). Un melò americano diretto dal regista premio Oscar Jonathan Demme, che , pur stroncato dalla critica, mi ha sorpreso positivamente e devo dire mi ha fatto anche tanto ridere.Vi suggerisco di vederlo e di prestare attenzione alla colonna sonora davvero speciale. La maggior parte delle canzoni sono cantate da lei. Cover di grandiosi brani dai Rolling Stones a Bruce Springsteen agli U2. 
L'attrice recita al fianco di uno suo storico partner, Kevin Kline e dell'attrice Mamie Gummer che interpreta sua figlia.
Ed è sua figlia per davvero. Aveva già recitato con sua madre da bambina in Heartburn e pure lì era la figlia di Meryl e di Jack Nicholson.
Guardavo Mamie, che a onor del vero non è una donna bellissima (ma molto brava) e mi veniva in mente che sua madre fu rifiutata da De Laurentis per la parte che fu poi data a Jessica Lange in King Kong perché definita "brutta".
E nemmeno un granché come attrice a sentire una pietra miliare del cinema coma Katherine Hepburn.
Già.
Davvero una lenticchia con 3 premi Oscar all'attivo, 8 Golden Globe, mi pare 2 David di Donatello, 1 Orso d'oro a Berlino. E poi 19 nomination all'Oscar ecc...ecc...ecc...
Davvero modesto il palma res. A livello della sua bravura direi.
Un'attrice con la A maiuscola. Un vero camaleonte, capace di calarsi fino in fondo nel personaggio, trasformandosi completamente.
Lei che da ragazza studiò per diventare un soprano lirico. Sono sicura che sarebbe divenuta la più brava, vista la sua capacità di perseguire la strada prescelta senza alcuna remore. E invece poi, decise di darsi al teatro e al cinema. E noi la ringrazieremo sempre per questo.
Non ho visto tutti i suoi film. Sarebbe impossibile, non ne ho ancora avuto il tempo. Ma la maggior parte sì.
Da Kramer contro Kramer, a La scelta di Sophie. Da Innamorarsi (il mio preferito) a I Ponti di Madison County. Da Il Diavolo Veste Prada a The Iron Lady a I Segreti di Osage Coutry (dove recita con Julia Roberts). Fino agli ultimi, passando per i musical come Mamma Mia.
A quale prova cinematografica si è sottoposta senza emergere come la migliore? Ha imparato a suonare la chitarra prendendo lezioni da Neil Young per il suo ultimo film. Ma aveva imparato a suonare il violino per La Musica del Cuore.
A questa perfezione artistica risponde anche nella vita privata: mai uno scandalo e un solo marito Don Gummer. 4 figli di cui ben due si sono cimentati e con successo nella sua stessa arte.
Quando la osservi, mentre dall'alto della sua bellezza non convenzionale, ti dedica il suo famoso ed enigmatico sorriso  come una novella Gioconda, tu pensi che ci dovrà pur essere un difetto in tutta quella perfezione. Ma per quanto ad oggi io mi sforzi non l'ho ancora trovato.
Magari è una mamma tiranno, una iena con i suoi collegi di lavoro, con mille e una pretesa per i suoi collaboratori. Una schiavista, una perfezionista, una a cui bisogna donare sangue fresco per poterci lavorare assieme.
Certo se è piena di difetti, davvero è bravissima a coprirli o a nasconderli, perché in tanti anni che è al centro dell'attenzione mondiale nulla mai è trapelato.
Ed ora con il suo ultimo film Suffragette, la scopriamo femminista e umanista. Altra medaglia da aggiungere...
Poi però la senti parlare di sua nonna e di sua madre, che a suo dire sono la risposta a quanto di buono c'è in lei.
E allora mi dico che non è poi così diversa da noi, semplici donne senza stelle nella Walk of Fame.
E sarà la vera ed unica ragione del suo successo. Essere in realtà un camaleonte al cinema ma sempre se stessa. E i suoi difetti sono pure i nostri. Niente di più niente di meno.
Una grande piccola donna nata a Summit nel New Jersey il 22 giugno del 1949. Speciale, unica, vera. Come tutte le donne che nella vita non si sono mai fermate e non sono mai rimaste lì dove si voleva. E come tutte le donne che per raggiungere i loro obiettivi piccoli o grandi che fossero hanno lottato con le unghie e con i denti, non arrendendosi mai. 
Sarà questo il suo unico segreto. E pure il nostro. Lei come noi.


Vi lascio con Meryl che canta My love will not let you down di Bruce Springsteen, tratto da Ricki and the Clash. Fantastica. La REGINA CHE CANTA IL RE.




02 maggio 2016

DAL PASSATO NON IMPARIAMO NULLA.







AUSCHWITZ 1 - VERSO L'ENTRATA  (FOTO MS)








AUSCHWITZ 1 - IL CANCELLO D'ENTRATA (FOTO MS)



AUSCHWITZ 1 - IL MURO DELLE FUCILAZIONI (FOTO MS)



AUSCHWITZ 2 BIRKENAU - ENTRATA (FOTO MS)

AUSCHWITZ 2 BIRKENAU - I BINARI (FOTO MS)





AUSCHWITZ 2 BIRKENAU - UN CARRO (FOTO FP)


Ho fatto questo viaggio perché era da tutta la vita che volevo andare. Per quello che avevo letto, visto, sentito. Attraverso le parole di altri, i volti di altri, il dolore di altri. Tutti gli altri che sembrano sempre così lontani e distanti da noi. Allora come oggi. Ma da quell'orrore non siamo e non saremo mai affrancati. Pur andando, calpestando quell'erba, toccando quelle mura fatte di mattoncini rossi. Così ordinato, così preciso, così pulito. Quando sei dentro ti sembra tutto così irreale, assurdo. E la domanda resta inevasa, perché la risposta non c'è. Non esiste una risposta. Come non esiste colpa per chi, arrivato in quel luogo,  ci mise solo cinquanta minuti per morire. L'ottanta per cento del milione e mezzo di persone che entrarono da quel cancello. Il venti per cento invece,  ebbe un'aspettativa di vita più alta: qualche mese. Da un mese a tre circa, per morire. Fiaccati dagli stenti, dal lavoro durissimo, dalla perdita del dono più prezioso che l'uomo abbia. La sua dignità.
I pochissimi superstiti, quelli che erano vivi per caso, quando il 27 gennaio del 1945, i russi entrarono nei loro campi di lavoro, sopravvissero solo perché, un giovane medico, comprese quale era l'unica strada per guarire il loro fisico. Dando loro pochissimo cibo e consentendo agli organismi ormai privi di forza di riprendersi lentamente, con il tempo. Ci  misero mesi per recuperare qualche chilo. E non tutti ci riuscirono. Per quel che riguarda la condizione di esseri umani, non è bastata tutta la vita. C'è una foto, tristemente famosa, in una delle stanze del museo. Ci sono alcuni bambini al di là del filo spinato, fotografati dopo qualche mese dalla liberazione. Tra loro una bimba bellissima, con un caschetto di capelli neri. Accanto alla foto c'è una sedia vuota. Un paio di volte l'anno, una signora molto anziana si siede esattamente lì. Non parla, ma guarda ogni persona che attraversa la stanza e rimane con il dito puntato verso quella bambina per ore. E' LEI. Che ci ricorda. DI NON DIMENTICARE. Ma noi uomini non abbiamo mai tenuto in considerazione quello che ci ha insegnato la storia. E siamo sempre pronti a tornare all'inferno. Perché è l'inferno il luogo in cui desideriamo andare.