30 ottobre 2016

INSIEME RACCONTIAMO 14, CON DEDICA.






Non se ne parla di mancare al nuovo appuntamento del bellissimo meme ideato da Patricia Moll.
E spero che mi perdonerà per l'inattesa virata che darò  alla sua iniziativa con il mio post.Ma oggi non sarei riuscita a scrivere nulla di diverso.
Come di consueto si parte dal suo incipit:



"Seduta ai margini del bosco sotto alla vecchia quercia spoglia rimuginava. Un peso le gravava sulla coscienza. Forse era giunta l’ora di liberarsene ma con chi parlarne? A chi rivolgersi? Chi avrebbe capito?
D’un tratto il tappeto di foglie ingiallite dall’autunno scricchiolò vicino a lei. Si voltò..."

Il mio seguito:

"Suo padre, con i capelli imbiancati dalla calce, le mani sporche e piene di graffi, il fisico provato ed un sorriso stanco, la stava osservando.
Erano stati giorni infernali, notti lunghissime e insonni. Da quella domenica sera che nel giro di un minuto scarso, le aveva portato via tutta l’infanzia.  Nulla del paese amato culla delle vacanze estive, era rimasto al suo posto.




Conza della Campania  ante terremoto - immagine presa dal web 



La bella chiesa antica, nel mezzo della piazza, dove aveva passato “interminabili” ore con la nonna e le zie a dire il rosario. 

Le care case del centro storico, costruite con i risparmi di chi era andato via giovanissimo a lavorare all’estero, con tanti sacrifici. Pietra su pietra, spesso con le proprie mani, mettendoci anni. E un giorno a tutta quella fatica avrebbe fatto sponda la soddisfazione di possedere un posto dove tornare, che fosse sicuro, che fosse casa. Dove invecchiare, vedere crescere i propri nipoti e la vita continuare lì dove era iniziata. Sostanza per le generazioni future. Famiglia.

Le stradine e i vicoletti che si arrampicavano a fatica fin lassù, alla cima del paese.

La cisterna dell’acqua, dominava la collina e la valle. Circondata da un giardino profumatissimo, che dalla primavera all’estate rimandava odore intenso di rose e di fiori dai colori sfarzosi, coltivati con cura dalle donne di tutto il paese.

Gli anziani del paese, che avevano visto due guerre, insegnavano a figli e nipoti i giochi di un tempo. Avevano istituito una piccola bocciofila. E d’estate, quando le famiglie si ritrovavano, dal pomeriggio fino alla sera, era un rincorrersi di gare, tra giovani e vecchi. Teste canute e teste scure si chinavano a misurare i centimetri tra il pallino centrale e le bocce, tra urla di gioia e “lievi” minacce. Poco distante, i tavolini di chi giocava a carte. Anche lì, giovani e meno giovani,  si scambiavano regole e poesia.

Ricordi e profumi che tornavano intensi, mentre lei sollevava lo sguardo verso l’alto non riconoscendo più nulla in quell’ammasso informe di pietre crollate. La cisterna muta dominava ancora la valle, ultimo baluardo doloroso di rimembranza. Sotto l'istantanea della tragedia.



Conza della Campania - dopo il terremoto del 23 novembre 1980


Le lacrime scivolavano silenziose, mentre un pensiero fisso continuava a martellarle dentro.Poteva sembrare una cosa piccola ma per lei, in quel momento, assumeva un valore immenso.

Non ho fatto in tempo papà, avevo promesso ad Angela che le avrei  portato la mia Barbie Malibù, la mia preferita, per ringraziarla di tutte le estati in cui ho giocato con le sue. Assieme ai miei libri e ai quaderni per inventare  nuove storie.

Con un abbraccio lungo e intenso e un bacio sulla testa, il  padre la consolò. Stringendola forte raccontò del dolore, della rabbia della gente, della tristezza, della paura, del senso di impotenza di chi aveva perso tutto ed era rimasto solo. Di quanta gente era venuta da tutta Italia e aveva scavato a mani nude per salvare le persone rimaste sotto le macerie. Degli zii, degli amici che non c’erano più. Di quel minuto interminabile che aveva calpestato gli uomini.




Conza Scalo - il regno della mia infanzia dopo il terremoto


Del nonno, rimasto per quasi tre giorni vivo, sotto le macerie della casa di famiglia. Della gioia del padre e dello zio provata nell'istante in cui erano riusciti a tirarlo fuori sano e salvo. Dei bambini, delle donne. Dello sgomento, dei ritardi nei soccorsi. Dell’incapacità dello stato di essere tempestivo. Della sofferenza. Di  quel nulla che aveva inghiottito tutto. Di questa Italia, piena di ferite, rassegnata a curarsi da sola. 

Allora e oggi.

Dedicato a tutti quelli che ho amato e che non ci sono più. Ai miei amici d’infanzia e alle corse nei campi di grano che non dimenticherò mai. Ai giochi lungo la ferrovia, tra i binari e sui treni in disuso. Alle migliaia di “campagne” e di avventure tra i boschi. Ai bagni nel fiume Ofanto, dalle acque limpide come cristallo. Ai miei nonni amatissimi. A mio zio. Alle mie estati.
A Conza della Campania.
All’Irpinia.


Alla terra che trema ancora lungo tutta la dorsale appennina. Alle Marche, all’Umbria, a tutta l'Italia centrale, a tutti  i  piccoli e meravigliosi paesi che fanno parte della nostra storia, della nostra vita. A chi non dormirà mai più a cuore libero. E ogni volta che la terra tremerà ancora, ripiomberà nell’abisso. Vicino o lontano che sia. 
Ad oggi che ho avuto la forza di raccontare. 

24 ottobre 2016

Il mio tempo.

Non ti auguro un dono qualsiasi,
ti auguro soltanto quello che i più non hanno.
Ti auguro tempo, per divertirti e per ridere;
se lo impiegherai bene potrai ricavarne qualcosa.
Ti auguro tempo, per il tuo fare e il tuo pensare,
non solo per te stesso, ma anche per donarlo agli altri.
Ti auguro tempo, non per affrettarti a correre,
ma tempo per essere contento.
Ti auguro tempo, non soltanto per trascorrerlo,
ti auguro tempo perché te ne resti:
tempo per stupirti e tempo per fidarti e non soltanto per guadarlo sull'orologio.
Ti auguro tempo per guardare le stelle
e tempo per crescere, per maturare.
Ti auguro tempo per sperare nuovamente e per amare.
Non ha più senso rimandare.
Ti auguro tempo per trovare te stesso,
per vivere ogni tuo giorno, ogni tua ora come un dono.
Ti auguro tempo anche per perdonare.
Ti auguro di avere tempo, tempo per la vita.
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/poesie/poesie-d-autore/poesia-96159>

13 ottobre 2016

RECENSIONE: ERRI DEL LUCA - LA NATURA ESPOSTA





Oggi è morto Dario Fo e hanno dato il premio Nobel per la letteratura a Bob Dylan.
Il giullare e il menestrello. Del primo avevo grande stima, il secondo beh... mi ha sempre lasciata indifferente.

A rifletterci sui meriti che determinano la scelta dei premiati io da tempo desidero che uno dei prossimi Nobel sia dato all'autore che amo di più, Erri De Luca.

La motivazione?

Ne ho inventata una da smodata quale sono:
"Per riuscire a rendere  le sue parole  pura poesia, specchio di sentimenti illuminati e illuminanti. Per la musica che vibra tra le salite ripide del suo percorso e le  immagini vivide e immediate come polaroid che riesce a regalare.

Per  i battiti sommessi, per le vesti sdrucite, per la libertà di pensiero, per l'impossibilità  alla resa.  

Per la vita e la morte che sublimemente ci ricorda."

Nel suo ultimo romanzo ci insegna a fidarci del nostro istinto; a compiere "meraviglie" senza aspettarci niente in cambio.  A riscrivere la quotidianità, la normalità, nel senso più alto che possiamo dare a queste parole.
A percorrere strade tendendo la mano con sguardo sicuro. A riconoscere e riconoscerci.
Ad esporci, a metterci a nudo. A mostrare la parte di noi di cui abbiamo più timore e  che forse  è il meglio che abbiamo.


A pensarci bene potrei utilizzare le sue stesse parole per la motivazione:
Esistono libri che fanno provare un amore più intenso di quello conosciuto, un coraggio più scatenato di quello sperimentato. Dev'essere l'effetto che fa l'arte: supera l'esperienza personale, fa raggiungere al corpo, ai nervi, al sangue, traguardi sconosciuti. 

La mia è poca cosa ma la sua sarebbe perfetta.

Bisognerà scrivere ai quei parrucconi dell'Accademia di Stoccolma che quest'anno hanno preferito Dylan a Philip Roth.
Diamine.








09 ottobre 2016

DAVID BOWIE IS.





La vita è qualcosa che scorre troppo in fretta. E passiamo molto tempo a parlarne. TROPPE PAROLE. Invece, a mio vedere, dovremmo fare. Soprattutto. Evitare che ci scorra a fianco, sfiorandoci.

Evitare fiumi inutili, perdite di tempo, spreco.
Anche qui, nel mondo blog. Quell'attorcigliarci su noi stessi, quello sprecarci, quello sminuirci.
Senza costruire, senza arricchirci.
Leggo qua e là, vere e proprie sciocchezze. Dibattiti unitili e futili. Che se accadessero sporadicamente potrebbero pure essere divertenti. Altrimenti sono solo delle grandi perdite di tempo. Anime che millantano, mentono, si sprecano devastando inutilmente.

Per fortuna, ci sono tanti begli angoli, dove si costruisce, si recupera e si cresce insieme. Sono orgogliosa di frequentarli, di farne parte, Di essere una voce tra le altre che contribuisce, che unisce, che vive, che si migliora e che migliora.
Poi tra il correre dietro i tram quotidiani e il fermarsi un momento a riflettere, cerco di mettere il naso tra le cose belle che mi girano attorno.

E così mi capita di avere settimane "pregne" come quella appena trascorsa, tra una prima alla Scala e una visita alla mostra dell'anno.

Ieri sono stata in Emilia Romagna. Prima a Parma, tra gente bella e che mi piace tanto e poi a Bologna, idem come sopra.
Avevo appuntato da mesi di fare una capatina per vedere una mostra a mio parere irrinunciabile.
Dedicata a David Bowie e nata nel 2013 a Londra, ben prima che Bowie ci lasciasse.


ABITO INDOSSATO PER IL VIDEO UFFICIALE DI STARMAN

È stato grandioso. Un evento di respiro internazionale, che mi ha emozionato, divertito, entusiasmato.
Ho cantato, ballato, letto, studiato, camminato con lui. Ripercorrendo come in un videoclip tutta la sua vita. La musica, il teatro, il cinema a cui questo grande artista ha contribuito con la sua classe, la sua eleganza, la sua intelligenza, innalzando, creando,dissacrando, sbaragliando.

TRA ABITI DI SCENA, ALBUM,SCRITTI ORIGINALI E SCALE

Precursore in qualunque arte, ha stravolto ogni regola, inventandone e creandone di nuove, sublimi. Facendoci partecipi del suo genio. Arrivando a tutti, al centro, con quella sua voce modulata e bassa, narrandoci delle vittorie e delle sconfitte. Della complessità della vita, con le sue battute d'arresto, le sue battaglie da uomo imperfetto. E la sua fragilità, oltre alla sua arte, è stata la cosa che mi fatto più bene.


NON POTEVA MANCARE UNA FOTO DA VERA FAN



Per riconoscermi in lui. Attraverso la sua grandezza, un EROE, UOMODELLESTELLE, ASSOLUTAMENTE DEBUTTANTE. In questa vita, sempre degna di essere vissuta. Così com'è.