12 aprile 2017

UNA FOTO E... #2° PUNTATA.



Ed eccoci al secondo mercoledì del mese.
Come suggerito da OFELIADEVILLE  che in questo suo POST ha lanciato una bella iniziativa.





Ogni secondo mercoledì del mese possiamo pubblicare un post da arricchire con una foto a cui abbinare  un video, una poesia o  dei versi. Su cui magari, riflettere insieme.


Dedico questo post a Sylvia Plath, una delle mie poetesse preferite.
Dal suo diario personale uno stralcio di vita, aggrovigliata e confusa. Lei ci racconta il suo sentirsi inadeguata come insegnante e come donna, nella maniera più semplice possibile. La sua tristezza e la sua grandezza. 
Niente di così diverso da noi e dai nostri limiti quotidiani.
Ci ho abbinato una foto che ho scattato in Veneto, l'estate scorsa. Che fatica arrivare fin lassù, mi sembrava impossibile. Che fatica essere donna; a volte è così complicato. Sylvia si arrese. La maggior parte di noi invece,  pur combattendo, ce la fa.
Forza.




Le Tre Cime di Lavaredo ( foto di Mariellaesseci)




Domenica 9 febbraio 1958 - Smith College 

"Mi rimetto in pari: adesso ogni sera devo recuperare gusto, tatto, vista dal mucchio di spazzatura della giornata. Questa vita svanirebbe in una nuvola se non mi ci aggrappassi tenendola stretta finché ancora riesco a ricordare uno spasmo di gloria. Assediata dai libri e lezioni: ore di lavoro. Chi sono io? Una matricola universitaria che si rimpinza di storia sentendosi priva di identità, di pace? Ruminerò come una mucca: quella vita soltanto, niente prima della mia nascita. Le finestre sussultano e vibrano nelle cornici: tremo congelata, il gelo della tomba contro il semplice tepore della mia carne. Come ho fatto a diventare questo grosso essere finito, con questa spanna di ossa allungate di braccia e gambe? E la pelle irregolare, sfregiata? Ricordo l’ adolescenza pesante e malmessa e i colori del ricordo mi ritornano in una sintesi abbozzata: le superiori, le medie, le elementari, i campeggi e le capanne di felci con Betsy, l’ impiccagione di Johanna. Devo ricordare, ricordare roba che è già scrittura, estratta dai ricordi di una vita… <<Prendi una cosa e ficcaci dentro la testa>> dice Ted proprio ora, ma mi stanco e mi porto il latte caldo a letto e leggo ancora Hawthorne. Ho le labbra secche, screpolate, me le mordo a sangue. Ho sognato che avevo lunghi baffi dolorosi sulle dita della mano destra, ma ho controllato e ho visto le mani bianche e senza nemmeno l’ ombra di una striscia rossa di sangue incrostato."

(fonte: Diari - Sylvia Plath - Adelphi)

07 aprile 2017

RECENSIONE: FABIO LASTRUCCI - DA ZERO A INFINITO.






Autore: FABIO LASTRUCCI
Titolo: DA ZERO E INFINITO
Edizioni: CS Libri
Collana: Alia Arcipelago vol.4
Pagine: 172
Formato: Solo digitale
Prezzo ebook: 2,99











Fabio Lastrucci è arrivato sulla coda di una cometa. Da qualche parte lì dal buio dell'universo parallelo che ci narra.

Ho letto tutti i racconti del suo libro soffermandomi sulle parole e le inquietudini umane che ne caratterizzano ogni capitolo.
So che è un autore di valore con la passione per la fantascienza e per i fumetti. E questo è un campo in cui non sono ferratissima a meno che non ripensi al mio passato di amante di H.P. Hovercraft e lettrice di fumetti arrivando al  mio preferito in assoluto: L'Eternauta.
Avevano parlato molto bene di lui in un  paio di post gli amici Glò e Michele sul loro blog La nostra libreria e mi ero prefissata di leggerlo appena mi fosse stato possibile.
Ed eccomi qui a parlarvi del suo lavoro.


IL LIBRO.
Sono quindici racconti, tutti aventi come oggetto il fantastico.
E mi sono trovata catapultata nel suo mondo in cui, l'universo che conosciamo, ci appare in una prospettiva del tutto diversa. Divertente, triste, allucinata, a volte senza speranza ma in grado di farci parecchio riflettere.
Via via che andavo avanti nella lettura ho trovato tante cose che mi hanno colpito e che ho amato.
La città di Napoli, ad esempio, luogo in cui è nato  di cui è  evidente un imprinting talmente forte da riuscire a fare capolino spesso e volentieri. Cosa che trovo assolutamente positiva.

Nel racconto Loro ho passeggiato con i protagonisti, bevuto il caffè migliore del mondo, mi sono incuriosita come davanti ad uno schermo in cui trasmettevano un film anni '50. E  mi sono trovata a fare il tifo per il popolo napoletano che salvava il mondo da un invasione aliena. Una grande rivincita.

Nel racconto La sindrome della locusta è accaduta la stessa cosa. Mi sono identificata in Michela, una dei protagonisti, ragazza letteralmente fuggita dalla sua terra troppo stretta e che ora la riaccoglieva quasi fagocitandola, nello stesso buco anonimo da cui era fuggita. Troppo giovane per comprendere che col tempo, tutto le sarebbe parso molto diverso fino a  farle provare quella stessa malinconia che assale me ogni volta che torno a casa. Ho passeggiato per via Caracciolo, son salita fino a San Martino, ho percorso il Rettifilo e sono arrivata al Vomero. In ogni luogo mi ha catturato l'ironia del racconto e la sua profonda verità. La ragione di quello che ci accade spesso è indipendente dalla nostra volontà. Ed è molto più semplice e banale di ciò che pensiamo.

Nel racconto Il trucchetto di Olindo con saggezza Fabio affronta il tema della diversità. Quanto ancora ci spaventa e quanto sarebbe utile un sorriso in più. Arrivare a capire che ciò che non comprendiamo è qualcosa con la quale alla fine dobbiamo sempre fare i conti.

Nel racconto Ultime notizie dal papero ho riso fino alle lacrime. È stato come tornare bambina e avere la possibilità di dialogare con i miei personaggi dei fumetti preferiti. Ho provato affetto e tenerezza per i protagonisti e anche certezza che non li perderò mai. Perché in realtà, con tutti i loro difetti sono il nostro alter-ego.

Non sono da meno tutti gli altri racconti. Fabio è un autore di rara sensibilità. Il suo approccio con il fantastico è un modo sublime di parlarci di noi, delle nostre debolezze, delle nostre paure e di quanto probabilmente dovremo aspettarci nel prossimo futuro. Non si arrende e ci regala momenti di scrittura sublime. Il tutto con una nota di "malinconia"  e di follia che rende ancor più speciale ciò che ci narra.
Del resto è un artista a 360 gradi. Ho scoperto che è illustratore e  scultore.  
Ha creato l'Associazione Viv'arte, in cui cultura e arte si completano. È chiaro che un autore così debba essere messo sotto "stretta sorveglianza".
Gli ho chiesto di parlarmi del suo futuro e del suo mondo. Ecco cosa mi ha risposto.

- Quali sono i tuoi prossimi progetti?


I lavori più prossimi alla conclusione sono un voluminoso saggio sul weird scritto insieme a Vincenzo Barone Lumaga, scrittore ed esperto di narrativa gotica con cui condivido una rubrica sulle pagine di Rivista Milena. Il secondo obiettivo è il primo sequel del mio fantasy "Il ritorno dell'Arcivento", una saga che prevede quattro libri in tutto. Essendo bulimico di sogni, scrittura e fantasie, comunque ho in cantiere anche un fumetto di sf per una rivista americana, le illustrazioni di una favola riscritta dal regista Fioravante Rea e un'altra favola da costruire insieme, due storie legate alle tradizioni e la cultura del territorio campano. Ci sarebbero altri abbozzi di pubblicazioni future nel cassetto, ma per pudore e scaramanzia preferisco lasciarli ancora in forse...


- Mi parli dell'Associazione Viv'arte di cui sei stato fondatore?


Viv'arte è nata per la fortissima determinazione della mia ex moglie Nadia, presidente e cuore pulsante del gruppo. Insieme a un ristretto numero di soci attivi abbiamo prodotto mostre d'arte e artigianato, reading letterari e di poesia, seminari, il tutto contando sulle nostre forze, senza finanziamenti o grossi supporti logistici da parte delle istituzioni. Purtroppo questa condizione troppo solipsistica ha finito col logorare il gruppo, scompaginandone le fila, Attualmente Viv'arte è tornata in mano alla sua principale curatrice che opera in un altra regione, spero con maggiore fortuna della nostra tribolata città.. 


- Cosa pensi degli autori contemporanei. C'è qualcuno italiano o straniero (o tutti e due) a cui fai riferimento o da cui hai attinto e che ti ha aiutato a crescere dal punto di vista narrativo?


Per ragioni d'interesse personale e professionale, il mio osservatorio è polarizzato soprattutto sulla narrativa fantastica, in particolar modo quella italiana, che seguo con maggiore continuità. A questo proposito, mi sono reso conto con stupore che pur amando molto autori come Vonnegut, Ballard o King il mio immaginario è stato fulminato sulla via di Damasco dalla visionarietà di Dino Buzzati, con il suo bagaglio mitico, il senso del mistero dell'esistenza, l'atemporalità delle ambientazioni e la profonda umanità. Ovviamente, data la statura di Buzzati, mi accontento di giocherellare con le sue tematiche come un eco di pura ammirazione. Su un altro ambito linguistico, mi affascina la prosa poetica di Erri De Luca, per quanto mi rifaccia a modelli più crudi e cronachistici per ricalcarne l'immadiatezza della comunicazione.



Aggiungo una nota in calce.
Voi sapete quel che penso dell'editoria italiana e di come sia difficile per autori bravi e coinvolgenti riuscire a farsi spazio in un mondo in cui possono pubblicare tutti, dalle veline ai calciatori di 23 anni perché la legge di "cassetta" è quella più forte. Mentre i  meritevoli restano al palo.

Leggende metropolitane assicurano che uno scrittore è un grande scrittore  perché utilizza uno stile che lo rende unico. Per me uno scrittore e qualcuno che, con le sue parole, riesce a "farmi arrivare" a lui e a quello che narra. Quasi da poter sentire e vedere usando tutti i suoi sensi.
E'   questo di cui  parlo quando affronto il mondo della letteratura.
Perciò, quando ho di fronte un vero "Autore" non resisto  al desiderio di segnalarvelo. Perché la "lobotomizzazione" abbia termine e si torni a pubblicare libri che ti fanno venire voglia di leggere e leggere ancora.
Da rimanerne entusiasti e con cui riscoprire il piacere della Letteratura. Mi pare l'unico comandamento "libresco" al quale noi appassionati  dovremmo sempre arrenderci.

Grazie Fabio, a rileggerti presto.



NOTE BIBLIOGRAFICHE


Fabio Lastrucci nasce a Napoli nel 1962. Scultore e illustratore, ha lavorato con le principali reti televisive nazionali e il Teatro lirico nei laboratori Golem Studio e Metaluna. Nel 1987 disegna il fumetto La guerra di Martìn, su testi di Francesco Silvestri. Come autore teatrale ha scritto lo spettacolo Racconti salati (con F. Rea e F. Fiori), inoltre ha pubblicato racconti in riviste e antologie edite (tra gli altri) da Il Foglio Letterario, CS_libri, DelosBooks e Dunwich.
Nel 2009 tiene la conferenza Parole immaginate presso l'Accademia Albertina di Belle Arti di Torino. Nel 2012 pubblica il saggio I territori del fantastico con le Edizioni Scudo e nel 2015 il saggio Fantacomics con Delos Digital. Tra il 2014/15 pubblica con Dunwich edizioni l'horror L'estate segreta di Babe Hardy, e con Milena Edizioni i romanzi Precariopoli e Il ritorno dell'Arcivento. Collabora con interviste, recensioni e articoli con le riviste «Delos Science Fiction» e «Rivista Milena».
Info e contatti: https://www.facebook.com/fabio.lastrucci/" 

02 aprile 2017

QUELLI DEI BLOG DI VANITY FAIR.


Questo è un post amarcord. Per creare l'atmosfera giusta ho messo su un vecchio disco dei Beatles: Magical Mistery Tour.
Perché i Beatles sono memoria per me e pure il filo conduttore di quasi sette anni meravigliosi passati assieme ad un gruppo di persone che in un un certo qual modo hanno cambiato la mia vita.
I blog di VF hanno capovolto e modificato parecchi dei miei passi. Mi hanno invitato a scrivere per la prima volta al cospetto di gente che non conoscevo, facendomi mettere da parte la mia riservatezza e timidezza, dandomi maggiore sicurezza e consapevolezza, facendo in modo che il me stessa scritto nero su bianco mi facesse meno timore e mi stimolasse a crescere, già, quella maturità che cerchiamo forse per tutta la vita.
Ma la cosa più importante è stato avvicinarmi agli altri, a chi era lontano da me oltre che per le differenze geografiche, anche per il modo di essere e di sentire, per i credo di ogni genere, costruendo quel piacere del confronto che non si è mai più spento.
Tante belle anime, sorrisi, persone che sono entrate a far parte della mia vita. E alcune ci sono rimaste cementando l'amicizia con un percorso di vita che ora è comune. 
Altre, come facile supporre, sono state parte di una strada che inevitabilmente poi, si è divisa dalla mia.
Ma di tutti ho una grande malinconia, perché sembrerà assurdo, visto che ci sono stati anche momenti di battaglia cruenti, ho voluto loro un gran bene.
Quando si passa tanto tempo in luoghi in cui ci si racconta senza schermo e senza bugie è naturale cominciare ad appartenersi a volte nostro malgrado.
Succede quando ci si racconta così tanto e fino in fondo.
I blog di VanityFair.it sono stati questo: la nostra casa virtuale per un tempo che pensavamo potesse essere infinito.
E in una casa che è famiglia, capita di scontrarsi, per diversità di vedute e di scelte, per capriccio a volte, per testardaggine.
Si litiga e si fa pace, ma in fondo non si smette mai di volersi bene.
Tra qualche giorno quella piattaforma virtuale cesserà di esistere, ci sarà un nuovo direttore (anzi direttora) per VF Italia e un restyling del sito cancellerà tutto quello che conosciamo. C'è il dubbio, anche se Luca Dini ha detto che non succederà, di dove andrà a finire tutto quello che abbiamo scritto.
Tocca dire addio alla nostra casa tanto amata.
Ai giornalisti blogger che ci hanno sostenuto, supportato e sopportato, che ci hanno fatto ridere e ci hanno interessato e partecipato assieme ai loro post intelligenti, competenti, sempre motivanti.

Ma in particolare vorrei ringraziare:

Luca Fiorini di blog Retrò, incommensurabile ragazzo modenese imbattibile "crociato" dell'amarcord a cui mi presentai una vita fa con un "doppio wow" che gli piacque tantissimo e che ha fatto in modo che la "bambina yetterdei" potesse dare il meglio e il peggio di sé assieme ai suoi amici con vere e proprie scorribande tenute sul suo blog anche in sua assenza.

Luca Bianchini, che ho conosciuto proprio sulle pagine del suo Pop Up, in un primo tempo non capendo fino in fondo il suo modo di scrivere positivo e poi amandolo perché lui, il ragazzo torinese, è davvero così, la bellissima persona che poi ho avuto la fortuna di conoscere. Ora tutti i suoi libri sono nella mia libreria e mi auguro non smetta mai di farci sognare un mondo migliore.

Matteo Gamba del blog Diario di Adamo, che da giornalista esperto e intelligente quale è  ha saputo trascinare quella massa di inclassificabili commentatori che navigavano un po' a vista nel suo mondo, con servizi e post in cui siamo riusciti a parlare di tutto e a prenderci pure un po' in giro che ci sta.

Francesca Del Rosso del blog Le Chemio avventure di Wondy. Perché lei è. E sarà la persona migliore che ho avuto la fortuna d'incontrare.

Luca Dini, blog Caro Direttore,  il migliore direttore e giornalista che io abbia conosciuto, sempre corretto e coerente  in tutti questi lunghi anni di condivisione. Ha trasformato la mia rivista preferita in un modello di settimanale che poi, è stato imitato da ogni altra testata giornalistica italiana, inutilmente.
Nessuno è riuscito a superarla. Giornalisti di livello superbo ci hanno raccontato la vita italiana, ci hanno portato con loro nei posti di guerra dimenticati da tutti perché è più comodo non parlarne, mentre loro non hanno mai smesso. Ci hanno fatto leggere pezzi di narrativa eccellenti, e introdotto con semplicità in mondi che noi non avremmo mai potuto conoscere così bene se loro non fossero stati così bravi. Ora lo aspetta la missione di rendere tutte le testate Condé Nast Italia migliori di quello che sono. Sono certa che riuscirà nella sua impresa.
Ma qui, nel mio angolino di mondo, non posso fare altro che dire a lui e a a tutti i suoi collaboratori quanto bene ho loro voluto e continuerò a volere. Come ha detto nel suo ultimo post: IL  BENE NON FINISCE.

Grazie di cuore Luca. 
Grazie di cuore a tutti voi. E agli amici dei blog di VF.

Vi vorrò bene per sempre.

Mariella.