In quella casa di campagna lungo la strada ferrata, ci passavamo gran parte delle nostre estati.
Lì tra le montagne e il fiume, alle pendici del paesino natio di mio padre.
Si arrivava a fine giugno. I genitori ci lasciavano al sicuro e respiravano un po'. Alla guida della truppa, i nonni. Anzi, nonna Maria.
Tempra forgiata nell'amianto. Una vera lottatrice.
Durante il giorno eravamo liberi, si scorrazzava in lungo e in largo tutti insieme. Femmine e maschi. I cugini. Figli di tutti i fratelli che si davano appuntamento ogni estate. A dire il vero non è che noi femminucce fossimo amate alla follia dai cugini maschi. Eravamo le cuginette rompicoglioni. Sempre pronte a mettersi in mezzo e a disturbarli. C'erano le simpatie e i contrasti. Io ero quella più difficile. Le sorelle e le cugine a turno, avevano in simpatia l'uno o l'altro dei fratelli. Io nessuno; soprattutto amavo rompere le scatole, per cui ero quella meno ben vista. Ne combinavo di ogni. Dispettosa, forse perché la più timida, cercavo di attirare l'attenzione nel modo meno opportuno.
Chiaro che volevamo fare tutto quello che facevano loro. Per cui, che si trattasse di spedizioni in campagna, di andare a pesca o semplicemente di farsi i fatti loro, avevano le"piattole" alle calcagna.
Nonna ogni tanto, doveva rimetterci a posto. Gli uni e le altre. E lo faceva col polso che aveva, senza sconti.
Tutte le settimane venivano i nostri genitori, mio padre o mio zio Agostino, a controllare la situazione.
Arrivavano in "servizio".
Li sentivamo perché la casa era poco distante dalla stazione e loro chiedevano al macchinista del treno di far "fischiare" la Littorina mentre si avvicinava.
La strada ferrata sull'Ofanto era una linea storica che ora, purtroppo, non esiste più. Ne ho già parlato, lo sapete che sono una malinconica.
Al loro arrivo, sia zio che papà, si facevano raccontare cosa avevamo combinato in quei giorni e se il livello di "brigantaggio" era stato eccessivo, scattavano le punizioni.
In linea di massima andava sempre bene. Meno quella volta che volli salire sull'albero di ciliegie della nonna e caddi. Mi rovinai la vacanza. I nervi del braccio sinistro si accavallarono facendomi vedere le stelle e passò qualche giorno prima che la nonna si decidesse ad accompagnarmi da un "santone" del luogo che, senza tanto indugiare, con uno strappo veloce, me li rimise a posto.
Zio Agostino era quello più dolce con le nipoti. Forse perché avrebbe tanto desiderato avere una figlia femmina e la vita gli aveva donato ben tre figli maschi.
Ero una delle sue preferite ed io ricambiavo il suo affetto.
Una estate, nonna era disperata perché mangiavo poco. Ero una bimba esile, dal non grande appetito. Poi crescendo sono migliorata.
È lui s'inventò una gara tra me e mio cugino Davide. Ci mandò nell'orto della nonna a raccogliere dei pomodori. Lei coltivava i famosi pomodori insalatari, succosi lunghi e carichi di sole.
Al ritorno ci mise a sedere attorno al tavolo di legno della cucina.
Prese un piatto e li tagliò ognuno in quattro pezzi e poi li condì con del sale. La gara fu uno spettacolo, li mangiammo tutti. A onor del vero non ricordo chi la vinse, penso mio cugino. Non è che io amassi in maniera particolare i pomodori, ma sicuro la competizione mi coinvolse.
Ricordo lo sguardo di zio: brillava. Era orgoglioso di essere riuscito a convincere la sua nipotina a mangiare qualcosa di sano e buono. Io da allora, li adoro i pomodori. E quando posso lì mangio così: caldi di sole e con un pizzico di sale.
Ed è esattamente così che voglio ricordarti: alto e fiero, con lo sguardo brillante e un sorriso appena accennato che il tempo e la vita non hanno mai spento. In compagnia dei tuoi cani adorati. Quelli che ti accompagnavano in ogni battuta di caccia, anche se io ogni volta ti auguravo buona caccia. Questa volta non lo farò. Divertiti.
Ciao zio.
Un post dolcissimo, toccante...e non aggiungo altro, per rispettare la "sacralità" di questo tuo ricordo.
RispondiEliminaUn abbraccio e buona serata, amica.
Resto in silenzo per non sciupare questo struggente ricordo, ti sono vicino col cuore amica mia!
RispondiEliminaCiao donnina dalle scarpette rosse, ti voglio bene.
Xavier
Ci sono degli eventi ultimi nella nostra vita, che danno significato a tutto il resto.
RispondiEliminaCara Mariella,
RispondiEliminagli antichi greci pensavano che una persona non scompare mai del tutto, finché il suo nome verrà pronunciato da qualcuno.
Ti bacio con affetto.
Un ricordo che sa di tanta felicità, di sole e di sapori...Sarà sempre al tuo fianco , si percepisce, con la sua dolcezza, i suoi cani e persino nell'augurargli" buona caccia"
RispondiEliminaTi stringo forte Mariella!
Il bene impresso nel tuo cuore non scomparirà mai. Nemmeno il tempo riescirà a soffocare il ricordo di una persona che ci è stata così cara in vita. Lo so, lo so bene, conosco quel sentimento. Possono scomparire le lacrime, forse, ma i ricordi struggenti dei tanti momenti felici e non trascorsi insieme ci accompagnano per tutta la vita. Per fortuna aggiungo. Ti abbraccio.
RispondiEliminaA Mariè, lo sai che adoro questi paesaggi del passato, queste passeggiate nella memoria. Chi non rispetta la memoria non merita di vivere il presente alla grande e non si prepara al futuro. Io mi commuovo quando sfolgora nella mia memoria uno squillo di luce o una ventata di ombra del mio favoloso passato. A quel che pare anche tu, ma si sa -cioè lo sappiamo io e te- che abbiamo questa costola in comune, ma tranquilla tu non se la mia Eva e io il tuo Adamo e non spunta la punta della coda del serpente che ti sbatterà la mela in bocca. Ti sei quasi sbracato un braccio cadendo da un albero? Io sono rimasto a terra tramortito -e nessuno sa quanto a lungo perché i miei amichetti credemdomi morto sono spariti- forse un paio d'ore finché non è passato di lì un contadino che tornava dai campi e che mi ha caricato sul basto del mulo come uno straccio sporco.
RispondiEliminaProprio vero: i bambocci hanno sette spiriti come i gatti. Dieci anni avevo io, e tu?
Oppure un'altra volta che eravamo andati con delle ceste a raccogliere ciliege (e a mangiarle) quando passava nella strada a pochi metri dall'albero una colonna tedesca. Quattro camion avanti e uno un po' più indietro. Si fermarono tutti e vedemmo i soldati schizzare fuori urlando in tedesco cose incomprensibili (immagino oggi che dicessero Achtung Flugzeugen! Los Leute, los) e sentimmo arrivare in picchiata uno Sputfire inglese o due. Volammo giù dall'albero mentre l'aereo cominciava a mitragliare e ci nascondemmo sotto l'ultimo dei camion, credendoci al sicuro. Cinque minuti dopo era tutto finito, ma noi rimanemmo là sotto. Rientrarono i soldati. Due dei quattro camion stavano bruciando e i soldati si grattavano le zucche felici di averla scampata, quando un sergente ci scovò là sotto. "Fuori di lì, Junge -disse il sergente- e tutti ridevano e ci facevano segno con le mani, una grossa O unendo pollici e indici. Insomma avevamo avuto fortuna. E ti credo! Quel camion trasportava munizioni, granate di artiglieria, tantissime. Sarebbe bastato un proiettile di quella mitragliatrice inglese e noi saremmo evaporati nell'esplosione.
Pensa che fortuna.
Mari, le parole sono superflue in questo caso.
RispondiEliminaSoffrirai, perchè il lutto e quello che di noi se ne andato con la persona amata, in questo caso tuo zio, fa sempre stare male.
Ma vivi, vivi per lui: è il dono migliore che puoi fare per tenere viva la sua memoria.
Un abbraccio forte.
Sì, ciao zio!
RispondiEliminaè stato un bel modo di ricordarlo. un abbraccione! :-)
RispondiEliminaUn bellissimo e tenerissimo ricordo quello per tuo zio.
RispondiEliminaUn abbraccio.
Belle queste parole. Morbide di una tenerezza e di una nostalgia che non è semplice far percepire. Ma ci sei riuscita.
RispondiEliminaE scrivere è un bel modo per ricordare. Per celebrare.
Un abbraccio
Un bellissimo ricordo, hai descritto così bene il passato che m'è sembrato di vederlo.
RispondiEliminaMoz-
Malinconia, memoria e pomodori caldi di sole. Non servono altri ingredienti. Grazie!
RispondiEliminaDomani è la giornata della memoria. Come l'hai celerbrata bene, Marì...
RispondiEliminaLe tue parole sono dolci.
RispondiEliminaMolto.
Bellissimo.
E' un post molto intimo, caldo e toccante. Parole davvero splendide, dolci e morbidissime, piene d'amore e affetto. Che dire, saluto anche io il tuo caro zio, e abbraccio te :)
RispondiEliminaGrazie a tutti. Vi abbraccio.
RispondiEliminaUn abbraccio Mariella, belle parole!
RispondiEliminaMariella che bel omaggio per tuo zio.
RispondiEliminaTi abbraccio
Un ricordo malinconico, dolce e se mi permetti, allegro allo stesso tempo. Stupendo!
RispondiEliminaUn forte abbraccio