26 aprile 2021

[CRONACA] QUANDO I FIGLI UCCIDONO I GENITORI

 

L'ultimo fatto di cronaca è avvenuto venerdì scorso ad Avellino. Una ragazza di 18 anni  ha ucciso suo padre con l'aiuto del fidanzato, esecutore materiale.  Il motivo del gesto è da ricondurre al fatto che il padre non accettava la relazione della figlia (giovanissima) con un giovane che aveva precedenti penali e un presente di tossicodipendenza. La storia tra i due aveva da tempo portato a scontri tra il padre e il giovane che aveva già provato a minacciarlo con una sciabola. I ragazzi pianificano la strage: la sera del 23 aprile la ragazza lascia la porta di casa socchiusa consentendo al fidanzato di entrare. Lui si avventa sul padre che riposa sul divano e lo colpisce con 7 coltellate.  Ma il piano prevedeva l'uccisione anche della madre e della sorella. Piano che fallisce perché le donne chiamano il 113.  I ragazzi, messi alle strette dagli investigatori grazie anche alla visualizzazione dei messaggi sui cellulari, confessano e vengono arrestati.

È solo l'ultima tragedia tra quelle che la cronaca ha individuato negli anni. E che ha per protagonisti giovani e giovanissimi, che decidono di sterminare le proprie famiglie. Alla base dei conflitti, spesso fattori economici o divergenze personali. 

I casi negli ultimi anni sono aumentati con una incidenza spaventosa. Ma quel che mi ha fatto davvero inorridire è stato leggere, tempo fa, una dichiarazione di un criminologo, Francesco Bruno:

"I parenticidi, seppur orribili, si possono capire. Nessuno nasce omicida, ma se un giovane arriva a compiere un delitto è chiaro che la responsabilità sia dei genitori. Ai genitori non frega niente dei figli. È fallita la famiglia, la scuola e la società: i ragazzi sono le vittime.  A causa di ciò i ragazzi arrivano a compiere delitti di questo genere come se usassero i videogiochi”.

Perdonatemi, se ho trovato questo commento eccessivo. Come dico spesso, non sono madre però mi domando se sia possibile scaricare la responsabilità di queste tragedie tutta sulle spalle dei genitori. Sicuramente molte famiglie hanno perso di vista alcuni valori fondamentali per l'educazione dei giovani, in alcuni casi c'è meno attenzione tanto da portare a trascurare  segnali di disagio  che possono essere importanti.  

Davvero non si nasce omicidi? Davvero è tutta colpa del fallimento di famiglia, scuola e società? O c'è ben altro e i risvolti psicologici sono così vasti che diventa complicato stabilire con assoluta certezza cosa ci sia davvero dietro questi delitti?



46 commenti:

  1. Se per nascere omicidi intendiamo che l'ereditarietà e quindi il corredo genetico sono elementi dai quali si evince se uno ucciderà o meno non sono d'accordo ma può esserci una predisposizione che anche fattori ambientali possono concorrere a formare. Non concordo col commento perché ci sono ottimi genitori che tirano su figli terribile

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    1. Il commento l'ho trovato spaventoso. A mio parere è impossibile stabilire cosa porti una persona a commettere un omicidio. I fattori da prendere in considerazioni sono tanti, la predisposizione certamente. Ma che sia tutta colpa della famiglia lo trovo superficiale e pericoloso.

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  2. Quando ho letto di questo fatto di cronaca sono rimasta basita.
    Non potevo credere di tanto odio provato e tanto desiderio di vendetta da parte di una ragazza così giovane e per un motivo quasi banale... secondo me non è la vera ragione, i risvolti psicologici sono certamente tanti e vari.
    Poi ho letto quell'assurda dichiarazione criminologica. Non si può fare di tutta l'erba un fascio. Bisogna approfondire caso per caso, persona per persona. Ecco perché la giustizia spesso fa degli errori assurdi che sono anche impuniti, anzi a volte certe dichiarazioni premiano, promuovendo ad incarichi superiori chi le fa. Ma questa è un'altra storia.
    Non credo però che si nasca omicidi. La società ed il nostro modo di vivere influisce molto su ciò. Se essa è marcia ci vuole una grande intelligenza e forza per venirne fuori e non farsi influenzare. Altro che genitori ed educazione, che è sì importante ma non assoluta.
    La certezza non ci sarà mai se non dichiarata apertamente da chi compie il misfatto. Ed è questo il lavoro che devono compiere i criminologi senza dare sentenze forzate e non attinenti al reale.
    Che tristezza Marilella leggere certe notizie, soprattutto dalle nostre parti...
    Abbraccio forte.

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    1. Io penso che la giovane età sia un fattore da non trascurare. Quanto si è ingenui e manipolabili, durante la giovinezza. Quanto si è testardi e feroci. E poco inclini a sopportare regole. Potrebbe essere uno dei motivi scatenanti. Sul nascere con un istinto omicida ci sono parecchi studi, se solo pensiamo ai serial killer...
      Vero, una grande tristezza.
      Bacio.

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  3. c'è una cosa che si può fare senza uccidere nessuno .
    Hai 18 anni ..TE NE VAI DA CASA!
    non sei prigioniero ,non ti sta bene lì , vai!

    e non credo alla società malata ,la famiglia malata , o altro ..
    anche se si è famiglia si possono avere dissapori anche odio ..sappiamo che la famiglia del mulino bianco esiste solo in pubblicità ..ok , ma non devi restar li se non stai bene ,vieni maltrattato ..prendi e te ne vai !
    lo puoi fare non è che devi rimanere sempre lì ..è che a volte si vuole eliminare il disagio (padre/madre) ..ma rimanere li nel nido con tutti gli annessi e connessi (casa /SOLDI)
    perchè altrimenti non si spiega il comportamento ...puoi scegliere sei maggiorenne ..VAI!!


    ciao

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    1. Eh si, si vuole avere tutto a quell'età. L'indipendenza, la libertà e lo si pretende dalla famiglia. E magari non si muove un dito per guadagnarsela quell'autonomia. Come hanno fatto molti di noi, uscendo di casa e andando a lavorare prestissimo per non pesare sulle spalle dei genitori.

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  4. Ciao penso che nella storia dei più grandi serial killer ci siano stati molto spesso situazioni disagiate in famiglia.
    È un dato di fatto basta leggere le biografie di questi personaggi.
    Certo è che molti di questi non son arrivati comunque ad uccidere chi li ha generati e si son “sfogati “ verso gli altri.
    Certo che i casi più recenti a mio avviso non son diventati serial killer perché li han fermati prima.
    Ma te pensa a Pietro Maso , ad Erika De Nardo ...a
    Riccardo Vincelli..fino al recente caso di Benno.
    Mi chiedo se fossero rimasti impuniti..avrebbero continuato ad uccidere ancora ..forse?

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    1. Sai da dove è partito questo post? Quando ho letto su Sette la storia che non conoscevo della pluriomicida Doretta Graneris, che a 19 anni uccise, con l'aiuto del suo fidanzato, (siamo agli inizi degli anni '70) i genitori, il fratellino adolescente e i nonni mentre erano tutti a cena davanti alla tv. Si erano procurati le armi e li ammazzarono senza pietà. Il fratellino si era nascosto sotto la tavola e loro non si fecero scrupoli di nessun genere. Lei non aveva problemi economici o situazioni di disagio. Ha scontato i 25 anni di galera e ora è libera e lavora. Mai una parola, mai un momento di pentimento, mai nulla. Una così avrebbe continuato ad uccidere? Possibile, una così non ha nulla di umano.

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  5. Devo dare ragione al criminologo: la mela non cade mai lontana dall'albero.
    Nella famiglia più di qualche volta mancano dei riferimenti che rendano non necessario avvicinarsi a soggetti negativi/pericolosi come il fidanzato di questa figlia sciagurata; molte amicizie i figli le costruiscono per ribellione, per cercare una figura mancante nella propria famiglia o per ribellarsi a delle imposizioni troppo rigide, a delle punizioni spropositate. Discorso che può valere per entrambi i giovani coinvolti in questa tragedia.
    E nella scuola troppo spesso ci si limita alla didattica prevista dai programmi istituzionali, e non ad affrontare, magari attraverso incontri con la presenza dei genitori, questioni che servono quanto la formazione culturale per un corretto inserimento nella società. Io trovavo stupido che, per esempio, lo studente di una classe accanto fosse stato arrestato, e noi dovevamo parlare di Ferdinando d'Aragona piuttosto che collimazioni stechiometriche o reddito fondiario! Non ci si può limitare alla "traccia di cronaca" nel tema di Italiano!

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    1. Io invece penso sia una somma di fattori, sicuramente la famiglia e la sua "assenza" incidono, ma ci sono famiglie e famiglie. Ricordo nel caso di Erika e Omar, di avere sempre guardato con grande rispetto alla dignità del padre.È sempre rimasto accanto alla figlia e ancora oggi, dopo tanti anni, la protegge. Ecco, se si cresce con un padre così, come è possibile solo pensare che sia colpa del contesto familiare? C'è ben altro, c'è follia, c'è incoscienza, debolezza e ignoranza. C'è tanto di quel grigio che radicali come siamo, noi pensiamo non esista. E invece è il cono d'ombra che dovremmo tenere presente.

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  6. Il commento del "criminologo" mi sembra molto superficiale e qualunquista. Un parricidio è (per fortuna) un evento raro, quindi è opportuno esaminare caso per caso, non risolvere tutto col solito ritornello "colpa della famiglia".
    Erika De Nardo non mi sembra che vivesse con una famiglia opprimente. Pietro Maso, per sua stessa ammissione, "voleva i soldi"...
    Questo ormai fastidioso metodo di dire "colpa della società" e "colpa della famiglia" lo condivido solo in parte: la responsabilità individuale esiste sempre, in certi casi è l'unica vera causa dell'omicidio perché esistono persone affette da delirio di onnipotenza che si credono in diritto di poter anche uccidere se a loro "fa comodo" per ragioni anche stupide.

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    1. Esattamente, sono d'accordo con te. Anche Pietro Maso viveva in una famiglia sana, con ottimi principi, ma lui pensava solo ai soldi. E se non erro, le sorelle successivamente lo hanno denunciato perché le aveva minacciate. Un gene disturbante forse, l'incapacità di sostenere le proprie responsabilità sicuro.

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  7. Non credo proprio che si nasca omicidi. Le circostanze ti portano poi a determinati gesti. Non posso credere si nasca col genio dell'omicidio, così come uno può nascere col pallino della musica, anche se quest'ultimo, poi, ascoltando Achille Lauro, potrebbe arrivare ad uccidere, quindi in qualche modo il ritorno a quelle circostanze intreccianti cui accennavo prima..

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    1. Un insieme di fattori, condivido. Secondo me si nasce con una coscienza allentata. Ovvero, una pessima percezione della correttezza, della dignità, di quel che è oggettivamente giusto o sbagliato. Ma Achille Lauro che ti ha fatto? È come i social vedrai, tra poco passa di moda...

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  8. Secondo questi ricercatori J.R. Kempft, i Prof. A.R. Jonshon della NY
    University e F.L. Ling della California State University) che hanno studiato
    il patrimonio genetico di un certo numero di condannati negli Stati Uniti
    per reati di violenza, ed in particolare per omicidio, il primo dato che li ha sorpresi è stato che in tutti questi casi ritrovarono anomalie concentrate nel cromosoma 22, ed in un ben preciso segmento di
    quel cromosoma che ora chiamano "il tratto dell'assassino".
    Sognano o son desti?
    Di fatto ciò che mi colpisce in questi omicidi famigliari è che sono compiuti per denaro o perchè non sopportano le ingerenze di carattere educativo dei genitori.

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    1. Non avevo mai sentito parlare di questo studio. Che avvalora la tesi del "gene" omicida. E mi sta bene per i serial killer, per fare un esempio. Ma questi ragazzi, così giovani e già disperati? Perché bisogna davvero essere disperati, a mio parere, per organizzare delle stragi in famiglia...

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    2. No Mari, è mancanza di freni inibitori e non so se questo dipenda dal DNA, ma domani mmi informo

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    3. Si mi interessa. Grazie!

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  9. Sono anni che "combatto" col figlio ora dodicenne che mi chiede di avere quello che hanno i suoi amici. Alle elementari si lamentava perché era uno dei pochi in classe a non possedere un cellulare; adesso che ha il telefonino si lamenta perché ho attivato il parental control per gli under 13 bloccando applicazioni e siti non adatti alla sua età; si lamenta perché tanti suoi amici hanno Tv e playstation in camera, nonché canali a pagamento. Adesso che anche noi abbiamo Netflix (ma sulla tv in salotto perché il televisore in camera da letto in questa casa non ce l'ha nessuno) si lamenta perché non gli permettiamo di vedere telefilm vietati agli under 14, telefilm che i suoi amici guardano. Si tratta di serie violente in cui la rissa, il picchiare, è strumento utile a dirimere qualsiasi tipo di conflitto, nonché a passare il tempo (poi ci stupiamo delle risse organizzate dai giovani via social?) e di serie in cui il sesso, slegato da qualsiasi sentimento, fatto con chi capita, anche in contesti orgiastici e spesso in modo violento, è l'ingrediemnte principale.
    Ora. Io immagino che i genitori di questi ragazzini non abbiano la minima idea di cosa i loro figli vedano nel segreto delle proprie camere, tuttavia è evidente che questo accontentare, fatto con le migliori intenzioni, produca risultati educativi dubbi.
    Con questo non voglio dire che la colpa dei parricidi sia dei genitori, assolutamente no, non mi sento di avallare questa tesi, però penso che ci sia un vuoto educativo enorme da parte delle famiglie che, a volte pensando di dimostrare così l'amore per i figli, hanno abdicato al loro ruolo.

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    1. In alcuni casi è evidente che i genitori non sappiano nulla di quel che vedono, sentono o fanno i loro figli. E sicuramente parte delle responsabilità gli toccano, è indubbio. l'accondiscendenza sta facendo dei danni enormi, Hai scattato una fotografia realistica ed efficace di quello che circonda noi e i nostri figli. Ma che si arrivi a pensare sia solo colpa della famiglia, io non riesco ad accettarlo. Non dimentichiamo anche il ruolo della società, altra grande assente.
      PS: anche a casa mia il televisore in camera da letto non esiste.

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    2. Non son d’accordo con Hermione...mia figlia di dodici anni adesso ha già visto nell’ordine : Riverdale
      It 1 e 2
      La Babysitter 1 e 2
      The Act
      Film e serie televisive su canali a pagamento che hanno visto e vedono tutt’ora la maggior parte degli adolescenti .
      Non esistono più gli Happy Days o i Beverly Hills 90201 (?) dei nostri tempi ... e non possiamo pretendere che i nostri ragazzi guardino La casa nella prateria.
      Io son dell’avviso che censurare non è mai positivo soprattutto se poi l’adolescente si può sentire “disagiato” nei rapporti con i suoi coetanei a causa di scelte che più che educative a me sembrano egoistiche.
      Bisogna guardare i programmi con i ragazzi e far capire loro che certi comportamenti presenti in determinate serie e film sono sbagliati e confrontarsi.
      Ma impedire no..anche perché trovano sempre la maniera di fartela in barba.
      Poi chiaro che sto parlando di serie accessibili a tutti mica nonostante i divieti..ai minori.
      E comunque non sto parlando di film porno o ultraviolenti ..dove una presa di posizione da parte del genitore è più che giustificata .
      Ripeto : se a mia figlia cerco di far vedere Beverly Hills o Happy days ..me ride dietro.

      Ah ..io non ho la tele in camera ma ho tutte le predisposizioni del caso.
      Quando c’ho avuto il covid la tele in camera me la son portata -:)


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    3. Max, sicuramente ci sono genitori molto presenti e sul "pezzo" riguardo l'educazione dei figi, altrimenti, secondo quanto detto dal dottor Bruno, non le conteremmo più le stragi familiari. Mi piace questo confronto tra genitori, del resto io non lo sono e vi lascio campo libero;) Posso aggiungere che, da quello che vedo e sento in giro, molti non hanno la minima idea di quel che fanno i propri figli nella penombra della loro stanza quando sono in rete e chi frequentano quando escono. Lo trovo destabilizzante e mi demoralizza. Dall'altra parte conosco genitori che non mollano mai, i miei preferiti. Io in camera non ho neppure la predisposizione, nel caso dovessi essere costretta a starci per giorni interi, andrei di musica e libri;)

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  10. Sono in totale disaccordo con le parole di Francesco Bruno... generalizza troppo. Non si possono accusare sempre i genitori per tali crimini. Noi siamo sempre il frutto di componenti genetiche miste a componenti di origine sociale e culturale, ma personalmente credo che la componente genetica svolga un ruolo importante, altrimenti non si spiega il comportamento non solo criminale, ma anche indisciplinato che hanno alcuni giovani nonostante abbiano ricevuto una buona educazione.

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    1. Mi ritrovo nel discorso della componente genetica e siamo in molti a condividere. Io sarò testarda, ma penso che i comportamenti disturbanti dei ragazzi sono dovuti a diversi fattori, compreso il non volere sottostare alle regole e l'essere molto influenzabili.

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  11. Ce ne sono stati tanti di questi casi da Erika e Omar, al delitto di Trento , nei mesi scorsi. Io resto sbalordita dalla giovane età degli assassini, non capirò mai come un figlio possa arrivare a odiare tanto i genitori da ucciderli, però non sono proprio d'accordo con quanto dice Bruno. La scuola, la famiglia, la società sono in crisi; ma non credo che questo basti a giustificare questi omicidi . Alla base ci deve essere un odio profondo, una totale mancanza di rispetto e di umanità, credo che ci sia un male più profondo , che non so definire, che porta a tutto ciò ; non è normale. Sono ragazzi che hanno bisogno di cure, ma già da prima di arrivare a tanto, avevano bisogno di cure. Almeno, io che ho assistito i miei genitori, fino alla morte , la vedo così. Buona settimana.

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    1. Verissimo quel che dici: la mancanza di umanità. Anche a me sono sembrati delle bestie, per l'efferatezza, per la totale assenza di scrupolo. Quasi non fossero più esseri umani. Chissà se avevano mai destato sospetti in famiglia, se c'erano stati episodi precedenti che avrebbero dovuto mettere in allarme i familiari invece di essere minimizzati. Ma poi, si sarebbero lasciati aiutare?
      Quante domande senza risposta.
      Un abbraccio e buona settimana a te.

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  12. Fatti che sconvolgono solo pensarli. Il commento di Bruno a mio parere è infelice e eccessivamente stringato, tuttavia anch'io credo che nessuno nasca omicida. Non resta che la preghiera, la compassione e il perdono. Buona settimana Mariella.
    sinforosa

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    1. Per la loro famiglia quello che consigli è sicuramente un ottimo modo per riuscire ad andare avanti. E non farsi schiacciare da tutto quel dolore.
      Buona settimana a te.

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  13. I Criminologi come spesso i Giudici sono buonisti e cercano sempre le ragioni piu assurde come scuse, quasi a sminuire le gravi colpe dei feroci assassini che quasi sempre uccidono per avidità.
    Ciao Mariella, fulvio

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    1. Avidità e stupidità, aggiungo io.
      Perché chi pensa di ammazzare la famiglia e riuscire a farla franca, è anche stupido.
      Ciao Fulvio.

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  14. È troppo comodo fare sempre la colpa alla famiglia alla scuola alla società in genere. Evita di scandagliare gli animi esacerbati di colori che uccidono. Evitano la fatica di cercare di capire.
    Tutti possono essere colpevoli ma tutti possono essere innocenti. O magari al 50%
    Se ci sono buone basi, Buoni insegnamenti, buono esempi è più facile che certe cose non accadano. Poi a volte si intromettr un'amicizia o un amore e il lato negativo di una persona viene a galla

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    1. Certo, dare una spiegazione così superficiale consente un gran risparmio di tempo ed è un ottimo modo per rimanere impresso. Io di certo questo signore, eminente criminologo, non me lo dimentico vista la baggianata detta;)
      E anche tu supponi ci sia dietro della manipolazione. Ragazzi giovani e influenzabili.
      Notizie orrende cara Pat. Orrende.

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  15. La perdita di valori della nostra società ha portato anche a questo, ogni caso è una storia a se, anch'io non sono d'accordo con il commento del criminologo.
    Saluti a presto.

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    1. Ogni caso va giudicato singolarmente, sono d'accordo.

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  16. Siamo in un periodo di cambiamento epocale e tanti punti fermi si vanno a far benedire. E comunque queste tragedie vanno valutate caso per caso.

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    1. Come dicevo ad Enzo, condivido. Fermo restando che alcuni punti in comune ci sono.

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  17. E' spaventoso. Credo si sottovalutino i danni della filmografia violenta. E non c'è abbastanza affettività e rispetto della persona nella società, anche per le persone c'è l'usa e getta, come se il prendere o lasciare fosse privo di gioia dolore. Ci sono genitori anaffettivi, non è colpa loro, che credono che bastino le cose materiali per i figli: ci sono sempre stati. Ma un tempo I bambini godevano di un tessuto sociale ben aggregato.
    La mia analisi viene dall'avere conosciuto il pre e post consumismo.
    I miei figli sono nati nei primi anni 70 e sono riuscita, forse anche per volontà loro, a tenerli lontani da discoteche e droghe. Le loro figlie adorano i nonni, merito dei genitori che ne parlano bene in famiglia e merito dei nonni che mettono l'accento sui lati positivi dei genitori e del loro impegno nella vita. Un corrente di amore! Non so veramente spiegarmi da dove nasca tanta efferatezza e non riesco a pensare a come si inneschi un disagio così grande. Forse è una pulsione irreprimibile di alcuni individui...

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    1. La famiglia e il tessuto sociale collegato, come lo ricordiamo noi, non esistono più. Sono franati sotto la spinta del progresso economico che ha ucciso quei valori che ricordiamo con malinconia. La tua disamina è perfetta Nou, mancanza di amore. Il circolo di amore dal quale eravamo circondati. Probabilmente la solitudine è la prima causa di questo sfacelo. A cui sommare anafettività, debolezza, mancanza di valori.

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  18. In merito a questo argomento io ho due considerazioni da fare. Non è da escludere una patologia di natura narcisistica patologica da rendere il soggetto completamente anaffettivo e privo di qualsiasi empatia e sentimenti. Sono persone malate e raramente si riconoscono in questa patologia, quindi è molto difficile individuarli. La seconda considerazione, invece, riguarda la frase che hai citato tu. Credo fortemente che questa società sia oggi malata di lavoro e di femminismo all'eccesso. I figli, i bambini eppoi gli adolescenti, hanno necessità di una mamma presente, e non perennemente fuori casa e stressata. Perchè fare la mamma è un lavoro a tempo pieno e non c'è spazio per altro, soprattutto se non hai appoggi e aiuti che ti permettono di stare fuori casa. Fare la casalinga oggi sembra una malattia, come se fossi una pazza. E invece è quello che è stato perso, che abbiamo permesso di perdere e adesso non ci lamentiamo se i nostri figli sono dei mostri, perchè per primi lo siamo stati noi, cambiando questa società in peggio. Elisa

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    1. Hai ragione quando dici che "fare la casalinga sembra una malattia" eppure le nostre mamme, quel lavoro lo svolgevano con orgoglio.
      Amara considerazione la tua. Condivido in toto, sia per quel che riguarda la patologia narcisistica (anche io insisto nel dire che alla base ci deve essere qualche anomalia genetica) sia per quel che riguarda il nostro essere stati i fautori della disgregazione sociale.

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  19. Responsabile la vittima, che non ha preso attenzione sull'educazione della figlia?? Guarda,... e come dire che è la società chi ha la responsabilità dei rapinatori; per me, un discorso troppo facile.

    I fatti danno la ragione al padre, troppo tardi: quel ragazzo non era un buon compagno per la figlia.

    PODI-.

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    1. Sicuramente la ragazza ha subito l'influenza del fidanzato.Ma per decidere di ammazzare l'intera famiglia non basta...
      Ciao Podi.

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  20. Sai Mary, temo che come ci siano persone molto buone, ci siano anche individui molto malvagi. Mi pare che però facciamo fatica ad accettarlo e preferiamo tirare in ballo la patologia del singolo, della società, della famiglia.

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    1. Forse il cercare un motivo o una causa ci aiuta ad allontanare l'orrore della pura e semplice malvagità.

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  21. Pur convinta che l'ambiente posso formare o *s-formare* una persona, non rifuggo la teoria del buon vecchio Lombroso, mentre rigetto con orrore la teoria di quel criminologo.

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    1. Lombroso è stato duramente contestato ma un fondo di verità sulle sue teorie secondo me c'è. Il criminologo di cui parlo è superficiale nel suo approccio. Da condannare.

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)