21 aprile 2021

[SOCIETÀ] LA SOVRAESPOSIZIONE ONLINE MI DISTURBA!

 

CommunicationVillage.com

Comincio ad essere veramente disturbata dalla sovraesposizione pubblica dell'esercito di millennians + plus a cui sono costretta ogni sacrosanto giorno.  Fidanzamenti, matrimoni, gravidanze, nascite, separazioni, divorzi tutto documentato fin nei minimi particolari su ogni social: Instagram, Twitter, Facebook, Telegram,  Tiktok, ecc...ecc...ecc...

Siamo un esercito di copioni, perchè se Chiara Ferragni si mette in posa davanti allo specchio con il suo bel pancione all'ultimo stadio, ecco che ci sentiamo quasi  in dovere di fare lo stesso anche noi.  Invidiosi come siamo. Non vogliamo essere da meno, perdendo di vista un "piccolissimo particolare" che lei è un personaggio pubblico, una imprenditrice che vale oro e ogni singola foto che posta è per lei: LAVORO. Anche la sua pancia e la sua bellissima bimba, che appena nata le ha fatto guadagnare migliaia di euro con la tutina a firma del suo brand. Nuovissima linea per i più piccoli.

Come lei vogliamo essere ammirati, adorati, riconosciuti. Andando oltre ogni limite di decenza. Del resto, inutile che ci nascondiamo, desideriamo la stessa vetrina. A costo di renderci ridicoli. E così scattiamo tutto quel che ci capita a tiro e che ci riguarda. La sagra del paese, la passeggiata nel parco, il balletto che mette in mostra il nostro essere fuori luogo e fuori tempo.  Siamo lì, visibili, e allo stesso tempo non risparmiando critiche agli altri. Vogliamo che piovano like sui nostri post di FB e sulle nostre foto di IG. Aspiriamo alle stesse visualizzazioni sulle stories. Esibizionisti sfrenati. 

Chiaro, non possiamo ottenere gli stessi risultati. E allora sale l'ansia e ci ritroviamo tutti insieme, un esercito di depressi. Perché quando si abbassa la soglia dell'attenzione dei nostri vicini di casa, cominciamo a farci domande sul perché non veniamo più visualizzati e approvati.  Come succede spesso, alla fine della recita, ci ritroviamo soli e sperduti. Persi e difficilmente recuperabili.  Un grosso rischio, non credete?

Cosa fare allora?

Ribadisco il concetto dell'uso consapevole dei social. A volte non esserci e scegliere di vivere prima di ogni cosa, è la soluzione ottimale. Oppure restare con i piedi a terra, veri. Senza essere così precipitosi da voler mettere tutto in piazza. Vagliare con attenzione ogni foto, ogni frase che parli di noi e del nostro mondo, prima di dover essere costretti a pentirci. Ricordarsi che sono solo un mezzo. Non lo scopo della nostra vita. E aspettare che passi. Come tutte le mode, anche questa finirà.  E sul mercato delle emozioni, vince la cura di sé, non l'esibizione.


42 commenti:

  1. Innanzitutto una standing ovation è d'obbligo; condivido ogni parola ogni punto, ogni virgola, di quanto hai scritto. Aggiungerei che oltre all'invidia a cui tu fai riferimento, credo ci sia anche un desiderio molto triste di emulazione che trova la sua ragione principale nella pochezza cerebrale di chi si comporta così. Se ogni post di qualche influencer diventa per tanti spunto ed occasione di emulazione, vuol dire che questi soggetti non hanno pensieri propri, non hanno una propria idea originale, e per originale intendo che sia farina del proprio sacco (intelligente o sciocca che sia) e quindi si riducono ad imitare questi o queste influencer nell'illusione di avere un piccolo breve momento di notorietà ed un leggero fremito di piacere virtuale nel vedersi recapitare quella manciata di like che in realtà non appartiene a loro perchè è frutto di una imitazione priva di ogni elemento nuovo ed originale. Che tristezza.

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    1. Soprattutto emulazione, Daniele. Che scaturisce proprio dall'idea molesta di chi pensa di non essere da meno. Io sono abbastanza infastidita, perché anche se eviti la maggior parte dei social che ho indicato, vieni sfiorato ugualmente. Insomma ti tocca e vorrei che ci fossero più persone in grado di prendere le distanze da questa "moda". È così deprimente pensare di essere qualcuno solo in base ai follower che hai sulle tue pagine virtuali. Un mondo fatto di niente.

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  2. Il mio blog è nato dal mio desiderio di potermi sfogare e di criticare il 'berlusconismo' Uno sfogo che è durato 20 anni , con un crescendo di senso di schifo verso di lui. L'impronta politica è rimasta ma ora mi dedico più al sociale. Certo i commenti mi piacciono, soprattutto quelli delle persone che ormai sono diventate vere e proprie amicizie. E poi il piacere di parlare del mio amore per i cani si è aggiunto spontaneamente.

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    1. Ognuno dei nostri blog nasce da esigenze personali, da desideri, aspirazioni e dalla voglia di parlare di quel che ci piace o meno. Molto diverso è pensare di stare dentro una vetrina e convincersi che sia l'unica vita possibile;)

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  3. A me sinceramente, della sovraesposizione di tanti influencer e similari, frega assai poco, Non imito nessuno e per chi diventa depresso perché non riesce ad emulare, provo solo una miserevole compassione. Oltretutto, proprio per questo, non frequento i TikTok, i Twetter e i Telegram, principali esportatori di tanta miseria mediatica. Viaggio giusto su facebook dove più o meno me la diverto. Ma ovvio che anche sui blog possiamo avere frequenti esempi di "so' tutto io e voi non capite una cippa", ma basta rendersene conto in tempo ed evitarli assieme ai loro banner.

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    1. Invece io ne sono abbastanza infastidita. Bada bene, non da quelli che lo fanno per mestiere, come ho specificato nel post. È il loro lavoro. Ma da quelli che ti provocano compassione. Il vicino di casa che non può fare a meno di postare che ha comprato la nuova piscina o che pubblica con dovizia di particolari le foto di ogni passo della comunione del figlio. Io non ho FB, Tiktok, Telegram. Ho ridotto di molto la mia presenza su Twitter che leggo solo per aggiornarmi su alcune notizie che lì arrivano prima e ho cancellato parecchia gente che posta foto della "qualunque. Pure su IG sono meno presente e anche lì ho fatto parecchia pulizia. Continuo a pubblicare foto del mio balcone e dei miei fiori, quello che mi incuriosisce quando vado in giro, ma sto molto attenta a limitare al massimo le mie apparizioni. Il mio tempo non voglio più sprecarlo. I blog di cui parli li ho già "bannati" da tempo;)

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  4. non seguo gli influencer, credo che la rete alla fine come tutte le cose se portata all’estremo sia dannosa. Sostanzialmente un’ottimo strumento che può davvero essere utilizzato male

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    1. Nemmeno io Ernest. Era un discorso legato a quelli che "imitano" gli influencer. Che a mio parere risultano patetici.
      I social vanno usati con misura ed equilibro, altrimenti rischiano di fagocitarci.

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  5. Esposizione mediatica, chi meno è piu vuole essere.Sopportiamo con pazienza,passera.
    Ciao fulvio

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    1. Diciamo che c'è un limite anche alla sopportazione. Intanto ho cominciato a cancellare!
      Un abbraccio.

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  6. Hai maledettamente ragione, che pazienza che ci vuole.

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  7. Non sai quanto mi faccia piacere leggere le tue parole, perché la penso allo stesso modo e finora pensavo di essere io quella strana. Una sorta di zio Paperone arido e insensibile.
    Ormai c'è una assurda tendenza a celebrare pubblicamente tutto: shooting fotografico col pancione e post parto; festa per il complemese ogni volta con torta e vestito per l'occasione; preparativi (pubblici) per battesimi e cerimonie varie con tanto di selezione abiti, trucco e parrucco. Mi pare che le persone nascano e si sposino dalla notte dei tempi e non capisco questa eccessiva sovraesposizione. Questo fare di una cosa bellissima, ma privata, un fatto di pubblico dominio con un eccesso di "decori", che già sarebbe inopportuno in tempi normali, lo è ancor più adesso con tanta gente che ha seri problemi economici (e lo dice una che non ha mai provato antipatia per lo shopping, sia chiaro).

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    1. Esattamente, ed è proprio quello che ormai mi infastidisce. I primi tempi mi divertivo, era abbastanza sporadico trovare tra le mie conoscenze virtuali qualcuno che eccedeva in tal senso. Ma ultimamente, magari sarà dovuto anche alla reclusione per la pandemia, sembra che tutti abbiano la necessità di far partecipi gli altri di qualunque loro evento familiare. Forse, quando "riprenderemo a vivere" la smetteremo di essere ossessivi via social. Lo spero davvero. Sarebbe una deriva sociale orrenda. Auspico un ritorno alla privacy che sia tangibile.

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  8. Ciao concordo con te sul tuo pensiero/consiglio finale al post.
    Bisogna sapere usare il web con intelligenza ognuno gioca le armi che ha a disposizione.
    Deve fare i conti che dall’altra parte mica sempre ci si casca.
    Un conto son ragazzine/i che vogliono imitare l’influencer di turno ( credo sia una moda destinata a passare con l’età) e un altro che ci siano degli adulti ( stupidi).
    Alla fine quest’ultimi son destinati a cadere dal pero e farsi male ..ma forse è un bene dipende dai punti di vista.
    Un concetto molto simile ai like di Fb secondo me lo sperimentano quei blogger ( io conosco soprattutto il mondo blog) che si autocelebrano ..li trovo patetici perché sembrano automasturbarsi con i loro post.
    Ricordare agli altri che esistono.
    Quando se vali qualcosa al mio personale parere devono dirtelo gli altri non te stesso.
    Questi son scemi due volte perché se su Fb magari puoi contare su i like nei blog non hanno manco un riscontro di commenti che possa avvallare la loro autoreferenzialita.
    Senza tenere conto poi della veridicità delle loro affermazioni.

    Mah?

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    1. Il discorso che fai su FB è interessante, almeno per me che non bazzico. Tu stai dicendo che ci sono blogger che pubblicano post anche su FB oltre che in rete, solo per il gusto di raccontare agli altri come sono bravi e si aspettano like. Non solo per pubblicizzare i loro blog, che potrebbe anche starmi bene visto che uno degli scopi di FB dovrebbe appunto essere la promozione.
      Insomma è tristissimo dover ricordare agli altri che esistono, denuncia un vuoto interiore difficile da colmare.
      Sulla veridicità di quel che si afferma dovremmo aprire diverse parentesi perché una sola non basta. Sono sempre fermamente convinta che molti del giro inventino di sana pianta una vita che non hanno. Pochi sono quelli che raccontano davvero di sé e di solito, non la sbandierano...

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  9. L'unica cosa che seguo è Instagram, ho un profilo aperto ma con un nome di fantasia e non ho follower, non perché non ci sia qualche povera anima che apprezza le mie foto, ma semplicemente perché io non ne voglio. Quando mi arriva la notifica che Tale e Talatra hanno iniziato a seguirmi, io vado e li cancello. E se insistono li blocco. Non condivido nulla di personale ma solo foto di cose che mi piacciono... mi va bene condividere l'attimo ma soltanto in quell'attimo!
    Io sono un caso estremo e poco normale (mi madre non fa che ripetermelo) ma non ho la necessità di visibilità. Anche il blog è aperto a tutti ma cerco di mantenere i contatto così come sono e li cerco più affini a me. Quando qualcuno viene da me e non mi piace, lo capisce subito e sparisce.

    Nemmeno io capisco tutta questa voglia di visibilità e credo che l'unico modo di capirlo sia... essere loro!🤷‍♀️

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    1. Effettivamente avere un profilo su IG senza follower è una vera e propria anomalia, ma se a te piace così bene venga. Invece io su IG ci sono da molto tempo, solo che negli ultimi tempi ho diradato con gli scatti. Come te colgo l'attimo, ma soprattutto mi piace seguire dei profili di viaggiatori perché amo il mondo. Se vuoi sbirciare lo trovi tra le mie etichette;)
      La voglia di visibilità (parlo per le persone normali eh) è direttamente proporzionale alla povertà interiore. Chi meno sa come riempire la sua vita con un arricchimento personale più prova ad esibirne ogni momento, perché è appagante, almeno nel breve periodo. Gli altri che ti osservano ti illudono di essere speciale, di avere una ribalta. Profonda tristezza...

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  10. Mi sento fuori dal mondo a faticare a comprendere di cosa parli. La televisione la guardo sì e no 50 ore all'anno, sui social scelgo cosa vedere e se mi scassano, blocco senza preavviso.
    Gli esibizionisti non ho tempo per ammirarli o criticarli, e Chiara Ferragni assieme al suo degno puzzone di partner (non so manco se sono sposati ed eventualmente secondo quale rito, pensa te) hanno successo perché c'è gente che glielo concede. Preferisco concentrarmi su cose per me importanti, farmi il sangue amaro/acido e perdere tempo per il privato dei personaggi pubblici non mi porta reddito. Figuriamoci chi li emula, dilettanti cacciatori di popolarità o che?
    Purtroppo finché ci saranno addirittura corsi di laurea per influencer, la gente darà valore a questa attività, come il mestiere di "tronista": certa gente guadagna perché qualcuno gli da importanza.
    Indifferenza da parte mia, sono altri i miei "vip", e purtroppo molti oramai defunti e rimasti insostituiti.

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    1. Ripeto che non stavo facendo una critica agli influencer, ma a chi pensa di poterli emulare, solo per sentirsi loro pari. A quelli che vivono del nulla della rete, pronti a scatenare guerre per un like in più o in meno. Fortunato tu, che non ti trovi mai al cospetto di queste persone. Non so che social hai, probabilmente nessuno, perché anche su FB va tanto di moda l'esibizione.
      Nessuno si fa il sangue amaro per questa questione, ci mancherebbe ahahah, era solo un discorso sui pericoli dei social e di come la cosa migliore sia prendere le distanze e viverla la vita davvero e non di riflesso guardando agli altri;)

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    2. Sono su Facebook ma ti assicuro che gli esibizionisti, i cacciatori di gloria/like/consensi mi transitano davanti massimo due volte: la prima perché non sapevo cosa pubblicassero, la seconda a confermarmi che la prima non era un'eccezione ma la (loro) regola. Ergo faccio in modo di non vedere più l'inutilità che pubblicano.

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  11. Sono d'accordo con ciò che dici, io sono contraria a queste cose e non mi piace mettermi in mostra. Detesto dover guardare foto che non mi interessano , su ciò he fanno gli altri. Penso che un pò di riservatezza ci voglia sempre. Buongiorno.

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    1. Ecco, la riservatezza. Una parola desueta ormai. Speriamo di recuperarla tutti molto presto.
      Buona serata!

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  12. Hai perfettamente ragione, ci vuole tanta pazienza a sopportare tutta quella futile appariscenza mediatica. Tutte quelle foto in cui straborda la banalità, dove ogni momento intimo è svenduto al pubblico solo per un inutile "mi piace". La felicità dipende da un "mi piace". Come dice il Dalai Lama, viviamo in "un'epoca dove tutto viene messo in vista alla finestra per occultare il vuoto della stanza".Invidiano pure l'amico che beve il caffè. Subito rimediano postando una foto in cui mangiano il gelato per fare invidia all'amico invidiato. Quanta pochezza d'animo. Credo che, come tutti fenomeni umani, anche questa moda si eclisserà. Nel frattempo meglio fare una selezione dei contatti e usare i social il meno possibile. I social, però non erano così, forse perchè prima erano molto poco "frequentati".

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    1. Riallacciandomi al tuo post di qualche giorno fa, questa è la "banalità" da cui dovremmo stare tutti alla larga. Io ho fatto e sto ancora facendo una bella selezione. Sto pensando seriamente di chiudere il mio profilo twitter e lasciare solo quello di IG ma con i contatti dimezzati. Lasciando solo quelli che mi aprono il cuore con gli scatti di vita e quelli dedicati ai luoghi. Un po' come era all'inizio prima che tutto diventasse una vera e propria deriva esibizionista.

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  13. Concordo con tutto il tuo discorso, noto anch'io queste mode dilaganti.
    Sereno pomeriggio.

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    1. Sono appunto "mode". Prima o poi passeranno eh...
      Buona serata a te.

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  14. Penso tu abbia ragione, Mariella probabilmente il fatto di esibirsi così pubblicamente denota una grande solitudine, a me non da' fastidio specie se si usa un po di ironia ma cose molto personali e soprattutto foto di bambini non sono daccordo. Lo trovo di cattivo gusto . un abbraccio

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    1. Le foto dei bambini mi irritano più di tutto. Perché questa gente non si rende conto dei pericoli che corrono i propri figli e in che mani rischiano di andare a finire quelle foto. La pedofilia in rete non è uno scherzo, mia sorella è un pubblico ufficiale e da tempo le ho chiesto di smettere di raccontarmi cosa si trova nei profili di quegli esseri immondi. Ho sempre detto a tutti i miei amici di non pubblicare mai foto dei loro figli da nessuna parte, compreso whatsapp. Purtroppo tanti genitori non si rendono conto, oppure sono così superficiali da non farsi le domande giuste.
      Ti abbraccio anche io.

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  15. In effetti c'è un'ossessione a mostrarsi sui social che in certe persone assume quasi un aspetto patologico. Sarà che a me i social piacciono proprio per la possibilità di interagire con altre persone essendo se stessi ma staccati da tutto il resto, senza che abbia la minima importanza cosa sto facendo oggi e dove ho fatto colazione o dove passeggerò di sera.
    Però non tutti siamo uguali e, come si suol dire: non capisco ma mi adeguo.

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    1. Davvero ha qualcosa di patologico questo esibizionismo acuto. La frenesia di scattare, posare, pubblicare, la vita in diretta.
      Così eccessivo che non riesco più a comprendere. E allora evito.

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  16. Si può stare sui social senza svelare aspetti che devono restare privati.

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    1. Esattamente. Volendo si riesce a trovare l'equilibrio perfetto.
      Senza esagerare.

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  17. A volte non ci si rende neanche conto di avere a che fare con loro... se non dopo tanti like ed approvazioni.
    Il problema è l'esagerazione credo.
    Ciao Mariella!

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    1. Verissimo!
      All'inizio non ci rendiamo conto e poi veniamo assorbiti da un circo assurdo....
      Bacio.

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  18. Ciao Mariella, che dirti!? Capisco il senso del tuo post, anche se non provo lo stesso fastidio. Credo che i social debbano essere un piacere per tutti, quindi se qualcuno pubblica solo con lo scopo di farsi notare a tutti i costi, di fare l'influencer dei poveri, e questa cosa non mi piace, finisco per non seguire più quella persona. Mi capita soprattutto su Twitter, vedo moooolti raccontare ogni singolo dramma personale e non mi va di aprire un social e sentirmi riversare addosso tutte le frustrazioni altrui e la voglia di lagnarsi. Penso che però ognuno debba fare quello che si sente, quindi sono io in caso a scegliere. Credo che ormai anche la psicologia abbia sviluppato dei termini per parlare del "bisogno" di like, ma non sono eventualmente io a doverli educare o avvertire che certi comportamenti potrebbero essere controproducenti (vedi gente che pur di condividere le foto di feste di compleanno e banchetti illegali in questo periodo, si farebbe arrestare)
    Bacio

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  19. Caro Pier, sicuramente la questione del fastidio è strettamente personale, poi c'è chi si ritrova nelle mie parole e chi, per fortuna sua direi, riesce a non farsi trascinare dalla deriva e a non risentirne. Tu stesso però dici che, soprattutto su twitter hai notato un incrementarsi di drammi personali e tragedie, così intime da lasciare perplessi riguardo al desiderio altrui di mettere tutto in piazza. E mi trovi concorde. Anche io scelgo e banno! Ma provo sofferenza anche nel farlo perché non dovrei esserci costretta...
    Bacio a te!!!

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    1. Non direi un incremento, penso che ci siano un po' da sempre questi atteggiamenti, solo che non ne soffro perché fin da subito, se mi accorgo che quella persona ha questa esigenza, sono io a fare un passo indietro. È normalissimo a mio avviso: come scelgo, per esempio, di seguire una testata giornalistica che mi sembra più o meno seria, più o meno in linea con le mie idee, allo stesso modo mi avvicino a profili che sono più affini a me. Non arrivo a bannare, semplicemente magari smetto di seguire o silenzio, come con qualunque profilo social.
      Buon fine settimana!

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    2. Io invece ho notato un incremento e lo vedo dalla mia frequente pulizia. Tu riesci a rimanere distaccato e a fare un passo indietro con tranquillità. Anche io facevo lo stesso fino a poco tempo fa, ora non più. Probabilmente ho raggiunto il limite di sopportazione😉 anche le testate giornalistiche "serie" non sono più quelle di una volta. Bacio Pier, buon sabato🌻

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  20. Il naufrago solo sull'isoletta lancia in mare un messaggio in bottiglia.

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)