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"Avevo 15 anni quando mi fidanzai con il mio principe azzurro. Era un amore adolescenziale e pensavo che senza di lui il mio cuore si sarebbe spezzato facilmente. Lo amavo troppo: la nostra storia era simile a quella raccontata nel film "3 metri sopra il cielo". Il primo bacio, la prima volta, le prime feste furono praticamente da “cinema”!
Dopo qualche mese le cose però iniziarono a non andare bene e purtroppo compii l’errore di iniziare a frequentare un altro ragazzo. Questo mio "tradimento", da lui scoperto, fu la mia rovina! Mi lasciò e io per sei mesi riconquistai tutti i miei amici e la mia vecchia vita.
Mi chiamava a ogni ora del giorno e della notte, mi seguiva e sapeva io chi avevo baciato e con chi uscivo, anche se non ero nel nostro paese. Avevo scoperto che mi pedinava! Per me stava diventando un tormento. Io all’inizio pensavo che mi amasse molto.
Dopo i sei mesi, decisi di uscire di nuovo con lui. In quel preciso istante la mia vita finì. Mi diede il primo schiaffo della mia vita, dicendomi dopo poco che lo meritavo perché mi ero comportata come una “poco di buono” con un altro ragazzo.
Io avevo 17 anni e pensavo che davvero meritavo quello schiaffo. Ritornai con lui, purtroppo per me, e gli presentai la mia famiglia. Loro erano contenti che io fossi fidanzata con lui, anche perché in casa mia si comportava in modo molto gentile.
Era quasi un altro figlio per i miei, ma quando uscivamo da soli era una tortura continua. Mi ruppe il setto nasale ed io dissi ai miei: “vostra figlia è sbadata, ha sbattuto contro la porta e si è spaccata il naso”. Mi procurò un occhio nero e io raccontai ai miei genitori: “vostra figlia è sbadata, stava scherzando con un'amica e si è fatta male ad un occhio." Schiaffi a non finire, calci e poi pugni su tutto il corpo, finché un giorno lui mi spezzò il polso e io inventai una caduta dalle scale.
Mi portarono al pronto soccorso. Dopo tutte quelle volte in ospedale i miei genitori vennero a chiedermi come mai mi accadeva sempre qualcosa di brutto. Sotto suo ricatto di morte, dissi a loro che ero in un brutto giro, che avevo preso a bere e che quindi, sotto effetto dell'alcool, cadevo, sbattevo e quant'altro.
Dopo 80 giorni di gesso e altri 30 di terapia, questa persona mi portò al mare di notte perché aveva organizzato una sorpresa per farsi perdonare – DICEVA LUI - del male che mi aveva fatto. Qual era questa sorpresa?
Tentò di ‘affogarmi’ nell'acqua, dicendomi che dovevo morire e che ero poco di buono. Mi insultò in tutti i modi. Avevo 17 anni. Per fortuna ad un certo punto si fermò e mi lasciò per terra sulla sabbia.
Chiamai degli amici per farmi venire a prendere e finalmente, dopo questo evento, aprii gli occhi. Raccontai tutto ai miei, che mi portarono direttamente in caserma. Ottenni solo una distanza di sicurezza e nient’altro.
Dopo mesi di terapia da psicologi e psichiatri sono riuscita a dimenticare tutto e sono andata avanti. Ho un marito meraviglioso che ha faticato tanto con me e adesso abbiamo un bambino bellissimo. La mia vittoria sono loro.
Racconto questa storia per incoraggiare tutte le donne che sono nella situazione in cui ero io a non accettare nessun tipo di violenza e a rendersi conto che soltanto uno schiaffo può essere indice di un comportamento aggressivo e non normale. Siamo donne, non siamo oggetti!"
Una mamma
Dal sito: mammenellarete.nostrofiglio.it
Che storia orribile,per fortuna che è finita bene!
RispondiEliminaQuesta donna ce l'ha fatta.
EliminaStorie folli che diventano ordinaria amministrazione anche per la cecità di chi è intorno e non coglie il minimo segnale. Non fa due più due. Non si interessa davvero agli amici, ai parenti, ai figli. Ammetto che tante storie deviate sono anche colpa nostra, del nostro girarci dall'altra parte, del "non sono affari nostri". Dobbiamo cambiare mentalità e atteggiamento tutti. Tutti insieme.
RispondiEliminaÈ la cosa più spaventosa l'indifferenza che ci circonda. Quella cecità di cui parli che non può essere reale, ma voluta.
EliminaPerché nessuno di noi è talmente cieco da non riconoscere una situazione di pericolo.
Tutti dobbiamo cambiare, sì.
Una storia drammatica ma a lieto fine che mette in luce un tema che anch'io avevo trattato e cioè quello della violenza contro le donne in ambito adolescenziale. Tema trattato pochissimo ma che è. purtroppo drammaticamente molto di attualità. Se ne parla poco perchè poco si parla del mondo giovanile in generale ma è un altro aspetto drammatico della violenza sulle donne. Oltre alla violenza psicologica di cui anche si parla ben poco.
RispondiEliminaHo volutamente cercato una storia che parlasse di violenza in adolescenza, come dici tu, se ne parla troppo poco.
EliminaI giovani sono così complicati, ma non per questo lontani da un pericolo così grave.
Le famiglie devono prestare attenzione. Un occhio nero, anche se giustificato dalla stessa figlia con frasi tipo "ho dato una botta alla porta" deve subito far scattare l'allarme. Purtroppo gli adolescenti spesso hanno paura a rivelare i propri problemi persino ai genitori, i genitori devono indagare senza sentirsi impiccioni, meglio fare la figura degli impiccioni che ignorare una situazione pesantissima che la figlia non riesce a raccontare.
RispondiEliminaLe famiglie, gli amici, tutti dobbiamo prestare attenzione a questi segnali di allarme.
EliminaNon impiccioni ma attenti.
Spesso la violenza inizia con quella psicologica, con il tentativo di sottomettere la donna mentalmente. Anche quella è violenza la più subdola. Poi nel tempo diventano botte. Non capisco come la famiglia non si era subito messa all'erta con una figlia con naso rotto, occhio nero ecc... . Spesso si preferisce non vedere. Quello che mi preoccupa è che l'unica pena che lui ha subito è stata la distanza di sicurezza. E' abbastanza palese che solitamente diventano ancora più crudeli quando sono denunciati, e prima o poi trovano il modo per raggiungere la loro "preda". Sono contenta che quella mamma ora sia felice, e spero non debba rivederlo mai più. La legge deve cambiare e diventare molto più severa con pene durissime di fronte a certi fatti.
RispondiEliminaLa ragazza della storia è stat fortunata. Poteva morire, sarebbe bastato che quell'animale avesse avuto più istinto omicida e la fine sarebbe potuta essere inevitabile.
EliminaChe la famiglia abbia preferito "non vedere" è la questione più dolorosa...
Pene durissime e braccialetti elettronici.
Molto triste tutto questo vale per questa signora, ma vale per tutte le altre storie.
RispondiElimina17 anni
Dopo i sei mesi, decisi di uscire di nuovo con lui. In quel preciso istante la mia vita finì. Mi diede il primo schiaffo della mia vita, dicendomi dopo poco che lo meritavo perché mi ero comportata come una “poco di buono” con un altro ragazzo.
Io avevo 17 anni e pensavo che davvero meritavo quello schiaffo
A 17 anni poteva immaginare che il proseguo con questo signore era impossibile.
Forse si illudeva che l'amore potesse farlo cambiare.
Buona giornata
Molte donne pensano di poter cambiare le "bestie" che incontrano. E quasi sempre ci rimettono la vita. In un modo o nell'altro.
EliminaAnche questo tipo di mentalità deve cambiare, deve essere rigettato dalle donne. Non possiamo cambiare chi non vuole cambiare. Ma possiamo e dobbiamo cambiare noi e darcela a gambe.
Ciao Giovanni, buona giornata a te.
Una storia orribile, per fortuna a lieto fine. Questa testimonianza è importante perché ci fa capire che la violenza sulle donne è una cosa molto diffusa anche tra i più giovani. Le ragazze tendono a non parlare con i loro genitori dei problemi che le affliggono ma ciò non significa che queste dinamiche violente non siano presenti. Ci vuole maggiore attenzione. Ciao, Mariella. Un abbraccio grande.
RispondiEliminaI giovani tendono a vivere in branco e ad allontanarsi dalla famiglia. Ma questo non giustifica la poca attenzione che la famiglia stessa può avere nei confronti dei propri figli. Non puoi non accorgerti, puoi solo far finta di non vedere, per egoismo, per indifferenza. Terribile.
EliminaUn abbraccio a te.
Dovrebbe essere materia scolastica, come difendersi dalle violenze psicologiche e fisiche. Non è così facile...
RispondiEliminaQuanti errori potrebbero essere evitati se nei programmi scolastici fossero introdotti percorsi atti ad esaminare questioni così importanti come la violenza psicologica e fisica. E invece...
EliminaPazzesco e menomale che lui non ha avevuto l'istinto di uccidere. Un prepotente dotato di freni inibitori.
RispondiEliminaLa ragazza è solo stata già fortunata di altre. E forse lui si è fermato in tempo.
EliminaChe brutta storia ..ricordiamo nessuno merita le botte..
RispondiEliminaAnche se sei la più brutta persona del mondo ..NO ALLA VIOLENZA!
al primo ceffone allontanarsi alla velocità della luce
Senza ripensamenti!!
Non lasciarsi prendere dalla sindrome della crocerossina
Chi non ti ama non ti merita!
Già, come dicevo a Giovanni, bisogna darsela a gambe il più velocemente possibile. E non è necessario arrivare al primo schiaffo. Di solito partono prima con la violenza psicologica quella che ti schiaccia e fa più male di quella fisica.
EliminaPurtroppo sembra il canovaccio di un femminicidio.
RispondiEliminaSì, c'erano tutti i presupposti.
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