Scrivo perché mi scappa da scrivere...

04 ottobre 2012

Il lungo viaggio sulla Littorina tra Campania e Puglia










Il mio sguardo si poggia sull'argine del fiume che appare giù in basso, sotto quel ponte che sto attraversando nel lento muoversi della littorina. Il sole brilla tra i rami degli alberi, appare e scompare tra il verde, come se volesse sussurrarmi, "bentornata".
I ciottoli in basso sono chiari quasi trasparenti, diverse misure, lunghi, tondi, scheggiati e quasi tutti piatti.
E' poca l'acqua che vedo penso che, probabilmente, la lunga primavera appena trascorsa deve essere stata particolarmente secca.
Allo stesso tempo  se anche il letto del fiume sarà basso io verrò lo stesso a fare il bagno.
Uno dei riti d'inizio estate quando alla fine della scuola, torno a trovare i nonni in campagna.
I colori sono vivi, il verde degli alberi e dei rami, il giallo dei campi appena trebbiati e le colline che salgono tutte intorno al fiume, chiazze chiare e scure, tra il giallo, l'ocra e il marrone.
Nonna Maria mi aspetta, in quella piccola casa a ridosso dello scalo ferroviario del piccolo paese, sono libera da impegni e per ora sono sola. Poi arriveranno i cugini, e sarà costretta a dividere tutto quello spazio con loro, che la fanno sempre da padroni.
Ma per qualche giorno è tutto mio.
La littorina passa davanti alla casa, mia nonna è lì che si sbraccia nel salutarmi, come al solito il macchinista che la conosce, la saluta con un lungo fischio.
Scendo dal treno, bianco e azzurro, il mio preferito, sono arrivata. Partita presto al mattino da Benevento avevo raggiunto Avellino, capoluogo dell'Irpinia, e lì preso il treno che in circa due ore mi ha permesso di arrivare a destinazione.
E' il primo anno che ho ottenuto il via libera per andare da sola, conquista dei miei 11 anni.
Dal successivo poi, il viaggio lo avremmo fatto in due, mia sorella ed io.
Mio padre, mi ha accompagnato alla stazione e, mi ha affidato ad un suo collega capotreno, che si prenderà cura di me durante il viaggio, controllandomi con discrezione.
Appartenere alla famiglia viaggiante, così come da sempre chiamo il "club del treno", è una coperta calda e rassicurante.
Protettiva senza essere asfissiante. Cresciuta in un mondo dove viaggiare in treno è naturale come respirare, e lo si impara subito.
Sedere nei vagoni e respirare quell'odore. Un odore forte e caldo, miscuglio tra olio plastica e metallo; e  su tutto molto spesso l'odore diesel che dalla motrice arriva fino ai vagoni.
Mi avvolge totalmente, il suo abbraccio familiare.
Anche questa volta, mi sono fatta cullare da quell'odore mentre assaporavo il lento e lungo viaggio.
Pensavo a tutto quello che avrei fatto,ad esempio camminare a piedi nudi nell'orto di nonna, affondando nella terra smossa e umida.
Raccogliere e mangiare all'istante i pomodori già cotti di sole, rossi e profumatissimi. Correre a salutare i conigli grigi, nelle loro casetta di legno fatta dal nonno. E poi passare a dar da mangiare alle galline alcune rosse, altre grigie, tutte vivacissime e molto dispettose. Fare mie, le prime uova della giornata e berle immediatamente, un piccolo buco fatto con l'ago ai due vertici, per far scivolare in bocca meglio, il rosso e il bianco ancora caldi.
La colazione con il latte fresco, in una scodella enorme.
Una fetta di pane fatto in casa e tanto zucchero sopra.
Via, verso la casa della zia, a chiamare le mie cugine e le mie amiche figlie del capostazione.
Passare la mattinata con loro, in giro per lo scalo, alla scoperta di vagoni di treno e  con la ruggine che  si era attaccata loro addosso, o a curiosare negli uffici del personale di stazione, a portare con la nostra presenza, trambusto e risate.
Oppure perderci nei campi attorno, andando a caccia di lucertole a cui fare la festa, tagliare la coda e metterle in barattoli trasparenti aspettando che si lascino andare, ciniche perchè la curiosità di vedere la loro fine, non lasciava spazio alla coscienza.
E andare verso il fiume poco distante, per giocare e fare il bagno.
Saltare tra un sasso e l'altro e lottare contro il freddo decidendo di buttarsi nell'acqua per prime, solo per dimostrare di essere più in gamba delle altre.
Dopo una mattinata piovosa rarissima, decidere di andare a caccia di lumache, nei campi appena arati con gli steppetti duri e dolorosi che lasciano sulle nostre gambe il segno del loro esistere, oppure perdersi nel pomeriggio cercando di raccogliere più more possibili incuranti del male alle mani e dei rovi che si aggrappano alla nostra pelle.
E  ballare, le sere in cui nonno Antonio prendeva il suo magico mandolino accompagnandoci con quel suono raro.

Le estati a Conza della Campania, sono state tra le più belle della mia vita.
Sono state lunghe, divertenti, piene di risate e di gioia di vivere. Incoscienti e pure.
Sono state tali anche grazie ad una piccola linea ferroviaria che mi permetteva di raggiungere quei posti indimenticabili, in serenità e senza alcuna fretta.
Una linea storica quella tra Avellino e Rocchetta Sant'Antonio, a binario unico, voluta anche da Francesco De Santis, era l'unico vettore su ferro che collegava le regioni dell'Alta Irpina e della Puglia.
Il tempo, poi il terremoto,  poi i tagli voluti dalla Regione Campania, l'hanno messa ko.
Hanno tentato di ripristinarla, ma alla fine del 2010 è stata chiusa per sempre.
Ancora una volta motivi di tagli economici.
La linea percorre un'area di alto valore dal punto di vista paesaggistico e si pensa di ricreare dei trasporti su ferro a scopo turistico. Sarebbe fantastico.
Ci sono posti come il tratto del ponte di Lapio a Taurasi che sono capolavori d'ingegneria su ferro.


Ponte di Lapio o Ponte Principe: immagine presa dal Web

Ma ci vorrebbero fondi privati consistenti, per il ripristino.
E in un periodo in cui bisogna dare la precedenza alle necessità, sembra un sogno irrealizzabile.
L'altro giorno leggendo un articolo sul Mattino di Napoli, sono venuta a conoscenza che il regista Giambattista Assanti, inizierà le riprese del suo film "Ultima fermata" ambientandolo proprio sulla linea storica irpina.
I protagonisti saranno Enrico Lo Verso, Claudia Cardinale e Philippe Leroy.
Un racconto scritto dal regista stesso che è irpino, suggestivo e attuale.
Una storia d'amore che si svolgerà sul treno, in cui si incroceranno oltre ai sentimenti, i bei  paesaggi della mia memoria, i luoghi e la storia.

Su quel treno dove avevo cominciato a pensare al mio futuro. E chissà, forse un giorno, riprenderà il suo cammino senza fretta, permettendoci nuovamente di sognare.








Dedicato a miei nonni Maria e Antonio, parte del mio cuore.





23 commenti:

  1. Un bel racconto nel racconto, come piacciono a me. Belli i tempi delle littorine, davano un senso di famigliare qualcosa di domestico, forse perché erano a diesel, chissà. Mio padre era bancario, ma avevo uno zio, fratello di mamma, ferroviere. Era macchinista e mi raccontava di quando c'erano solo i ciuff ciuff e lui guidava con gli occhialoni come Bartali e Coppi e alla fine aveva la faccia tutta nera di fuliggine.
    Della Puglia ho il ricordo dei cinque mesi passati a Lecce, allievo del XXIII corso A.U.C., allievi ufficiali di complemento.
    Roba che non si dimentica più.

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    1. Io vengo da una famiglia che ha i treni nel sangue.
      Solo l'ultima generazione ha lasciato la strada ferrata ed è volata verso altri lidi.
      Dal nonno materno, macchinista alla Bartali, ai nonni patermi a cui ho dedicato il post, casellanti.
      Gli zii paterni e papà, tutti nelle ferrovie.
      E anche uno zio materno.
      Un marito figlio di capostazione e con zii nelle ferrovie.
      Insomma tutto tracciato per me.
      Mia nonna materna, lavava le tute del nonno, con la cenere e tornavano splendenti.
      Quando i treni andavano a carbone e il mondo era migliore.

      Anche la Puglia la conosco bene, mio marito è pugliese, e Lecce è uno splendore di barocco.

      Baci

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    2. Bella la vita sincronizzata sugli orari dei treni. Ti svegli al mattino mentre passa il direttissimo delle 7,30, e alla sera tardi appena dentro il letto al calduccio, il lentissimo sferragliare di un merci ti fa addormentare prima ancora che sia passato l'ultimo vagone, quello con la lampada rossa in alto a sinistra.
      Per quel che mi riguarda quando i treni andavano a carbone io ero ancora un ragazzo. Me li ricordo con tanta tenerezza.
      Ciao, buona giornata.

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    3. Mia nonna ti avrebbe risposto: caro figlio alzati tu alle cinque con la neve alle ginocchia e vai a chiudere il passaggio a livello se ti piace tanto.
      Tutto in lingua originale irpina naturalmente.

      Va bbuò?

      Bacio e buona giornata anche a te.

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  2. Ciao Mari!
    Davvero emozionante il tuo racconto,i nonni ci lasciano ricordi troppo belli..quando penso loro mi assale sempre la malinconia,ma solo per un momento,poi il sorriso torna pensando a gioiosi ricordi dell'infanzia quando con la nonna si andava a trovare lo zio Battista,suo figlio che abitava a tre chilometri di distanza,sotto casa avevamo la fermata del pullman ma lei immancabilmente mi diceva che l'avremmo preso al ritorno…seeeeeeee ma figurati se spendeva 50 Lire per una corsa sul mezzo eheheheheheheh praticamente si andava e si tornava a piedi perché poi si faceva tappa dalla Bepa,sua amica che aveva l'ortaglia e le si dava una mano a raccogliere verdure che portava al mercato il mattino dopo,come paghetta ci ricompensava con i prodotti ortofrutticoli che all'epoca avevano il sapore original D.O.C.
    Un vero peccato non esista più'quella linea ferroviaria..è mai possibile che i nostri "superiori" non sappiano amministare al meglio i fondi per provvedere al mantenimento di cio' che già abbiamo..ah sicuramente qualcuno li avra' usati per amministrare le le proprie tasche
    Un abbraccio cara

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  3. Ciao cara Claudia.
    Sono contenta che ti sia piaciuto, sai quanto io ami raccontare della mia infanzia e dei miei nonni.
    Sono sempre al centro del mio mondo, e lo saranno sempre.
    Gocce di memoria che cerco di conservare.
    Che belli anche i tuoi di ricordi, mi hai fatto venire in mente quando andavo con la nonna a raccogliere la cicoria campestre, amarissima!
    Si risparmiava su tutto allora, si conosceva sul serio il peso del denaro.
    Ora vorrei vederli i giovani d'oggi farsi a piedi qualche chilometro in compagnia della nonna e passare del tempo con lei e le sue amiche.
    Non riesco davvero ad immaginarli.

    Sull'amministrazione delle loro tasche a discapito delle nostre, ne ho le tasche piene.

    Bacio grande.

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  4. Il treno degli emigranti

    Non è grossa, non è pesante
    la valigia dell'emigrante...
    C'è un po' di terra del mio villaggio,
    per non restar solo in viaggio...
    un vestito, un pane, un frutto
    e questo è tutto.
    Ma il cuore no, non l'ho portato:
    nella valigia non c'è entrato.
    Troppa pena aveva a partire,
    oltre il mare non vuole venire.
    Lui resta, fedele come un cane.
    nella terra che non mi dà pane:
    un piccolo campo, proprio lassù...
    Ma il treno corre: non si vede più.

    (Gianni Rodari)

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  5. Cavolozzo fritto Mari...i tuoi post mi lasciano sempre l'impressione di esserci stata in qualche modo lì con te...e di averli conosciuti i tuoi nonni.
    Ti voglio bene amica

    veru

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  6. FORZA INTERRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRRR

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  7. Dev'essere successo qualcosa...intendo con l'inter...
    ma non so cosa...
    ha vinto?
    o meglio ha giocato?

    baci veru

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    1. Vinto il derby ieri sera in casa del Milan 0-1 per noi.

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    2. Guarda che era 1-0 per noi fortunatamente, anche se intendevi 0-1 perché si stava in trasferta.
      Ho rivisto l'Inter cinica di Mou, e mi sono divertito. Con lui vincemmo in 10 col Milan 2-0, risordi?
      E pareggiammo 0-0 con la Samp a San Siro.
      Così si deve giocare. Mi dispiace che Coutinho era stanco, altrimenti quel pallone lo agganciava come lui sa fare ed era il 2-0, per non parlare di quello che si è divorato Milito su erroraccio del portiere, e c'era cassano solo e non in fuori gioco.
      Ho proprio goduto, alla faccia di Allegri, di Galliani e di Berlusconi, e di tutti i milanisti del cacchio!
      Ciao bella, ciao.

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    3. Dimenticavo: con la Samp eravamo in 9 (NOVE)!!!
      Ariciao.:D

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    4. Certo che intendevo quello Vincenzo, ribadisco il concetto della trasferta e poi che goduria vincere il terzo derby consecutivo con i milanisti in bambola e quasi increduli.
      Per dirla tutta non è che abbiamo giocato benissimo, ma di sicuro ci abbiamo messo più cuore.
      Anche se avrei preso a calci il principe per quel goal mancato a porta vuota e Cassano che non è riuscito ad uscire dal loop dell'ex.
      Come al solito ci sono i "vecchi giganti" il mio Capitano, Cambiasso e anche Samuel a sistemare le cose.

      E tu non sai ancora la chicca: io ho un marito milanista capisciammmèèèèèèèèèèèèè!

      Bacio

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  8. Immaginavo:-)
    buona notte veru

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  9. curioso e interessante.

    buona notteeee

    http://nonsidicepiacere.blogspot.it

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  10. Mari, avevo scritto un commento ed è sparito ,mi dispiace perchè era lungo.Va bene riassumo dicendo che nella mia vita la presenza dei nonni è stata fondamentale anche per essere quello che sono.Bello questo post -ricordo.
    Un abbraccio e un sorriso!

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    1. Cara Lucy, purtroppo non l'ho trovato nemmeno nelle mail della mia posta, peccato.
      Mi spiace sempre tanto quando si perdono i commenti.
      Ho ben presente l'amore per i tuoi nonni e quello che mi hai detto in passato su ciò che rappresentano per te.
      Sono il nostro bagaglio, concordo.
      Spero di non annoiarvi troppo con i miei ricordi, ogni tanto ne parleremo.
      E' l'unico modo che conosco per continuare a portarli insieme a me.

      Ti abbraccio forte e grazie.


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  11. Sono pronta per giovedì sera.
    X Factor.
    E dovete partecipare TUTTI.
    Altrimenti vi do in testa un cavolozzo fritto...ghghghghgh

    buona notte baci veru

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  12. Stai scherzando?
    Io sono già pronta!!!
    Prontissima ghghghghghhghghghghhg
    bacio

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  13. aNDANDO SU QUESTO SITO:
    http://www.anteprimedonnamoderna.it/
    INSERITE LA PW : DMBIM
    POTRETE PRENOTARVI PER IL FILM "IL MATRIMONIO CHE VORREI", l'ultimo film di M Streep. Purtroppo non vale l'anteprima a Napoli ed io non potròo beneficiare dell'offerta, ma alcuni di voi sì. Non deludetemi!!!

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)