Sta guardando quella vecchia insegna sullo stabile che costeggia la carreggiata. Danneggiata e spenta. È un immobile prefabbricato ormai abbandonato, sfiorato da sguardi di passaggio e da gente che non ha idea di quanta vita ci sia passata lì, dove ha trascorso i suoi primi dieci anni di lavoro. Anni di puro inferno, scrollati di dosso in un mattino di primavera. Se ricorda così bene quel sole e la sua carezza, sicuramente è dovuto al male che si è lasciata alle spalle. Sorride ancora oggi, più di vent'anni dopo, solo a ripensarci.
E dire che c'era entrata felice e di corsa, un mattino gelido del 1990. Le avevano prospettato una crescita professionale importante, un team di colleghi con cui confrontarsi e da cui apprendere, disponibili e volenterosi. Anche lei lo era, la sua voglia di conoscere e imparare aveva origini ataviche. Risaliva ai tempi del liceo, come la curiosità che l'aveva sempre animata. Ma erano bastate poche settimane per rendersi conto che l'ambiente solare prospettato era una vera e propria galera, per lei e molti altri suoi colleghi da tempo assuefatti al clima di tensione e paura che si respirava dentro. La società era a conduzione familiare, padre e figli. Nulla era come sembrava, le luci sfavillanti che all'apparenza abbacinavano chiunque varcasse la soglia dell'azienda, erano solo uno specchietto per le allodole. Tutto era governato dal polso di ferro del padre e dalla follia manageriale di uno dei figli. Quest'ultimo era un uomo spaventoso, senza un briciolo di umanità, abituato ad avere tutto quello che voleva con il solo schioccare delle dita. Duro, eccessivo nelle simpatie e antipatie che governavano tutto il sistema. Non c'era meritocrazia ma puro asservimento al padrone. Il padre da tempo aveva lasciato campo libero al primogenito che gestiva quel piccolo impero con la prosopopea dell'arricchito arrivato, con una vera opacità negli investimenti e nelle acquisizioni. Terrorizzava chiunque gli fosse a fianco, capace di minacciare anche fisicamente chi osava contraddirlo. Lei era giovane con pochissima esperienza e nessuna possibilità di miglior fortuna. Nel corso degli anni vide un continuo turn over di dirigenti e responsabili. Qualcuno se ne andò sbattendo la porta, altri furono costretti alle dimissioni, subendo un mobbing feroce. Cosa che nel giro di qualche tempo quando il grande capo si accorse che non era una persona né manipolabile, né asservita, cominciò a torturarla psicologicamente. Bastava nulla, un ordine che al mattino era bianco, nel pomeriggio diventava nero. I rimproveri continui, le offese verbali. L'ostruzionismo per impedirle di crescere. Il dolore di poter fare poco. Comprese di dovere imparare il più possibile perché la professionalità sarebbe diventata l'unica strada per uscire da quel girone dantesco.
Ci mise qualche anno, poi ci fu l'episodio hitleriano. Un giorno, tutte le dipendenti del reparto amministrativo furono convocate in direzione. E impotenti assistettero allo show circense del loro titolare che urlando loro addosso, causa un problema in stallo (non era possibile risolverlo se l'azione non fosse stata sbloccata da lui stesso) disse che se lui avesse potuto le avrebbe messe al muro e fucilate, cumulo di galline come poche altre. Che lui non aveva pietà di nessuno, che odiava le donne e i bambini e che se avesse potuto avrebbe perorato la sterilità di massa. Farneticazioni senza senso, di un uomo con evidenti problemi psicotici, assolutamente primo di morale e di senno. A distanza di anni ricorda ancora i suoi occhi carichi di follia pura e odio verso il genere umano. Fu il giorno. Nel giro di un mese trovò un altro lavoro e nel giro di altri due poté liberarsi di quel male che le provocava ansia continua.
L'insegna è l'unico filo che la lega al passato. Per fortuna non le fa nessun male guardarla. Il tempo è un gran medico, cura le ferite e libera cuore e mente. Inspira profondamente il profumo di fiori del parco vicino. Libertà.
La violenza contro le donne può assumere contorni spaventosi anche all'interno dell'ambito lavorativo. Non dimentichiamo e proteggiamoci. Con questo post partecipo all'iniziativa di Daniele Verzetti sul tema della violenza sulle donne. QUI per conoscere meglio l'iniziativa.
VI AUGURO NUOVAMENTE UNA PASQUA SERENA E COLMA DI AMORE, PACE, SALUTE.