mai,
nemmeno in tempi più tranquilli,
mi sono sognato
di attraversare in bicicletta
quella città
con indosso un berretto
e
Camus
mi ha sempre fatto incazzare.
(1987)
Note biografiche e riflessioni
Charles Bukowski
Continuo, anche questa settimana, a parlarvi di Parigi attraverso alcune poesie di grandi poeti. Oggi è la volta di Charles Bukowski, un poeta più volte celebrato nel mio spazio. Come di consueto, aggredisce con le sue parole. Feroce e vorace, come piace a me. Non condivido del tutto la sua opinione. Avverso alla versione romantica della città, di cui disprezza la visione bohémien, ce ne regala un'immagine vivida e brutale. Attraverso il disprezzo, lui in realtà sta criticando il mondo intellettuale dell'epoca, con il chiaro riferimento a Camus. Ma io, donna gentile, resto legata alla visione dolce e senzatempo di una città che si può benissimo attraversare in bicicletta con un bel cappellino in testa e un cestino pieno di fiori.
Buon sabato amici.
Ottima scelta!
RispondiEliminaBuon fine settimana.
Grazie Cav. Buona domenica a te!
EliminaPotrei in parte approvare non essendo mai stata Parigi nelle mie corde (ad esclusione del mio amore per la Tour Effeil e la Saint Chapelle), Camus invece ne avrebbe di nuove assurdità da constatare invece (che poi nuove.. si fa per dire..)
RispondiEliminaun abbraccio Mariella!
Io di Parigi adoro tutto. Ero partita come te, abbastanza scettica. Ma negli ultimi due anni, in occasione dei miei ritorni, mi ha sedotto totalmente. Assaporare una limonata fatta al momento, seduta su una panca fuori da Shakespeare&Co, è impagabile. La Rive Gauche vista Notre Dame è qualcosa che non si può descrivere, bisogna viverla. Altro che Camus e Bukowski...
EliminaDa un provocatore come era Bukowski non ci si poteva aspettare nulla di diverso a proposito di Parigi. E d'altronde anche i nostrani futuristi nei loro poemetti dicevano che avrebbero volentieri "bruciato Venezia".
RispondiEliminaE per fortuna non è successo. Bruciare Venezia, una follia! Abbraccio.
Eliminafino ad un certo tempo il cappello era obbligatorio anche tra NOI mortidifame, ricordo i miei nonni, poi già i miei genitori in vecchiaia se lo tolsero, ma per i ciclisti è sempre obbligatorio ed i dilettanti poi hanno l'obbligo del caschetto
RispondiEliminaIo lo metto per vezzo, cosa ci vuoi fare...
EliminaChe bello che sia tornato il tuo sabato in poesia! questa è proprio una bella sorpresa.
RispondiEliminaUn abbraccione.
Sono tornata e mi dedico a quello che mi piace di più: parlare di poesia sul mio blog. Bacio.
EliminaBrava Mary! Bukowsky è uno di noi! Quanti anni sono passati dalla prima volta che ho letto un suo libro? Troppi!
RispondiEliminaGli anni non sono mai troppi per noi, cara la mia gemellina mora!
EliminaHo scritto un commento ma è sparito! Si è perso chissà dove! Cosa direbbe Bukosky delle nostre parole perse nel web?
RispondiEliminaC'è il tuo commento, ho la moderazione;)
EliminaÈ interessante la visione di Bukowski, ma anche io come te non posso non essere affascinato da Parigi in tutto e per tutto, anche dalla parte più romantica della città!
RispondiEliminaUn abbraccio!
Parigi ci fa gli occhi a forma di cuore in sintonia col nostro. Abbraccio a te, caro Pier!
EliminaNiente può battere Parigi, come nessuno può battere d'Artagnan.
RispondiEliminaNiente e nessuno, Viva Paris;)
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