Fiocca la neve leggiadramente
sui cesti delle fioraie: imbianca
le giunchiglie e le viole,
le fresie magre, venute
dai paesi del sole.
A guardarle si pensa
dei tanti destini errati
che dolgono
per le vie della terra
ed un furore nostalgico serra
per le vie d’oro dell’anima
a cui neve non giunge.
Milano 2 marzo 1932
Note biografiche e riflessioni
Antonia Pozzi
Ritorna sul mio blog anche la poesia di Antonia Pozzi, che io amo profondamente. La trovo attuale e contemporanea. Ogni volta che leggo i suoi versi rivedo la donna, l'anima fiera e disillusa dalla vita. E tra i fiocchi di neve e i cestini di fiori, si intravede tutta la sua pena e il suo furore Convinta di avere sbagliato ogni cosa, colpita dolorosamente dai meschini tradimenti di chi consapevolmente la illuse. Come tutti noi ambiva all'amore e alla comprensione. Non ebbe questa gioia e il trovarsi sola, dispersa in un mondo che non comprendeva questo suo desiderio, la convinse a lasciarlo in una fragile giornata del 1938.
Profondo disagio e malinconia in queste righe di Antonia che rispecchiano anche tempi attuali follemente assurdi. Siamo costretti a fare i conti con l'insensatezza del mondo, che invece di maturare scivola in un nuovo medioevo che non aiuta di certo malesseri e miserie personali e dove "ambire all'amore e alla comprensione" diventa maledettamente complicato.
RispondiEliminaIo trovo questa deriva incomprensibile e non l'accetto. La poesia di Antonia Pozzi mi fa comprendere quanto io non sia sola.
EliminaLe poesie di Antonia Pozzi sanno esprimere la solitudine con tanti piccoli dettagli lirici in ognuna delle immagini che evocano. Si percepisce il suo costante senso di straniamento.
RispondiEliminaHo spesso la sensazione, quando la leggo, che abbia trattenuto un dolore silenzioso troppo a lungo. Un dolore dovuto alla solitudine, a quel mondo che la faceva sentire fuori posto ovunque. Anche le sue amate montagne, alla fine, non la consolarono più.
Eliminaho riletto la sua biografia e qualcosa della sua vita, ma cercar di capire è impossibile, anche perché ai suoi tempi i mortidifame erano assai di più del 90% odierno e a lei, fortunata, toccava aggirarsi e frequentare solo un misero 5% di esseri umani
RispondiEliminaDici che era fortunata ad appartenere a quel 5%? Io penso di no.
EliminaOgni volta che leggo testi interessanti poi scopro che sono stati scritti da persone che hanno avuto un'esistenza travagliata. Mi domando se la poesia che ci colpisce sia spesso ispirata dalle sofferenze.
RispondiEliminaCiao cara Mariella un abbraccio
enrico
Sai Enrico, nei tanti anni di lettura in versi, io me ne sono convinta. La poesia nasce dalla sofferenza e la sublima in parole che toccano l'anima. Ti abbraccio anche io, buon sabato.
EliminaQuesto perché le persone sensibili ed emotivamente intelligenti si mettono al posto di quelli che sono tutto il contrario: dovrebbe soffrire chi fa la schifezza, non chi la subisce. Chi ti illude, ti tradisce, ti umilia, ti abbandona, definisce se stesso non te. Eppure ci si sente sempre sbagliati ed inadatti come se fosse invece colpa nostra
RispondiEliminaEmpatia ed emotività vanno spesso a braccetto. Vero, dovrebbe soffrire solo che procura male non chi lo subisce. Vivremmo in un mondo perfetto e forse, il male non esisterebbe. t
EliminaTi abbraccio forte forte, dolce Paola.
EliminaC'è un invito alla sensibilità in questi versi. Leggendoli senti quanto sia colpevole l' essere indifferenti.
RispondiEliminaPer fortuna l'indifferenza non ci appartiene anche se ci capita di subire spesso quella altrui. Un abbraccio Fabio, buon sabato.
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