27 gennaio 2014

La strana fortuna di Maurice Grosman





" Per un pomeriggio intero mia madre aveva diligentemente cucito le stelle sui grembiuli di scuola, per le mie tre sorelle, per mio fratello e per me.
Si era seduta vicino alla finestra, nell'unica stanza della nostra abitazione, e noi la guardavamo lavorare, incuriositi.
Cuciva a piccoli punti serrati, precisi, uno dopo l'altro. Tutto quello che mia madre faceva, lo faceva sempre meglio che poteva, con applicazione.
Quelle stelle erano state una vera occasione. Aveva cominciato a parlarne la settimana prima. Prima era stato necessario comprarle, utilizzando i buoni per i tessili, ormai distribuiti con il contagocce in Comune.
L'avevamo sentita lamentarsene con la vicina.
Non c'era nulla da fare. Bisognava comprare le stelle, pagarle e cucirle da sé. In pizzicheria, dove parlava con altre donne del quartiere, alcune dicevano che loro non lo avrebbero fatto, che il marito era contrario. Mia madre invece si sottometteva "la vita è già abbastanza complicata (sospirava) meglio farlo".
Ed ora cuciva, chinando sul lavoro il suo volto, un tempo piuttosto rotondo e pieno, ora sciupato. Era importante che le stelle fossero cucite in modo solido. Si diceva che una stella cucita male potesse procurare guai seri. Tra la stessa e la stoffa del vestito non doveva passare neppure uno spillo!
- Ma a che cosa serve mamma?-  aveva chiesto Berthe.
- A mostrare che si è ebrei- rispondeva.


Maurice è poco più di bimbo a Parigi nel 1942.
Si ammala di tubercolosi ossea ed è costretto a lasciare la sua famiglia per curarsi in un ospedale appena fuori la città.
E' un bimbo sereno, fratelli e amici. Un'infanzia normale. Non comprende molto quello che gli sta capitando attorno e perchè da un giorno all'altro il fatto di essere ebreo di cui era orgogliosissimo diventa motivo di scherno da parte di bambini più grandi di lui. E poi motivo di vergogna.
Non comprende perchè ad un certo punto suo padre non fa più ritorno a casa.
E perchè in ospedale, dopo il suo ricovero, medico ed infermiera gli diranno che in fin dei conti forse la malattia di cui è affetto sarà la sua più grande fortuna. 
Riflette come solo i bambini riescono a fare.

" I ricordi premono, senza dubbio perchè ne ho parlato con i miei nuovi compagni. Rivedo le gare d'Austerlitz, il treno da Parigi a Hendaye. Laggiù, con misura igienica, mi avevano rasato la testa. Avevo mandato una fotografia a casa. La mia mamma mi aveva risposto che trovava avessi un buon aspetto. All'inizio mi aveva scritto parecche volte. Simon e le mie sorelle aggiungevano qualche frase affettuosa alle lettere. Ero molto lontano da loro, ma ero sempre circondato dal loro affetto.
E poi tutto questo era cessato. Era dall'estate che non ricevevo più lettere. Perché? Questa domanda mi tortura. Ogni sera spero. E ogni volta il giorno dopo è la delusione. Resto solo, nel buio, aspettando il momento in cui il sonno finirà per avere la meglio.
Prima c'era un'altra vita.
Prima della guerra, prima della scomparsa di mio padre.
Prima della stella gialla e del calcio all'anca.
Ma era tutto lontano, così lontano ora...".

Le lettere e le visite scompariranno. E il bambino imparerà sulla propria pelle cosa sarà stato della famiglia, del suo passato. 
Cosa è significato per milioni di persone essere ebrei.
Lo abbiamo imparato anche noi.
Lo dobbiamo ricordare sempre. Ogni giorno.

Ogni anno come oggi, il 27 GENNAIO 2014.
Il giorno in cui ad AUSCHWITZ arrivarono i russi. E liberarono quello sparuto gruppo di persone ridotte ad ombre di se stessi che erano sopravvissuti allo sterminio della "razza giudea".
Che non si perdonarono mai di essersi salvati. Quando penso a loro ricordo una frase di un poeta da me molto amato; la immagino esattamente sotto il numero impresso a fuoco sul loro braccio.

LA MORTE SI SCONTA VIVENDO.

Gli italiani che tornarono.

Come Primo Levi che era lì tra di loro e di cui vi ho parlato molte volte, ad esempio qui.

Ed anche qui.

E lo so che tutti gli anni vi stresso con la stessa storia.Con Primo Levi. Ma mi ritorna sempre in mente il suo dolore; quello a cui alla fine si abbandonò.

Vi ho parlato di  un piccolo e importante libro. 
Il racconto di un bambino che è riuscito ad andare oltre il suo dolore. A realizzare la sua vita  e a diventare un importante imprenditore francese. Senza dimenticare.

Anche perché non dobbiamo pensare di essere al riparo. Perché ogni giorno nel mondo avvengono ancora genocidi e ne siamo messi al corrente in maniera immediata tramite internet. Quello che succede altrove potrebbe succedere ancora e molto più vicino a noi.

A volte consiglio quello che ho letto, perché mi piace far partecipi le persone che mi seguono come quelle a cui voglio bene, di piccoli tesori che scopro oramai basandomi solo sul mio istinto. A meno che non conosca l'autore e allora direi che è più facile.
Leggo ciò che mi emoziona, ciò che riesce ad andar oltre le righe e le parole che mi si pongono davanti all'inizio; raggiungendomi come un'istantanea. Diventando preziosi compagni. Leggo perchè ogni libro della mia vita mi ha reso più ricca. Mi ha fatto ridere, emozionare, piangere. A volte mi ha regalato amarezza, a volte gioia. Sempre mi ha insegnato. 

I libri insegnano. I libri vivono. I libri ricordano.
I libri sono la nostra memoria.


E mi vengono in mente le parole di una canzone scritta da Marvin Hamlisch e  che Barbra Streisand, da me considerata la più grande cantante al mondo ha reso cantandole, immortali:


Memories, like the corners of my mind, misty water-colored memories of the way we were. We will remember, whenever will remember the way we were.
Le memorie fanno luce negli angoli della mia mente,scolorita memoria con tenui colori di come eravamo.Noi ricorderemo, ogni volta che ricorderemo come eravamo.









                               
                                        27 Gennaio 2014 - Il Giorno della Memoria

20 commenti:

  1. il giorno della memoria è una delle poche ricorrenze veramente significative che esistano

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    1. A volte mi sento ridicola nel mio rompere le palle. E mi sento sola. Poi mi accorgo che no ne' proprio cosi'.

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  2. E' bene rammentare sempre da chi e per quali motivi siano stati commessi quei crimini inumani.
    Io non dimentico.
    Un salutone,
    aldo.

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    1. Sono d'accordo.
      E menomale che a dirla come lei c'è Mariella che ogni anno ci stressa.
      veru

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    2. Caro Aldo hai ragione. Anche perche' se guardiamo appena sopra le nostre spalle ci rendiamo conto che succede ancora.

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  3. Non smettiamo di ricordare.
    E non dimentichiamoci quel che è stato. E che purtroppo, in forme diverse, esiste ancora in varie parti del mondo.

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  4. Sai mi sono venuti subito in mente i cristiani che ora, esattamemte adesso qualcuno in oriente sta perseguitando e massacrando.

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  5. Volevo rivedere "Schindler's list" ieri sera ma non ci sono riuscita ... ed ho pensato al papà di un'amica di famiglia, che tornò a piedi a casa dal campo di concentramento in Polonia.
    Quando me l'aveva raccontato ero solo una bambina ma non lo dimenticherò MAI.

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    1. Quando ne avrai voglia magari ne parleremo qui del ricordo legato all'amica di famiglia..
      Ti abbraccio Mary.

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  6. Ogni volta, i tuoi post sul Giorno della Memoria sono perfetti.
    Grazie, Mari.
    Smack.
    Arnika

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  7. Ciao Mari!
    Tu non stressi mai mai qualsiasi sia l'argomento del post figurati poi se si tratta della giornata della memoria che anche se ne parlasse ogni giorno a me il magone viene sempre lo stesso è un "ricordo" che non sbiadirà mai perché ricordo non è
    Un abbraccio enorme amica cara

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    1. Amica mia, a me basta leggere l'incipit di "Se questo è un uomo" per sciogliermi in lacrime.
      Non ci passerà mai.
      Bacio

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  8. Che bello il tuo ricordo Mariella. E' sempre un piacere passare dal tuo blog e scoprire e rubare un po' della tua cultura. Sul serio, sei un esempio. Un abbraccio Morena1964

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  9. Ah ecco! E dire che pensavo saresti diventata una presenza fissa da me. Ti aspetto e grazie per le belle parole. Come sempre riesci a farmi arrivare la tua amicizia in maniera netta, ovunque ci troviamo. Grazie, ti abbraccio forte Morena.

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  10. Anche se la data non è quella odierna, ogni giorno è valido per ricordare la nostra storia.
    La storia delle nostre radici, di persone che sono sopravvissute e che ci hanno raccontato storie incredibili.
    Mia cugina Ivana custodisce un quaderno sul quale scrisse sotto dettatura le memorie di suo padre sopravvissuto al campo di concentramento di Mauthausen.
    Non sono mai riuscita a leggere quel quaderno perchè è troppo angosciante, mi sono bastati i racconti che lo zio ogni tanto ci narrava.
    Per noi nipoti ancora piccoli, le storie dello zio Socrate erano "favole" di guerra in cui lui era l'eroe protagonista; ovviamente vista la nostra età, condiva ed addolciva le scene ed i ricordi, ma non bastava, perchè i suoi occhi si inumidivano ed io mi sentivo a disagio.
    Prima o poi affronterò la lettura di quel quaderno di cui la mia famiglia è così orgogliosa.

    Robbi Spaggia.

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    1. Grazie Robbi. La prossima volta che verrai a Milano se te la sentirai ti accompagnerò a visitare il Binario 21.

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  11. Nono conoscevo questo libro, ma m i sa che mi segno il titolo e lo recupero...
    io credo fermamente nella memoria e nella sua importanza nell'evoluzione dell'uomo... purtroppo sembra che non impariamo mai e spesso la giornata della memoria mi appare come un'ipocrisia bella e buona... ma ricordare è importante e così nel mio piccolo coltivo la memoria e spero lo facciano anche gli altri...

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  12. Vista così credo che la mancanza di memoria sia il motivo per cui stiamo indietreggiando sempre più e tronado all'età della pietra.
    L'involuzione la chiamerei.
    E aggiungo che ho poca fiducia nella massa.
    Come dici tu speriamo!

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  13. Bellissimo post e libro che leggerò assolutamente. Concordo con ciò che dici nel tuo ultimo commento. Sembra che la famosa frase "la storia è maestra di vita" sia rimasta come vuota, senza più significato, completamente scollata dalla realtà. E' sempre più un'involuzione, hai ragione. E la massa...lasciamo perdere... Un bacio, carissima, e buon fine settimana

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)