27 maggio 2023

[SABATO DI POESIA] Contatti di Umberto Fiori





Lo vedi come sono
storto, contratto? Lo vedi questo piede, quando mi siedo, come lo metto?
È tutto per lo sforzo, in tanti anni,
di non urtare le persone. Stretto
contro un sedile, dentro l’autobus pieno, stare a posto, evitare
coi miei vicini
persino il minimo contatto.

Sulle panchine delle sale d’aspetto
o in treno, in corridoio, era una pena ogni momento sentire sfiorarsi il buio del mio ginocchio e del loro.

Ore e ore, giornate intere:
uno di fianco all’altro
stavamo, come i gusti del gelato nel bar della stazione.

Di vero tra noi, di giusto, lo spazio di due dita
era rimasto.

(da Tutti, 1998)



Note biografiche e riflessioni


Umberto Fiori è nato a Sarzana nel 1949 e vive a Milano. È scrittore, poeta, musicista e docente presso l'Università degli studi di Milano. Leggendo alcune delle sue poesie sono stata catturata dalla quantità di simboli  e figure di posti indistinti che la percorrono tutta. I  luoghi urbani, come i palazzi, i capannoni, i viali,  la colmano allo stesso modo in cui ne siamo colmi noi, di questa vita moderna e anonima. Questa opacità è la sua denuncia. Questo tempo e i luoghi, la nostra gabbia. La vita vera, dov'è? Dove si è nascosta o che cosa ne resta, tra un sedile di autobus e una panchina? Davvero lo spazio si è ridotto alle "due dita" della poesia odierna? Davvero passiamo le nostre giornate contratti e senza desiderare di sfiorare gli altri? 



14 maggio 2023

[FESTA DELLA MAMMA] ALLA MIA MAMMA E A TUTTE LE MAMME




Quando ci perdiamo nelle nostre video conversazioni su whatsapp, ridiamo insieme, a volte cantiamo, spesso riflettiamo su di noi, le "nostre persone", la vita, i dolori e le gioie.

Ma tu al primo posto hai i tuoi figli. Quelli sparsi un po' in tutta Italia e che non riesci a vivere come vorresti e come meriteresti.

E le videochiamate quotidiane sono il momento che aspetti per tutta la giornata e quando capita che uno di noi non si faccia sentire ecco che l'ansia ti attraversa, come un fulmine. Ansia che, in questi ultimi mesi è aumentata, visto che la vita si è accanita ultimamente un po' più del giusto.

Mamma cara, mamma adorata. Lo so che sembra poetico e anacronistico ma è vero. Un affetto immenso che non ho scelto ma che è nato con me, un giorno di luglio, quando mi hai dato alla luce.

Ed io mamma, di tutta la vita che mi hai regalato, forse non ti ho ringraziato abbastanza e di più, forse non ti ho chiesto scusa.

Scusa perché la lontananza non mi permette di essere più presente e di confortarti, abbracciarti, stringerti forte le mani senza dir nulla, come capita quando sono a casa con te e guardiamo un film alla tele.

Scusa perché, da ragazza, non mi sono resa conto che le mie scelte di vita avrebbero condizionato il mio futuro e anche il tuo.

Scusa perché, a volte, quando ti vedo e ti sento più fragile del solito, mi arrabbio. Ma, cara mamma, non dipende da te. Ma da me, che ancora non riesco ad accettare che il tempo è passato regalandoti un carico che si fa sempre più  forte sulle tue spalle e come dice un cantautore che amiamo molto in famiglia "quelle spallucce di uccellino" si sono curvate sempre più.

Ed io non riesco, non ce la faccio mamma a far finta di niente. E corro, quando posso, come posso. Anche se mi rendo conto che è poco, che non  basta mai. 

Io non so come saranno i giorni futuri e cerco di viverli con serenità, la consapevolezza di sapermi amata da te è una spinta fortissima per andare avanti. E anche se, queste parole per te, saranno superflue, volevo scriverle anche per tenere sempre a mente leggendole e rieleggendole,  quanto tu sia eccezionale e unica, per me e per tutti i tuoi figli.

Ti voglio bene mamma, tanti auguri con tutto il mio cuore.



            La tua preferita



E auguri a tutte le mamme del mondo anche a quelle come me che lo sono dentro.