Un paio di mesi fa, ho pubblicato una recensione dedicata a Un ragazzo Normale, l'ultimo libro di Lorenzo Marone, scrittore che stimo e leggo da qualche anno con grande attenzione e coinvolgimento. Le sue storie vivide e i suoi personaggi mi seducono ogni volta.
Avevo però alcune curiosità da soddisfare riguardo l'ultima lettura. Ho pensato di contattarlo e lui, con la sensibilità, l'attenzione che ha verso i suoi lettori, oltre alla sua proverbiale disponibilità, ha risposto molto volentieri alle mie domande.
Ed eccola qui, la mia mini intervista.
1)Mimi, il tuo protagonista, ha 12 anni e vive la sua vita nel ristretto universo familiare. I genitori, la sorella e i nonni. A differenza degli altri ragazzini del suo quartiere, legge molto e utilizza un linguaggio distante da quello in cui è cresce. Ha tanta voglia di imparare, vuole spingersi oltre. Quasi un’anomalia rispetto a ciò che ci si aspettava, visto i luoghi e le situazioni. Per la prima volta dai voce ad un bambino. Cosa ti ha spinto a creare un personaggio così lontano dai tuoi precedenti?
- risposta di Lorenzo Marone
Volevo vestire i panni di un adolescente, indossare uno sguardo volutamente ingenuo e vergine sulle cose, dopo tanti personaggi disillusi e con un passato difficile alle spalle. Mi andava di omaggiare l'adolescenza, il tempo dove tutto è ancora possibile, di guardare per una volta davanti e non dietro.
2)A proposito di linguaggio. Molti lamentano stanchezza per le forme di dialetto utilizzate da molti scrittori nei loro lavori. Ritengono che la lingua italiana sia la più bella e che la si dovrebbe utilizzare senza storture che “impoveriscono” e rendono incomprensibile ai più i dialoghi. Nel tuo libro in realtà è utilizzato pochissimo e solo per dare, credo, maggiore spessore e incisività ad alcuni momenti ben precisi che altrimenti avrebbero perso di credibilità e naturalezza. Tu cosa ne pensi e cosa rispondi?
- risposta di Lorenzo Marone
Bella domanda. Io non sono un "fissato" della lingua e dello stile, credo che la scrittura sia solo uno strumento per arrivare agli altri, per condividere le emozioni, per trasmettere il contenuto, che è quello che a me personalmente interessa. I dialetti servono a rendere spesso più saporite le storie, a far entrare il lettore in quel particolare mondo, perciò credo siano un plus, come guardare un film in lingua originale, che è molto più bello.
3)La vita di Mimì ad un certo punto incrocia quella di Giancarlo Siani, il giovane giornalista napoletano che fu ucciso dalla mafia nel settembre del 1985, anno in cui è ambientata tutta la storia. Cosa ha significato per te Giancarlo Siani e qual è il motivo che ti ha spinto a parlarne anche nel libro?
- risposta di Lorenzo Marone
Per me è stato un gigante, un eroe appunto, uno che ha vissuto con coraggio, con curiosità, un ragazzo normale che credeva in ciò che faceva, che amava il suo lavoro, la vita, e combatteva per i suoi ideali. È stato un esempio, dovrebbe esserlo ancora per le nuove generazioni, lui e tutti quelli che si battono a costo della propria vita per un mondo migliore. Il mio romanzo è un omaggio a lui, al suo esempio, al suo vivere con curiosità e coraggio.
4)Napoli è una città bellissima e complicata. Personalmente la amo moltissimo e quando posso ci torno molto volentieri. Molti tuoi colleghi scrittori, ne cito uno in particolare che leggo e stimo, Roberto Saviano, nei loro romanzi, ne parlano come di un luogo abbandonato dalle istituzioni e destinato a implodere su se stesso. Tu invece, scrivi di lei senza nasconderne le difficoltà ma con una luce che brilla tra le righe e allora ti chiedo, cosa è per te la speranza e soprattutto c’è speranza?
- risposta di Lorenzo Marone
Io, nel mio piccolo, cerco sempre di parlare del grigio di Napoli, delle sue vie di mezzo, non solo del nero. Napoli è una città dalle mille contraddizioni e sfaccettature e non può essere raccontata da una sola prospettiva, ci sono tante positività che non emergono, soffocate dal nero, dalla cronaca che si prende sempre tutta l'attenzione. Napoli è una città capace sempre di convertire il brutto nel bello, non dimentichiamolo. Nelle mie storie, nei miei piccoli mondi che racconto, c'è la Napoli "normale", quella di tutti i giorni, piena di difficoltà, ma anche carica di "luce" e di speranza.
Spero che le domande e soprattutto le risposte, abbiano soddisfatto alcune curiosità di chi, come me, ha letto il romanzo e spero anche di avere incuriosito chi non lo conosce, consigliando di farlo senza troppi preconcetti e luoghi comuni, lasciandosi magari trasportare dalle belle risposte dell'autore.
Che ringrazio di cuore per avere avuto la pazienza di sopportare questa "grande" rompiscatole.Grazie e alla prossima.