29 luglio 2014

Da Ricky Cunningham a Meredith Grey: I TELEFILM della mia vita.


Avevo promesso.
Sul mio blog sempre sul filo del retrò, avremmo prima o poi parlato dei nostri telefilm preferiti.
Partendo dall'infanzia e arrivando ai giorni nostri.
A differenza delle telenovelas argomento che ho già affrontato, citerò serie televisive che hanno fatto epoca ma che anche oggi non smetterei di rivedere e ringrazio un canale Sky (Fox retrò) che mi consente di farne una bella scorpacciata ogni volta che ne ho bisogno.
Non potrò elencarli tutti: stiamo parlando di un filone immenso. Ho deciso che  ne nominerò tre per ogni decade a partire dagli anni '70.
Ma confido in voi e nei vostri preferiti. Per ampliare poi, nei commenti, l'elenco e i ricordi.
Lascerò per ognuno di loro la sigla. Ogni singola nota ci consentirà di tornare indietro nel tempo.

ANNI '70

E parto con Happy Days.
Chi non avrebbe voluto un fratello come Ricky Cunningham, una sorellina rompiscatole (anche no) come Joanie, una mamma meravigliosa come Marion, un padre imbranato come Howard e soprattutto un amico figo come Fonzie? Ha praticamente segnato tutta la mia infanzia e mi ha insegnato molte cose: ad esempio che il "chiodo" va bene con tutto!


Tre Cuori in Affitto.

Primi anni '70 e Los Angeles. Due amiche condividono un appartamento. Da poco è andata via la terza conquilina e si vedono costrette a cercarne un'altra.
Alla loro porta bussa Jack, che studia per diventare chef. Per loro nessun problema ma per i proprietari di casa, i coniugi Roper, sarebbe sicuramente un problema la convivenza di due ragazze e un ragazzo. Allora Jack si finge gay.
E', credo, uno dei primi telefilm che affronta la tematica omosessuale sia pur in maniera leggera. Le situazioni che si verranno a creare saranno esilaranti anche perché poi, la signora Roper scoprirà ben presto la natura etero del protagonista ma lo proteggerà agli occhi del marito.





I Jefferson.

George e Louise Jefferson con la loro lavanderia e la loro domestica Florence (a dire la verità molto poco impegnata nel suo lavoro), mi hanno fatto ridere per molto, tantissimo tempo. E tra una risata e l'altra di affrontavano tematiche importanti quali il razzismo, la lotta all'analfabetismo, il possesso di armi.






ANNI '80


Mork & Mindy

La serie televisiva che lanciò nel mondo cinematografico Robin Williams.
L'alieno Mork e la commessa Mindy vivono insieme. A dire il vero Mork vive nella soffitta di Mindy. Quest'ultima ce la mette tutta, episodio dopo episodio, nel cercare di introdurre agli usi e costumi terrestri il candido Mork. Ma per fortuna sua e nostra, non ci riuscirà mai. Resta uno dei telefilm più amati al mondo e ancora oggi alcuni gesti e abitudini di Mork sono spesso presi ad esempio. Come il famoso movimento delle dita.





Fame - Saranno Famosi.

Sono più che certa che ognuno di voi, almeno quelli della mia generazione o poco più, ricordino a memoria molte delle puntate. E si siano immedesimati nelle storie di vita di Leroy, Bruno, Danny, Coco, Doris e Julie. Solo per citare alcuni dei protagonisti (tra gli studenti) della serie televisiva. E che abbiano amato molti dei professori da Debbie ad Albert a Carol. E la serie cult resta un pilastro amatissimo.





I Robinson

La famiglia Robinson vive a Brooklyn. Padre ginecologo Cliff (Bill Cosby) e madre avvocato Claire (Phylicia Raschad). Cinque figli, tra cui l'attrice Lisa Bonet prima moglie di Lanny Kravitz che interpreta Denise. Un grande affresco nel quale con ironia si affrontano temi importanti dell'epoca. Dall'aborto, all'uso di droghe e così via. Serie famosa anche per le sue guest star. In un episodio anche Stevie Wonder.







ANNI '90



F-R-I-E-N-D-S.


Beh, essendo stato il mio telefilm cult degli anni 90, la prima volta che sono stata a New York non ho resistito dal fare una puntatina negli studi di NBC al Rockfeller Center. Portando come souvenir ad un mio amico, che ha tutte e dico tutte, le puntate di ogni  stagione in dvd, il famosissimo divano (in miniatura claro)  di Central Perk; proprio quello dove si spaparanzavano i quattro mitici amici a ciacolare del più e del meno tra una crisi amorosa e l'altra. I miei preferiti erano Chandler, Phoebe e Joey. Un contabile ironico che con i numeri sembrava non c'entrasse nulla (quasi come me) una meravigliosa cameriera eccentrica e sconclusionata, autrice di canzoni assurde e senza senso e un donnaiolo italoamericano non sveglissimo, ma ingenuamente meraviglioso.

E non sopportavo Rachel, i suoi capelli perfetti, il suo sorriso e la faccia da ebete di Ross quando la guardava. Stendendo un velo pietoso su  quando è riuscita a  portarsi all'altare Mr. Pitt (nella vita eh). Che poi c'è sempre una Jolie a ristabilire gli equilibri.
Infine Monica; rimane nel limbo di quelli che vorrebbero ma non possono. Con le sue manie e la smania di controllo riusciva a farmi passare velocissimamente dall'irritazione alla tenerezza.






ER


Dico solo che il mio preferito era il dottor Carter (Noah Wyle). Non sopportavo Doug Ross (George Clooney) troppo scupafemmine annunciato per poterci credere fin da allora e  ho pianto quando Mark Green (Anthony Edwards) è morto alla fine dell'ottava stagione. Mentre in precedenza, l'uscita dal programma del  suddetto dottor Ross mi aveva lasciato del tutto indifferente. Ho seguito fino all'ultima puntata, ma devo riconoscere che la morte di Green e l'uscita finale di Carter, hanno contribuito a dare il colpo di grazia al proseguimento della serie. Gli attori protagonisti erano diventati troppo famosi e poco alla volta se ne sono andati tutti, lasciando dietro di loro il vuoto. Resta una delle più belle serie di tutti i tempi. Del resto nasceva da un'idea di Michael Cricthon.





WILL & GRACE

C'è qualcosa che non ho amato in questa coppia di coinquilini fuori da ogni schema? Penso di no. Adoravo Will, l'avvocato interpretato da Eric McCormack con tutte le sue manie e allo stesso modo Grace, interpretata da Debra Messing; l'arredatrice con la quale divideva l'appartamento. Ma non era minore la passione per i loro migliori amici e comprimari della serie, Jack e Karen. Gli attori Sean Hayes e Megan Mullaly. Ma Karen, tra le due donne, resta la mia preferita. Alcolista piagnona e miliardaria, dotata di un cuore enorme, che vive perennemente all'interno della sua Rolls sopportata dalla domestica Rosario che spesso e volentieri la raccoglie ovunque nei bar dell' Upper West Side di Manhattan. E le fornisce anche denaro in prestito.
Pure di questa serie credo di avere visto tutte le puntate e alcune più volte. E il finale mi è rimasto pesante come un macigno sullo stomaco.







ANNI 2.0


LOST 
Non sono mai riuscita a capire come abbiano potuto degli sceneggiatori inquietanti e allucinanti a far finire in una maniera così insulsa e banale uno dei maggiori successi della storia televisiva degli ultimi dieci anni. La nebbia avvolge la mia mente quando cerco di ricordare le battute finali della sesta stagione. Sarà perchè non ho mai accettato che sia potuta finire?
C'è forse da aggiungere che il mio personaggio preferito era Sawyer (Josh Halloway). No vero?






GREY'S ANATOMY

Tutto mi piace della serie. I protagonisti, Meredith Grey e Derek Sheperd (gli attori Ellen Pompeo e Patrick Dempsey) e i comprimari.
Da Christina ad Alex a Izzie. E poi Il dottor Webber, Addison, Owen, Arizona.
Ma soprattuto Mark Sloane. Il famigerato dottor Bollore interpretato da Eric Dane, dalla cui morte noi fan ancora non ci siamo ripresi del tutto.

Sono ormai nove stagioni che il lunedì sera mi piazzo sul divano e... mi godo la puntata. Che fuori sia bello o che ci sia la tempesta. E quando non ci sono riuscita ho goduto in differita. Che poi fin dalla prima puntata è stata soprattutto una valle di lacrime.
Certo, l'ultima stagione appena finita ci ha costretto ad un altro addio, quello di Christina. L'hanno spedita in Svizzera. E per Meredith perdere l'altra metà di sè è cosa dura da sopportare. Cosa si inventeranno gli sceneggiatori prossimamente?
Staremo a vedere...






SEX AND THE CITY: FUORI CATEGORIA 

Cosa pensavate, che avrei lasciato fuori dal post la mia serie preferita?
Le quattro ragazze delle meraviglie, che danno il nome anche al gruppo delle mie amiche con cui da enne anni condivido affanni e gioie?
Io che ho costretto mio marito, la prima volta a NYC, a fare i "sepolcri" ovvero a visitare ogni luogo mitico che le "fanciulle" hanno reso immortali negli episodi?
Sono stata ovunque.
Al  Magnolia Bakery ad abbuffarmi di dolcetti al cioccolato.

Alla Public Library per poter scendere le medesime scale che Carrie percorre piangendo, il giorno del suo non-matrimonio con Mr. Big.

Al Bryant Park, il mio parco preferito, alle spalle della Libreria Pubblica.
Dove lo scorso anno ho assistito alla programmazione di E.T. seduta sull'erba e piangendo a fontana. E mi sembrava di averle tutte e quattro vicine.

Al 66 Perry St. del Greenwich Village, per potermi sedere esattamente su quelle scale dove molteplici volte Carrie rimaneva a pensare a Big o alla sua vita. ( Che poi era uguale).

Da Manolo Blahnik nella 54th street, dove ho osato entrare con le mie infradito  argentate, pensando che mi avrebbero messo alla porta. E invece nulla, ho potuto spaziare in tutta tranquillità beata, in quello che per me è un vero e proprio paradiso sulla terra.


Basta per capire come sono messa?
Sì vero? 
O devo aggiungere che nei primi anni 2000 sono pure andata a Parigi per mangiare i famosi macarons  di Laduree di cui Carrie si ingozzava mentre aspettava in solitudine il suo artista pazzo Aleksandr Petrovsky?






Bene, dopo avere rimestato fino in fondo al baratro delle mie "vergogne", vi lascio la parola.
Sono sicura che come sempre mi stupirete.
E vi domando poi, a parte le vostre serie preferite, del nuovo che avanza, cosa buttereste scaricando l'acqua e cosa invece salvereste?

Io vi segnalo The Leftlovers.

Secondo me è da tenere d'occhio.





25 luglio 2014

I tre libri che portereste con voi.


L'idea non è  mia.
Ma di Paolino, "amabile rompicoglioni" attivo sul mio blog. Da molto tempo.
Ogni tanto mi lancia una "sfidassaaa".
Che io, se mi sta bene accolgo, altrimenti rimando al mittente. Con i dovuti modi, ovvio.
L'ultima, sul libro da leggere per l'estate 2014, è stata raccolta.
Lo spunto sui tre libri da portare con noi, era troppo divertente per lasciarlo correre. E allora eccomi qui.

Immaginiamo quindi di doverci allontanare da casa per un po' di tempo. Partire e lasciare le cose più care. Nel nostro piccolo bagaglio ci sarebbe spazio solo per tre libri. E nemmeno troppo voluminosi. Qualcosa di amato, che conosciamo e sulle cui pagine torniamo sempre volentieri.

Cosa portare dunque? Cosa scegliere tra i preferiti?
Ci hanno formato. Nel bene e nel male.
Idee, sensazioni e emozioni, cemento su cui si basa il nostro credo e il nostro MALE DI VIVERE, dipendono spesso da quello che abbiamo letto. E da quanto ci abbiamo visto rapportandolo al nostro io.
Persino alcune delle nostre scelte di vita, sono state in un certo qual modo  consigliate  dalle nostre letture.
I nostri ideali politici, ad esempio.
Il nostro credo etico.
La nostra rabbia.
Le nostre speranze, a volte eh, vane.

Per me è scelta difficile, ma non impossibile.

So già che porterei con me tre titoli che in fondo mi rispecchiano.

IL PICCOLO PRINCIPE di Antoine di Saint'Exupery. Non sono mai diventata adulta abbastanza per dimenticare di essere stata bambina una volta. E ne sono orgogliosa.

SE QUESTO E' UN UOMO di Primo Levi. Ricordare cosa è stato ci rende migliori. Tenere a mente cosa è morire per la follia di uno, ci da misura di quanto sia importante la vita. 

IL MAESTRO E MARGHERITA di Michail Bulgakov. Noi e la libertà. Noi e il diritto di esprimerci, Noi e il diritto di amare. Noi che siamo tutti uguali. Comandamenti universali. 



Mi piacerebbe sapere invece, quali sono tra i vostri preferiti, quelli a cui non riuscireste a rinunciare e anche perché.

E' una lista breve ma non semplice da mettere giù.
Sono sicura però si possa fare.
Vi aspetto.






22 luglio 2014

Lucca Summer Festival



Esempio di vetrina dedicata al Festival (foto FP)


Sono stati tre bellissimi giorni di vacanza, seppure impegnativi.
Avevamo pensato di andare al Summer Festival già in aprile.
Era la nostra prima volta a Lucca e per come siamo fatti noi, nulla doveva essere lasciato al caso.
A parte il tempo argh!
Ma nonostante quest'ultimo sia stato poco propizio, ci siamo davvero divertiti e abbiamo scoperto una città splendida.
Circondata da mura medievali, quattro chilometri di bellezza.
Cento chiese, capolavori dell'architettura e della pittura. Gente ospitale e simpatica.
Infine il Festival. E la sua star.
La ragione principale per cui eravamo lì. Vediamo se indovinate. Ecco il calendario.

Cartellone del Festival 2014 (foto MS)

Atto primo: le mura medievali di Lucca.
Come anticipavo 4 chilometri di lunghezza, 30 metri di fossato, 12 metri di altezza. Ammirate in tutto il mondo come unico esempio di mura difensive arrivate fino a noi praticamente intatte. Trasformate in una passeggiata immersa nel verde davvero fantastica. Con porte di accesso che mantengono il loro antico splendore.

Un particolare di Lucca dalla mura (foto MS)


Porta San Gervasio ( foto MS)


Atto secondo: le chiese.

Il Duomo, ovvero la cattedrale di San Martino. Con la chicca di una vera asimmetria architettonica. Il lato destro della facciata molto più piccolo dell'altro poiché si sono dovuti adattare alla preesistente torre campanaria.



Cattedrale di San Martino (foto MS)

E poi all'interno, L'Ultima Cena del Tintoretto e un bassorilievo del Ghirlandaio. 



Ultima Cena del Tintoretto (foto FP)

Il famoso monumento funebre di Ilaria del Carretto, detto anche della Bella Addormentata e il Volto Santo. Quest'ultimo è una statua lignea che rappresenterebbe Gesù Crocifisso ma con una immagine ben lontana dalla iconografia classica.


Il Volto Santo (foto FP)
Scuro di pelle, piccolo e magro e vestito di tutto punto, pur essendo appeso alla croce. 
Molto simile all'idea di un uomo di quel tempo quale doveva essere Gesù.

Atto terzo: il centro storico. Davvero bellissimo, con palazzi e piazzette che si incrociano ad ogni angolo.
E botteghe storiche che pur cambiando oggetto di vendita, hanno conservato le vecchie e originali insegne. Tutto come un tempo.


L'angolo di una piazza e il suo bel palazzo (foto MS)

Negozio e insegna "come una volta" (foto MS)

Atto quarto: le piazze.
Piazza San Michele dove, a parte la bellissima chiesa, ci si può incontrare un violoncellista armato del suo strumento mirabolante che ti delizia con vecchie e deliziose canzoni napoletane.


Chiesa di San Michele (foto MS)



Il violoncellista innamorato di Napoli (foto MS)

Atto quinto: Piazza Napoleone.
Il fulcro del Lucca Summer Festival. Circondata da alberi e pronta ad accogliere grandissimi  protagonisti del soul/jazz e anche del rock come ha fatto negli ultimi sedici anni.
Gli artisti che hanno calcato il palco sono stati molti e pure diversi. Per stile, background e musicalità.
Eppure, ognuno di loro, ha regalato al festival momenti unici contribuendo a farlo diventare uno dei più grandi e importanti a livello mondiale.
Qualche esempio.
David Bowie, Eric Clapton, George Benson, Ray Charles, Alanis Morissette, Peter Gabriel, Bob Dylan, Elton John, Al Jarreau, Oasis, James Taylor, Roger Waters, Leonard Cohen.


Il palco (foto FP)

Figlia dei fiori al Festival (foto FP)

fontane ad ogni angolo per dar da bere alle assetate (foto FP)


Detto questo non posso fare a meno di negare, che si è mangiato benissimo.
Carne a Lucca e pesce a Livorno.


Terrazza Mascagni - Livorno (foto FP)


E sono riuscita a non farmi mancare un bel giretto di shopping.

Prova d'abito e scarpe nuove per "gita" a Livorno 


Ma il clou della "gita" si è svolto domenica sera.
Il tempo un po' instabile fin dal mattino, ci ha graziato e ci ha permesso di assistere all'evento #luccasummer.
Il concerto di Stevie Wonder.
Ma cosa si può aggiungere a quanto da sempre le leggende narrano della sua bravura, della sua voce e della sua versatilità?  Un polistrumentista capace di suonare in maniera eccellente qualunque strumento.
E un artista che in oltre quaranta anni di carriera ha regalato al mondo canzoni memorabili che chiunque di noi, anche chi non lo segue, conserva e ricorda a memoria?
Sono certa che tutti e dico tutti, conoscono almeno una sua canzone e sono capaci di canticchiarne il ritornello. Perfino chi, cialtrone come me, conosce quattro parole in lingua inglese.


Stevie Wonder (foto FP)

Stevie Wonder (foto FP)
Sì è stato uno spettacolo. Lui, la sua classe, i suoi strumentisti e noi che cantavamo a squarciagola.
E perfino una coppia di sposi che ha assistito al concerto, dopo il matrimonio. 
Talmente fortunati che, si sono ritrovati sul palco a ballare mentre lui dedicava loro delle canzoni.



Gli sposi ballano e Stevie canta (foto FP)


Due ore e venti, senza pausa. Con la sua allegria e la sua bravura. Con momenti forti in cui ci ha fatto gridare dei NO alla violenza, al terrorismo e alla guerra.




Stevie e i musicisti ringraziano (foto FP)
Non volevo essere lunga e nemmeno noiosa.
Concludo lasciandovi con un paio di foto che ho fatto con due artisti ( un cantante e uno scrittore) presenti al concerto.
Il primo (il cantante) era in fila con noi a ritirare i biglietti per il concerto, come tutti.
Umile e bravo. Niente di diverso da quello che pensavo.

Marco Mengoni ed io (foto FP)


Il secondo (lo scrittore) per il quale le parole non sono sufficienti. Per la sua disponibilità, per la sua gentilezza, per la simpatia di cui mi fa dono ogni volta che lo incontro.
Perché siamo amici. E ne sono orgogliosa.

Luca Bianchini ed io (foto FP)


PS: ringrazio il mio fotografo preferito per l'amore e per le foto bellissime.
Pure per la gita eh.




"Ci sono ancora uomini che nel 2014 credono che la violenza sia la soluzione, mentre invece non serve a nulla. Noi dobbiamo prendere una posizione: NO WAR, NO TERRORISM, NO MORE".
( Stevie Wonder - Lucca - 20 luglio 2014)



16 luglio 2014

Stanca.



Stasera mi viene voglia di postare pensieri random.
Passo da una settimana lavorativa durissima all'altra e ho ancora venti giorni di fuoco prima delle vacanze.
Per noi, il tempo di fare le cose con calma ormai non esiste più.
Sempre di corsa, sempre una scadenza dopo l'altra.
Non amo molto parlare del mio lavoro, ma oggi la stanchezza ha preso il sopravvento e allora mi viene voglia di sfanculare tutto il mondo lavorativo che mi circonda.
Lo so che ho sbagliato tutto nella vita, io. 
Volevo fare la ballerina, poi l'archeologa.
E invece sono responsabile amministrativo.
Bel mestiere di merda.
(Sperando che nessuno di voi amici miei lo faccia, altrimenti chissenefrega, vale pure per voi).

Poi nei giorni scorsi ci si è messo pure il tempo.
Ma quando mai si è visto che in pieno luglio, usciamo di casa con ombrelli alla mano come  fossimo a Londra e con giubbino di un certo peso, visto che le temperature spesso sono al di sotto dei venti gradi?
Ah, la mia bella terra del sud, quanto mi manca...
Per non dire che mi incazzo da morire per le centinaia (vero ne posseggo molte più di cento per non parlare delle borse) di paia di scarpe estive che ho e sono costretta a guardarle tristemente lì dove sono nel loro spazio;pure loro nicchiano per colpa dello stramaledetto tempo.
I miei tacchi.
Le mie zeppe colorate.
I miei sandali strepitosi.
Tutte in fila per due, senza resto.
Finalmente sembra si stia aggiustando. Dai che le mie "bambine" possono riprendere fiato e io il sorriso visto che l'umore è altalenante. E per farmi passare la scimmia appena torno a casa la sera la prima cosa che faccio è accendere lo stereo e inserire un cd.
Solo la musica mi riscatta la giornata.
Per cui...

Vabbè stasera comincio un nuovo libro. Ho appena finito quello di Camilleri. Faccio una fatica del diavolo a causa del dialetto. Mi tocca spesso rileggere le righe più di una volta per capire il senso. Ma nonostante questo, mi piace.

Ultimamente sto leggendo di meno. Non va bene, non è da me. Ma trovo difficile concentrarmi sulle parole. E mi capita solo quando sono veramente a pezzi.
Speriamo passi presto, sta roba.
Ho bisogno di riprendermi il mio tempo.

Concludo con Kasabian - Days are forgotten






Hey son
I'm looking forward
You're leaning backwards
Of this I'm sure

Have you had enough?
Are you feeling rough?
Does your skull hurt?
Well if it's warm

Cos I am taking back what's mine
I am taking back the time
You may call it suicide
But I'm being born again..


Hey figlio,
Sto attendendo con impazienza
Ti stai appoggiando dietro,
Di questo sono certo

Ne hai avuto abbastanza?
Ti senti a pezzi?
Ti fa male la testa?
Beh, se è caldo

Perché mi sto riprendendo ciò che è mio,
Mi sto riprendendo il tempo
Puoi chiamarlo suicidio
Ma sto per rinascere,
sto attendendo...