29 gennaio 2018

FACEBOOK SI, FACEBOOK NO.






TITOLO: LA MIA FUGA DA FACEBOOK
AUTORE: FRANCESCA A. VANNI
EDIZIONE: STREET LIB
FORMATO: EPUB KINDLE
COSTO: 2,49













Non sono una gran fautrice del mondo FB. Anzi. 
Ho provato in passato a farne parte per un po' ma poi sono scappata a gambe levate.
L'ho trovato un luogo con un groviglio di regole insulse da rispettare e eccessive intrusioni nella tua vita personale. E con un mucchio di obblighi.
Obbligo di avere amici. Anche se magari è gente di cui ti frega meno di meno e che mai nella vita frequenteresti.
Obbligo di appartenere ad un gruppo. Che sia il fan club del tuo cantante preferito o il quello del tuo parrucchiere.
Obbligo ad esprimere un'opinione. Ma se poi dico che trovo assurdo il modo di affrontare una discussione o se sono contraria vengo linciata che manco Giuda dopo il tradimento?
Eh già. La violenza verbale. Sono stata trascinata in discussioni sterili e violentissime fino al mattino.Dalle quali non potevo esimermi di partecipare perché sarei stata considerata una vigliacca.
Non ci ho messo molto a capire che volevo restare libera, che il mondo blog era quello che più si confaceva a me e al mio carattere.

Sappiamo, leggendo le cronache quotidiane, quanto sia pericoloso tutto questo. E quanto male sia in grado di fare anche in maniera definitiva. Quindi, al di là della mia esperienza personale,mi sono chiesta a cosa servisse tutto questo. E perché il mondo subisce un'invasione del genere senza provare a liberarsene.

Alcune delle risposte mi sono arrivate leggendo l'ottimo saggio  di Francesca A. Vanni che vi consiglio.

Francesca parte dalla sua esperienza personale, che è stata molto negativa  e giunge a delle conclusioni interessanti e convincenti.

Un estratto dal suo ebook:

"la prima cosa che si nota entrando in Facebook è un sovraccarico di informazioni...Nel momento in cui si apre l'home page del social network si viene bombardati da mille stimoli che lo si voglia oppure no:notifiche, richieste di amicizia,aggiornamenti, post, commenti, like, pagine a cui dovresti mettere like, gruppi che potrebbero interessarti, pubblicità..."
Già nel 2005 la ricercatrice Susan Greenfield sosteneva che Facebook rendeva i suoi utenti una sorta di zombie cognitivi, poiché sovraccaricandoli di informazioni, generava nei loro cervelli una sorta di dipendenza non dissimile dalla dipendenza dalle endorfine e dopamine".

Ecco la prima risposta: si diventa dipendenti come al cospetto di una qualsiasi droga o alcol. Ed è il motivo per cui è difficile uscirne. 

Ma Francesca va oltre. Partendo dal giorno in cui Zuckerberg creò il social network per vendicarsi della sua ex-fidanzata e ci spiega  come si sviluppò.
Ne analizza i pro (molto pochi) e i contro (davvero tanti). Un'indagine approfondita che vale davvero la pena di leggere. Per comprendere come farebbe bene a tutti decidere di lasciar perdere e chiamarsi fuori. Da chi ci sta monopolizzando e invadendo. Superando anche il limite della legalità in molteplici situazioni.

E voi cosa ne pensate? Facebook sì o Facebook no?
Che uso ne fate? Siete Facebook dipendenti?
Mi piacerebbe conoscere il vostro punto di vista.

A Francesca che ringrazio per l'interessante e coinvolgente lettura,  va il mio  "in bocca al lupo" per la sua ultima fatica che consiglio vivamente.





Francesca A. Vanni
bibliografia

Solo un uomo
Nel tuo nome
I, 2, 3 Halloween vien da te
I racconti di Rudolph la renna
La mia fuga da Facebook



26 gennaio 2018

IL GIORNO DELLA MEMORIA.


Vorrei continuare a parlare di Audrey Hepburn anche in occasione del giorno della Memoria che cade ogni 27 Gennaio.
Non so quanti di voi sanno che la grande attrice era di origine olandese e visse il periodo più terrificante della 2° guerra mondiale a Arnhem con sua madre e suo fratello.
Durante l'occupazione tedesca soffrì la fame, molteplici privazioni e durante l'assedio degli alleati rimase nascosta per diversi giorni da sola, in una cantina, per oltre tre settimane.
Quando uscì dal suo rifugio era debolissima ed in preda all'epatite.
Era il 5 maggio 1945, il giorno dopo il suo compleanno.
A 16 anni, Audrey era alta 1 metro e 76 centimetri, ma era malnutrita, le sue caviglie erano gonfie di edemi e pesava solo 40 chilogrammi.
Nonostante le sue pessime condizioni di salute volle festeggiare le truppe alleate.
Ma quello che ricordava e che molte volte le sarebbe tornato in sogno fu la gravità di quanto vide durante l'occupazione.
Ebrei di tutte le età costretti a cucirsi la stella di David al petto e assistere ai rastrellamenti.
Questi ricordi non l'abbandonarono mai più.
Circa trent'anni dopo, nella sua casa in Svizzerà raccontò ad un giornalista americano quanto aveva visto.


"Ho visto intere famiglie, con ragazzi e bambini piccoli, venire ammucchiate dentro vagoni bestiame - erano treni composti da grandi vagoni di legno con solo un piccolo portello aperto sul tetto... c'erano tutti quei volti che ti sbirciavano da dietro le assi,,, sulle banchine in partenza i soldati tedeschi radunavano intere famiglie ebree con i loro miseri fagotti e i loro bambini.
Poi le separavano, gridavano alle donna di andare da una parte e agli uomini da un'altra.
Poi prendevano i bambini e li caricavano su un altro vagone... tutti gli incubi di cui ho sofferto in vita mia hanno sempre avuto a che fare con questi ricordi".


In seguito le venne chiesto più volte di interpretare Anne Frank in un film.  Lei rifiutò sempre.
Solo nel 1990, in occasione di una cena di gala volta a raccogliere fondi per l'UNICEF,  lesse alcuni brani dal diario di Anne.
Fu un'interpretazione memorabile, di rara bellezza e di un'intensità così lancinante che tutti le chiesero di tornare sul palcoscenico che aveva abbandonato quasi quarant'anni prima.
Ma lei disse.

"Vedete, in realtà non si tratta del fatto che sono o non sono una brava attrice; il fatto è che anche la mia famiglia ha vissuto in Olanda durante l'occupazione nazista ed io stessa ho conosciuto ragazze come Anne - ora lei avrebbe avuto la mia età. È questo il motivo per cui ho sempre rifiutato di interpretare il film su di lei: sapevo che avrei pianto troppo".




La Memoria ci sopravviverà.
La Grandezza di alcuni anche.


Abbiate cura della Memoria.








Fonti: La principessa di Tiffany di Robin Karney -
Edizioni Gremisse - 1994

20 gennaio 2018

LA PAISIBLE AWARD, PREMIO AUDREY HEPBURN.




Fiori di Audrey Hepburn - olio su tela - 1969 - proprietà di Sean Hepburn Ferrer





Oggi sono 25 anni che Audrey Hepburn ci ha lasciati.
A dire il vero è presente nel nostro mondo sempre e costantemente.
Il suo stile, la sua grazia, la sua intelligenza, la sua versatilità, il suo amore incondizionato per gli altri, soprattutto per i bambini, sono un esempio coraggioso e nitido per chiunque lo voglia seguire.

Ho tratto dal libro che Sean Hepburn Ferrer scrisse su di lei, uno dei brani con cui la descrive:


"Spesso mi chiedono come mi sentissi ad avere una madre famosa. Rispondo sempre che, in effetti, non lo so. L'ho conosciuta prima di tutto come madre, e poi come migliore amica. Solo più tardi capii che era anche un'attrice, e ancora più tardi che era un'attrice eccezionale. E fu soltanto dopo la sua morte che capii davvero a che punto avesse lasciato un segno nel nostro mondo. Le continue dimostrazioni d'affetto e i tributi alla sua memoria testimoniano come il lavoro al quale scelse di dedicarsi nell'ultima parte della sua vita abbia confermato a tutti che il germoglio di cui si erano innamorati anni prima era diventato davvero un bellissimo albero. E che era davvero degna del loro affetto".


Le parole di suo figlio mi hanno dato spunto per istituire un premio, qui, nel vasto mondo blog, con cui ricordarla ogni anno in occasione di questo giorno, con il quale premiare tra i blog che frequento, quelli che secondo me, si sono distinti nell'avvicinarsi di più al suo stile unico e al suo modo di essere.
Perché non c'è nulla di più grande della parola e delle immagini per descrivere come siamo.

Il premio l'ho intitolato La Paisible Award, dal nome della casa che possedeva in Svizzera e dove si rifugiava con i figli appena poteva, lì dove morì, il 20 gennaio 1993.
Se non lo sapete era anche una bravissima pittrice, il simbolo del premio sarà uno dei suoi quadri, foto che ho ripreso dal libro di Sean che ha fornito le fonti al post.


Ed ecco i cinque blog premiati:

I pensieri di P.
Blog di Sara
Parole spettinate
Mirtilla's house
I libri di Francesca

E voi amici che pensate di averla scampata, sappiate che sulla griglia ci finirete pure voi. Questo è un premio che girerà, almeno mi auguro. L'importante è citarne fonte e motivazioni.
Vi abbraccio tutti.








Fonti: Audrey Hepburn un'anima elegante, di Sean Hepburn Ferrer. Tea Edizioni-2003.


18 gennaio 2018

ANIMALI DA BLOG.

Sono a casa perché l'influenza ha colpito anche me.

Girovagando  nel web noto:

I soliti misogini.
I soliti presuntuosi.
I soliti sbruffoni.
I soliti bugiardi.
I soliti giudici.
I soliti poveracci.
Insomma i soliti evitabili.

Ma noto anche:

I poeti.
Gli artisti.
I coerenti.
I delusi ma non arresi.
I think positive.
Gli scrittori.
I fotografi dell'anima.
I musicisti.
I belli dentro e fuori.
Gli indomabili.
I sognatori.

Siamo di più.
Ce la faremo.





11 gennaio 2018

MILANO.




Milano Porta Nuova - Torre Unicredit


Io fotografo. E la cosa va avanti da tempo. Qualcuno di voi mi segue sui Instagram  e lo sa, che sono fanatica (vero Pier?) ahahah
A volte sembro uno di quei cinesi/giapponesi che prendevamo in giro fino a qualche anno fa.
Che pareva fossero tutti pazzi, pronti a imprimere su pellicola o digitale perfino l'arcata dentaria del cane.
E noi, a guardarli come fossero appena usciti dal manicomio.
E invece, questa mania ormai ci appartiene.
Tutti.
Siamo  coinvolti, stravolti, sdraiati.
A terra, di profilo, di angolo, di alto, di basso, di cielo, di mare, di neve, di tempesta.
Maniaci.
Però.
Succede che ti trovi ad avere fatto una foto così, alla città in cui vivi.
E rimani senza parole. Perché è cosi bella che quasi non ci credi, ed è merito della protagonista.
Ma l'hai fatta tu.
E sei felice.
Nulla.
Felice.

Che Milano è bella, straordinariamente bella. E non puoi fare a meno di pensarlo tutte le volte che, camminando,  il tuo sguardo si posa e ne trova conferma. Nel suo cielo, che a volte non ha eguali. Tra i suoi nuovi quartieri che da tempo e giustamente, l'hanno proiettata nell'empireo delle città più all'avanguardia  e futuriste al mondo.

Nulla.
Felice.





06 gennaio 2018

LUCI DA RIPORRE.

Siamo alla fine del lungo periodo natalizio.
In questi giorni che sono a spasso per Milano, colgo le luci dei locali, gli alberi, i fiocchi rossi, le intermittenze.
Tra poco verrà riposto tutto, mentre un nuovo anno comincia.
Il pensiero va a quello appena trascorso.
Periodo complesso per me, tra salute, famiglia e lavoro.
I dettagli? No, quelli riguardano solo me.
I bilanci? Non sono il tipo da aritmetica delle emozioni. Da giudizi sugli altri e sulle situazioni.
Io le emozioni  lascio che mi scorrano addosso, invadendomi, sommergendomi fino al soffocamento, per poi liberarmi, perché pur dolorose mi hanno sempre migliorato.

Quando ero bambina adoravo aiutare mia mamma quando disfaceva i vecchi lavori a maglia  per recuperare la lana e preparare nuovi indumenti, bellissimi e caldi come l'amore che ci metteva nel realizzarli.

Ecco, ho disfatto parecchio lo scorso anno e ora, ho un bel gomitolo di lana colorata e soffice con il quale preparare un golf nuovo. 
Sarà fucsia e con le trecce, sarà nuovo e antico, esattamente come me.
Lo indosserò e andrò avanti, portando addosso il meglio che posso.











01 gennaio 2018

VIVA LA LIBERTÀ.



"Vi auguro un anno lieve di brezza leggera,
di sogni fatti di burro e cascate di cioccolata,
di passi piccoli ma sicuri,
di momenti leggeri come nuvole di zucchero,
di lacrime da asciugare in un istante
e di sorrisi luminosi e caldi come un cielo di giugno.
Vi auguro abbracci sinceri e numerosi
e confortevoli come la luce dell'amore.
Quella che brilla negli occhi di chi vi ama,
fortunati loro e fortunati voi.
Vi auguro compagnia fedele e onesta,
nessun vigliacco ad accompagnare la porta.
Che resti socchiusa ad ogni nuovo amico che vorrà entrare.
Vi auguro buon bagaglio.
Vi auguro libertà.
Vi auguro amore."

(Mariellaesseci)

Buon anno amici miei.