30 aprile 2015

LA BAMBINA YETTERDEI









E' ora che vi racconti della Bambina Yetterdei.


Avete presente uno scricciolo minuscolo di circa cinque anni, con un abitino a fiori, un prato intero di  margherite?
Quei bei vestitini di una volta con l'arricciatura al livello dello sterno e le maniche a sbuffo?
Un cerchietto delicato di roselline  tra i capelli, che si contrappone ad un grugno ma un grugno di quelli feroci. L'immagine bucolica che viene rovinata completamente dalla faccetta irritata.
Riccioli biondi che nessun pettine riusciva a domare...
Lo sguardo a volte lontano. Primo sintomo di una miopia che negli anni successivi avrebbe galoppato alla grande, trasformandola in una quattr'occhi.

Vaga per la sala da pranzo di casa incazzatissima infuriata(già a quell'età) perchè dal suo mangiadischi rosso e nero (lo so non ci crederete ma era davvero di quel colore) è scomparso il 45 giri che da qualche settimana consuma facendolo suonare ad oltranza.
La Bambina Yetterdei è innamorata della musica, ha quasi cinque anni adora raccontare storie di Gesù (?) e cantare con una vocetta stridula e con parole incomprensibili,  canzoni di ogni genere. Nel raccoglitore di mamma ce ne sono a bizzeffe di quei cosi neri pieni di solchi che appena si inseriscono nel bellissimo marchingegno, viene fuori quella musica celestiale. Le suore all'asilo dicono che in cielo gli angeli cantano e suonano musiche meravigliose. Come se sulla terra non ce ne fossero pure di migliori, bah.
Almeno da quello che ascolta a casa si direbbe di sì. Di gran lungo meno noiosa delle canzoncine che è costretta ad imparare lì.

Poi c'è LA CANZONE.



immagine presa dal web


Capace di "aggrovigliarle le budella" come nessun altra. Non ha ben chiaro cosa sia la malinconia. La dolcezza incredibile di ciò che sta ascoltando. Il ricordo e l'addio.Le incomprensioni e gli errori. Il voltare pagina... La canzone più registrata di tutti i tempi. Anche quella più cantata dalla bambina. A modo suo e senza avere affatto idea di cosa stia cantando. Ha contribuito non poco a fare in modo che i Beatles a casa sua vivessero un momento di intolleranza patologica. E di odio puro. Seppur piccola però, le onde magiche di una canzone che è la storia della musica, la sconvolgono e la avvolgono stretta.Il puro assolo, voce e chitarra acustica. Il baronetto PAUL MACCARTNEY in vero e proprio stato di grazia. 
La canta a modo suo. Non comprende nulla di quanto dice. Ma "Yetterdei" è tutto quello di cui ha bisogno.
Vaga e sogna. Oggi non ha più memoria di quei sogni. Lei era una fantastica sognatrice. Inventava racconti e situazioni. E coinvolgeva parenti e familiari. Ma quello che le toccava di più il cuore era la musica. 
Solo col tempo, scoprì che quella canzone era stata scritta dal suo autore dopo giorni e giorni in cui il motivetto gli rimbombava in testa senza tregua. Era convinto di averla già sentita o ascoltata da qualcun altro. Chiedeva a tutti se la riconoscevano. E poi, dopo un gita in automobile con la sua fidanzata di allora, a registrazione dell'album HELP ormai già avviata, scrisse di getto le parole.
Semplici e allo stesso tempo vaghe. Ancora oggi ci si chiede il perché dell'addio di lei e cosa avesse mai fatto lui per costringerla alla fuga.
E poi, si riferiva alla fidanzata oppure era un richiamo accorato alla madre persa tanto tempo prima?
Tante domande senza risposta. In realtà non sono poi così importanti le risposte. Resta la musica. Immortale. Che sedusse e ammaliò per sempre una bambina fragile e sognatrice. Mica solo lei.

Sono passati secoli... eppure...

E' ancora così.

Ciao bambina yetterdei, ogni volta che mi guardo allo specchio ti riconosco ancora. 
So bene che non mi lascerai mai. E alle domande che farò, sarai sempre in grado di rispondere.







Note sulla canzone:

Album - HELP
Anno - 1965
Autore - Paul McCartney





27 aprile 2015

Il fascino delle collezioni.




( foto privata Mariella S.)

A volte girare per mercatini dell'usato ti consente di scovare dei veri e propri tesori.
Tra le piccole chicche che conservo con cura,  questo vecchio LP del 1958.
Mi piace curiosare quando sono in giro. E spesso mi ritrovo a dare il via a delle vere e proprie cacce al tesoro tematiche a cui partecipano anche gli amici, quando siamo tutti insieme. Essendo una collezionista inside, mi capita di cercare e pure di trovare. Cose belle e importanti, almeno per me.
Claro che non vado alla cieca. Adoro i vinile per esempio e ne ho una bella collezione. 
Cerco determinati artisti e album, come potete ben immaginare. Poi le mie passioni sono molteplici. Spazio dai dischi, ai libri, alle borse e accessori vintage, alle Barbie.
Di queste ultime vi ho già parlato in passato in questo post. La collezione nel frattempo si è incrementata! Sarebbe proprio ora di scrivere un post bis.
So solo che, dare sfogo alla mia mania mi rilassa, mi soddisfa e mi rende anche più colta (ahahah). Che la ricerca ovviamente implica una struttura preesistente. Una conoscenza dei pezzi, dell'epoca e dell'uso. Implicito il valore.

E voi? Di che collezione siete? Amate andare in giro come cani da tartufo? E quando trovate qualcosa di bello vi sentite soddisfatti? Io vengo presa da una febbre intensa e alla fine mi sento soddisfatta, confusa e felice.

Ho scoperto che si colleziona di tutto, dalle conchiglie, alle bacchette di Harry Potter (hanno scovato il negozio dai?) alle frasi. Ecco la storia delle frasi mi ha preso un sacco. Mi sa mi sa, che sarà la mia prossima collezione!

Posso partire da Carrie Bradshaw (the number one):
"Ci sono due cose di cui non ne hai mai abbastanza: buoni amici e buone scarpe."
Mi pare proprio che con me "calzi" a pennello!






24 aprile 2015

I Campi in Aprile.



Se fossi li in mezzo
avrei novant’anni
avrei dei nipoti con cui litigare
Ma ho fatto una scelta
in libera scelta
non credo ci fosse altra scelta da fare
scelta migliore
Ho avuto una vita
nessuno lo nega
me ne hanno portato via il pezzo piu’ grosso
Se parti per sempre
a neanche vent’anni
non sei mai l’eroe sei per sempre il ragazzo
I campi in Aprile
promettono bene
se questa e’ la terra e’ proprio la terra che non lascero’
Ho avuto per nome
Luciano Tondelli
col vostro permesso io non me ne andro’
Se muori in aprile
se muori col sole
finisce che muori aspettando l’estate
A me e’ capitato
a guerra finita
mancavano solo dieci giornate
I campi in Aprile
promettono bene
son nato in un posto cresciuto in un posto che non lascero’
C’e’ un quindici aprile
accanto al mio nome
col vostro permesso io non me ne andro’
Voi non mi chiedete
se rifarei tutto
ho smesso di farmi la stessa domanda
Qualcuno mi disse
ricorda ragazzo
la storia non cambia se tu non la cambi
I campi in Aprile
promettono bene
se questa e’ la terra e’ proprio la terra che non lascero’
Luciano Tondelli
e’ ancora il mio nome
sappiate comunque che non me ne andro’
Se fossi li in mezzo
avrei novant’anni
avrei dei nipoti con cui litigare
a cui raccontare.


(Luciano Ligabue)


A proposito di 25 Aprile e di coraggio. Luciano Ligabue dedica una delle nuove canzoni uscite in Giro Del Mondo, ad un ragazzo di vent'anni suo concittadino morto durante la Resistenza.
Il giovane uomo si chiamava Luciano Tondelli ("Bandiera" per i compagni) e fu ucciso dai fascisti il 15 aprile  1945 nella battaglia di Fosfondo. 
C'è un cippo commemorativo che lo ricorda a Correggio e Ligabue ha fatto caso alla strana coincidenza, il suo nome e il cognome Tondelli. Altro glorioso concittadino.

Ed io unisco alla sua canzone le parole di Pier Vittorio Tondelli, lo scrittore. Che anche lui "cantava" di giovani ribelli e di libertà a suo modo.
LIBERTA'.
Parola abusata, sfruttata, violata.
Parola che oggi sembra avere perso il suo significato più profondo. Parola da recuperare, da cullare da riamare.

LIBERTA'.

"Notte raminga e fuggitiva lanciata veloce lungo le strade dell'Emilia a spolmonare quel che ho dentro, notte solitaria e vagabonda a pensierare in auto verso la prateria, lasciare che le storie riempiano la testa che così poi si riposa, come stare sulle piazze a spiare la gente che passeggia e fa salotto e guarda in aria, tante fantasie una sopra e sotto l'altra, però non s'affatica nulla. Correre allora, la macchina va dove vuole, svolta su e giù dalla via Emilia incontro alle colline e alle montagne oppure verso i fiumi e le bonifiche e i canneti. Poi tra Reggio e Parma lasciare andare il tiramento di testa e provare a indovinare il numero dei bar, compresi quelli all'interno delle discoteche o dei dancing all'aperto ora che è agosto e hanno alzato perfino le verande per godersi meglio le zanzare e il puzzo della campagna grassa e concimata."

( Viaggio - Altri Libertini - Pier Vittorio Tondelli)



Buon 25 Aprile prima che il "maledetto" nostro tempo ne disperda volontariamente la memoria.

20 aprile 2015

Recensione: John Williams - Stoner









Titolo: Stoner.
Casa Editrice: Fazi.
Traduzione: Stefano Tummolini.
Postfazione: Peter Cameron.




Vi è mai parso, durante la lunga strada percorsa tra libri letti e amati e altri che avreste chiuso e scaraventato in un angolo fin dalla seconda pagina, di incontrare un libro e il suo protagonista così imperfetti e veri da somigliarvi come una goccia d'acqua? O di aver trovato alcune risposte alle vostre domande?

A me rare volte.
Ma è successo. Ci sono stati libri e autori in cui mi sono specchiata in toto o in parte... Che ormai sono il bagaglio da portare dietro ovunque io vada. Protagoniste e protagonisti da molteplici nomi: Scout, Lizzy, Holly, Clara, Jo, Isabel,Aureliano, David, Benjamin, Primo, Holden, Jay. E Corradino.
Perfino in un Piccolo Principe senza nome, qualcosa di me.

E sulla conta di pagine e numeri, tra emozioni e stordimenti, qualche anno fa approdai al porto di John Williams.
Là dove la vita sembra sempre uguale a se stessa. Dove i passi sono pacati e discreti.
Dove i respiri tra le pagine da accostare al cuore, sono così simili ai nostri.
Dove le tracce di anima si appoggiano sulle spalle diritte  di William Stoner.
Uomo dalla vita normale al limite della banalità. Fatta di strada scelta e percorsa dal primo giorno fino all'ultimo, con calma e senza grandi scossoni. Qualche picco e tanta pianura. Una vita come quella di tanti. Come le nostre.

La sua storia parte da un campo e dalla campagna in cui nasce. Il destino di suo padre sembra il suo destino. Ma ecco che, all'inizio della sua vita universitaria matura un unico lampo di ribellione: si innamora della letteratura.E comprende che insegnare  è  l'unica cosa che desidera fare nella vita. Abbandona agraria e intraprende il cammino per diventare professore.

"Certe volte si fermava, prendeva un volume da uno scaffale e lo teneva per un istante tra le sue manone, che vibravano al contatto ancora insolito con il dorso e il bordo e le pagine docili. Cominciava a sfogliarlo, leggendo qualche paragrafo qua e là, e le sue dita rigide giravano le pagine con infinita attenzione, quasi timorose di distruggere, con la loro rozzezza, ciò che avevano scoperto con tanta fatica."


La variante e l'iperbole.

Ci saranno amori: moglie e figlia; dure delusioni.

Poi l'Amore: totale e completo per Katherine.

Le parole che usa Williams per definirlo:

"L'amore non è la fine ma n processo, attraverso il quale una persona tenta di conoscerne un'altra."

Tenta: questo è il punto.

A quel grande e intenso amore  rinuncia per evitare uno scandalo che distruggerebbe Kate.

Altre parole bellissime che trascrissi nella mia agenda,  parlano della sua resa.

Billy a Kate: “Perché noi in fondo apparteniamo al mondo; avremmo dovuto saperlo.
E lo sapevamo credo. Ma abbiamo dovuto nasconderci un po’, fingere per un po’…”

Un fallimento ulteriore questo rinunciare, da far salire nell’animo del lettore una rabbia tale nei confronti del protagonista che farà fatica a placarsi. Ma poi, sopraggiunta la calma continueremo a seguirlo fino alla fine. 

Lo svolgersi lento degli anni, che scivolano silenziosi  attraversando epoche di conflitti tremendi e cambiamenti epocali,  con la convinzione che quel  modo di vivere sia l'unico possibile.

"Gli anni della guerra si confondevano tra loro, e Stoner li attraversò come avrebbe potuto attraversare una tempesta quasi insopportabile, a testa bassa, con la mascella serrata e la mente concentrata solo sul passo seguente e su quello dopo ancora. Eppure, malgrado la sua stoica capacità di sopportazione e il stolido incedere attraverso i giorni e le settimane, il suo animo era profondamente diviso. Una parte di lui inorridiva istintivamente a quello spreco quotidiano, a quell'ondata di distruzione e morte che aggrediva inesorabile il cuore e la mente."

Ed è  proprio questa la magia.

Sono stata trascinata dalla scrittura semplice e perfetta di Williams che rende in maniera mirabile la complessità mascherata da banalità della vita di ognuno di noi. Stoner ci sorprende per la sua integrità e per la sua purezza. Per il suo non cedere ad alcun impulso vittimistico, a nessun abbattimento qualunquistico. 

Rimanere in piedi a testa alta e non retrocedere nemmeno un secondo. Fiero di essere uno qualunque.
Quanto c'è di noi nel suo protagonista?

Noi che ci accompagniamo, a volte gregari a volte primedonne,  di volta in volta. Noi che percorriamo strade impervie , infide, amare, dolci e leggere. Noi che riusciamo a dare intensità a ogni giorno. Ad ogni passo, per tutta la vita. Noi che un giorno ci lasceremo scivolare via mentre lo sguardo si perderà oltre l'orizzonte di casa.


Note bibliografiche sull'autore.

John  Edward Williams: romanziere, poeta e accademico statunitense.

Opere:
Nothing But the Night - 1948
Butcher's Crossing - 1960
Stoner - 1965
Augustus - 1972 - National Book Award per la narrativa 1973.


17 aprile 2015

Every Breath You Take.



Every breath you take 
Every move you make 
Every bond you break 
Every step you take 
I'll be watching you 

Every single day 
Every word you say 
Every game you play 
Every night you stay 
I'll be watching you 

O can't you see 
You belong to me 
How my poor heart aches with every step you take 

Every move you make 
Every vow you break 
Every smile you fake 
Every claim you stake 
I'll be watching you 

Since you've gone I been lost without a trace 
I dream at night I can only see your face 
I look around but it's you I can't replace 
I feel so cold and I long for your embrace 
I keep crying baby,baby please!!! 

Every move you make 
Every vow you break 
Every smile you fake 
Every claim you stake 
I'll be watching you


(The Police - testo originale)



Ogni respiro che fai 
Ogni movimento che fai 
Ogni legame che rompi 
Ogni passo che fai 
Io ti guardo 

Ogni giorno 
Ogni parola che dici 
Ogni gioco che giochi 
Ogni notte che passi con me 
Io ti guardo 

Non lo capisci? 
Tu appartieni a me 
Quanto duole il mio povero cuore 
ad ogni passo che fai 

Ogni movimento che fai 
Ogni promessa che non mantieni 
Ogni sorriso falso 
Ogni protesta che fai 
Io ti guardo 

Dal momento che te ne sei andata 
mi sono sentito perso, ho smarrito la strada
Io sogno la notte 
Posso solo vedere il tuo viso 
Mi guardo intorno e capisco che non riesco a rimpiazzarti 
Mi sento infreddolito e desidero il tuo abbraccio 
Continuo a piangere, per favore 

Non lo capisci? 
Tu appartieni a me 
Quanto duole il mio povero cuore 
ad ogni passo che fai 

Ogni movimento che fai 
Ogni promessa che non mantieni 
Ogni sorriso falso 
Ogni protesta che fai 
Io ti guardo 

Ogni movimento che fai 
Ogni passo che fai 
Io ti guardo 

Io ti guarderò...


(The Police - traduzione )





Ci sono canzoni perfette, vero?









Vi auguro un magnifico fine settimana, amici miei.

14 aprile 2015

REGINELLA






Ero poco più di una bimbetta sgambettante e avevo una passione infinita per danza e canto.
Ricordo ancora i lacrimoni quando mia madre, nella maniera più delicata possibile, mi disse che non avrei mai potuto fare il corso di danza classica che invece seguiva la mia compagna di banco alle elementari. 
Non c'era la possibilità economica. Dovevo rassegnarmi.
Quando andavo a casa della mia amica a studiare, la cosa che desideravo di più era poter vedere la sua borsa di danza. All'interno le scarpette di raso rosa con la punta di gesso e i lacci con i quali le legava alle gambe.
Le calzamaglie di filanca bianca e i suoi tutù. Aveva due body: uno bianco per gli esercizi quotidiani e uno rosa a cui poi univa quel fantasmagorico giro di tulle che mi lasciava senza fiato.
Gli occhi e il cuore persi per una disciplina che non avrei mai potuto fare mia.
La passione e la sofferenza mi sono rimaste dentro.
Ancora oggi, quando mi capita di assistere ad uno spettacolo di danza classica, resto in un silenzio assoluto e nessuno riesce a distrarmi.
Sono sicura che, se avessi potuto seguire i corsi, sarei risultata una capra. Ma nelle mie aspettative e nei miei sogni resto più brava di Margot Fonteyn.
E per fortuna nessuno potrà mai dire il contrario!
Per il canto invece, la storia è diversa.
Durante gli anni di Conservatorio ho seguito  il corso propedeutico ai miei studi.
Ma su quello non ci furono  dubbi fin da allora: non ho fiato. Non sono stonata è che proprio non ci arrivo!
Abbasso la tonalità fino a perdere la voce oppure alzo fino a strozzarmi.
Ma non me ne frega nulla. Fin da piccola seguivo con la mia voce a balzi,  nonna Carmela.
Lei sì che aveva una voce splendida. E nulla era più bello per noi bimbi dell'andarle dietro mentre intonava le canzoni del repertorio napoletano;  oppure quelle del Festival di Sanremo che trasmetteva la radio.
Lei partiva modulando la voce come un'artista consumata E VIA. Spesso accompagnata dalla chitarra di suo figlio.

Così io ho imparato tutto quello che conosco della storia musicale della mia terra.

E poi i grandi classici FUNICULI' FUNICULA' e 'O SOLE MIO.

Fino a VOCE 'E NOTTE. Ogni volta che l'ascolto è un turbine di ricordi e lacrime.



Ma la mia preferita è REGINELLA.

La canzone fu scritta nel 1917 da Libero Bovio.  Portata al grande successo prima da Roberto Murolo e poi da Massimo Ranieri. Io preferisco la sua versione solo per il fatto che Ranieri a mio parere, riesce a rendere unica qualunque cosa faccia. E' un artista a tutto tondo. Grandissimo interprete e attore. Anche se lui ci tiene a ribadire di essere solo un saltimbanco. E poi gli sono legata in maniera speciale perché quando ero proprio piccina erano due le canzoni e i dischi da cui non mi staccavo mai: Yesterday dei Beatles e Rose Rosse cantata da lui.



Ed ecco Reginella nella versione straordinaria di Massimo Ranieri.








Stasera mi andava di parlarvi un po' di me e di chi (mia nonna Carmela) ha contribuito in larga parte nel farmi diventare quella che sono. Tanti difetti eppur meravigliosi pregi. 
Certo sarei stata perfetta se avessi avuto pure la sua voce... Vabbè.
Ma vanno bene i suoi capelli. Indomabili. E un pizzico di quella bravura culinaria che mi ha trasmesso grazie al DNA. E la sua "capatosta" dai, in questo l'ho pure superata.

Io reginella e lei Regina.








09 aprile 2015

Briciole di tempo.







Foto privata Mariella S.





Il terrazzino color lilla, 
le tazze per la colazione che portano ombra di labbra, 
il caffè che mi prepari ogni volta, e la sua zolletta.
Il sorriso sulle fette biscottate, le mie all'arancia amara, 
le tue alla confettura d'uva.
L'aria lieve, come una carezza delicata.
Io ancora stropicciata, tu stanco per l'alba appena passata.
Ci sorridiamo ancora.
Da quanto tempo gli occhi si perdono negli occhi, ogni mattina?
Sembra passato solo un attimo.
Ed è così.
Leggero è il tempo quando i passi all'unisono si comprendono.
Momenti ore anni, in realtà briciole di tempo.
Le dita che stringono, i corpi che si contraggono.
Onde, maree, e poi tutto si ricompone.

E qui, sul terrazzino lilla, ricomincia il giorno.




(Mariella S.)

07 aprile 2015

From Me To YOU.




Foto privata Mariella S.



Una canzone scritta su di un pullman mentre i quattro scarafaggi erano in tournée, il 28 febbraio 1963. Paul e John.
Sembra sempicissima semplicissima. Pure veloce visto il tempo in cui fu pensata, poi scritta e musicata.

Una canzone che non fu compresa dalla critica. Fu definita "insufficiente".
La canzone che convinse Paul a tenere duro. "Sì - disse - stiamo migliorando. C'è un inizio, un centro e una fine".

Grazie piccola e veloce canzone.
Da una ragazza a quattro ragazzi che non smetterà mai di amare.







Foto privata Mariella S.




Da da da, da da dumb dumb da
Da da da, da da dumb dumb da
If there's anything that you want
If there's anything I can do
Just call on me and I'll send it along
With love, from me to you

I've got everything that you want
Like a heart that's oh so true
Just call on me and I'll send it along
With love, from me to you

I've got arms that long to hold you
And keep you by my side
I've got lips that long to kiss you
And keep you satisfied (oh)

If there's anything that you want
If there's anything I can do
Just call on me and I'll send it along
With love, from me to you

From me
To you
Just call on me and I'll send it along
With love, from me to you

I've got arms that long to hold you
And keep you by my side
I've got lips that long to kiss you
And keep you satisfied (oh)

If there's anything that you want
If there's anything I can do
Just call on me and I'll send it along
With love, from me to you
To you
To you
To you





03 aprile 2015

Serena Pasqua con la pastiera napoletana: ricetta di mamma Mimma.





La prima pastiera della stagione






Il momento è ideale per proporvi il dolce di oggi.
Nella tradizione napoletana rappresenta il giorno della Resurrezione.
E poi, come dice il mitico Mario Scaturchio, è il momento migliore per assaggiarla vista la qualità degli ingredienti.

Le dosi sono per 12 persone.

Preparazione per la pasta frolla se non volete usare quella surgelata che è ottima:
  • 3 uova
  • 500 gr. farina
  • 200 gr. zucchero
  • 200 gr. di strutto o di burro


    - Su un tavolo disponete la farina e lo zucchero a fontana con al centro il burro ammorbidito, i 3 tuorli d'uovo e la buccia grattugiata di mezzo limone.
    - Con una forchetta sbattete le uova al centro della fontana incorporando poco alla volta la farina i burro e lo zucchero.
    - Quando gli ingredienti saranno amalgamati, lavorate la pasta rapidamente senza impastarla, ma soltanto pressandola fino a quando il colore sarà diventato uniforme. La pasta frolla non va lavorata troppo per non farle perdere la friabilità.
    -Poi la fate riposare, almeno una mezzora, l'impasto coperto da un tovagliolo bagnato e strizzato.
    Ingredienti per il composto:
  • gr. 700 di ricotta
  • gr. 500 di grano cotto (si trova in scatola nei supermercati), se non lo trovate prendete del grano tenero in chicchi e lasciatelo in una terrina con acqua per 3 giorni ricordandovi di sostituire l'acqua tutti i giorni e poi cuocetelo a fuoco lento in una pentola con 5 litri d'acqua a fuoco vivo fino alla bollitura; poi abbassate la fiamma e cuocete a fuoco lento per un'ora senza mai girarlo. Io suggerisco però quello già pronto;  lo uso da tempo ed è buonissimo.
  • gr. 500 di zucchero
  • 1 limone
  • gr. 50 di arancia candita
  • gr. 100 di latte
  • gr. 30 di burro
  • 5 uova intere + 2 tuorli
  • una bustina di vanillina
  • un cucchiaio di acqua di fiori d'arancio (io ne metto molto poco, non mi piace che il profumo sovrasti quello della torta)
Preparazione:
-Versate in un tegame il grano cotto, il latte, il burro e la scorza grattugiata di 1 limone; lasciate cuocere per 10 minuti mescolando spesso finchè diventi crema.
-Frullate a parte la ricotta, lo zucchero, 5 uova intere più 2 tuorli, la bustina di vaniglia, un cucchiaio di acqua di fiori d'arancio.
-Lavorate il tutto fino a rendere l'impasto molto sottile. Aggiungere la buccia di un limone grattugiato e i canditi tagliati a dadi(i canditi sono facoltativi io a parte l'arancia non metto altro). Amalgamate il tutto con il grano.
-Prendete la pasta frolla scongelata, o quella fatta da voi e distendete l'impasto allo spessore di circa 1/2 cm con il mattarello e rivestite la teglia (c.a. 30 cm. di diametro) precedentemente imburrata, ritagliate la parte eccedente, ristendetela e ricavatene delle strisce.
-Versate il composto di ricotta nella teglia, livellatelo, ripiegate verso l'interno i bordi della pasta e decorate con strisce formando una grata che pennellerete con un tuorlo sbattuto.
-Infornate a 180 gradi per un'ora e mezzo fin quando la pastiera non avrà preso un colore ambrato; lasciate raffreddare e, prima di servire, spolverizzate con zucchero a velo.
P.S. Una volta cucinata la pastiera, può essere conservata in frigo anche per 4-5 giorni.

"Currite, giuvinò! Ce stà 'a pastiera!"
E' nu sciore ca sboccia a primmavera,
e con inimitabile fragranza
soddisfa primm 'o naso,e dopp'a panza.
Pasqua senza pastiera niente vale:
è 'a Vigilia senz'albero 'e Natale,
è comm 'o Ferragosto senza sole.
Guagliò,chest'è 'a pastiera.Chi ne vuole?
Ll' ingrediente so' buone e genuine:
ova,ricotta,zucchero e farina
(e' o grano ca mmiscato all'acqua e' fiori
arricchisce e moltiplica i sapori).
'E ttruove facilmente a tutte parte:
ma quanno i' à fà l'imposto,ce vò ll'arte!
A Napule Partenope, 'a sirena,
c'a pastiera faceva pranzo e cena.
Il suo grande segreto 'o ssai qual'è?
Stu dolce pò ghì pure annanz' o Rre.
E difatti ce jette. Alludo a quando
il grande Re Ferdinando di Borbone
fece nu' monumento alla pastiera,
perchè facette ridere 'a mugliera.
Mò tiene voglia e ne pruvà na' fetta?
Fattèlla: ccà ce stà pur' a ricetta.
A può truvà muovendo un solo dito:
te serve pe cliccà ncopp ' a stu sito.
Màngiat sta pastiera,e ncopp' a posta
dimme cumm'era: aspetto na' risposta.
Che sarà certamente"Oj mamma mia!
Chest nunn'è nu dolce: è na' poesia!"
(poesia tratta dal web)




RIPROPONGO UN MIO VECCHIO POST E CON L'OCCASIONE VI AUGURO UNA PASQUA SERENA.