Curatore: M. Pezzetti, U. Gentiloni Silveri
Editore: BUR Biblioteca Univ. Rizzoli
Prefazione: Walter Veltroni
Collana: Best Bur
Edizione: 1
Anno edizione: 2009
Formato: Tascabile
Pagine: 235
Prezzo: 10,00
"In genere tagliavo i capelli; mi è anche successo di lavorare nella camera a gas, per dare il cambio a un amico allo stremo delle forze. Il mio lavoro era un po' meno gravoso; accettavo di subentrargli per qualche minuto, il tempo che recuperasse e prendesse un po' di aria fresca. L'inizio era il momento peggiore, quando bisognava estrarre i primi corpi: non avevamo punti d'appoggio. I corpi erano talmente intrecciati, ammassati gli uni sugli altri, le gambe da una parte, la testa dall'altra e il mucchio di cadaveri superava il metro, il metro e mezzo di altezza. Dopo avere svuotato la sala bisognava pulirlo a fondo. I muri e il pavimento erano sporchi; sarebbe stato impossibile far entrare altre persone senza che si spaventassero vedendo le tracce di sangue e di tutto il resto sui muri e per terra. Lavavamo il pavimento, aspettavamo che si asciugasse e ridipingevano i muri con la calce. Il ventilatore continuava a purificare l'aria. Tutto era pronto per l'arrivo di un nuovo gruppo. Anche se le persone, entrando, trovavano il pavimento bagnato, non si insospettivano; avevano detto loro che li stavano mandando nella sala docce per la disinfestazione. Anche le ceneri dovevano essere eliminate per non lasciare traccia, tanto più che alcune ossa, come quelle del bacino, bruciavano male, sia nei forni che nelle fosse. Le ossa venivano frantumate prima di essere mescolate non le ceneri."
Per decenni Sholomo Venezia (1923-2012), ebreo di Salonicco di nazionalità italiana deportato ad Auschwitz nel 1944, ha preferito mantenere il silenzio. Ha tenuto dentro di sé i mostri e i fantasmi, il marchio indelebile della Storia. Ha messo a tacere le voci raggelanti e i colpi della brutalità umana, lasciando che le immagini dell'orrore restassero vivide e mute nella sua mente: capelli tagliati e denti cavati ai cadaveri, corpi inermi trasportati nei forni crematori. Poi, negli ultimi anni della sua vita, ha deciso di raccontare la sua dolorosa esperienza: tra i pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz- Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista - non è mai riuscito a dimenticare l'atrocità dei forni e i suoi occhi, cuore e mente sono sempre rimasti incatenati ai campi di concentramento. Dai suoi racconti è nata questa testimonianza lucida e onesta, accolta con interesse per la sua unicità straordinaria e diventata un simbolo della forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: LA MEMORIA.
La forza del ricordo è una forza benefica e allo stesso tempo disperata. Una forza che, nell'oceano di dolore che sono stati i Lager, appare l'unica oasi di salvezza per la propria identità umiliata, torturata, negata.
Walter Weltroni
A corollario della settimana dedicata alla Memoria, volevo consigliarvi il libro di Sholomo Venezia, perché attraverso la sua dura esperienza ad Auschwitz, veniamo a conoscenza di una ulteriore barbarie a cui furono costretti: molti dei prigionieri del campo di sterminio, riuscirono a rimanere in vita occupandosi di tutte quelle incombenze pratiche che le SS non volevano svolgere. Una delle più tremende era svuotare e ripulire le camere a gas prima di far entrare il nuovo gruppo. Cosa che toccò anche a lui e ad altri suoi compagni.
L'orrore chiamato dall'orrore.