27 novembre 2018

RECENSIONE: ALESSANDRO MILAN - MI VIVI DENTRO.






AUTORE: ALESSANDRO MILAN
TITOLO: MI VIVI DENTRO
EDIZIONE: DeA PLANETA
PAGINE: 260
EDIZIONE CARTACEA: 17,00 EURO


















"Non vi racconterò stupide favolette. Wondy ha perso la battaglia. Francesca amava follemente vivere, Perché lei voleva vivere. Di più: non ho mai conosciuto una persona più attaccata alla vita di lei. Sempre sorridente, sempre ottimista, sempre propositiva, sempre sul pezzo, sempre avanti."

Io non so se riuscirò a trovare le parole "perfette" per parlarvi di questo libro. 
Vorrei essere più brava nel raccontare. Più distaccata dalla storia e dai protagonisti  che ho conosciuto. Ho paura che l'emotività prenda il sopravvento e che tutto diventi eccessivo e patetico. E questo non lo voglio, soprattutto per rispetto a quanto accaduto e per la stima che ho nei confronti di chi è narrato e  di chi narra.
C'è molto dolore, vero, allo stesso tempo però c'è il coraggio di ricominciare.
Perché nella vita a volte si fanno promesse che non si sa se si riusciranno a mantenere.
Una promessa che non ha mantenuto.
La somma  di tutto è il libro. 
Racconta l'amore e l'inferno. Vissuti dall'altra parte. Dalla parte di chi deve essere forte per tutti e lotta, soffre, vorrebbe arrendersi e invece deve andare avanti.
Chi ad un certo punto si riconosce fragile perché avrebbe avuto voglia di scendere dalla barca in balia della tempesta.
Ma rimane lì, a guardare il mare tanto amato,  cullato dall'idea che il buono è ancora accanto a lui. Le teste bionde dei figli, così simili ad un'altra che resta impressa a fuoco nella memoria e pulsa vivissima in ogni goccia di sangue.
In ogni giorno da attraversare.

La storia di Francesca e Alessandro è la storia di una coppia che si amava molto. Ridevano, discutevano  e crescevano due figli adorati. Poi una malattia bastarda, il cancro, l'ha  travolta portandosi via Francesca. Non è certo una favola.
Sembrerebbe una sconfitta. Ma lei dentro era un'eroina, Wonder Woman la regina delle Amazzoni, e non poteva certo finire così. 

Ad oltre un anno dalla sua morte, suo marito ci ha raccontato, con un libro e partendo da quella che sembra la  fine, tutto il percorso amoroso fatto assieme e la fatica profusa per dare un senso al suo domani e a quello delle persone care. Per continuare il cammino iniziato da sua moglie, affrontando  quella sofferenza con il sorriso, senza lacrime e rassegnazione. 

In maniera naturale nasce il desiderio di creare qualcosa  nel nome di Francesca, che dia speranza e forza a chi soffre o ha sofferto e a chi non vuole e non deve, rinunciare a vivere.

Alessandro ha fondato  una onlus, WONDY SONO IO, che si occupa di diffondere la cultura della resilienza. Parola magica a cui Francy era legatissima.

Dall'associazione è nato un premio che tutti gli anni viene attribuito alle migliori opere  di letteratura resiliente. Che la cultura si possa occupare di trasmettere energia e forza anche nei momenti di buio assoluti a cui conduce questa malattia, mi pare un messaggio bellissimo. Uno dei tanti ispirato dalla forza e determinazione di Francesca.

Ma ora mi fermo qui e vi lascio ai due protagonisti della storia e a come si sono conosciuti attraverso dei momenti tratti dai loro libri. 
Parole che mai come in questo momento, risplendono.

Ecco a voi Wondy e Ken.

Aprile 2001
"La macchinetta del caffè in fondo al corridoio offriva una miscela abbastanza imbevibile ma erano le sei di mattina, dovevo iniziare il turno nella redazione news e quindi c'era poco da scialare: bisognava accontentarsi di quel che passava il convento. La biondina con i capelli sempre sparati invece aveva fatto la notte e se ne stava andando. Era più stropicciata del solito, gli occhiali da sole cercavano di nascondere i segni della stanchezza.
Da qualche tempo avevo notato che mi ronzava intorno, il che non mi dispiaceva affatto. Era piccolina, per non dire bassina, ma caruccia forte; occhi giganti di un blu mai visto, sempre sorridente, costantemente spettinata. Gran bel tipo. Spesso mi chiedeva una mano per i voice-over, le traduzioni in italiano che vanno in onda sopra le voci originali. " Alessandro, scusa, tu che sai bene l'inglese, mi aiuti con questa dichiarazione di Bush?".
Un po' utilitaristico, come ronzamento intorno, ma mi accontentavo."
(MI VIVI DENTRO - ALESSANDRO MILAN)



"Ricordo che mi sentivo molto orgogliosa del mio percorso perché non avevo perso tempo. Sono diventata giornalista professionista ancor prima di laurearmi, cosa che ho fatto con un solo anno di fuori corso. Con me in redazione c'erano tante persone valide, ambizione e in gamba, ognuno con la sua storia professionale e fra loro c'era anche Ken.
Di lui sapevo che faceva l'assistente di un grande conduttore del mattino. Biondino e magrissimo, nei primi mesi lo incrociavo raramente e non mi aveva molto colpito. Al principe azzurro con gli occhi azzurri preferivo ancora gli uomini dai colori mediterranei e un po' più tenebrosi. 
Con il tempo ho capito che Ken era il classico ragazzo perbene, simpatico, intelligente, disponibile e dai sani principi. Solo dopo alcune storielle andate storte, una fiamma si era spenta a poco a poco e altre delusioni, quel tipo di ragazzo era diventato esattamente ciò a cui aspiravo. Ma non avremmo avuto molte occasioni di conoscerci meglio, se non mi avesse dato una mano, complice anche il caso..."
(WONDY SONO IO - FRANCESCA DEL ROSSO)


A lei io vorrò sempre bene, inevitabilmente. Ho scritto più volte in passato che lei c'è e ci sarà, sempre. Presente nel mio cuore e tra le mie pagine alla voce del verbo Francesca Del Rosso.

La mia Wondy bella.





Crediti: 
Alessandro Milan, nato a Sesto San Giovanni nel 1970. Lavora come giornalista da quasi vent'anni a Radio24, dove conduce programmi di approfondimento. È presidente dell'Associazione "Wondy Sono Io", impegnata nella diffusione della cultura della resilienza.

24 novembre 2018

SABATO DI POESIA: DI SOLE E DI AZZURRO.

Voglio parlare al tuo cuore 
Leggera come la neve
Anche i silenzi, lo sai, hanno parole
Dopo la pioggia ed il gelo
Oltre le stelle ed il cielo
Vedo fiorire il buono di noi
Il sole e l'azzurro sopra i nevai
Vorrei illuminarti l'anima
Nel blu dei giorni tuoi piu fragili 
io ci sarò
Come una musica 
Come domenica 
Di sole e d'azzurro 
Voglio parlare al tuo cuore 
Come acqua fresca d'estate
Far rifiorire quel buono di noi
Anche se tu, tu non lo sai
Vorrei illuminarti l'anima
Nel blu dei giorni tuoi piu fragili 
Io ci sarò
Come una musica 
Come domenica 
Di sole e d'azzurro 
Vorrei illuminarti l'anima
Nel blu dei giorni tuoi piu fragili 
Io ci sarò
Come una musica 
Come domenica 
Di sole e d'azzurro 
Vorrei liberarti l'anima
Come vorrei nel blu
Dei giorni tuoi e fingere 
Che ci sarò
Come una musica 
Come domenica (musica) 
Di sole e d'azzurro
Voglio parlare al tuo cuore 
Voglio vivere per te 
Di sole e d'azzurro
(Zucchero - Vergnaghi - Maggese 2001)




Domani, 25 novembre,  è la giornata internazionale contro la violenza sulle donne.
Nel mio spazio dedicato alla poesia,oggi arriva Giorgia che nel 2001 portò a Sanremo questo brano classificandosi al secondo posto, dopo Elisa. La canzone è un manifesto d'amore composto e musicato da tre uomini di categoria superiore. Ci ricordano cosa significhi essere donna e la sua magia. I doni che portiamo sono incomparabili. Così come la felicità che riusciamo a regalare. Non dimentichiamolo mai e facciamo in modo che il rispetto e l'amore travalichino il senso di una canzone come di una manifestazione, affinché non si debba più dire: #nonenormalechesianormale.
 Giorgia ed Elisa, sono le mie due cantanti italiane preferite e quell'anno insieme portarono luce e colori al mio cuore e a tutti i cuori sensibili del mondo.
Vi posto il video tratto dall'intervento di Giorgia al live #ItalialovesEmilia. Io c'ero e come tutti l'accompagnai cullata dolcemente dal suono meraviglioso delle parole e della musica.


20 novembre 2018

PERCHÈ LORENZO È LORENZO: CHIARO DI LUNA.


Da qualche giorno sentiamo in radio il nuovo singolo di Lorenzo Jova Cherubini, CHIARO DI LUNA.
Vorrei che voi, amici miei, perdeste alcuni minuti del vostro tempo per leggere le parole e ascoltare il brano.
È in assoluto quello che amo di più tratto dal suo ultimo album OH, VITA!, uscito lo scorso anno.

Come parla d'amore Lorenzo, a mio parere, nessuno mai. E mi perdonino tutti i miei poeti preferiti. Ma lui, è il mio poeta metropolitano.

Di quanto mi piaccia e da quanto tempo, l'ho scritto più volte ad esempio qui , qui o qui.
Diciamo che le mie "etichette" sono piene di citazioni.

E a chi non mi conosce e ritiene che il titolo del post sia un po' troppo sopra le righe, consiglio di leggere qualcosa di quanto ho scritto in passato e forse capirà perché io sia così in sintonia con questo artista che seguo da più di trent'anni; magari smetterà di sogghignare inutilmente. Perché si può non essere d'accordo col giudizio altrui (i gusti sono spesso e volentieri soggettivi) ma le opinioni andrebbero sempre rispettate.

Hey hey hey hey hey hey Proverò a pensarti mentre mi sorridi La capacità che hai di rasserenare
Mi hai insegnato cose che non ho imparato Per il gusto di poterle reimparare Ogni giorno mentre guardo te che vivi E mi meraviglio di come sai stare Vera dentro un tempo tutto artifIciale

Nuda tra le maschere di carnevale
Luce dei miei occhi sangue nelle arterie
Selezionatrice delle cose serie
Non c'è niente al mondo che mi deconcentri
Non c'è cosa bella dove tu non c'entri
Dicono finiscila con questa storia
Di essere romantico fino alla noia
Certo hanno ragione è gente intelligente
Ma di aver ragione non mi frega niente
Voglio avere torto mentre tu mi baci
Respirare l'aria delle tue narici
Come quella volta che abbiamo scoperto
Che davanti a noi c'era uno spazio aperto
Che insieme si può andare lontanissimo
Guardami negli occhi come fossimo complici di un piano rivoluzionario
Un amore straordinario

E non esiste paesaggio
Più bello della tua schiena
Quella strada che porta
Fino alla bocca tua
Non esiste esperienza
Più mistica e più terrena
Di ballare abbracciato
Con te al chiaro di Luna

Emozioni forti come il primo giorno
Che fanno sparire le cose che ho intorno
Cercherò il tuo sguardo nei posti affollati
La tua libertà oltre i fili spinati
Non potrai capire mai cosa scateni
Quando mi apri la finestra dei tuoi seni
Quel comandamento scritto sui cuscini
Gli innamorati restan sempre ragazzini
Io non lo so dove vanno a finire le ore
Quando ci scorrono addosso e se ne vanno via
Il tempo lava ferite che non può guarire
L'amore è senza rete e senza anestesia
C'è un calendario sul muro della mia officina
Per ogni mese una foto futura di te
Che sei ogni giorno più erotica o mia Regina
Non c'è un secondo da perdere

Impazzisco baciando
La pelle della tua schiena
Quella strada che porta
Fino alla bocca tua
Non esiste esperienza
Più mistica e più terrena
Di ballare abbracciato
Con te al chiaro di Luna

Abbracciato con te
Abbracciato con te
Abbracciato con te
Con te al chiaro di Luna 





LA CANZONE D'AMORE DEFINITIVA.

17 novembre 2018

SABATO DI POESIA: 4 YEARS OLD.

Avevo 4 anni
un saluto a mia madre
Poi lei si incammina verso quella piazza.

Quel giorno il destino mi catturò ferocemente
Fu come un ceffone ricevuto all'improvviso
Un sortilegio malefico che deflagrò anche nella mia testa.

Piazza della Loggia
E mia madre non tornò più

Cancellato per sempre il presente 
Una qualunque speranza di futuro
Ma soprattutto anche i miei ricordi.

A quattro anni i tuoi ricordi sono sbiaditi
E tu cerchi di rincorrerne pedissequamente il sapore 
Speri in una reincarnazione in un nuovo futuro
Vorresti riavvolgere il nastro del tempo di quella mattina.

A quattro anni i ricordi di tua madre 
Sono ancora troppo pochi.

Ho cercato di non dimenticarne il volto
Di fissare nelle mie orecchie il timbro della sua voce
Associandola anche ad altre che potessero somigliarle.

Ma con il tempo tutto scolorisce
Il ricordo del suono si assottiglia
E gli unici ricordi che ho sono di seconda mano
Riportati da altri.

Questa tragedia mi ha tolto
Passato, presente 
E donato un futuro doloroso
Macchiato da un destino crudele
Come un bellimbusto
Con atteggiamenti da bullo.

Follia assassina
Dentro un cestino dei rifiuti
E quelle schegge impazzite
Figlie di un'esplosione vile
E di connivenze deviate.

Avevo solo 4 anni
E fino a quella mattina io avevo una mamma.

Ora sono un uomo adulto
E sono orfano due volte:
Di madre e di giustizia.


14 novembre 2018

TAG: LIVELLI DI SOPPORTAZIONE.





Vicequestore Rocco Schiavone - Marco Giallini




Stasera mi va di fare un esperimento buffo.
Essendo una gran curiosa di natura, spesso mi domando quali siano le situazioni quotidiane che più vi annoiano e vi infastidiscono.
Così, seguendo la via tracciata da Rocco Schiavone, il personaggio dei fortunati romanzi di Antonio Manzini, mirabilmente interpretato in fiction Rai da Marco Giallini (che amo profondamente)  volevo fare un gioco con voi.

Ormai è diventato celeberrimo il suo elenco di "rotture di coglioni".
Lui li chiama livelli e andrebbero da 1 a 10.
Sono determinate situazioni o persone che partendo dal più basso gradino di rompimento (1) arrivano al  livello 10, il massimo della scocciatura.

In realtà Schiavone parte sempre dal 6 livello a salire fino al 10 ed io emulo.

Sulla lavagna virtuale del mio blog ecco i miei cinque livelli.
Naturalmente aspetto i vostri.

PS: Sappiate che oltre le situazioni ci sono le persone o i luoghi. Tutto quello che vi sta più sulle p.... :)))


Livello 6 - la telefonata del cliente che arriva un momento dopo che ti è "cascata" la penna e stai per andare a casa. Tu, dolcissima e gentile a lui che chiede la luna nel pozzo ed immediatamente, seraficamente rispondi che non c'è problema. Non c'è un cazzo di problema no...

Livello 7 - tornare a casa, appunto, e accorgerti che tuo marito, pur rientrando prima di te, non ha pensato a svuotare la spazzatura, che a Milano vuol dire fare il giro. Cioè umido, carta, plastica e indifferenziata. Naturalmente lui è già docciato e impantofolato per cui tocca a te scendere e mentre lo fai tiri giù tutti i "santi" possibili.

Livello 8 - essere pronta per uscire con amici e dopo esserti dedicata ad ore di trucco e parrucco ricevere la telefonata di qualcuno del gruppo che rinuncia per vaghi e improvvisi impegni e costringe gli altri a rimandare. È capitato e mi viene un nervusssss!

Livello 9 - La cena a casa di parenti che non vedo mai. Che già quelli che frequento dopo un po' mi innervosiscono, con tutte le domande che mi rivolgono visto che sono la "milanese" immaginate quelle con i cugini di secondo o terzo grado o i parenti del marito. Meno male che ormai, dopo anni, non mi faccio più fregare.

Livello 10 - ci ho pensato un po' ma credo che tra le cose che maggiormente mi infastidiscono, il top è l'ignoranza e la supponenza delle persone. Mi fa andare veramente in bestia.
Se poi hanno posizioni di prestigio immeritate e mi tocca averci a che fare per motivi di lavoro, vado davvero fuori di testa.  Dopo riunioni di tale natura, l'unico modo di calmarmi è drogarmi di sushi!


"Rocco Schiavone aveva una sua personalissima scala di valutazione delle rotture di coglioni che la vita insensibilmente gli consegnava ogni giorno. La scala partiva dal sesto grado, ovvero tutto ciò che riguarda i doveri casalinghi. Giri per negozi, idraulici, affitti. Al settimo c'erano invece i centri commerciali, la banca, le poste, i laboratori di analisi, i dottori in generale con un'attenzione particolare ai dentisti, per finire con le cene di lavoro o con i parenti, che almeno grazie a Dio se ne stavano a Roma. L'ottavo grado vedeva in primis il parlare in pubblico, poi le pratiche burocratiche di lavoro, il teatro, riferire a questori o magistrati. Al nono i tabaccai chiusi, i bar senza l'Algida, incontrare qualcuno che gli attaccasse delle chiacchiere infinite, e soprattutto gli appostamenti con agenti che non si lavavano. Poi per ultimo c'era il decimo grado della scala. Il non plus ultra, la madre di tutte le rotture di coglioni: il caso sul groppone.“ 
(Antonio Manzini)







10 novembre 2018

SABATO DI POESIA: RINGRAZIAMENTO.


Wislawa Szymborska



Devo molto
a quelli che non amo.

Il sollievo con cui accetto
che siano più vicini a un altro.

La gioia di non essere io
il lupo dei loro agnelli.

Mi sento in pace con loro
e in libertà con loro,
e questo l’amore non può darlo,
né riesce a toglierlo.

Non li aspetto
dalla porta alla finestra.
Paziente
quasi come una meridiana,
capisco
ciò che l’amore non capisce,
perdono
ciò che l’amore mai perdonerebbe.

Da un incontro a una lettera
passa non un’eternità,
ma solo qualche giorno o settimana.

I viaggi con loro vanno sempre bene,
i concerti sono ascoltati fino in fondo,
le cattedrali visitate,
i paesaggi nitidi.

E quando ci separano
sette monti e fiumi,
sono monti e fiumi
che trovi su ogni atlante.

È merito loro
se vivo in tre dimensioni,
in uno spazio non lirico e non retorico,
con un orizzonte vero, perché mobile.

Loro stessi non sanno
quanto portano nelle mani vuote.

«Non devo loro nulla» –
direbbe l’amore
sulla questione aperta.

(WISLAWA SZYMBORSKA - AMORE A PRIMA VISTA - RACCOLTA 1954 - 2001)

06 novembre 2018

LA MANHATTAN ITALIANA E LE DOLCI COLLINE SENESI.

Le torri di San Gimignano

La mia passione smodata per NYC è conosciuta in tutti i luoghi e in tutti i mari.
Sapete che, ciclicamente, torno a farmi "sbaciucchiare" il cuore e gli occhi, lì, oltreoceano;  un amore irriducibile e causa di molte delle mie fissazioni ed elucubrazioni mentali.
A sopresa, durante la breve vacanza in Toscana  che ci siamo regalati per staccare un po' dalla follia quotidiana, ho riscoperto un luogo ameno che  riconosco di avere  sottovalutato le altre volte che mi ero trovata  da quelle parti.

La bellezza di San Gimignano è tale da toglierti il respiro, e sebbene il tempo non sia stato perfetto,  ci ha colpito in maniera oltremodo positiva.

Le 72 torri che fanno parte del centro storico, ci hanno sbalordito. 
Assieme a tutto il centro storico, tra stradine e palazzi antichi davvero senza paragoni.
La città era in festa, tra un cantare antiche melodie medievali e bancarelle che raccontavano la natura antica di cui  si tramandano con estrema cura tradizioni e valori.
E poi castagne e vino rosso.
Fiumi di vino rosso.

Del resto siamo in piena zona di Chianti, e poco più giù c'è la val D'orcia che si divide (non ho notizie di lotte intestine ma...) tra Brunello e Vino Nobile.
Le fiere città  (Montalcino e Montepulciano)  che hanno dato i natali a questi splendidi vini, sono unite da una via dei vini da far girare la testa.

Tutta la vacanza è stata un girovagare per borghi medievali di antica bellezza (Certaldo, Colle Val D'Elsa, San Quirico D'Orcia, Pienza e le già nominate Montalcino e Montepulciano) facendoci perdere il senso del tempo.
La sera ci si ritrovava a cena lì dove avevamo dimora, un piccolo B&B a pochi chilometri da San Gimignano, dove siamo stati benissimo, coccolati dal proprietario che ci ha nutriti di cibo e di sapienza.
Il posto è un'antica canonica ristrutturata con annessa chiesina, in perfette condizioni, affacciato su di una delle più belle colline del posto.

Ma la cosa che più di tutte mi resterà nel cuore è il vagare per San Gimignano a testa in su, in sere dolci di fine autunno (il maltempo ci ha risparmiato) a guardare quanto bella fosse con tutte quelle torri adagiate come una corona sulla collina, uno skyline degno della città che amo di più al mondo ma infinitamente più evocativo.


Perché noi italiani do it better.



Vi lascio in compagnia di alcune foto  che ho scattato. La maggior parte poi, le ho postate su INSTAGRAM, dove mi diverto abbastanza a "stressare" amici e conoscenti con le mie "rocambolesche" avventure on the road. A me mi piace. È un ottimo sistema per dimenticare, seppur per pochi giorni, gli affanni quotidiani. Che ci sono eh, ci sono sempre.


San Gimignano by night


Tra un bicchiere di vino e qualche castagna

Gatti a Certaldo

Certaldo: Il museo della città di Boccaccio

Duomo di Pienza

Il bosco delle quattro stagioni nella Val D'Orcia




Piazza Grande a Montepulciano

Il tramonto dalla terrazza del B&B