C'era una volta una fanciulla appartenente a una ricchissima famiglia di ebrei di origini svizzere trapiantati in America. Marguerite detta Maggiem Gugghenheim.
Per riallacciarmi a un mio post di qualche tempo fa, era una "principessa".
La sua infanzia fu segnata dalla morte del padre che perì 15 aprile del 1912 naufragando nell'Oceano Atlantico. Si trovava a bordo del Titanic.
La ragazzina crebbe all'ombra della fortuna delle famiglie a cui apparteneva: i Guggnheim magnati dell'acciaio e i Seligman, ricchissimi banchieri.
Visse la sua giovinezza a NYC con la madre fin troppo presente e asfissiante,, adorando un padre che in realtà si occupò molto poco di lei e della sorella.
Quando lui morì a bordo del Titanic era in compagnia di una delle sue tante amanti.
Meggie crebbe con la poca consapevolezza del suo status sociale e della sua ricchezza.
Anche perchè di soldi ne vide pochi, poichè lo zio Salomon ( quello della Fondazione di NYC) fece in modo di investire l'eredità del padre in titoli.
Ben presto, il carattere selvaggio di Maggie si fece sentire e appena le fu possibile, si liberò dal giogo della madre e cominciò a girare il mondo.
Ma soprattutto l'Europa, suo pallino.
Non era una gran bellezza, eppure, nel giro di pochissimo tempo, in pochi anni ebbe il potere di far cadere ai suoi piedi, la maggior parte degli artisti che avvicinò.
Si sposò giovanissima ed ebbe due figli, ma il matrimonio con Lawrence Vail, seppure uomo molto affiscinante e intelligente, non durò che pochi anni. Con il primo marito girò per tutta Europa quasi senza meta e si innamorò di Venezia.La percorrevano a piedi quasi instancabili.
Diceva della città: Tutto a Venezia è non solo meraviglioso, ma sorprendente; è molto piccola, ma così complicata per vie della forma ad esse del Canal Grande, che si è sempre sul punto di perdersi trai i vicoli. Alla fine si sbuca sul Canal Grande, ma mai dove si vorrebbe".
Sarebbe divenuta il suo posto del cuore, pareccchi anni dopo.
Non mi trova d'accordo sulla città, io non riesco a sopportarne l'odore e la calca, ma mi rendo conto che alla luce della luna, le calli nascoste hanno tutta la poesia che ci si aspetta.
La coppia era troppo diversa, la maggior parte del tempo insieme lo passarono ubriacandosi e litigando.
Li accomunava solo la passione per l'arte e per il bere. Ci fece due figli e un giorno conobbe John Holmes.
Lui fu suo secondo compagno, il suo pigmalione. Più grande di lei, un inglese dalla stazza non indifferente, anche lui gran bevitore. Uno scrittore che non raggiunse mai una grande fama che non riuscì mai a finire il suo romanzo, ma fece in modo che il diamante grezzo Penny, come diceva lei stessa, all'inzio quasi incapace di distinguere tra i diversi stili di arte,diventasse la splendida mecenate, colta, intelligente e preveggente, che sarebbe divenuta. Lo conobbe nel periodo in cui ancora portava le ferite per la morte dell'adorata sorella Benita.
Non si sposarono mai, ma fu l'amore più grande della sua vita.
Lui era un uomo estremamente colto e affascinante e la plasmò e sensibilizzò alla bellezza e all'arte.
Lo amò intensamente, diceva di lui che oltre ad amarle le donne, le comprendeva. Durante i cinque anni di vita insieme, la cultura di Holmes l'avvolse nelle sue braccia e le fece finalmente comprendere il mondo nuovo che la circondava e ciò che voleva diventare.
Alla sua morte, prematura e dovuta alle conseguenze di una brutta caduta, cominciò la girandola degli amori/artisti che si avvicendarono nel suo letto e nella sua vita di mecenate.
Aprì una galleria a Londra che chiamò Gugghenheim Jeune e ben presto,la inaugurò con una mostra dedicata a Brancusi. Contemporaneamente grazie al suo amico Marcel Duchamp conobbe Cocteau. Duchamp le insegnò la differenza tra surrealismo e astrattismo facendole conoscere tutti i suoi amici. Lei lo ringrazierà sempre per averla introdotta nel mondo dell'arte moderna.
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Marchel Duchamp - Giovane triste in treno - Peggy Guggenheim Museum |
Successivamente conobbe Jean Arp, il grande scultore surrealista.
Si divideva tra Londra e Parigi e in una delle sue visite in Francia incontrò Samuel Beckett, a casa di James Joyce.
Beckett fu suo amante per un breve periodo. Una passione bruciante ma lui si dimostrò un uomo visionario (beh, del resto lo si nota anche nei suoi scritti) e soprattutto infedele. Rimasero amici a lungo.
Poi, divenne amica di Kandinsky e la moglie. Curò la sua mostra a Londra, quando di lui si diceva fosse solo un pittore di quart'ordine. Si pentì sempre di avere comprato solo un quadro di quel periodo lasciando ad altri alcuni tra i più belli. Ne acquistò altri e molti a NYC, ma le rimase il rimpianto dei primi.
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Vassilij Kandisky - Paesaggio con macchie rosse n.2 - Peggy Guggenheim Museum |
E fu la volta della mostra dedicata a Yves Tanguy.Una retrospettiva dei primi quadri, e durante l'esposizione splendida, acquistò Toilette de l'Air e Le Soleil dans son écrin.
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Yves Tanguy - Toilette de l'Air - Peggy Guggenheim Museum |
Due capolavori.Naturalmente anche dell'artista francese, divenne l'amante. Del resto non riusciva a non essere coinvolta sentimentalmente dalle persone che l'affascinavano con la loro arte.
Yves, come altri artisti che anche grazie a lei e alla sua cocciutaggine, diventarono delle personalità enormi, le dedicò diversi bozzetti e ritratti. Per non parlare dei bellissimi orecchini da lui disegnati. Ne perse uno ma portò sempre il superstite abbinato ad un altro disegnato da Calder.
Tra gli altri conobbe e divenne amica acquistandone molte opere, Mondrian, Dalì, Picasso, Mirò, Bacon, Man Ray. Intanto nasceva l'idea di creare un museo dove esporre in maniera permanente tutte le opere acquistate negli anni.Ma eravamo a ridosso della Seconda Guerra Mondiale. Scoppiò mentre era in Francia ospite dei Kandinsky.Dovette rinunciare all'idea. Intanto la sua collezione aumentava con Brancusi,Dalì, Helion e fu colta da una passione smodata per Giacometti.Comprò la prima opera dell'artista ad essere fusa nel bronzo, Woman with a Cut Throat.
E conobbe Max Ernst. Il grandissimo pittore e scultore tedesco, l'affascinò immediatamente.Nonostante fosse non più giovanissimo e di gran lunga più grande di lei.
I tedeschi però avanzavano e per lei, ebrea, restare in Francia non era sicuro. Riuscì a nascondere il suo patrimonio di quadri nei sotterranei del castello di una sua amica, Maria Jolas, e raggiunse il suo ex marito Laurence in Bretagna. Le arrivò la notizia che la famiglia di Max Ernst aveva bisogno di aiuto e di ospitalità, erano nascosti con altri amici ebrei, sulle montagne presso Marsiglia.
Poi il grande artista fu catturato e portato in un campo di concetramento. Lei continuò a sostenere anche economicamente la famiglia. Si rivedero a Marsiglia quando fu liberato, e iniziarono una relazione.
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Max Ernst - Il Bacio - Peggy Guggenheim Museum |
Con lui tornò in America. Vissero insieme per molti anni, si sposarono e la fama di Ernst cresceva a dismisura. Nel frattempo lei riuscì ad aprire una nuova galleria, Art of This Century.La galleria stessa fu un capolavoro. Elsa Schiaparelli decise di aiutarla nella realizzazione della prima mostra surrealista, con pitture bianche che senza cornici scendevano direttamente dal soffitto, montati su mazze da baseball che si inclinavano come si voleva.Le pareti erano in caucciù e ricurve. Insomma una mostra innovativa in un luogo che ti lasciava senza fiato.
Il rapporto con Ernst, fu molto burrascoso, lei era innamoratissima, lui in realtà preso dalla sua arte e dalla passione per le donne. Ci furono litigi furiosi e tradimenti, da ambo le parti. La relazione finì e lei conobbe Kenneth Macpherson, il grande fotografo e romanziere. Anche questa volta la vita sentimentale si intrecciò con quella artistica. Comprarono casa e andarono a vivere insieme. E lei chiese a Pollock di dipingere un murale alto due metri e largo sette, per decorare la sala d'ingresso. No dico, stiamo parlando di uno dei più grandi pittori moderni che per compiacere la sua amica Peggy dovette abbattere una parte del muro di casa sua, per potere terminare la sua opera e donargliela. Immensa Peggy.
La mostra successiva nella sua galleria fu quella dedicata a De Chirico. 16 opere ottenute in prestito da privati o da musei.
Poi fu la volta di Pollock. Erano tutti artisti che in quel periodo erano poco conosciuti. Dopo di lei e anche grazie a lei e alla sua cocciutaggine, nel volerli esporre a tutti i costi, sebbene non incontrassero il favore del pubblico, che fu possibile farli amare anche all'estero.
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Jackson Pollock - La Donna Luna - Peggy Guggenheim Museum |
Questa la grande forza di Peggy. La sua energia, il suo dominare con convinzione e cavalcare il nuovo gusto avanguardistico, che si stava imponendo nel mondo.
Una donna così potente e venerata dai suoi artisti, che riuscì a far fare ad un artista come Calder la testiera del suo letto, pezzo in argento che rimase con lei fino alla sua morte. Immaginate di dormire con il capo appoggiato ad un capolavoro per il resto della vostra vita.
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Alexander Calder - Testiera del letto di Peggy Guggenheim |
Nel 1948 decise che era tempo di tornare in Europa e di creare a Venezia un museo tutto suo.
Per prima cosa, espose tutta la sua collezione alla Biennale di Venezia e poi, acquistò Palazzo Venier dei Leoni, edificio lasciato in abbandono lungo il Canal Grande, facendone la sua dimora e il suo museo permanente.
Il padiglione alla Biennale a lei dedicato fu un successo strepitoso ed ebbe una eco immensa. A partire dall'introduzione alla mostra scritta dal Professore Argan (sì proprio lui, il Giulio Carlo, passione o incubo dei nostri studi d'arte al liceo). Ne scrisse un pezzo confusionario e disordinato, riconoscendo di non capirne molto di arte moderna. Queste son soddisfazioni...
Successivamente, la collezione fu esposta a Torino e a Firenze, e arrivò a Milano, al Palazzo Reale.
Intanto si lavorava al restauro di Palazzo Venier, che terminò nel 1949.
Organizzò nel giardino bellissimo, con piante e alberi secolari, la sua prima mostra.
Opere di Brancusi, Arp,Calder, Giacometti, Moore, Lipchitz, Marino Marini, Klee.Nel giro di qualche anno, la galleria divenne sempre più grande fino ad occupare tutto il piano terra. Iniziò ad esporre opere di Parmeggiani e Bacci, i pittori italiani che amò di più.
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Alberto Giacometti - Donna che Cammina - Peggy Guggenheim Museum |
Venezia divenne il suo mondo e la sua vita.
Dal 1950 fino alla sua morte avvenuta nel 1979, continuò a scoprire nuovi talenti e a non lesinare mai nel promuoverli e farli conoscere al mondo intero.
Quando parlava della sua passione per il collezionismo, raccontava la storia di una donna che vagava per una mostra d'arte brontolando continuamente con aria cupa. Quando si avvicinò per chiederle come mai si era presa la briga di vedere quadri che sembravano non piacerle affatto lei rispose che voleva capire l'arte moderna; al che Peggy l'avvertì di quanto fosse pericoloso ciò, perchè si correva il rischio di intossicarsi.
Ecco, per me che non sono mai stata amante dell'arte moderna in generale e che amo poco il surrealismo e l'astrattismo, la risposta di Peggy è la risposta a tutte le mie domande sull'arte.
Possiamo amare ciò che ci emoziona e odiare ciò che ci lascia un senso di nausea.L'Arte mai ci lascia indifferenti. Altrimenti non potremmo riconoscerla universale. E' ben al di là delle nostre sensazioni. Superiore qual è, solo in pochi possono essere capaci di riconoscerla per primi. Coloro sono i mecenati. I grandi artisti di tutti i tempi sono arrivati a noi grazie a loro.
Alla loro caparbietà, al loro fiuto, alla loro sensibilità. Anche ai loro soldi, chiaro.
Capaci di riconoscerla sempre, nella sua totalità, nella sua grandezza. Tanto da venirne intossicati al punto di volere bere tutto, fino all'ultima goccia di veleno.
E noi, ringraziamo.
Peggy è stata una donna eccelsa del nostro tempo.
E con questo post vorrei inaugurare il ciclo: Donne Magnifiche.
Grazie per la vostra pazienza. Sono stata lunga, ma spero di avervi interessato.
Accetto suggerimenti per i prossimi post. Segnalatemi alcune donne meravigliose che hanno fatto del loro mondo il nostro e ne parleremo insieme.