Fonte: Agi.it |
Luca non aveva chiuso occhi per tutta la notte. Milioni di gocce si erano abbattute con la violenza di un uragano, sulla città. Il rumore sordo dei tuoni e i lampi vividi dei lampi, avevano disturbato il silenzio della sua camera e quello di tutta la casa. Casa? Un monolocale da studente fuori corso che occupava da tempo. Lì, nella provincia campana che lo aveva accolto a braccia aperte.
Anni prima, quasi un secolo, in realtà.
Un corso di laurea che si era dilatato nel tempo fino ad apparire un percorso millenario. E intanto la tesi languiva, in un angolo remoto del suo computer.
Anche l'ultimo professore a cui voleva affidarsi, aveva declinato "gentilmente" l'invito.
Ogni giorno i suoi, chiedevano notizie.
Lo avevano mandato a valle, lontano dalle montagne irpine in cui era cresciuto, nella speranza che potesse affrancarsi da una vita scarna, solitaria e povera di stimoli.
La biologia era da sempre la sua passione. Eppure si domandava spesso dove si fosse perso.
Quando il feeling si era interrotto; ma non riusciva a dare una risposta.
Quel mattino, dopo l'uragano, tutto era fermo e immobile. Le strade della parte alta della città erano coperte da fanghiglia marrone. La gente si domandava stupita quando sarebbe tornata l'elettricità e quando gli ascensori avrebbero ripreso a funzionare. Nella memoria degli "anziani" un ricordo sbiadito di un'altra alluvione, devastante, subito dopo la guerra.
Un pensiero immediato e una vana ricerca al cellulare. Al suo non risponde, prova da tutti gli amici << E' da te Andrea?>>.
Unica riposta un <<no>> avvolto da silenzio.
Andrea, la testa biondissima, le gambe lunghe, i vestiti scollati dal corpo. Sempre troppo larghi, le maniche troppo corte. La risata fragorosa, la fossetta destra più evidente di quella sinistra. E gli occhi color oro puro. Lo sguardo intenso, vestito di morbidezza e di calda accoglienza. In università era un punto di riferimento, per chiunque si potesse smarrire nei meandri dell'orientamento e dei corsi.
Conosceva ogni professore o assistente. Tutti gli operatori. Mille iniziative, programmi eventi, partorivano dalla sua mente a velocità stellare. Milioni di modi per aiutare gli altri.
Altruista e di una generosità ineguagliabile. Dopo la laurea in Economia Aziendale era ancora lì, come una delle statue romane del museo della città. Indissolubile, invidiabile, inimitabile.
Non non era con lui, la sera prima. Viveva nella parte bassa della città e aveva preferito tornare a casa. Quella città che era la sua, che aveva visto cadere e rialzarsi parecchie volte, senza cambiare mai l'anima. La città come un vestito un po' stretto, che pur bello, è liso ai bordi. Tu continui ad indossarlo ma vorresti modificarlo e migliorarlo. Non sai se ne sarai capace, ma alla fine provi con un gioiello di famiglia ad abbellirlo; e nel brillio familiare lo scopri ancora splendido. Da un angolo diverso tutto il mondo riesce ancora a sorprenderti, se gliene dai ancora la possibilità.
Corre Luca. Sa che il fiume, giù a valle, ha compiuto disastri. Non si sente altro alla radio e alla tele.
Arriva alla Rocca, scende attraverso il corso. Gira verso l'Arco romano ancora ricoperto dalla struttura di restauro. Sembra quasi che volino i suoi passi. Il rione di Andrea è transennato.Polizia e protezione civile invitano la gente ad allontanarsi. L'acqua ha raggiunto i due metri di altezza. Si cerca di portare in salvo persone salite sui tetti. I sottopassi allagati, la tensione nervosa. Andrea non risponde al telefono.
<< Vi prego fatemi andare, una persona cara è sicuramente in pericolo>>.
Nessuno lo ascolta, ma lui non demorde.
Gira alle spalle di Sant'Ilario e li beffa. Corre verso il rione, dove l'acqua è ancora alta, il fiume a ridosso delle case. In lontananza le arcate del ponte sono quasi coperte da tutta la furia devastante della notte precedente.
Cerca la casa rosa. Fuori, di spalle, gambe e braccia lunghe spalano fango. Sente la voce che incita, guida, dirige. Riconosce il sorriso anche se sa che tutto quell'oro non si girerà. Sostiene, con pazienza e cura, una vecchina curva di età e di dolore.
Anche Luca sorride, si rimbocca le maniche e avanza.
@Mariellaesseci - tutti i diritti riservati.
Dedicato alla mia città, Benevento.
A tutte le città, a tutta l'Italia ferita dall'incuria e dall'ingordigia del potere.
Sostenuta solo dalla volontà e dal coraggio delle persone comuni.
Sarebbe ora di riprendercela, questa nostra Italia.
Io non ho parole.
RispondiEliminaQueste erano le mie ultime. Grazie Max per essere qui.
EliminaIo parole ne ho, per dire che volevo chiamarti e domandarti proprio di parenti ed amici che vivono nei luoghi dell'alluvione, poi - non so come - mi è passato di mente.
RispondiEliminaToccante il tuo (bel) brano.
Un forte abbraccio.
Antonio caro per me è sufficiente che tu sia qui. Ti abbraccio e ti ringrazio amico mio.
EliminaSarebbe ora di riprendercela. ... ma siamo sicuri che ce la meritiamo?
RispondiEliminaHo già risposto alla tua domanda, nel post.
EliminaChapeau, Mariella!
RispondiEliminaGrazie Pat per essere qui. E per tutto. Un bacio.
Eliminaa parte il racconto bellissimo, spero che i " tuoi" stiano tutti bene.
RispondiEliminaNon ci sono piu parole per ciò che siamo stati capaci di distruggere.
Ha ragione Francesco, siamo sicuri di meritarla?
A parte lo spavento notturno che hanno patito, i miei stanno bene. Mia mamma ricordava l'alluvione di quando era bambina che aveva causato 22 morti e migliaia di sfollati. Si pensava non dovesse più succedere. E invece... Ti abbraccio forte Silvia. Grazie.
EliminaBrava Mary! Per il racconto, per il messaggio.
RispondiEliminaLa amica apuana che conosce "purtroppo" molto bene il problema. Grazie Sara.
EliminaUn anno e mezzo fa alle 7 di mattina il fiume iniziava a straripare a monte, i sindaci di quelle cittadine avvisarono il sindaco della mia che non fece nulla, nemmeno chiudere le scuole. Alle 9 di mattina iniziato il disastro; ancora oggi ci sono i segni e le attività commerciali chiuse.
RispondiEliminaDue morti.
A Benevento ci sono stati tre morti. Uno era un operaio morto folgorato mentre cercava di ripristinare l'energia elettrica in una zona della città. Il sindaco della città aveva ricevuto un avviso dalla protezione civile che però non era quello della massima allerta. Ma quanto è possibile prevedere l'entità dei disastri? Lui ha fatto chiudere uffici e scuola anche l'Universita'. Ha fatto intervenire l'esercito. Chiaro e' poca cosa ma si è mosso immediatamente. I problemi sono di difficile risoluzione e nelle nostre terre sono atavici. Se non proviamo a cambiare tutti niente cambierà. Ti abbraccio Mick grazie!
EliminaLa mia è una regione spesso colpita da eventi simili. C'è la rabbia e la tristezza del momento. Ma dopo? Dopo che cosa succede? Nulla. Penso che alla fine vada bene che le cose restino così come sono alla maggior parte delle persone. Perché il condono, perché l'abuso, perché "io ho diritto", perché "il mio vicino fa peggio".
RispondiEliminaAmarezza, molta.
Solidarietà a chi ha subito e a chi si impegna, non solo nella tragedia ma nella vita di tutti i giorni. Ché occorre cambiare mentalità, tutti.
Non posso fare altro che condividere ciò che dici, Glo'. Le giovani generazioni sembrano pronte a cambiare. Le vecchie siedono su di un vulcano in eruzione pensando che sia spento. Li potrebbe seppellire tutti. Solo così le cose cambieranno sul serio. Ti abbraccio e grazie.
EliminaMi hai messo i brividi.
RispondiEliminaRiemergeremo da questo mare di melma (non solo di pioggia) in cui ci hanno buttati.
Un abbraccio!
Se lo vorremo con tutte le nostre forze, si'. Ti abbraccio forte Pier, grazie.
EliminaLuca era il nome del personaggio principale del mio ultimo racconto a rate. Mi piace pensare che ti sia rimasto in testa quel nome e non darmi del vanitoso....
RispondiEliminaFintantoché i nostri governanti andranno al potere coll'unico scopo di fare di tutto per mantenerselo ed edificare un proprio stato di potere che duri oltre la legislatura, dimenticando i veri bisogni della popolazione avremo questo.
Le nostre colline si sgretolano portando a valle interi paesi; i nostri fiumi tracimano inondando tutto; le nostre strade si spaccano, ma nessuno lascia perdere i propri interessi e inizia una politica diversa, dove al centro ci sia unicamente il cittadino e non l'amico dell'amico, e non la banca che ha finanziato la nostra campagna. Così dal più minuscolo dei comuni al più grande, per arrivare a Palazzo Chigi.
Quando e se ci rifaranno votare per un governo nazionale ricordiamoci di questo e di tutti i guai che sistematicamente ad ogni cacata di pulce ci si precipitano addosso.
Spazziamo via questa intera classe politica e amen.
Da tempo sono con la ramazza in mano. Ma ho paura che le nuove generazioni, quelle che ci faranno fuori perché hanno troppi schifo di noi, non mi vorranno. Faranno a meno volentieri di chi non ha mosso un dito per cambiare le cose. Luca e' uno dei nomi che io preferisco. Mi è familiare, mi piace e mi andava di farne il protagonista di qualcosa di mio. Chissà magari tornerà più avanti. E si' mi sono ispirata al tuo racconto. Ti abbraccio forte Enzo.
EliminaMeno male che esisti tu, Mariella! Siamo rese grazie agli dei.
EliminaTi devo una spiegazione per questa mia giaculatoria e te la darò domani in sede privata. Per ora sono confuso e poi sto aspettando stasera.....
Un abbraccione, Mariella.
Beh insomma, ieri non è andata proprio benissimo...
EliminaI miei complimenti più cari, uno scritto stupendo, mi sembrava di stare là, con i Beneventani.
RispondiEliminaUn caro saluto e tanti, tanti auguri per Benevento.
aldo..
Speriamo bene Aldo.
EliminaIntanto il settore commerciale e industriale è a terra. Le fabbriche a valle sono inondate da acqua e fango e il settore agricolo sembra morto.
Suonerà retorico, ma hai tutta la mia solidarietà.
RispondiEliminaComplimenti per il pezzo.
Bacioni ;-)
Ti ringrazio!
EliminaComplimenti per il testo Mirella sei davvero brava. caspita.
RispondiEliminaMaurizio
Ciao Maurizio, grazie.
EliminaMa che bello. Grazie Marì.
RispondiEliminaBello non so...
EliminaTi è piaciuto il racconto?
Un abbraccio cara.
E' un testo molto bello, una storia che scorre via e, grazie alle tue parole, riesci proprio a vederla, ad essere là... a provare le emozioni dei personaggi di cui tu ci racconti. E hai ragione, dovremmo riprendere in mano tante cose, il paese ma non solo, anche i valori più "terra terra", che poi però son quelli che, possedendoli, per me ci fanno volare più in alto, paradossalmente.
RispondiEliminaInsomma, metaforicamente e non solo, come dimostra il tuo racconto, bisogna rimboccarsi le maniche, dare prima ancora di pensare a ricevere... solo così, forse, abbiamo qualche speranza di cambiare, in meglio, noi stessi e ciò che ci circonda ;)
Un abbraccio :)
Sono emozioni vere trasferite a personaggi immaginari per rendere bene l'idea.
EliminaFelice di riuscire a trasmettere tutto, dispiaciuta di poter fare poco altro se non parlarne.
Sai, dovremmo radere al suolo tutto e ripartire.
Un abbraccio circolare e grazie!
Sarebbe ora Mariellina , ma non lo facciamo mai..Ci lamentiamo soffriamo, moriamo e sempre si ripetono con cadenza regolare le stesse identiche cose..
RispondiEliminaQuanta tristezza!
Bacio mia cara!|
Infatti Nella. Arriverà presto chi sovvertirà l'ordine. Solo che spazzerà via anche noi, poveri ignavi...
EliminaTi abbraccio.
Mari questo post mi ha commosso.
RispondiEliminaScusami perché presa dalla mia quotidianità egoisticamente non mi sono nemmeno fatta sentire per chiedere della tua famiglia.
Mi sono profondamente vergognata.
Dovremmo ricordarci invece sempre e portate nel cuore queste persone che lottano contro la natura infame e l'incuria dei nostri potenti di turno.
Ti chiedo ancora scusa e ti abbraccio.
Grazie Mari
Grazie Veru.
EliminaMa non era necessario, tu ci sei sempre.
E non vergognarti di nulla che mi fai arrabbiare.
Un bacio.
Nonostante sia assurdo quello che continua ad accadere.. accade ogni giorno.. e non ci sono provvedimenti, stanziamenti, cambi di direzione nella gestione folle del territorio... e la brutta stagione deve ancora arrivare.. ma noi andiamo a vedere Suburra.. questo è uno dei massimi impegni civili che riusciamo a sfoggiare...
RispondiEliminaGuarda siamo di nuovo al teatrino politico, quello delle promesse quotidiane. Ci siamo rotti le palle a dire il vero.. Ma come dici tu poi, si preferisce andare al cinema. Anche
Eliminaio eh... Ribadisco: ci spazzeranno via.
Mariella, tu scrivi sempre bene, ma in questo post hai messo quel qualcosa in più che lo rende memorabile.
RispondiEliminaSi vede che parli di qualcosa di profondamente tuo e importante e hai saputo trasmetterlo bene.
Un abbraccio grande a te e ai tuoi.
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OT: C'è ancora il noce a Benevento? (Quello delle streghe, per chi non lo sapesse. ma tu Mariella lo sai bene).
Oltre alle misure di prevenzione e bonifica del territorio una cerimonia propiziatoria non farebbe male...
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Anch'io la ramazza ce l'ho in mano da tempo... per liberare i tombini del cortile comune da foglie, fango e residui vari.
Se non lo faccio io, non lo fa mai nessuno, salvo poi lamentarsi se il cortile si allaga!
Ma che bel commento Annamaria, grazie! Ma tu sei di parte, da sempre ci leggiamo volentieri, te ed io :-) grazie per l'affetto e grazie da parte dei miei. Continua a piovere, purtroppo. Passiamo al tuo OT: sai voci di popolo dicono che il Noce di Benevento stia benissimo. E che succedano ancora cose "turche". Chissà, prima o poi vi narrerò qualche storia d'infanzia, giusto per rinverdire la leggenda che circonda la mia città e i le famose "streghe" beneventane... Per finire comprendo benissimo il tuo ramazzare. Del resto l'inciviltà e l'incuria della gente si vede soprattutto nel vivere quotidiano. Tra le mura domestiche. E ogni condominio e' paese. Ti abbraccio!
EliminaNon sono di parte. Se sei brava, sei brava!
EliminaVa bene :-)
EliminaSì, gli italiani se la dovrebbero riprendere l'Italia.
RispondiEliminaMa troppo italiani sono malati di lassismo, di calcio, di tv spazzatura e ignoranza.
Per non parlare poi della classe politica che sta rovinando il paese.
Bello questo tuo racconto, mi è piaciuto davvero tanto e anche questa tua dote non la conoscevo :-)
Un abbraccio, donnina bella.
E ci sono, solo che sto studiando, lavorando, cercando casa e sopravvivendo a nonna Amelie (la nonna francese).
Che stress!
Diciamo che siamo soprattutto superficiali, inconcludenti e pigri. Oltre che deboli inetti. Sono veramente contenta ti sia piaciuto il racconto. Vero e' che da tempo non postavo qualcosa di mio. Dovrei farlo più spesso... Ero un po' preoccupata. Felice che tu stia bene e che continui a fare programmi. Ti abbraccio forte ragazzo bello :-)
EliminaOgni volta è una devastazione e non solo nelle cose, case, paesaggi strade paesi... ma nell'anima di ogni persona che ci vive in quelle case, in quei paesi. E anche in chi si sente vicino ...a quelle persone.
RispondiEliminaUn abbraccio caloroso Mariella.
Sono giorni che ascolto le testimonianze di tutta quella gente che ha perso tutto. Non gli rimane più nulla eppure non vuole soldi ma solo una mano per ricominciare. I fiumi hanno travolto culture,l'industria del terziario. Ci sono intere valli ricoperte da pietre, massi enormi,portati dall'acqua dove prima c'era la terra. I contadini hanno bisogno di braccia. Perché ce la vogliono fare, vogliono ricominciare. Per cui, a parte il denaro che arriverà (forse), adesso hanno bisogno di altra gente che dia loro una mano. Bisogna far presto perché l'inverno e' alle porte e tra poco su tutto calerà il sipario. E si sa che da sempre si fanno differenze tra nord e sud. A parte tanti proclami, per ora non ho visto alcuna mobilitazione da parte di nessuno. Mi viene in mente l'Emilia. E ricordo il tam tam ai tempi. E le persone che andarono a dare una mano, da tutte le regioni d'Italia. Da noi, nulla. Per questo m'incazzo. Ci sono due Italia: quella che fa notizia e quella su cui cala un silenzio innaturale. Oggi sono parecchio incazzata anche perché sulla mia rivista preferita di solito si da largo spazio a quello che succede di grave in Italia. Ma la mia terra non interessa a nessuno. Scusa lo sfogo sul tuo commento Pino. Mi sono fatta prendere la mano. Forse perché, con la tua sensibilità hai toccato un punto dolente: le persone. Ti abbraccio anche io.
EliminaGli abitanti di Benevento si sono rimboccati subito le maniche, ma ancora una volta lo stato è risultato assente.
RispondiEliminaSaluti a presto.
Si' purtroppo sono ancora troppo soli. Ma qui non è solo lo stato che manca. Mancano le persone... Grazie Vincenzo!
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