Il presepe di Dani |
Sono in un momento di ozio, dopo giorni di scorribande emozionali e gastronomiche.
E allora ho ricordato quando da bambina, aiutavo mia mamma e mia nonna Carmela, a preparare il presepe.
Si cominciava dopo l'otto dicembre, festa dell'Immacolata.
La prima cosa da fare era andare il campagna, nelle vicinanze di Benevento a raccogliere il muschio fresco.
Noi bambini venivamo muniti di cassetta da frutta o nel caso peggiore di buste di plastica e, a mani nude raccoglievamo intere zolle fresche e umide.
Tornavamo a casa, stanchi e infreddoliti, con le guance arrossate, ma felicissimi.
Mia madre aveva una grande consolle nel corridoio che liberava dagli oggetti che di solito sostavano lì durante l'anno e sul mobile andavamo a poggiare il muschio verde, cercando di farne un tappeto del tutto uniforme.
Sicuramente il risultato finale era di gran lunga migliore, del prato sintetico di San Siro.
Il tocco finale alla base era la farina che, a piene mani, spruzzavamo su tutto quanto, aiutati dal colino che usava mia nonna per spargere lo zucchero a velo sulle torte.
Era un vero presepe napoletano.
Mio padre, scendeva in cantina a prendere lo scatolone dei pastori di mio nonno Ugo.
Veri e propri capolavori di gesso dipinto a mano, che nel tempo si sono ridotti a cinque/sei pezzi a causa della nostra sbadataggine.
La maggior parte infatti, ha subito la fine che le cose preziose fanno nelle mani dei bambini maldestri, ovvero si sono rotti.
Di alcuni pezzi ricordo persino i colori degli abiti oltre le fattezze.
L'acquaiola vestita di bianco e gonna rossa che, riempiva il suo otre alla fontana.
Il cliente della taverna con maglia azzurra, seduto al suo tavolino imbandito con carne e pesce, frutta e dolce.
Il pastorello con calzoni alla zuava che portava sulle spalle la sua pecorella preferita.
E l'altro pastorello che ozioso, dormiva sulla riva del laghetto (fatto con lo specchietto delle sopracciglia di mia mamma) dimentico di controllare il suo gregge che noi bambini gli spostavamo di continuo.
Giuseppe e Maria, sereni con i loro mantelli lunghi fino ai piedi (azzurro per la Madonna e marrone per Giuseppe) protesi verso la mangiatoia in cui, noi bimbi allo scadere della mezzanotte del 24 dicembre, avremmo deposto il bimbo biondo.
Completavamo il tutto con le casette e la locanda fatte di sughero e cartone, con il castello di Erode che posavamo in alto sulla montagnetta fatta da mia madre, ricoprendo una scatola di scarpe di carta roccia.
Il castello era controllato da una guardia romana in gonnellino rosso e armatura argentata.
Poi in lontananza si vedevano tre cammelli e tre re, che giorno dopo giorno, avanzavano sulla strada verso la capanna di un passo alla volta.
Per arrivare a porgere i propri doni al bimbo esattamente il 6 gennaio.
Anche se, io per prima, ogni volta che potevo, li facevo arrivare in anticipo.
Avevo fretta che arrivasse la Befana e i suoi doni.
Avevo fretta che arrivasse la Befana e i suoi doni.
Mia nonna, con pazienza li rimetteva al loro posto.
La notte del 24, usanza familiare era la processione che avrebbe portato Gesù bambino attorniato da tutta la famiglia in giro per ogni locale della casa, mentre noi bimbi dietro, avremmo cantato in maniera stonata e acuta " Tu scendi dalle Stelle".
La tradizione della processione continua in ognuna delle nostre case.
E mi ricorda il sorriso di mia nonna che dolcemente ci accompagnava nel canto.
Lei,la vera cantante della famiglia.
In tempi recenti, mi capita di ritrovare la magia del presepe in San Gregorio Armeno, a Napoli.
Lì nella strada ogni bottega espone i suoi pastori. La maggior parte rispecchia le tradizioni e la bravura degli artisti/artigiani che li creano.
I negozi sono aperti tutto l'anno ma è nei giorni precedenti al Natale che si respira un'aria eccezionale.
Gambardella presepi. Immagine dal web |
Ti perdi nella fiumana di persone che ad ogni piè sospinto si ferma per ammirare la perfezione di ogni singolo pezzo. L'apice è la sera, quando le luci delle botteghe si mischiano a quelle del Natale e all'odore di antico e di colori.
E ci ritroviamo tutti quanti ad avere sul volto lo stesso sorriso di quando a presepe terminato, restavamo immobili a guardarlo mentre mamma accendeva le lucine e intorno era tutto buio e silenzio.
Con lo stupore che tutta quella meraviglia rinnovava ogni anno.
Bambini per sempre noi.
BUON 2013 RAGAZZI.E CHE LA VITA VI PORTI OVUNQUE VOI VOGLIATE!
E ci ritroviamo tutti quanti ad avere sul volto lo stesso sorriso di quando a presepe terminato, restavamo immobili a guardarlo mentre mamma accendeva le lucine e intorno era tutto buio e silenzio.
Con lo stupore che tutta quella meraviglia rinnovava ogni anno.
Bambini per sempre noi.
BUON 2013 RAGAZZI.E CHE LA VITA VI PORTI OVUNQUE VOI VOGLIATE!