09 giugno 2019

I VINILI DELLA DOMENICA: ZEROFOBIA - RENATO ZERO



Ci sono autori destinati ad entrare nella leggenda della musica anche e solo per una canzone.
Altri invece, sono destinati ad essere accolti nel nostro cuore per averci fatto  sentire al centro di tutto sia per merito   delle loro parole  della loro musica sia per essere sempre stati se stessi a qualunque costo.
Non limitandosi così, ad essere solo amati, ma, come spesso succede, anche ad essere odiati.
E' il caso dell'artista di cui voglio parlarvi oggi, tra i più grandi musicisti italiani, partendo da quello che credo sia uno degli album più iconici di sempre.

C'è un filo visibile che lega David Bowie, di cui vi ho parlato qualche post fa, a lui.Cercherò di metterlo bene a fuoco parlandone oggi.


Nello stesso anno in cui Bowie pubblicava HEROES, Renato Zero faceva lo stesso con ZEROFOBIA.
Anche quella di Renato Fiacchini in arte Zero, era stata una lunga ricerca nata sui palcoscenici di tutta Italia dove si era esibito prima come ballerino e poi, come musicista. Talentuoso, irriverente, provocatorio, disturbante, alternativo, profondamente intelligente, il giovane artista romano, aveva dalla sua il desiderio indiscutibile di arrivare al pubblico partendo da un'idea di musica innovativa, poco retorica, assolutamente geniale. Sul suo palco immaginario che poi, subito dopo il successo di ZEROFOBIA, divenne un vero tour itinerante, piantò le radici la sua idea di spettacolo circense, luminoso e colorato, in cui la vita veniva rappresentata nelle sue forme più eccessive e forti, arrivando ad essere quella che è spesso, surreale e amara.
Ed è tutto scritto nei pezzi dell'album, a tinte forti, passando dall'avvento del circo mediatico (come non interpretare così MI VENDO? un precursore) alla violenza sessuale, agli abusi di psicofarmaci descritti nelle canzoni successive SGUALDRINA  (cover di una canzone dei Supertramp) e MAGICO SAMBA. Fino a temi più pesanti come la droga con L'AMBULANZA e la misoginia con MORIRE QUI. C'è un filo conduttore nei brani che è il rapporto mai definito con una donna con la quale doveva avere un conto in sospeso, chissà. Del resto Renato non ha mai svelato chi fosse anche se un dubbio ce l'ho. Attraverso MANICHINI, la metafora dell'uomo che si muove come un pupazzo incapace di liberarsi perché impaurito, si arriva alla splendida IL CIELO, un trionfo di spiritualità ma anche un'accesa condanna all'aborto,  che divenne poi, il suo manifesto.
Che sia chiaro, non mi interessa porre l'accento sui temi trattati nell'album, lungi da me. 
Ma vorrei dire che l'uomo e l'autore sono molto più vicini alla ragione comune rispetto a quello che verrebbe da pensare guardando il suo percorso artistico e la sua immagine eclettica, almeno per quel che riguarda la prima parte della sua storia musicale. Perché attraverso le parole che ha scritto, si rivela come un uomo molto più attento a tutti i grandi temi del nostro tempo di quanto si possa pensare se lo si osserva dando un peso solo ai lustrini che lo avvolgono.  Ha raccontato e racconta il nostro paese senza remore e senza peli sulla lingua. Aizzando su  di sé le ire delle femministe, dei politici, di tutti quelli che pensavano di averlo circoscritto ad un contesto ben preciso ed invece non avevano capito nulla.

Dicono di lui:

"Zero da sempre rivendica il primato di aver raccontato nelle sue canzoni (titoli come Il Carrozzone, I migliori anni della nostra vita, Mi vendo, Vecchio, Marciapiedi) «l’uomo, le sue maschere, la differenza, gli ultimi, sdoganando temi difficili come la droga, il controllo delle menti, l’identità di genere o la depressione, il degrado delle periferie urbane», restando sempre e comunque libero «da tessere politiche e schieramenti identitari, sessuali, culturali». 
Demetrio Paparoni (teorico e curatore d’arte contemporanea per Skira) conferma questa sua capacità.

«L’identità italiana è quella di Fellini, di Schifano, di Jacovitti e di Zero, il primo vero front man del nostro Paese, la dimostrazione vivente che la musica è l’arte più astratta, ma la corporalità del musicista, di Zero come di David Bowie, è più eclatante e evidente di quella di un pittore o di uno scultore).
(Stefano Bucci - Corriere della Sera)

Track list:

Mi vendo


Formazione album: Renato Zero e Ruggero Cini
Anno di pubblicazione: 1977

21 commenti:

  1. Un grande. Non ne sono fan, ma lo apprezzo molto.
    Vero, è un trasformista come pochi, irriverente ma sagace. Mi piace come, istrionicamente, non possa essere incasellato da nessuna parte. È giusto così.

    Moz-

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    1. Non posso giudicarmi una sua fan nemmeno io. Ma ne ho sempre riconosciuto l'altissimo valore artistico:-)))

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  2. Non conosco tutta la discografia di zero ma tanti suoi pezzi (i più famosi) sì, ed è davvero unico e intramontabile <3
    Ultimamente lo sto ascoltando più del solito!
    Buona domenica pomeriggio mariella!

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    1. A me piace ascoltarlo quando ho la necessità di riflettere su qualcosa di importante! Un grandissimo Artista. Buona domenica sera a te, cara Angela!

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  3. Renato mi piace e basta.
    Quando si prende il mondo per i coglioni e lo si sbatte al muro si può pretendere di essere trattati così

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    1. Ma così come?
      Comunque Renato anche a me piace e basta!

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    2. Einfach so, perché lui se ne sbatte di come gli altri lo giudicano:così e basta.

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  4. Cara Mariella, ci sono dei contanti che basta una canzone!!! e poi rimangono nella storia!!!
    Ciao e buon inizio della settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. Ciao Tomaso, che gioia vederti riapparire sul mio blog! Spero ti sia riposato dopo le fatiche del viaggio a Milano.
      Un abbraccio e buona domenica sera.

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  5. Un grande artista, amatissimo dal pubblico, grande anche dal palco alla tv.

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    1. Penso sia adorato dai suoi fan. Una cosa mai vista e che ho notato ad un concerto che vidi qualche anno fa.

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  6. Un grande album con pezzi famosissimi. Un artista che ha saputo portare una ventata di novità e trattare temi importanti nei suoi testi.

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    1. Un vero precursore. Eppure abbiamo dimenticato...

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  7. Soprattutto nella prima parte della carriera, ha veramente fatto cose di impatto.
    Devo dire che mi era sempre rimasta molto impressa "Spalle al muro" che aveva cantato a un San Remo di molti anni fa e scritta da Marinella Nava. Era molto bella la canzone e il modo in cui lo la cantava.

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    1. Spalle al muro è una canzone dura. Ha saputo renderla magistrale e universale. Sicuramente i primi anni di carriera aveva più margine, erano anno di cambiamento ovunque. Poi si è come lasciato andare... Un abbraccio e grazie!

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  8. Ma sai te che Zero io non riesco a vederlo come icona gay!
    Le sue provocazioni negli anni della sua carriera sono state sempre misurate....mai “scandalose” e del resto pure la sua vita privata mi sembra sia stata abbastanza scevra di eccessi.
    Renatino piace a tutti.
    Lo dimostrano i suoi numerosi sorcini.
    Ti dirò che un affetto del genere in artisti giovani e non, a livello di fans lo vedo solo nei “lupi” di Ermal Meta.
    Non conosco tutto di Zero.
    Di Zerofobia conosco Mi vendo , Morire qui e Il cielo.
    Di quel periodo mi piace di più Tregua.

    Ho amato molto la cover di Mi vendo , quasi Jazz che ha fatto Mina nel LP dedicato all’artista , Numero Zero.
    Ripensando ai primi capolavori di Renato come non parlare di Amico e Più su ( per me le sue migliori assieme alla più recente Nei giardini che nessuno sa)
    Lo Zero degli ultimi anni non mi entusiasma poi così tanto.
    Avremo tutti bisogno di una sua canzone paraculo che piaccia a tutti come lo è stata I migliori anni della nostra vita .
    Non mi piacciono poi tanto le sue ultime produzioni.
    Ciao


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    1. Ho premesso che non sono una sua fan, ma che mi piace molto di quanto ha scritto e cantato per tanti anni.
      Ad esempio ho una passione sconfinata per "Cercami" che risale credo, alla fine degli anni '90. Penso che ognuno di noi abbia una canzone di Zero tra le sue preferite. Le mie sono Il triangolo no, Cercami e Nei giardini che nessuno sa.
      Di quest'ultima sopporto poco la versione di Laura Pausini che ha una vera negazione nel rendere evocative le canzoni di altri quando le canta. Che poi, lei mica canta, urla.
      Lo Zero degli ultimi anni, non piace nemmeno a me. Penso che la delusione nata da Fonopoli lo abbia indotto ad allontanarsi dal grande pubblico e da chi si riconosceva nelle sue canzoni. Ma è solo una mia idea eh.
      Ciao!

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    2. Mi è scappato un titolo troppo lungo: Triangolo😉

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    3. Non è mai stato uno dei cantanti preferiti , ma alcune delle sue canzoni sono vere e proprie Poesie!
      Come : Svegliatevi Poeti e Amico. Per citarne alcune delle piu' popolari .

      Un buon fine settimana cara Mariella , con un grande abbraccio!

      Rosy

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    4. Sono d'accordo. Amico è una vera e propria poesia. Come tante delle sue canzoni.
      Quante belle riflessioni scaturiscono dai vostri commenti, è davvero un gran piacere proseguire con questa rubrica.
      Ti abbraccio cara Rosy, a presto.

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)