Javier Adelmar Zanetti
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Il campionato è quasi finito.
Non è stato bello e entusiasmante per la nostra squadra, come non lo è stato quello dello scorso anno.
Ma lui è sempre li come noi, in questo lungo matrimonio con l'Inter.
E allora parliamone della sua e della nostra storia insieme.
Vorrei iniziare dalle sue lacrime sul prato del Bernabeu il 22 maggio 2010, mentre girava orgoglioso tenendo ben stretta la coppa con le orecchie in mano.
Gli occhi scintillanti Pupi che, come ha scritto Severgnini, ha attraversato il deserto e noi con lui.
Il capitano è un leone, anche come segno zodiacale essendo nato il 10 agosto 1973.
E' argentino nato a Buenos Aires, ma ha origini italiane friulane, il bisnonno era di Pordenone.
Prima di arrivare all'Inter aveva giocato nel Talleres dove aveva esordito nel 1991 e poi nel Banflied, ambedue squadre argentine.
Nell'estate del 1995 viene acquistato da Massimo Moratti su segnalazione di Angelillo, osservatore dell'Inter in Sudamerica.
Esordisce il 28 agosto dello stesso anno contro il Vicenza (partita che vincemmo 1-0).
Doveva essere un prestito.
Al ritiro di Beppe Bergomi dai campi di calcio prende il suo posto e la sua fascia da capitano.
Da allora in poi quella maglia a strisce nere e azzurre è la sua pelle.
Sono passati 17 anni, direi che abbiamo passato anche la scaramanzia.
Questo è quello che ha vinto:
4 Coppe Italia
4 Super coppe Italiane
5 Campionati Italiani
1 Coppa Uefa
1 Champions League
1 Coppa del Mondo per Club
796 presenze tra Campionato Italiano e Coppe nazionali e internazionali
Per uno che nasce come esterno destro e difensore destro e che è sempre stato capace di spostarsi ovunque quasi come un jolly grazie alla sua versatilità e alla sua forza fisica, direi un palma res da incorniciare.
Una forza e una costanza tale per cui in carriera fino a questo momento ha anche realizzato 21 goal.
Questa è la biografia ma vorrei raccontarvi un po' di quelli che sono i miei ricordi di lui.
Soprattutto quelli legati al mese di maggio. Che non è il mese preferito per il pubblico interista. Diciamo che in questo mese abbiamo alternato gioie e dolori intensi. Mese mai esorcizzato del tutto.
Mercoledì 6 maggio 1998 finale di Coppa Uefa
Il Mr.Simoni ci porta di nuovo in finale dopo che l'anno precedente l'avevamo persa con lo Shalke 04.
Due squadre italiane una contro l'altra, Inter e Lazio.
La serata è quella giusta,è nell'aria. Parigi, Parco dei Principi.
E' un tripudio di bandiere. In porta Gianluca Pagliuca con la fascia di capitano. Al 5° minuto Zamorano segna la prima rete.
Per tutto il primo tempo la Lazio ci prova a fermarci, ma niente.
La fotografia di quella partita è tutta al 60°mo del secondo tempo.Javier Zanetti segna un goal che è rimasto nella memoria collettiva dei tifosi per sempre e lascia il suo segno indelebile nella storia della squadra.
Io credo che dei suoi 21 goal sia stato il più bello.
Per la cronaca c'è un terzo goal nostro, segnato da Coniglio Ronaldo allora detto "Fenomeno".
Ma è un'altra storia questa.
Domenica 5 maggio 2002 - Campionato di calcio italiano.
Altro maggio e di nuovo con la Lazio.
Lo scudetto è quasi nostro, tutto è pronto. A casa con amici e parenti, le bandiere e le sciarpe (la mia rosa, delle monelle neroazzurre) a portata di mano.
Noi siamo sereni, la partita con la Lazio si apre bene, Vieri segna e siamo in testa al campionato.La nostra rivale, la Juventus gioca ad Udine e sta vincendo ma fino a quando la partita a Roma rimane nelle nostre mani, non c'è pericolo.
Poi all'improvviso cambia tutto, il laziale Poborsky segna e la parità ci scaraventa sotto la Juve. Poco dopo il nostro Di Biagio segna il goal del 2-1 e torniamo in cima al mondo. Ma siamo nervosi è dura reggere con questa altalena di emozioni la fine del 1° tempo e tutto il 2°.
Al 45° Poborsky segna nuovamente.
Comincia l'incubo. Il secondo tempo ci scopre arrabbiati e nervosi, il primo ad esserlo è proprio il nostro capitano. Perdiamo lucidità e non abbiamo più gioco, saltano tutti le strategie, tutti i programmi tattici del Mr. Hector Cuper. Al decimo del 2° tempo la tragedia ha il volto di Simeone (ex interista) che segna il terzo goal della Lazio. Siamo perduti, lo sappiamo.
Poco dopo a Torino segna anche la Roma e noi scivoliamo al 3° posto in classifica. La stoccata finale ce la da Inzaghi che segna il definito 4-2.
Tutti immobili. Vieri piange, Ronaldo piange, il viso del capitano è una maschera attonita. Io guardo solo lui, non riesco a realizzare per davvero cosa sia accaduto, mi sembra assurdo e troppo crudele, nei suoi occhi leggo la stessa disarmante amarezza.
Cerco di consolare come posso mio nipote di 10 anni, giunto a Milano da una piccola cittadina pugliese, con la speranza di poter festeggiare per la prima volta lo scudetto della sua squadra del cuore.
Il suo sguardo da piccolo interista ferito, non lo dimenticherò facilmente. Ma gli dico che dovrà abituarsi, sapere che ci saranno dolori e sofferenza nell'amare questa squadra, ma che quando arriveranno le gioie, per questo motivo saranno immense.
13 maggio 2003 semifinale di Champions League.
Inter-Milan 1-1 .Noi siamo fuori dalla Champions loro vanno a Manchester a giocarsela; io mi accorgo che il capitano lì nell'angolo è a terra esattamente come noi. La partita era già iniziata male, il Milan segna il primo goal grazie a Schevchenko. Noi continuiamo a crederci e corriamo tanto giocando bene soprattutto nel 2° tempo, con grande cuore e fino all'ultimo speriamo in un miracolo finale, il capitano aveva servito palloni importantissimi a Crespo.
L'assedio al Milan è totale. Riusciamo ad agguantare il pareggio grazie ad una papera di Maldini all'82mo. Abbiati però riesce quella sera a rendere vane tutte le illusioni respingendo prima una palla di Kallon, poi l'ultimo assalto di Cordoba. La delusione per come avevamo giocato quella partita è immensa.
Si legge ancora una volta, tutta, negli occhi del capitano.
Sabato 22 maggio 2010 - Finale di Champions League.
Madrid stadio Santiago Bernabeu, Inter vs Bayern Monaco.
Stessa scena di qualche anno prima a casa mia, ma la situazione è peggiorata, unica interista tra un milanista e due juventini. Capirete che non parto con il piede giusto e mi preparo a vivere i novanta minuti più lunghi dei miei 25 anni da interista.
E so anche che non riuscirò a stare seduta sul divano nemmeno per un attimo.
Il mio sguardo è fisso su di lui, il Capitano, come succede sempre in ogni occasione importante, lui è il baricentro, l'asse da cui si irradia tutto.
Non mi sembra nervoso, anzi ha la calma tipica delle serate eccezionali.
La squadra che Mr.Mourinho mette in campo è tatticamente perfetta.
Ci sono pesanti assenze da ambo le parti, non si è parlato d'altro alla vigilia, noi senza Thiago Motta, loro senza Ribery.
Il Bayern passa subito all'attacco con Muller che prova già al decimo minuto a farci un goal, ma non ci riesce grazie all'intervento di Samuel. Si lotta a centrocampo, Snejider ci prova per ben due volte ad infilare la porta dalla distanza con le sue solite e micidiali punizioni. E' una partita in cui il Bajern mantiene possesso palla e l'Inter attende che l'avversario si scopra. Sembra una partita di trapattoniana memoria. Al 34mo l'errore dei tedeschi arriva e Milito "Il Principe" coglie l'attimo di sbadatezza dei difensori avversari e segna. Io urlo così forte che la mia nipotina di 5 anni sdraiata accanto a me sul tappeto sgrana gli occhi e dice " zia stai bene?" e io per tutta risposta la prendo in braccio e la faccio volare facendola ridere così forte che mi propone di rifarlo, mentre io aggiungo che lo rifaremo appena, quei piccoli grandi uomini in blu e nero che vede nel televisore, segneranno di nuovo! Lei per tutta risposta (i genitori sono juventini mi preme molto sottolinearlo) si sdraia di nuovo accanto a me e non perde più una mossa della mia squadra, attentissima. Il regista lì in mezzo ad un certo punto viene spostato dal Mister sulla fascia sinistra, per consentire il cambio voluto da Mourinho, esce Chivu ed entra Stankovic.
E al 70mo il Principe Milito si trasforma nel re della notte segnando il secondo goal. Non faccio a tempo ad urlare, mia nipote si alza e dice "aeroplanino, aeroplanino!". Non riesco a descrivere il resto della serata, la gioia, le emozioni, la stella sulla sinistra, ovvero il nostro CAPITANO, che alza al cielo la Coppa e poi se la mette addirittura in testa!
La festa con la Coppa
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Il re della notte Diego Milito
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Le lacrime del nostro Capitano
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Domenica 6 maggio 2012 Derby di ritorno Inter - Milan
Derby n.279 della nostra storia. L'andata l'abbiamo già vinta in casa del Milan 1-0. E' la sera del ritorno, in casa nostra.Siamo nervosi, sappiamo che c'è una flebile speranza di raggiungere quota Champions, ma dobbiamo vincere assolutamente. Dall'altra parte il Milan, lo stesso nervosismo anche per loro la vittoria è fondamentale per continuare a sperare fino all'ultima giornata(la prossima) di poter vincere il campionato. Sarà una partita sofferta fino all'ultimo secondo.L'arbitraggio quasi scandaloso di Rizzoli ci toglie un goal fatto e un rigore netto. Ecco che il primo goal arriva grazie a Milito, ma poi un rigore inesistente dato al Milan consente loro il pareggio.Finisce il primo tempo in parità. All'inizio del secondo Ibra ci punisce con uno dei suoi tiri netti. E' dura, tutta in salita. Il Meazza è una bolgia tutta la curva nord continua ad incitare i ragazzi per dare loro il coraggio di resistere. C'è un rigore sacrosanto per noi e Milito segna di nuovo. Torniamo in parità. Altro rigore sempre per noi, sempre netto se c'è una giustizia divina nel calcio questa è la nostra serata.Torniamo in vantaggio ma non è finita. Maicon tira un bolide da centrocampo che è uno spettacolo magnifico per chi ama questo sport, è il 4-2.
Per il Milan è finita tutto è perduto, per noi c'è la speranza di farcela all'ultima giornata.Negli occhi e nel cuore ancora il Capitano che riesce a tenere il ritmo come un ragazzino e corre sempre, instancabile. E a 39 anni attraversa tutto il campo del Meazza con il pallone ai piedi e sembra che voli, io prego che lo faccia quel goal stasera, sarebbe una gioia immensa.Non ci riesce ma credo che per ringraziarlo non basterebbero 90 minuti di applausi.
Perchè lui è sopratutto questo, l'esempio buono del calcio, quello da seguire.
Perchè lui è il suo sorriso. Franco e sincero.
Leale.Di chi sorride anche perchè ha sofferto.
E noi interisti di sofferenza ne sappiamo qualcosa.
Per questo e per tutto il resto...
Grazie Capitano.
E' un vecchio post di oltre due anni fa. L'ho scrissi all'indomani della vittoria sul derby n.279. Non ho aggiunto nemmeno una virgola al racconto originario a parte questa postilla.
La vita sportiva di Javier è stata meravigliosa. La vita personale e umana lo è stata e lo sarà ancora di più.
Domani a San Siro lo si festeggerà il nostro mitico numero 4. Perché questa è stata la sua ultima stagione. E poi? Sarà quello che vorrà.
Io non potrò essere presente alla festa. Ma nel mio angolino lo voglio festeggiare a dovere.
E lo faccio così.
Perché le stelle non smettono mai di brillare.
non credo più da tempo al calcio romantico, e penso che sia giusto così. lui chiude con la stssa maglia indossata quasi 20 anni fa. beh, è qualcosa di speciale, comunque la si veda
RispondiEliminaTu pensa cosa vuol dire per una romantico-sentimentale come me, la partita che sto guardando in questo momento.
EliminaPupi caro, Big Jim del mio cuore.
RispondiEliminaMi mancherai.
E' finita.
RispondiElimina4-1 per noi. Torniamo in Europa League.
Io sono lì e lo abbraccio. Forte. Ma forte.
Capitano Mio Capitano. Per Te una sola Parola: Grazie!
RispondiEliminaIl mio Capitano è un altro (e da "cugina" sai a chi mi riferisco) ma nutro sempre doveroso rispetto per gli avversari di valore.
RispondiEliminaE Zanetti è uno dei Grandi.
Beh, il tuo Capitano me lo ricordo. E' anche quello di mio marito. Io il cugino ce l'ho in casa!
EliminaHanno fatto in tempo a sfidarsi in campo.
Non ho mai compreso fino in fondo il perché del suo sparire.
Ma sai che pensavo fossi della Lazio?
Arghhh!!! daalazzie!!!... ;)
EliminaAvevo sbagliato di brutto, brutto, brutto!!
Eliminaahahah