29 ottobre 2013

Claudio Baglioni: Con Voi


Claudio Baglioni - Con Voi



Mi toccava, fatevene una ragione.
Stavolta si parla proprio di lui. Del ritorno annunciato mesi fa da un'intervista a " Che tempo che fa" vi ho risparmiati. Perchè, quando si era seduto sulla poltrona del programma del suo amico Fazio, io ci avevo capito poco e niente di quello che aveva detto.

Era partito cercando di spiegare il suo progetto ed io imbambolata mi ero chiesta: ma sono io che non lo capisco più quando parla o è lui che si sta perdendo nelle parole?
E detto ad uno che con le parole ci ha costruito una bella e ricca carriera di successi e di emozioni, era bruttino dai.

Riassumendo velocemente, parlava di un disco nato con l'idea di costruirlo insieme ai suoi fan. Avrebbe messo un pezzo alla volta in internet e lo avrebbe fatto ascoltare. E a secondo dei commenti i brani avrebbero potuto subire variazioni.

E dopo tot mesi (perdonatemi ma mi sembra fosse stata in primavera l'intervista) e avere portato in internet tutti i pezzi del nuovo album ognuno con una sua immagine e copertina, ecco che da una settimana è di nuovo in pista.


Un lavoro completamente nuovo, dopo dieci anni dall'ultimo album di inediti.



Claudio Baglioni appartiene alla storia della musica italiana. Può piacere o no. Ma semplicemente, non si può prescindere da questo.



E non parlare di lui, in questo luogo che prende il nome da una delle sue più belle canzoni, sarebbe stato impossibile.



Ho già dato sul fatto che da tempo non colpisce più il mio cuore. In linea di massima credo sia dovuto al fatto che io, con il tempo, sono cambiata molto.

Mentre gli si deve riconoscere di essere sempre rimasto se stesso. Io credo che si possa solamente imparare a parlare d'amore da lui. O parlare di dolore. E di rabbia.
Io potrei dirvi che, conoscendolo bene come lo conosco, a volte si compiace troppo di sè. E' grande e lo sa. Nel tempo ha acquistato l'ironia che non aveva ma ha perso un pochetto di  umiltà. Roba  comune alla maggior parte dei grandi artisti.
E essendo grandi, se li si ama bisognerebbe accettarli per come sono. A volte cercando di non fare caso a cosa dicono e pensando solo alla loro musica, se riesce a toccare le nostre corde.


Devo a lui molti momenti felici della mia vita e qualche lacrima. L'amore della mia vita è nato da una sua canzone.

Sono cose che porto con me ovunque io vada.

Lo riassumo in tre canzoni. Escludo DOREMIFASOL per sovraesposizione mediatica. 


La prima:QUANTE VOLTE. Dall'album SOLO, anno 1977.

La frustrazione di essere diverso, la solitudine di un uomo alla ricerca di sè stesso e del suo amore. Parole intense che descrivono la rabbia e l'incapacità di incontrarsi e di ritrovarsi. Vi ripropongo una versione rara. Un duetto con Alex Baroni. 







E ADESSO LA PUBBLICITA'. Traccia dal mio album preferito LA VITA E' ADESSO anno 1985.
Compagno di avventura per mesi interi, acquisito in una parte del mio cuore e del mio pensare. La canzone è estremamente attuale secondo me. Critica alla società persa dietro le mille luci della televisione, lontana dal pulsare della gente. Dal mondo e dai giovani che, non si riconoscono in quelle facce grigie rese immobili dal bagliore falso di uno schermo.






MILLE GIORNI DI TE E DI ME. dall'album ATTORI E SPETTATORI anno 1996.
Un nuovo amore anche se grande non potrà mai cancellare un altro altrettanto immenso. E questa canzone lo dice in un modo che nessun altro avrebbe potuto trovare.
Una canzone scavata nell'anima. Unica. Armonia musicale, testo,sfarfallio. Trovatene un'altra che possa eguagliarla. Se volessi fare un paragone vi direi che si sono avvicinati in due.Lorenzo Jova Cherubini con "A te". Ma si parla di un amore in corso. E  Luciano Ligabue con " Ho messo via". Più vicino all'esempio di amore perso impossibile da dimenticare.








Il nuovo album è un album di Baglioni.CON VOI  è composto da quindici tracce e dodici brani, realizzati singolarmente come vi dicevo all'inizio. Lui che si è sempre detto popolare fino in fondo, propone un'evoluzione della musica popolare. Con una idea ambiziosa. Provare a esportare la sua musica in rete cercando una trasformazione della stessa attraverso la gente. Le persone che in questi mesi l'hanno ascoltata e fatta propria. Lo hanno aiutato. Non ci sono più barriere tra la musica, gli artisti e la gente.  La canzone che fa da apripista è una sua canzone. In quanto tale, perfetta.








Se amate farvi trascinare dai suoi monologhi a volte intensi e a tratti incomprensibili e dall'armonia che da sempre avvolge le sue parole, ecco l'album è per voi. E per tutti quelli che amano farsi catturare dalle visioni che un brano musicale riesce ad evocare in ognuno di noi.

Io l'ho ascoltato tutto e mi piace. Ma magari posso sembrare un po' di parte.


Eccerto. Voi intanto provate a dirmi se c'è una canzone di Baglioni in un angolo del vostro cuore.

Io dico di sì.


CIAO CLA'




24 ottobre 2013

Diverso da chi? Cronaca di un'amicizia.






Immagine presa dal web



Ci ho pensato e ripensato. Cominciavo il post e poi lo cancellavo. Tutto perchè non so fino a che punto questa storia molto personale, possa interessarvi. Però alla fine ho deciso che ne avrei parlato. Forse più per me e lui, ora che c'è da scrivere la parola fine.

Se ci sono amici nella nostra vita siamo fortunati. Però a volte abbiamo la cattiva abitudine  di etichettarli. Il mio amico di colore, il mio amico americano, il mio amico disabile, il mio amico gay. Ma è quando si abusa di un aggettivo per individuarli che mi salta la mosca al naso. Gli ultimi due esempi che ho fatto sono quelli che mi infastidiscono di più. Perchè noto una punta di compiacimento nella voce di chi si affretta a dirlo che mi rende idrofoba. Negli anni 2.0 l'ipocrisia nasce dal puntualizzare la "diversità" dicendo  che la si comprende e facendone un intercalare costante del proprio dialogo;  per molti questo vuol dire solo una cosa: essere alla moda. Esattamente come negli anni '60 si diceva che si avevano amici di colore, negli anno '80 amici eroinomani, negli anni '90 amici ebrei, evviva gli amici  dituttounpò! 
Ora, BASTA.
Minchiate. Io non dico che ho amici gay e lesbiche, o di colore o stranieri, così come non dico che ho amici etero. Cazzo ho amici, punto e basta.

La sottile differenza tra l'aprire la bocca e dare fiato e il riflettere su quanto c'è attorno a noi che ci piace, amiamo e rispettiamo, è tutta qui.
Nello sguardo profondamente pieno d'amore che incrocio quando vedo le mie amiche del piano di sotto sorridersi, ad esempio.
Quando stringo forte la mano ad un mio amico che so sta passando le pene dell'inferno per un amore che lo sta distruggendo,  non mi importa sapere se è uomo o donna il destinatario di tale passione; penso solo al suo dolore e a trovare le parole per confortarlo. E non sempre mi riesce.

Stasera parlo di Massimo. Di quello che ho imparato sull'amicizia grazie a lui.

E' stato il mio migliore amico. Il compagno dei miei primissimi anni a Milano.La persona che ho avuto accanto durante un periodo abbastanza lungo di confusione, di dolore e di bella follia.Conosciuto per caso, tra tanta gente in discoteca, durante una festa di un amico comune che compiva vent'anni. Ricordo che ero stravaccata su di un divano, cercando di riprendere fiato tra un passaggio disco e l'altro (che bei tempi e che bella musica ahhh).
Mi si avvicina questo tizio, strafigo ma strafigo, alto e moro, occhi di pece liquida. E non sto esagerando ma proprio per nulla, vi assicuro.
Io avevo un amore in corso, niente di eccezionale, insomma cosa che si sarebbe conclusa a breve e in maniera indolore.
Beh, mi chiede se voglio bere qualcosa e accetto. Diamine.
E' facilissimo cominciare a chiacchierare, ci piace il cinema, la musica, viaggiare e ballare da pazzi.
Lui ride ed io pure. Succede così. Cominciamo quella prima notte a raccontarci di tutto, di noi, di vita, di passioni.
Ci accorgiamo che parliamo la stessa identica lingua, amiamo le stesse cose. La pensiamo nell'identico modo.
Ci piace troppo stare insieme. Ovunque. Cinema, teatro, incontri, musei. E tanta tanta disco.
Venerdì,sabato e domenica. Ore e ore a ballare, instancabilmente.
Ma anche ore e ore passate a parlare in  casa mia, nella mia stanza. Io e lui sui cuscini che avevo a terra. Per intere notti. A raccontarci gli amori che si susseguivano. Avevamo rapporti bastardi e infelici. Ma ci piacevano così evidentemente. E la cosa che attendevamo più di ogni altra, erano quelle ore con solo la luce della mia lampada da camera rosso fuoco, ad illuminarci. A reggere le nostre parole, a volta sorde a causa dei groppi in gola e i nostri momenti positivi e quelli negativi. Io che mangiavo chili di cioccolata e fumavo come un'araba fenice. E lui che cercava di togliermi la cioccolata dalle mani e fumava peggio di me.
Nessuna incomprensione, nessun segreto. Mai.
Dicevo che eravamo due anime affini. Leggemmo Goethe insieme. Ridevamo perchè per un periodo avevo un fidanzato rosso di capelli che era una cosa orrida. E lui: ma cazzo Mari (il primo che mi ha chiamato così per questo ci tengo tanto) ma è una roba inguardabile, almeno a letto è bravo?
E io che mi schernivo minimizzando, lo facevo ridere a crepapelle.
Lui c'era. Anche quando all'orizzonte un nuovo amico faceva capolino. Che amico non sarebbe poi stato di sicuro.
Si era accorto subito che era non sarebbe stato per me come gli altri. Cominciavo a volere che uscissimo in tre. Lo aveva già fatto altre volte e lui poi  si divertiva a legnare e  e massacrare  il malcapitato di turno.
Ma Francesco era molto diverso. Lo capì immediatamente.
Fui io che mi staccai all'inizio. Anche se lentamente. La storia diventava sempre più importante. E lui mi lasciò andare. Con tutto l'affetto e l'amore che aveva per me.
Presa dal mio innamoramento quasi non mi accorsi.  Cene, cinema, discoteca. E mi diceva sempre più spesso di no. Aveva un nuovo amore anche lui. Ed io pensavo che come nel mio caso, lo volesse vivere in maniera più esclusiva. Ma era solo il mio cuore che in quel momento non riusciva a trovare lo spazio necessario anche per lui.
Francesco arrivava, prima come amico, poi come amore da tenere nascosto. E lui ascoltò ancora una volta le mie parole, i miei dubbi e la mie paure. Il suo sguardo nel dirmi " guarda che non sarà facile e potresti farti così tanto male che io non riuscirei a tenerti" era un addio. I suoi occhi avevano visto più lontano.
Ci vedemmo sempre meno.
Le mie lacrime per l'amore segreto furono accolte da un'amica. Ma non era lo stesso. Sapevo però che non potevo chiedergli di più. Lui aveva colto la gelosia di Francesco prima di me.
Passò qualche anno e lo rividi. Una sera in un supermercato. Era diverso. Era lontano. Poi mentre mi raccontava la sua vita, i suoi viaggi, l'Africa che aveva scoperto da poco, colsi la solita carezza nella sua voce. Avrei dovuto non lasciarlo più andare via. Ma era troppo complicato. Era troppo difficile. Il mio compagno non sarebbe mai stato pronto.
Lo sapevo.
Sono passati tanti anni. Tempo fa qualcuno mi consigliò di cercarlo. Avevo poche speranze ma ci ho provato. Sono andata sotto casa sua. Ma non ho trovato il cognome sul citofono. Mi sono fatta coraggio, ho chiesto. Ho saputo che è lontano. Dove pensavo. I suoi non ci sono più. Suo fratello, altrove.

Spero sia felice. Spero sia allegro. Spero sia innamorato.Spero si sia costruito quella famiglia che in Italia non avrebbe potuto avere. Allora come oggi. 

Stasera tramite questo post voglio chiedergli scusa. Del mio amore esclusivo, della mia superficialità, del mio abbandono di allora.

Di una cosa sono certa.
Che sull'amore la pensavamo allo stesso modo. Uguale. Condito da stessa passione, stesse lacrime e tormenti. Stessi momenti di alto sfarfallio. Stessi momenti di dolorosa accettazione.
Che importanza avrebbe mai potuto avere il sesso della persona che amavamo nel momento in cui la nostra sofferenza e la nostra felicità si specchiavano ognuna negli occhi dell'altro?

Nessuna. Questo è quello che ho imparato,oltre vent'anni fa. Una lezione sull'uguaglianza che ho fatto mia. E la porto con me. Per vedere il mondo in tutta la sua realtà. Il mondo che ancora non mi piace. Non è ancora capace di specchiarsi negli occhi dell'altro e di riconoscersi uguale. Mi rattrista sapere che siamo ancora fermi. E chissà cosa ci riserverà il futuro. Provo a sperare, però.


 Ti abbraccio forte "Emme", sono sicura che arriverà, lì dove sei.





18 ottobre 2013

Elisa: arcobaleno di luce, musica e poesia.








Elisa (immagine dal web)



Mai farsi condizionare dalle apparenze.
La prima volta che Elisa mi si proiettò davanti, con quell'aria quasi estranea al mondo e una voce incredibile, mi sembrò una creatura da fiaba.
Mi dissi che la ragazzina avrebbe avuto vita dura. In un mondo quale quello discografico, dove personaggi come lei, sarebbero rimasti di nicchia e destinati a sparire presto.

Che bello ora, a distanza di tanti anni, essere certa di avere preso una gran cantonata.Perchè lei, la fatina di Monfalcone, invece ha continuato per la sua strada. Rivelatasi fortunata e ricchissima.
Regalandoci tutto un mondo di emozioni che almeno per quel che mi riguarda, mi ha sempre segnato positivamente.
Perchè mi infonde gioia e allegria.

Sarà che l'hanno fatta rivedere migliaia di volte mentre canta al Karaoke di Fiorello. SOLO 14 anni, una ragazzina minuscola con una voce incredibile e poco classificabile.
Un capello improponibile, imbacuccata in un giubbotto nero e un golfone rosso. Eppure.
Fiorello che rimane stupito dalla sua vocalità. allarga le braccia e la lascia andare da sola. 
Cantava "Questione di feeling" qualcuno di voi se la ricorda? Io lo seguivo sempre il Karaoke.
La rividi qualche anno dopo, come apripista all'unico concerto di Eros Ramazzotti della mia esistenza.
Aveva appena pubblicato l'album Pipes&Flowers. La sua produttrice Caterina Caselli, dopo il disco, l'aveva mandata in America. Del resto la fanciulla era fissata per la lingua. 
Ricordo una delle sue prime interviste. Diceva che lei aveva sempre scritto le sue emozioni in inglese; le veniva naturale anche pensare in quella lingua. A me che facevo fatica anche a pensare in italiano, colpì moltissimo. Mi dissi: accidenti vuoi vedere che è per quello che sono così gnucca in inglese? E se ci provassi anche io?
Fatto, manco per idea. Le mie quattro nuvolette (quelle che riesco a condensare) si formano in italiano con influenze partenopee.
Ho capito che anche per quello bisogna nascerci.
Nella stessa intervista, raccontò del suo viaggio attraverso l'Europa con una macchinetta scassata e in compagnia di amici. Solo 19 anni e tanta voglia di vedere, scoprire gli altri e se stessa.
L'ho adorata fin da allora.
Esattamente come oggi, dopo due figli e tanta musica scritta sia in inglese che in lingua madre; continua a regalarci armonia e  poesia esaltate dalla sua splendida voce.
Luce (tramonti a nord est) dall'album Asile's Word del 2001 è la mia canzone preferita.

Il brano con cui vince Sanremo nello stesso anno. Mi riporta ad un periodo abbastanza confuso della mia vita, in cui ero alla ricerca di me stessa. E mi sembrava che il mondo intorno a me avesse perso del tutto i confini che conoscevo.  Brano assolutamente catartico. La lotta tra Elisa e Giorgio Pasotti nel video assomiglia a quanto io provavo in quel momento. Cercavo di sopravvivere.Lottavo contro me stessa e contro chi mi rimaneva accanto. Nonostante me.




Come a volte succede anche a Sanremo, un'Artista era nata. Una grande personalità e un carisma fuori discussione. La ragazza miete successi, ottiene premi internazionali e pubblica presto un nuovo album.
Da "Then comes the sun", nel titolo un ovvio tributo ai quattro scarafaggi del mio cuore,  mi resta nel cuore "Rainbow". Brano dedicato alla sua migliore amica. A tutte le migliori amiche del mondo. Per fortuna che ci sono. "Posso piangere davanti a te, perchè non hai paura di guardare in faccia la mia debolezza..."


Altri anni. Nuovi album. Nuovi punti di incontro, spunti, ricordi e memorie. Nel 2003 pubblica una cover di una delle più belle canzoni del mondo, portata al successo da Mia Martini: "Almeno tu nell'Universo". E' la colonna sonora del film di Gabriele Muccino "Ricordati di me". Il film lascia il tempo che trova, ma lei ci regala con la purezza della sua voce, il ricordo perfetto di una cantante grandissima e indimenticata.



Nell'album da cui è tratta, ovvero "Lotus", c'è un'altra cover luccicante; è "L'Allelujah" di Leonard Cohen. Non potevo non lasciarvela ascoltare. Che mi perdoni Cohen, ma la versione della fanciulla veneta mi piace un sacco di più.




Altri album, partecipazioni importanti, duetti con artisti internazionali quali Tina Turner ad esempio.
Continua a pubblicare sia in inglese che in italiano. Esce un album speciale, con cui festeggia i suoi primi dieci anni di successi.
Sono due i brani che preferisco in "Soundtracks "96-"06".
Il primo è "Swan": una canzone che concede speranza a chi si trova in piena confusione di pensieri e azioni.

 


Il secondo è "Gli Ostacoli del Cuore" scritta per lei da Luciano Ligabue. "Quante cose che non sai di me, quante cose che non puoi sapere, quante cose da portare nel viaggio insieme... L'ho messa come seconda preferita, sono stata brava dai.





Nel 2009 un nuovo lavoro "Heart". La canzone che più lo rappresenta è "Ti vorrei Sollevare", duetto meraviglioso con Giuliano Sangiorgi. E' un bel periodo della mia vita. Il brano diventa una specie di "nostra canzone" per me e Francesco. " Mi hai lasciato senza parole, come una primavera è questo è un raggio di luce, un pensiero che si riempie di te... stringiamoci più forte ancora teniamoci vicini al cuore...






Tempi moderni. 2010 esce Ivy. Album intenso,intimistico, quasi etereo. Brani inediti e cover in versione acustica. Altro duetto d'eccezione all'interno. Questa volta canta con Giorgia un brano in francese " Pour que l'amour me quitte" dolcissima ninna nanna dedicata ad Emma, sua figlia.





Ora le ultime notizie. C'è un nuovo singolo "L'Anima vola";  un album omonimo appena uscito. Un nuovo tour, e un concerto al Forum di Assago, marzo del 2014. 

Bentornata Elisa. "Non mi portare niente mi basta fermare insieme a te un istante..."






17 ottobre 2013

X-FACTOR SETTEEEEEEEEEEEE










Ora spazio alla musica leggera!

Andiamo con ordine. Il 24 ottobre riprende X-FACTOR. Stagione numero 7. Occhei, le ho viste tutte.
Devo dire che non mi ha mai deluso ed è stato, nel tempo, sempre in crescita.
Ci ha regalato alcuni nuovi talenti da cui il mercato discografico asfittico del Bel Paese, sta attingendo a piene mani come Aladino dalla sua grotta.
Qualche nome?
Non posso cominciare senza il mio preferito: Marco Mengoni.
E poi Noemi, Francesca e Chiara.

Seduta comoda sul divano negli ultimi due anni ho assistito a lungaggini avulse. Sì perchè da quando è sbarcato su Sky è tutto un tripudio di provini, Boot Camp, Home visit ecc...ecc...ecc...
Tralasciando il fatto che io aborro i termini inglesi che ad ogni curva ci sbattono addosso come ridere, tanto per farci capire che la nostra splendida lingua italiana è ormai obsoleta, devo dire che la noia impera suprema.
Ma li ho visti, ebbene, sì, ho guardato tutto.

Tanto per non partire in svantaggio e prima della prossima puntata in cui da 24 arriveranno ad essere i 12 partecipanti ufficiali della settima edizione, vi lascio un elenco di chi secondo me ci dovrebbe arrivare alla nuova edizione.

Partendo dalla grande esclusa, ovvero Monica Sannino. La ragazza di origine rumena aveva ben più di un numero per arrivare alla gara. Incomprensibile la sua esclusione.
Chi mi piace.
Violetta, giovanissima ragazza che di sicuro è tra quelle più complete. Cultura musicale, voce, armonia. Suona uno strumento antico come l'ukulele con una grazia incomparabile.
Marco Colonna. Sta sulle scatole a Simona, Già questo è un gran punto a suo favore. Non è il più forte ma non la teme, forza.
Roberta Pompa. Certo che la vita non le ha sorriso con un cognome così. Ma non sarà facile toglierle la possibilità di partecipare, brava com'è. Mi aveva già colpito alla prima puntata. Aveva portato un pezzo di Tori Amos. Echeccacchio.
Andrea D'Alessio. un personaggio, voce molto particolare. Solo la barba mi infastidisce un po'. Vedremo.
Valentina Tioli e Gaia Galizia. Sono bravissime diverse da tutte le altre. Speriamo anche per loro. Le fanciulle hanno dalla loro il personaggio più carismatico di questa nuova edizione. Il bellissimo, bravissimo e simpaticissimo MIKA.

Tra i gruppi capitanati da Simona Ventura, mi hanno divertito e sorpreso in positivo gli Ape Escape e Mr Rain & Osso. Certo l'unica insoddisfatta è nostra signora Simo che, per la prima volta, con questa assegnazione ho visto in difficoltà. Non le può andare sempre bene o no? Che si aggrappi ai gruppi per quest'anno.

Tra gli over uomini capitanati da Elio cito Fabio Santini e Alan Scaffardi. Bel lavoro per il capo squadra.

Tra gli under uomini capitanati da Morgan, mi sono piaciuti il giovanissimo  Michele Bravi e Alberto Galuppini, un rasta bello e bravo. Beh Morgan mi è sembrato un po' deluso. Avrebbe voluto le donne. Ma dai!

Insomma, anche quest'anno ci sarà da divertirsi.

Io so già che tiferò per la categoria di MIKA. Per aiutarlo a scegliere tra i sei ragazzi ha chiesto aiuto a Marco Mengoni. Secondo voi potrei rimanere indifferente?

Elio, Morgan, Mika e Simona, all'arrembaggio di X-FACTOR!

14 ottobre 2013

Quei maledetti "sassolini" non vinceranno.




La torta di compleanno e Wondy ( foto di Mariella S.)


Amici di blog vorrei raccontarvi della bella serata appena trascorsa  insieme ad un gruppo di donne meravigliose con cui abbiamo festeggiato un compleanno importante. Il primo anno di vita di un blog di Vanity Fair che seguo dall'inizio.



La blogger è una bravissima giornalista  che ci racconta in maniera ironica e intelligente il suo affrontare, per la seconda volta, una malattia così carogna e stronza qual  è il cancro al seno. La nostra Wondy roccia, Wondy bella.

Per lei purtroppo si è trattato di un ritorno. Sembrava tutto finito, quando un anno e passa fa, il maledetto sassolino è rispuntato all'altro seno.
Brutta mazzata direi. Che cazzo non bastava già la prima botta? Incontentabile il brutto bastardo.
E allora grazie anche alla lungimiranza del direttore Luca Dini che l’ha convinta ad aprire un blog in cui parlare dello “stronzo” senza cadere nel pietismo o nella lacrima doverosa, ha iniziato la sua avventura narrando con semplicità e naturalezza, il suo quotidiano. 

Nasce così Le Chemioavventure di Wondy.  Tra i mille pensieri e le mille preoccupazioni  che comportano il doversi rimettere in ballo con cure e terapie, l’ovvio timore per il futuro che riguardava chiaramente non solo se stessa ma anche la sua famiglia, i suoi figli e il suo compagno, si è messa in gioco.




Un momento della cena ( foto Mariella S.)




Altro momento della serata ( foto di Mariella S.)

Daniela, Roberta, Mari e Giada




Prima della cena abbiamo parlato anche di YAC, la onlus creata da un'idea di Simona Giussani e Alberta Ferrari senologa, che si occuperà di informazione e assistenza per donne a rischio mutazioni di brca 1 e 2.

In quel luogo ci siamo sentite tutte vicine, tutte unite. Chi il cancro ce l’ha ora e sta mordendo la paura, chi lo ha avuto e pur essendo passati degli anni, sa bene quanto sia importante la propria esperienza per dare coraggio e forza alle altre; chi ha persone molto care che lo stanno affrontando o lo stanno negando eppure sono lì a leggere e a partecipare con gli altri di questo dolore e di questa speranza, di questa voglia di abbatterlo.
Siamo state insieme alla padrona di casa in ogni momento. Sedute con lei mentre affrontava il ciclo di terapie con un sorriso meraviglioso e degli zoccoli assurdi; in macchina mentre guidava verso il luogo della ripresa soprannominato Rozzangeles “ la ridente cittadina dell’hinterland milanese” al cui interno si prodigano gli “angeli” delle cure.
Abbiamo visto nascere su di un foglio da disegno  il viaggio “premio” che si è concessa alla fine della terapia. E’ partita da un piccolo aeroplano per arrivare alla bellissima isola di destinazione.
Abbiamo parlato di vacanze e di amori, di quotidianità e di valori. Quale quello dell’amicizia. Il più importante, il più forte. L’armonia creatasi sul blog tra persone diverse e lontane che vivono tanta sofferenza è stata la conquista più bella che abbiamo raggiunto. Oltre alla consapevolezza che tutti i mostri possono essere sconfitti se aprendo l’armadio in cui li nascondiamo ci accorgiamo che anche il solo parlare di loro li rende più deboli.
E sabato sera quando finalmente ci siamo viste al raduno di Wondy bella, non sono cascate lacrime.  Ma ci sono stati abbracci e baci, risate, battute, racconti. Allegria e ironia. Forza da guerriere, grinta di tigri.

Abbiamo tutte festeggiato la vita. Wondy e noi. E deciso che continueremo a parlarne, senza dargli tregua al maledetto cancro.

Nessuna tregua e  nessun alibi, mai.






Wondy con Mari, Roberta e Giada


11 ottobre 2013

E se i libri fossero uomini?


Lo sapevo che ci arrivavo a parlarvi dei miei libri preferiti.
Ma badate bene non faccio una classifica, tutti a pari merito. Del resto come ho già detto in un mio post precedente, loro sono liberi; i veri proprietari di casa mia. Non potrei mai metterli l'uno contro l'altro. Solo uno sull'altro. A volte.
Vi immaginate? Furiosi e resi folli dalla gelosia si nasconderebbero, ed io tapina resterei senza le parole che amo di più.

Eccoli in ordine di memoria, sparsi e fusi. Come me.

Michail Bulgakov: Il Maestro e Margherita. 

Quando presi il romanzo fra le mani e lo sfogliai per la prima volta, ero assolutamente all'oscuro di ciò che avrei trovato. Mi aveva colpito il titolo. Ero giovane.Poco più di una bambina alle prese con un romanzo troppo "grande" per lei. Eppure. Fu quasi una sofferenza all'inizio. Poi arrivò lo sconcerto e frustrazione; alla fine amore e speranza.
Il doppio binario e il doppio racconto mi rapirono; da una parte  il Maestro e la Russia dei primi del Novecento;dall'altra Gesù e la Gerusalemme di duemila anni fa.
Due epoche, una di fronte all'altra nel tentativo estremo di riconoscere la  libertà.
Libertà di vivere e libertà di morire; libertà di potere esprimere le proprie opinioni. In un mondo che piano piano, ogni giorno, ci obbliga ad essere sempre meno liberi; anche di pensare. Le parole da ricordare: i manoscritti non bruciano. Sarebbe bastato questo a legarmi al libro per sempre. Fino a che avrò fiato e parole, quello in cui credo lo lascerò vibrare dentro e fuori di me.
Se il libro fosse un uomo sarebbe chiunque creda nelle proprie idee.

Gabriel Garcia Marquez: Cent'anni di Solitudine.

Macondo e Gabriel. La sua vita, la sua famiglia e la nostra. Nel  momento in cui scrivo, penso che è passato troppo tempo dell'ultima volta che l'ho letto. Amo questo grandissimo scrittore e sono in pena per lui.
Si sta allontanando dal mondo per colpa di una malattia subdola che cancella la  memoria e la consapevolezza di noi stessi. Penso non ci possa essere condanna peggiore per un "prosivendolo" di eccellenza qual è lui. Il libro è magico. Anche io ho tra i miei sogni ricorrenti, quello di arrivare in un paese speciale e potere ricostruire lì la mia vita. Esattamente come fece Josè Arcado Buendìa.
Le sette generazioni della famiglia e la loro continua evoluzione mi insegnarono che a volte, pur contandoci in tanti, siamo soli. Il succo del romanzo è tutto qui. Le parole da ricordare: Molti anni dopo, davanti al plotone di esecuzione, il colonnello Aureliano Buendìa si sarebbe ricordato di quel remoto pomeriggio in cui suo padre lo portò a conoscere il ghiaccio. L'inizio lo ricordo a memoria. Se il libro fosse un uomo sarebbe mio padre.


Isabel Allende: La casa degli Spiriti.

Da un colombiano ad una cilena. La mia scrittrice preferita creò un racconto magico forse ispirandosi al grande Marquez. Anche in questo romanzo c'è tanta magia e una famiglia, i Trueba. Una dinastia simile a quella dei Buendìa.
Sullo sfondo il Cile dagli anni '20 agli inizi degli anni '70, la morte di  Salvator Allende (zio della scrittrice) e l'avvento del regime di Pinochet. Ogni personaggio è un compendio di dramma e commedia. Ma il mio amore è stato Clara. Clara che smetterà di parlare. Clara l'indomita. Clara la luminosa. Clara che amerà un solo uomo per sempre. La grandezza di Isabel è tutta nella sua scrittura. Chiara, netta, senza iperboli. Le parole da ricordare: Barrabas arrivò  in famiglia via mare. Inizio e fine. Se il libro fosse un uomo sarebbe mia madre.

John Williams: Stoner.

Una scoperta degli ultimi anni. Fatta grazie a Laura Pezzino e il suo BookFool.Il capolavoro del romanziere americano. Lasciato nell'oblio per molto tempo. La vita di un professore di un college americano. Potrebbe sembrarvi anonima a prima vista.
Eppure. Impossibile lo sia. Perchè quell'uomo, le sue sofferenze, le sue passioni, le sue virtù, le sue sconfitte, sono anche le nostre. Come la sua integrità. Quell'uomo siamo noi. Noi gli restiamo accanto, nel bene e nel male fino alla fine. Fino a quando il suo sguardo si perderà nel verde di un prato mentre noi gli terremo la mano. Le parole da ricordare: era se stesso e sapeva cosa era stato.
Se il libro fosse un uomo, forse e dico forse, sarei io.


Harper Lee: Il buio oltre la siepe.

La prima volta lo lessi a quindici anni. Immaginate da quanto tempo mi fa compagnia. Ero innamorata di quel diavoletto di Scout e di suo padre Atticus. La scrittrice americana, amica di Truman Capote descrive la provincia della sua  nazione in tutta la sua grettezza e con tutte le sue contraddizioni. Il razzismo e la violenza mi investirono duramente. Imparai a riconoscerle. Romanzo fondamentale. Da qui si può partire per riconoscere il peggio degli uomini e decidere di non averne parte. Scegliere di essere migliori. Che ce la si fa.
Le parole da ricordare: quasi tutti sono simpatici Scout: quando finalmente si riescono a capire.
Se il libro fosse un uomo sarebbe la mia amica Veru.


Jane Austen: Orgoglio e Pregiudizio.

Ho parlato tante altre volte della Austen e di questo libro. Una struttura narrativa come poche. Emblema di un'epoca e allo stesso tempo feroce satira della stessa. Il romanzo "romantico" per eccellenza. Eppure le sorelle Bennet sono eroine anticonformiste.  Ho cercato un Darcy per molto tempo e prendendo grandi cantonate. Ecco a cosa ti possono condurre i libri, se non riesci a coglierne l'ironia in tempo. Per fortuna mi sono risvegliata al momento giusto. Ma la Austen l'amerò per sempre. Le parole da ricordare:Sii dunque sincero, mi hai ammirato per la mia impertinenza? Diciamo per la tua vivacità di spirito.
Se il libro fosse un uomo sarebbe la mia famiglia, i miei fratelli.

Ionathan Franzen: Le Correzioni

Arrivata a quasi trenta e passa anni rivolgevo lo sguardo agli scrittori americani contemporanei con sempre maggior frequenza. Sullo scaffale di una delle mie librerie preferite inciampai nel libro di Franzen. Il titolo mi circondò; non avrei potuto fare a meno di comprarlo. Avevo  vissuto un'infanzia di correzioni. Ero consapevole di quello a cui sarei andata incontro. Una famiglia, una cultura, un matrimonio che mi affascinava, mi tormentava. Personaggi in lotta con se stessi, in labile equilibro tra quello che è il bene comune e i valori "giusti" in quanto riconosciuti dal mondo come tali e quelli che sentono realmente vicini al loro essere. Contraddizioni che fanno dell'uomo un essere in quanto tale. I Lambert potrebbero essere noi. Le parole da ricordare: la poltrona era un monumento e un simbolo, e non si poteva separarla da Alfred. Si poteva soltanto spostarla, quindi andò nel seminterrato, e Alfred la seguì. E così in casa Lambert, la vita si trasferì sotto terra.
Se il libro fosse un uomo potrebbe essere qualcuno che conosco ma che tengo a molta distanza.


Amos Oz: Michael Mio.

Lo scrittore israeliano è uno dei miei miti. Ho letto quasi tutto di lui e cerco di fare proseliti ogni volta che ne ho occasione. Questo è il primo libro che lessi dei suoi. Un libro che parla di amore ucciso dalla quotidianità. Lei sognatrice, lui concreto al limite della banalità. La storia raccontata dal punto di vista della donna, ci spiega senza mezzi termini, come il volere bene non basta. Almeno alla donna che emotivamente è quella più soggetta al desiderio di avere accanto a sè una persona che la comprenda profondamente, senza lasciarla andare. Durissima critica a chi pensa che basti esserci. Sullo sfondo di una nazione, quella israeliana, che vive di eterno conflitto tra tradizione e innovazione.
Le parole da ricordare: amavo la sua capacità di controllarsi, volevo mandarla in frantumi.
Se il libro fosse un uomo sarebbe tutte le donne che amano e vogliono essere amate fino in fondo.

Daniel Pennac: Il signor Malaussène.

Nomino uno dei libri del ciclo, ma li ho letti tutti. L'ironia di Pennac è unica. Penso che molti di noi abbiano avuto modo di leggerlo e amarlo. Anche in questo caso, ci si ritrova nei limiti e nelle persecuzioni del protagonista. Ci si immerge nei suoi personaggi e non si può fare a meno di amarli e di considerare quanto doloroso sia il loro mondo e quanto sia simile al nostro. La scrittura grottesca dello scrittore francese poi, riesce renderlo un capolavoro. Le parole da ricordare: non c'è mica solo la felicità nella vita; c'è la vita!
Se il libro o i libri del ciclo fossero un uomo, sarebbero il mio popolo, la mia nazione. Uomini che vorrebbero essere migliori e non ci riescono ancora.

Erri De Luca: Il Giorno Prima della Felicità.

Poche parole. E' il libro che preferisco dello scrittore italiano che amo di più. Leggetelo se non lo avete ancora fatto. Il libro della speranza, il libro di tutti i ragazzini solitari. Come il protagonista un "guagliunciello" napotetano. Non comprendeva gli adulti e cercava se stesso. Un custode di un palazzo gli insegna la vita. Una ragazza gli insegna l'amore. Poi c'è il sangue.E una partenza. Erri è Erri. Le parole da ricordare: Sono cose che capitano il giorno prima. Il giorno prima di che? Il giorno prima della felicità.
Se il libro fosse un uomo, sarebbe il mio amore.


Ci tengo a citare ancora tre libri. 

Altri libertini di Pier Vittorio Tondelli,  di cui vi ho appena parlato. Ho letto Rimini e cominciato Camere Separate. Tondelli mi sta squarciando l'anima.

Quattro Soli a Motore, del mio amico Nicola Pezzoli. Altro libro che parla d'infanzia e del come eravamo richiamandola ai nostri occhi in modo puro e disincantato; ecco la mia recensione.
Nicola sta scrivendo un nuovo romanzo, lo attendo con ansia.

Il Piccolo Principe di Antoine di Saint'Exupery.

E' il libro che amo di più. Non credo ci sia bisogno di aggiungere qualcosa a ciò che è universalmente conosciuto. Amiamoci e riconosciamoci. Cerchiamo di avere la massima cura di noi stessi e degli altri. Avviciniamoli con l'animo di quel bambino che è ancora dentro di noi. Preserviamo l'essenziale.
Forse non è andato perduto.

Mi fermo qui. Sono una parte piccolissima dei libri che amo. Ovvio che non potevo elencarli tutti.
Ora aspetto i vostri.
Saranno magnifici, ne sono certa.



Colonna sonora un bellissimo brano scritto e interpretato da Gregory PorterWater Under Bridges. Musica perfetta per accompagnare le parole eterne dei libri che amiamo.





07 ottobre 2013

Giornata sì, giornata no.










Racconto una mia giornata tipo. Più storta che altro.
Partiamo dal mattino. Sono stanca, confusa, irritata. Mi alzo con il mal di testa e mi aspetta una giornata pesante. Come presupposto per affrontare le lunghe ore che mi aspettano non c'è male.
Non ho voglia nemmeno di prepararmi per andare al lavoro. Non faccio colazione. Esco con un peso allo stomaco.
Cammino distratta, non vedo nulla attorno a me. La testa mi duole sempre di più. Vorrei tornare a casa. A dire il vero ci penso anche seriamente. Maledetto senso di responsabilità del cazzo. Che non mi fa arretrare di un passo e che costringe l'altra me stessa a fare tutto il percorso solito.

In ufficio arrivo che sono un frappè. Non spiccico parola per buona parte della mattina.Se non ho appuntamenti è meglio, non manterrei la calma. E nel mio lavoro la diplomazia è fondamentale.
Mi trascino alla pausa pranzo. Ma non mangio quasi nulla. Ho già preso due pastiglie e bevuto altrettanti caffè. Come nevrosi sono cotta al punto giusto.
Ho una scadenza da completare entro la sera. E quando mai non ho qualcosa che scade? Sono dentro una spirale infinita di scadenze, un continuo girone infernale. Io stessa ormai sono più passa di una uvetta.Ce la faccio, come sempre. Ma esco dall'ufficio trascinando le gambe avvolte in catene virtuali.

Il mal di testa non mi ha dato tregua. Arrivo a casa e mi rovescio sotto la doccia. Ops sento che il maledetto mal di testa comincia ad arretrare. Ora si decide, lo stronzo. Vado in cucina e rifletto su cosa cucinare. So bene che qualcosa di buono porterà via anche l'idea del cerchio alla testa. E allora preparo le mie polpette (ricetta segreta, per darvi un indizio vi dirò che sono simili alle speziate de "Le Fate Ignoranti") e poi? Vada per delle verdure grigliate. Il dolore passa, mentre la musica di sottofondo mi rigenera (metto su un cd  indie rock) e preparo la tavola. Torna a casa anche mio marito. Come giornata anche la sua non è che sia stata migliore. Mi guarda e mi sorride stanco. Il sorriso si intensifica quando gli accenno alla cena. So che gli piace! 
Canticchio senza parole, la giornata tremenda è alle spalle. Un sms da un'amica che mi fa ridere. Ci sediamo a tavola. Parliamo di quello che ci è successo durante il giorno. Se tutto va bene, non discutiamo di politica o sport, altrimenti ci accendiamo. Affrontiamo argomenti familiari. Qualche preoccupazione legata alla mia mamma e al mio papà.La loro salute è un pensiero continuo. Si parla di famiglia, di affetti e di noi. Se siamo più sereni, organizziamo cosa fare durante il w.e. che sta per arrivare. Sorridiamo, va tutto bene.

Dopo cena, ci stravacchiamo sul divano.Se c'è un bel film (bello sarebbe anche un qualche horror che valga la pena, passione della mia metà) restiamo vicinissimi a guardarlo. Prima però chiamo i miei.Insomma questo lo sapete. Se  il palinsesto televisivo (si dice così vero?) non offre granchè prima  faccio zapping;ci sono anche giorni fissi in cui ho i miei serial preferiti da guardare oppure il mio reality show preferito (sta arrivando X-FACTOR).Poi accendo il computer e leggo i miei amici blogger o intervengo sul mio, di blog. 
Sono tranquilla; è qualcosa che mi piace molto. Rifletto sul come da una giornata no, si possa passare ad una serata più serena.A volte succede. 
Ed è bello. E' quotidianità. E vita.

                                                 Franz Ferdinand - Katherine kiss me