Avrei dovuto passare questi giorni assieme alla mia famiglia.
Dovevano venire a trovarci ma all'ultimo momento mia madre non è stata bene e hanno dovuto rinunciare alla vacanza e noi alla loro compagnia.
I miei genitori sono anziani, hanno molti problemi di salute e il tempo ultimamente non è stato generoso.
Sono sempre felice quando riescono a sentirsi abbastanza bene da riuscire ad affrontare il viaggio.
E loro di stare con noi anche se per pochi giorni. Si divertono, si riposano e fanno lunghe passeggiate.
C'è tanto verde nella mia zona, un bel parco dove passare del tempo e mille eventi e incontri quando arriva questo periodo. Sarà per la prossima volta.
Certo il tempo a Milano resta ancora incerto, questa mattina e poi nel pomeriggio la pioggia l'ha fatta da padrona.
E allora ho approfittato per preparare la pastiera che secondo tradizione familiare è imprescindibile dalla Pasqua.
Che ci fosse mia mamma quest'anno era la novità, sono abituata a fare da sola.
Fatta e infornata pochi minuti fa.
Ora sono qui al mio pc a ricordare quando le pastiere non era l'unica tradizione di famiglia.
In realtà, con ricetta tramandata dal nonno materno, di origine calabrese, per decenni a casa si è preparato il panettone pasquale. A capo della compagnia mia nonna Carmela e mamma Mimma, che si occupavano di ogni cosa.
Per anni, da bambini, aspettavano con ansia l'inizio della festa. Ne venivano preparati una decina da distribuire poi a tutti i figli.
E noi piccoli, avevamo il permesso di sbattere l'impasto di uno con le mani.
Che poi ci scappava sempre un dito da inzuppare velocemente e succhiare di nascosto.
Dolce e con l'uvetta, non così lontano dal quello lombardo.
Una volta nelle teglie, si portava tutto al forno più vicino, che li cuoceva alla temperatura necessaria.
Il profumo rimaneva in casa per giorni, copriva ogni cosa anche quello della pastiera che per tradizione veniva preparata poi, sia di riso che di grano. E il buon dolce si manteneva per giorni e giorni finendo anche inzuppato nel latte.
La ricetta di nonno Ugo, scritta di suo pugno, è custodita gelosamente da mia madre.
Ci pensavo questo pomeriggio mentre ero indaffarata nel preparare il mio, di dolce.
Chiederò a mamma una copia della ricetta; vorrei provare a realizzarla, per ricordare quei giorni e provare a fermarli un po', con un pizzico di magia grazie ai ricordi.
Quelli che servono per andare con la memoria alle persone care che non ci sono più e per avere modo di ringraziarle per esserci state, e per darci la possibilità, almeno per poco, di tenerle ancora con noi.
Un abbraccio a tutti voi amici miei.
BUONA PASQUA.