15 dicembre 2011

Emily Dickinson: il fragile e stupendo volo della poesia.


Il primo ricordo che ho limpido, di una mia prova di scrittura, è una poesia.
Scritta al buio su un pezzo di carta strappato dal quaderno di prima elementare.
Era una poesia tristissima, sono sicura di averla conservata in qualcuno dei miei diari di bambina, che mio padre ha messo via con amore.

Scrivo poesie da sempre, e lascio tracce ovunque.
Questo credo si capisca anche da come scrivo in prosa.
Difetto di pragmaticità ed effettuo voli pindarici con le parole.
Ma i versi sono il modo migliore con cui riesco ad esprimere i miei pensieri.
Non sono un granchè beninteso, non immaginatevi l’alloro attorno alla mia testa, ma mi piacciono sono parte di me.

Ho un amore immenso poi, per un piccolo scricciolo di donna che ha scritto versi così grandi da non crederci.

Ho bisogno di parlarvi di lei.

Inizio con le sue parole che amo di più:

Notti folli – Notti folli
Se io fossi con te
Queste notti sarebbero nostra voluttà!

Futili i venti per un cuore in porto
Niente più bussola, niente più carta!
Remando nell’Eden
Ah il mare!
Se in te stanotte potessi ancorare.


Parole così, scaturite dal cuore di una donna che mai in vita ebbe la possibilità di ancorarsi al porto dell’amore, fanno capire come la passione può essere coperta da mille crinoline e oscurate da tutti i pregiudizi del mondo, ma poi viene fuori, sempre.

La cosa sconcertante mentre mi avvicinavo a lei, era proprio scoprirla mentre piano piano si toglieva tutti i veli sotto i quali si era nascosta, e il fuoco che era dentro di lei sgorgava pienamente.
Io mi sono innamorata della sua energia, della sua ricerca della perfezione e del suo totale disinteresse per la fama.
Il suo amore per la natura è la costante sempre presente in ogni suo scritto.

La natura, il suo piccolo mondo, la sua casa, dove scelse di rinchiudersi dopo i 25 anni e la sua stanza.
La sua fissazione per la purezza, il suo vestirsi quasi sempre di bianco.
Il suo rapportarsi continuo con la morte e in contrapposizione lo splendore che nasce da ogni suo verso.

I suoi scritti vennero alla luce dopo la sua morte, sua sorella Lavinia trovò una scatola contenente la maggior parte della sua opera e comprendendone la portata si diede da fare affinchè fosse pubblicata, e questo avvenne dopo  soli quattro anni dalla sua scomparsa.

Ebbe solo due amori nella sua vita, nascosti a tutti:
il reverendo Charles Wadsworth, definito da lei stessa il suo più caro amico terreno e suo amore segreto;
sua cognata Susan Gilbert amica del cuore;

Vi lascio ancora qualche verso:


Sono nessuno! e tu?
sei - nessuno -  anche tu?
Allora siamo in due!
Non dirlo! Farebbero  rumore sai!


Che noia - essere - qualcuno!
Che cosa pubblica - come una rana -
dire il proprio nome - un lungo giorno di giugno -
a una palude ammirata!






CHE NE DITE DISCUTIAMO DI POESIA?

81 commenti:

  1. Passo per un saluto e non entro nella discussione, quanto a poesia sono ignorante come una schiappa e non voglio parlare di cose che non conosco.
    Ti posso dire che certe poesie mi fanno star bene, quelle di Neruda e quelle della Merini.
    Ti posso dire che credo che De André sia un poeta, come Lucio Dalla fino alla metà degli anni '80, come Branduardi, come Bob Dylan.
    Altro non so, quindi taccio e mi ritiro.

    RispondiElimina
  2. Che invito allettante parlare di poesia...! E che onere, Mary: chi scegliere? Cosa citare? Nel mio canone, ci sono così tanti nomi e così tante immagini... Perché per me la poesia e' proprio questo: la suggestione delle parole che dalla pagina stampata evoca immagini e paesaggi dell'anima... Torno questa sera quando non ci saranno le incombenze dell'ufficio a distrarci... Un bacione

    RispondiElimina
  3. Ho dimenticato di firmare l'intervento!! Dei due casi, l'uno: o sono vittima di amnesie senili o sono come quei cellulari di vecchia generazione... Decisamente non multitasking!!
    Meglio risentirci piu tardi!! Un abbraccio
    Emanuela

    RispondiElimina
  4. Ignorante anche io!!!
    Quindi ti lascio solo un abbraccio grande!

    Veru , tutto bene? Abbraccio anche a te!
    Anna

    RispondiElimina
  5. Ciao a tutti!
    Va benissimo anche se lasciate la vostra poesia preferita di altri!

    Poi possiamo commentare le emozioni che suscita.

    Emily è solo uno spunto per parlare della poesia che più amiamo.

    PS:Ale la Merini si merita un post tutto per se!

    Mari

    RispondiElimina
  6. Correggo:
    la Merini merita un post tutto suo!

    a dopo.

    Mari

    RispondiElimina
  7. Ciao!
    Non sono una esperta di poesia, ma questa mi aveva colpito molto quando l'avevo sentita in "Quattro matrimoni e un funerale". È di W. H. Auden.

    Fermate tutti gli orologi, isolate il telefono,
    fate tacere il cane con un osso succulento,
    chiudete i pianoforte, e tra un rullio smorzato
    portate fuori il feretro, si accostino i dolenti.

    Incrocino aeroplani lamentosi lassù
    e scrivano sul cielo il messaggio Lui È Morto,
    allacciate nastri di crespo al collo bianco dei piccioni,
    i vigili si mettano guanti di tela nera.

    Lui era il mio Nord, il mio Sud, il mio Est ed Ovest,
    la mia settimana di lavoro e il mio riposo la domenica,
    il mio mezzodì, la mezzanotte, la mia lingua, il mio canto;
    pensavo che l'amore fosse eterno: e avevo torto.

    Non servon più le stelle: spegnetele anche tutte;
    imballate la luna, smontate pure il sole;
    svuotatemi l'oceano e sradicate il bosco;
    perché ormai più nulla può giovare.

    RispondiElimina
  8. Ciao a tutti.
    Oggi non è stata una buona giornata.

    E allora la poesia ci vuole proprio.

    Misuro ogni dolore che incontro
    con occhi penetranti, stretti-
    mi chiedo se pesa come il mio-
    o ha la misura più facile.

    Mi chiedo se l'hanno portato a lungo -
    o se è appena cominciato
    non saprei dire la data del mio -
    sembra tanto vecchio -

    Mi chiedo se fa male vivere -
    e se devono sforzarsi -
    e se - potessero scegliere
    non preferirebbero morire.

    RispondiElimina
  9. Naturalmente è di Emily Dickinson.

    RispondiElimina
  10. Cara Mary,

    parlare di poesia è un po' un ossimoro, perchè le poesie bastano a loro stesse. Come dicevi giustamente tu nel tuo intervento, il linguaggio poetico ha una polisemanticità che la prosa non riesce a restituire. E anche le immagini di quei paesaggi interiori evocati nel mio precedente messaggio sono una prerogativa importante della poesia, una delle ragioni per le quali non ci stanchiamo mai di leggere componimenti in versi, anche se composti secoli fa.

    Se dovessi citare un solo poeta tra i tanti letti o studiati, non esiterei a fare il nome di Jacques Prévert. Un poeta che usa un linguaggio semplice, quotidiano con una forza evocativa senza eguali. Emblematica di questo stile è la poesia ALICANTE (che scelgo anche perchè breve):

    Un'arancia sul tavolo
    Il tuo vestito sul tappeto
    E nel mio letto, tu
    Dolce dono del presente
    Frescura della notte
    Calore della mia vita

    Resta un capolavoro "QUESTO AMORE" che un tempo lessi sulle note di un componimento di Beethoven per spiegare cosa fosse la musicalità di una poesia e l'importanza delle note metriche, un aspetto tecnico che odiano tutti gli studenti, compresi quelli che anni fa seguirono il corso propedeutico di letteratura italiana che tenni per un corso universitario. E mi affretto a dirvi che fu l'unica esperienza, perchè poi me ne andai dall'ambiente accademico prima ancora di esserci dentro del tutto...

    In ambito piu' strettamente scolastico, ho trovato emozionante lo studio della poesia del XIII secolo, fucina della lingua volgare che si stava emancipando dal latino assorbendo influenze di ogni genere, soprattutto franco-provenzali. E mi impressionarono anche le ardite metafore della poesia barocca.

    E poi, certo, chi non ha ceduto almeno una volta alla tentazione di scrivere in versi? cara Mary, tu ricordi di aver scritto cose tristissime; io in età adolescenziale arrivai a scrivere cose di questo tipo:

    "ma che vada dritta all'Inferno o nell'alto dei cieli
    o che mi fermi al martirio dei vermi
    non mi importa:
    sarò come il presente
    sabbia tra le mani che scivola via
    per non tornare
    per non soffrire
    devo solamente finire"

    Ricordo solo questo pezzo, ma è già un manifesto programmatico, no?! Per dovere di cronaca, non sono mai stata un'aspirante suicida e non sono mai stata depressa...! Meno male, mi verrebbe da aggiungere, perchè altrimenti non so proprio cosa sarei riuscita a scrivere!

    Pero' adesso che ho fatto outing, tocca a te, eh!!! Dai, Mary: ora ti tocca proprio, anche per alzare il livello del post, precipitato negli abissi dopo il mio intervento...

    Buona serata
    Emanuela

    RispondiElimina
  11. Accidenti, leggo adesso che per te non è stata una bella giornata... Anche Emily nei suoi versi esprime tanto dolore... Eh no, così non va! Ci vuole qualcosa di galvanizzante... Aspetta che ci penso un po'... Ecco, trovato!

    E' sempre Prevert:
    Luigi I
    Luigi II
    Luigi III
    Luigi IV
    Luigi V
    Luigi VI
    Luigi VII
    Luigi VIII
    Luigi IX
    Luigi X (detto l'Attaccabrighe)
    Luigi XI
    Luigi XII
    Luigi XIII
    Luigi XIV
    Luigi XV
    Luigi XVI
    Luigi XVIII
    e più nessuno più niente...
    Ma che gente è mai questa
    che non ce l'ha fatta
    a contare fino a venti?


    E questa per pensare all'amore (sempre Prevert):

    Tre fiammiferi accesi uno per uno nella notte
    Il primo per vederti tutto il viso
    Il secondo per vederti gli occhi
    L'ultimo per vedere la tua bocca
    E tutto il buio per ricordarmi queste cose
    Mentre ti stringo fra le braccia.

    Va meglio?
    Emanuela

    RispondiElimina
  12. Acciderba, sono capitato nella setta delle poetesse estinte?
    Purtroppo nei miei brevi trascorsi scolastici non ho mai incontrato professori alla Jhon Keating del celebre film “ L' attimo fuggente “.
    E se salgo sopra i banchi non è per vedere le cose da una prospettiva diversa ma semplicemente per ballare e far casino.
    Insomma, all' epoca le poesie rappresentavano “ du' palle”, vuoi perché ero troppo giovane ( guardavo sospirante fuori dalla finestra ed anelavo calci al pallone) o vuoi perché gli approfondimenti sulle stesse erano davvero eccessivi.
    Entrando qui, decisamente in età più matura, e trovandomi di fronte ad ossimori e polisemanticità, guardando e udendo tipe che indossando calzamaglie nere declamano poesie a tinte fosche con tanto di corvo appollaiato sulla spalla e reggenti per mano l' urna funeraria di Emily Dikinson ( mica Miss Allegria ), viene voglia di darmela a gambe levate utilizzando il quarto fiammifero per dare fuoco a tutto tanto i mobili di Luigi Sedicesimo appiccano benissimo.
    Tuttavia, la scelte di andar per blog – rinunciando ad uno mio – è pure una sfida per andar a cozzare con argomenti poco conosciuti amati o vissuti tanto per ampliare gli orizzonti . Inoltre, come espresso altre volte, è pure una sollecitazione alla creatività per trovare ugualmente spunti con i quali agganciarsi al tema.
    Non saranno profondi od esperti: ma sono quelli che conosco e fanno (o hanno fatto parte) della mia vita.
    Insomma: la poesia non rappresenta argomento del tutto estraneo.
    E se ne può anche discutere.
    O lasciare semplicemente traspirare.
    Datemi un teschio!

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  13. Il cavaliere nero

    Muto lascio il torneo
    portando i nomi di tutte le vittorie
    Profondamente m' inchino, davanti alla loggia delle dame,
    ma nessuna mi saluta.

    Canto al suono dell' arpa
    da cui escono melodie profonde.
    Tutti gli arpisti ascoltano e tacciono,
    ma le belle donne sono fuggite.

    Nel campo nero del mio stemma
    sono appese cento corone
    che splendono come l' oro di cento vittorie.
    Ma la corona dell' amore manca.

    Davanti alla mia bara s' inchineranno c
    cavalieri e trovieri e la copriranno
    di alloro e pallidi gelsomini,
    ma nemmeno una rosa la ornerà.

    Hermann Hesse.

    Tra la fine degli anni 80 e l' inizio 90 in edicola iniziò a comparire una collana di libri economici ( Newton editore ) : e tra i mille lire, duemila, o tremilaenovecento, si potevano acquistare volumi vari in uscita periodica.
    Solitamente acquistavo riviste o fumetti: ma visto i prezzi bassi decisi d' iniziare una raccolta di testi tanto per assemblare una piccola libreria fino quel momento assente.
    Dopo la scuola ( terminata sul finire degli anni settanta) non avevo più tenuto in mano un libro.
    Ripresi.
    E indipendentemente dal genere ( classici, saggi, poesia ) compravo tutto.
    Anche mattonelle.
    Ma di ciò che acquistavo leggevo in minima parte: mi piaceva il senso del possesso.
    E l' idea di aver una biblioteca personale dove poter scegliere nel caso mi venisse voglia.
    Accadeva talvolta pure in libreria: compravo e accatastavo.
    Magari in bancarelle dove i volumi venivano venduti a peso.
    Per cui, arrivato nel 2011 , tra alterne vicende di acquisto posso contare di una buona raccolta.
    Non pregiatissima: principalmente versioni economiche.
    E nel frattempo la mia dama l' ho incontrata.
    All' epoca ero un Cavaliere nero.
    E pensavo lo sarei stato per sempre.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  14. Paolino, sei riuscito a farmi ridere.
    Grazie.


    mari

    RispondiElimina
  15. Un bacio ad Emanuela.
    Mari

    RispondiElimina
  16. Ragazze ci sonoooooooo!!!
    Che vi devo dire?
    Settimana allucinante.
    Superpoteri esauriti.
    KO TOTALE.
    Però non vi ho mai smesso di leggere.

    Emanuela c'è da dire che s'impegna.
    Ma anche tu parente di Mariella?
    Ragazza interessante.

    Annina ciao cara.Grazie perchè hai sempre un pensiero per me.Bacetto.

    Papero domani sono in quel di Crema...penso che ti cercherò...ghghghghgh.

    Poesia.
    Non sono un'esperta.
    Leggo quelle che mi fabnno sentire bene.Anche quelle tristi.
    Perchè chissà come una poesia riesce con pochi versi ad esprimere quello che tu non riusciresti con mille parole.

    Alda Merini è nel mio cuore.Da anni.

    Negli anni giovanili sapevo a memoria quelle di Baudelaire.

    Ultimamente un'amica mi ha regalato una raccolta di Pasolini.

    Emily Dickinson purtroppo la conosco poco.Ma cercherò di rimediare.

    Insomma io per la poesia,come per molte altre cose,mi lancio quando sento smuovere qualcosa.Non sono in grado di farne chissà quali analisi,ma non potrei vivere senza.

    Tutto qua.

    Un abbraccio grande veru

    RispondiElimina
  17. Carissima Mary,
    ricevo volentieri il bacio: credo che nell'offrire mobilia e fiammifero al Papero abbia concorso nel mio piccolo a farti sorridere... Certo, il "guizzo" è tutta "penna e piuma" di Paolino, ma insomma... son contenta di avergli fatto da spalla! Anche perchè rileggendo il mio intervento pare proprio quello di una salita in cattedra... non era mia intenzione e mi dolgo di aver fatto questa miserrima figura...

    A Veru che chiede se sia parente di Mary rispondo che no, non sono un ramo del suo albero genealogico. Se non alla lunga: in fin dei conti, siamo tutti figli di Adamo e di Eva, no??!!! Tuttavia, credo che mi leghi a lei una familiarità di altro tipo: pur non conoscendola direttamente, ne avverto la sensibilità, il gusto, il senso della misura. La sua riservatezza scambiata per supponenza. Il forte senso del dovere e della giustizia. Una certa rigidità, rivolta soprattutto verso se stessa. Mi mancano le sue competenze in ambito musicale e chissà quante altre cose. Compresa quella di catturarci tutti nella rete, qui al suo indirizzo, incollati a leggere le sue parole...!
    Non è mica cosa da poco, eh?!

    Al Papero, vorrei dire che è stata una fortuna aver incontrato la sua dama: si sa che gli uomini "in calzamaglia nera che declamano poesie a tinte fosche con tanto di corvo appollaiato sulla spalla e reggenti per mano l' urna funeraria di Emily Dikinson" non farebbero una gran bella figura... (Roberto Bolle a parte, ca va sans dire!). Visto che le poesie ci hanno hanno trasformati in un'allegra combriccola da cimitero, a questo punto saremmo liete di donarti il teschio di quel Cavaliere Nero declamato nella poesia di Hesse: è chiaro che ormai si è (fortunatamente) estinto un bel po' di tempo fa...! Buona serata!

    ps. Veru, sì, sono una che si impegna nelle cose. I risultati non sono sempre eccelsi, ma ci metto del mio. Sempre. Forse anche questo è un tratto da Mary, no?!

    RispondiElimina
  18. Emanuela guarda che io scherzo.
    Quando ho specificato che t'impegni l'ho detto con affetto :-)

    Mariella tu dove sei?

    E Ai???

    bacetti veru

    RispondiElimina
  19. Ciao Veru!!
    Quindi domani tu sarai a Crema eh.... :-))
    Bacione smaaack
    Anna

    RispondiElimina
  20. Eccomi, ci sono!
    Ciao a tutti...
    mariella

    RispondiElimina
  21. Ciao, Mari!!!!
    Come va oggi?
    Anna

    RispondiElimina
  22. Grazie a Emanuela.

    Ho letto la prima poesia che hai lasciato.
    Non la conoscevo.
    Qualcosa di Prevert conosco, come quella che hai postato successivamente.
    Mi farà molto piacere se continuerai ogni tanto a lasciare le sue parole tra di noi.

    La questione poesia è difficile.
    Io per esempio, ho dovuto studiarla a lungo.
    Ad un certo punto l'ho odiata e abbandonata.

    Poi, piano piano l'ho ripresa scegliendo io questa volta, le parole che mi colpivano di più.
    Per quanto riguarda l'amore un grandissimo poeta è stato Nazim Hikmet.

    Grande poeta turco dissidente, ha passato in carcere gran parte della sua vita.

    Le sue parole d'amore ti avvolgono e ti sconvolgono.

    Ad esempio:
    L'uomo dice alla donna t'amo
    e come:
    con la profondità dei chilometri
    con l'immensità dei chilometri
    cento per cento
    mille per cento
    cento volte infinitamente cento.

    la donna dice all'uomo
    ho guardato
    con le mie labbra
    con la mia testa col mio cuore
    con amore con terrore, curvandomi
    sulle tue labbra
    sul tuo cuore
    sulla tua testa

    La donna ha taciuto
    si sono baciati
    un libro è caduto sul pavimento
    una finestra si è chiusa.
    E' così che si sono lasciati.


    Non è tutto quello che mi ricordo, quello che mi è rimasto nel cuore.


    Amore e amaro.
    Per quanto riguarda l'outing ho già lasciato traccia delle mie parole in qualche post passato, ad esempio in quello dedicato a Luciano Ligabue.

    Diciamo che non sono un granchè dai, ma mi diverto.

    E poi la filastrocca sui Luigi mi ha divertito e tanto.
    Ieri sera ci voleva.

    RispondiElimina
  23. Ciao Anna,
    non benissimo, ma piano piano torno.
    Grazie cara e tu?

    RispondiElimina
  24. Arnika ciao!

    Hai postato una poesia splendida, la conoscevo perchè il film lo amo molto.
    E ricordo molto bene la scena del funerale in cui viene declamata.

    Anche questa parla d'amore, se manca, qualunque tipo di amore sia ci spegniamo.

    buona serata!

    RispondiElimina
  25. Alle prese con le due pesti che "discutono" tutto il tempo ultimamente. Quindi invece di essere fuori con gli amici stasera sono qui a controllare loro...
    Le ho minacciate di spedirle da Ceasar Millan se non la piantano prima di subito!!! :-))
    Anna

    RispondiElimina
  26. Che coraggio che hai Paolino, unico uomo fino ad ora ad addentrarti nel ginepraio della poesia senza alcuna paura!
    Non è da tutti davvero.

    Gli uomini in generale anche quando la amano, non ostentano questo amore e lo nascondono, quasi fosse una colpa o simbolo di eccessiva sensibilità.

    A dire il vero quando eri Cattivik l'hai indossata eccome la calzamaglia nera o ricordo male?
    Quindi sei allenato e insieme a noi a declamare, ci stai benissimo.
    Così come sei abituato alla poesia, amando Branduardi.

    E mi tiri fuori dal cappello il Cavaliere Nero di Herman Hesse!
    Ce li ho anche io i Newton, tutti!!!
    Ma lo sai che sono una collezionista onnivora.

    E se ti dico che li ho letti quasi tutti mi credi vero?
    E nella mia biblioteca ho sia versioni economiche che pregiate, ma quelli che amo di più sono ormai ingialliti dalla lettura e dal tempo.

    Fortunata la Dama del Cavaliere Nero.

    RispondiElimina
  27. Spiego meglio una frase del commento precedente, non mi rileggo e spesso mi accorgo delle inesattezze che lascio.
    Unico uomo che fino ad ora, e per quanto riguarda questo post, si è addentrato nel ginepraio della poesia.

    Sono stata più chiara vero?

    RispondiElimina
  28. Ma chi Caesar Millian e perchè ne hanno paura?

    RispondiElimina
  29. Dai, piano piano...
    Non faccio l'albero, ma ne ho uno virtuale dei desideri. C'è un pacchettino per chiunque desideri fortemente qualcosa. Il mio desiderio è che, nel nuovo anno, pacchetto dopo pacchetto, tutti questi desideri si realizzino. Uno anche per te e uno per Veru....
    Anna

    RispondiElimina
  30. E'l'uomo che sussurra ai cani, un famoso comportamentalista americano che riesce a risolvere e a correggere i comportamentipiù problematici dei cani.
    Non ne hanno paura, era una battuta :-)

    RispondiElimina
  31. Ciao Superveru!

    Bentornata, questo periodo mette ko tutti quanti...

    Smettere di leggerci? ci mancherebbe, guarda che vengo fino a Berghèm a prenderti!

    Sai penso che si capisca ampiamente che tu scherzi, è il tuo modo di giocare con tutti noi, e non dubito che Emanuela abbia capito.

    Ma che ci vai a fare in quel di Crema? Alla ricerca della mitica Fiat Tipo?
    ghghghghghghhghghghghgh

    Hai perfettamente ragione sulla poesia, riesce con solo poche frasi a catturarci l'anima.
    E le parole poi, sono superflue.

    Ti abbraccio forte forte.

    RispondiElimina
  32. Anna, che bel pensiero quello dei pacchetti sotto l'albero per tutti gli amici, vicini e lontani, che abbiamo nel cuore.
    Ti ringrazio per il mio, ne ho proprio bisogno.
    Come mi mancano le tue cartoline, sono la tua poesia.

    Anche sotto il mio albero ci saranno bei pacchetti per tutti voi.

    RispondiElimina
  33. Ah era una battuta!
    Non l'avevo capita perchè non conosco la persona e a dire il vero non pensavo ci fosse una celebrità nel campo.
    Che forza che sei, restare in casa con loro.
    Devo dirlo alle ragazze che abitano sopra di me, che quando escono lasciano sul terrazzo il loro cane, anche tutta la notte.
    E lui non smette di guaire dalla paura per tutto il tempo.

    RispondiElimina
  34. Scusate ragazze se non indosso la calzamaglia nera: non è per l' imbarazzo del pacco ( o pacchino), ma per il fatto che mi si è strappata mentre distendevo il filo spinato intorno alla mia abitazione.
    Sembra che una scimmietta scappata dallo zoo si aggiri da queste parti.
    Più che dalle banane ( il frutto …) sembra che sia attirata dalla visione di Fiat Tipo: così l' ho dovuta mimetizzare con arbusti e cespugli.
    Che lavoraccio!
    E lavorare stanca.
    Ma vedo che la carne al fuoco è molta.
    A proposito: ricordo un episodio della mia infanzia.
    Nei primi anni 70, quando frequentavo le scuole elementari, nella mia parrocchia arrivò il nuovo prevosto. E per accoglierlo degnamente fui scelto come fanciullo che al suo arrivo gli doveva consegnare un mazzo di fiori e recitare una poesia.
    Ovviamente rimossa.
    Pazzesco come mia mamma, che passò tutta settimana a provarmela, si ricordi ancora i primi versi.
    Il suo bravo bambino.
    Poi sono nettamente peggiorato.
    Il clou, già rivelato, quando una notte , mentre dormivo , non sopportando i miei capelli lunghi me ne scalpò una bella ciocca costringendomi ad un taglio correttivo.
    Diciamo che quello che declamai non fu propriamente poesia.

    RispondiElimina
  35. Paolino,
    secondo me non basta mimetizzare la Tipo.
    Ti conviene fare una gita altrove domani.
    Credo che la nostra scimmietta preferita, non tralascerà di perlustrare nemmeno un pezzetto della città!

    RispondiElimina
  36. Andrò in giro a Bergamo Alta...
    A proposito di cani cito un testo del mio Branduardi: è una libera interpretazione di una poesia di Esenin.
    È la storia di una cagna che vede morire i suoi cuccioli morire per mano del suo padrone.

    Fu solo all'alba che si riposò
    poi sulla neve tremando si stese.
    E ad uno ad uno li ripuli
    la cagna bianca i suoi
    cuccioli d'oro.
    Saliva il sole sul campo gelato
    scaldando appena i suoi cuccioli ciechi
    e quando l'uomo poi glieli prese
    come per gioco i suoi passi segui.
    Scese la notte ed il ghiaccio richiuse
    nell'acqua nera sette cuccioli d'oro,
    sopra lo stagno la luna guardava
    la cagna bianca che non capiva.

    Ne approfitto per salutare Anna.
    Ricordo che lo scorso anno, in questo periodo, scrisse che nel suo letto gli mancava un uomo che le tenesse la mano.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  37. D' accordo Mari, sei una secchiona: ma non posso credere che hai letto quasi tutti i libri della Newton che uscivano all' edicola.
    Forse forse i classici ( 88 solo quelli della seconda serie color verde e panna in vendita a 2000 lire, più gli altrettanti della prima in vendita a 3900, più i 40 della terza , più quelli ... ) …. ma non posso immaginare che hai letto certe mattonelle della serie azzurra: comprendevano Freud, Fromm, Nietzsche...
    Ricordo pure un incredibile “ Storia delle termiti e delle formiche”.
    E che dire della serie Mammut??
    Libroni da mille pagine che se ne precipita uno dalla libreria sfonda il pavimento.
    Comunque quelli che trattano poesia sono la serie color rosso.
    Ribadisco, tanto per non passare da intellettuale ( ?? ) : la percentuale di libri letti appartenenti alla biblioteca personale è risibile.
    Recentemente ho poi dovuto gettarne una discreta quantità in discarica.
    Si erano ammuffiti.
    In parte erano quelli che avevo recuperato già vecchi quando mi univo ai ragazzi della parrocchia : andavano in giro con il trattore casa per casa per fare la raccolta della carta.
    Io mi mettevo appositamente nel carro: schivando pacchi cercavo di recuperare materiale interessante.
    Una volta in un cartone ben sigillato ( il fatto m' incuriosì ) trovai una cinquantina di copie di Play Boy.
    Mi sono limitato a sfogliare alcuni numeri direttamente sul posto.
    Che poesia!

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  38. Come già emerso, pure i testi di certe canzoni possono essere considerati poesia.
    Branduardi, nel 1986, andrò oltre: ispirato e affascinato da i versi iniziali di una lirica di William Butler Yates ( Come le onde del mare balla la gente quando suona il mio violino...) decise di adattare e musicare alcune poesie del poeta irlandese.
    E vista la particolarità dell' operazione scelse una modalità acustica con sonorità particolari, fatta principalmente di chitarre e delicate percussioni
    Diciamo che fu il precursore di quello che 15 anni dopo iniziò ad andare di moda: in gergo l' unplugged.
    Per le autorizzazioni alla pubblicazione, visti i diritti d' autore, chiese i permessi agli eredi di Yates mandando alcuni provini.
    Visto le particolari atmosfere create che non andavano a ledere le strutture poetiche questi non ebbero problemi a concedere i permessi.
    E ne venne fuori un album bellissimo: “ Branduardi canta Yates “.
    Certo, non sono brani di facilissimo ascolto: non è musica d' ascoltare mentre si guida in macchina; o si trabasca per casa.
    Ma distesi in poltrona, rilassati, con indosso le cuffie, e chiudendo gli occhi, è davvero piacevole lasciarsi trasportare da suoni rarefatti e versi magnifici.
    Ne lascio alcune di tracce.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  39. Quando tu sarai...

    Quando tu sarai vecchia e grigia,
    col capo tentennante
    ed accanto al fuoco starai assonnata,
    prenderai questo libro.
    E lentamente lo leggerai, ricorderai sognando
    dello sguardo che i tuoi occhi ebbero allora,
    delle loro profonde ombre.
    Di quanti amarono la grazia felice
    di quei tuoi momenti
    e, d'amore falso o a volte sincero,
    amarono la tua bellezza.
    Ma uno solo di te amò l'anima irrequieta,
    uno solo allora amò le pene del volto tuo che muta.

    E tu, chinandoti verso le braci, sarai un poco triste,
    in un mormorio d'Amore dirai,
    di come se ne volò via...
    passò volando oltre il confine di questi alti monti
    e per sempre poi il suo volto nascose
    in una folla di stelle.

    RispondiElimina
  40. Nel giardino dei salici

    Nel giardino dei salici ho incontrato il mio amore;
    là lei camminava con piccoli piedi bianchi di neve.
    Là lei mi pregava che prendessi l'amore come viene,
    così come le foglie crescono sugli alberi.
    Così giovane ero, io non le diedi ascolto;
    così sciocco ero, io non le diedi ascolto.
    Fu là presso il fiume che con il mio amore mi fermai,
    e sulle mie spalle lei posò la sua mano di neve.
    Là lei mi pregava che prendessi la vita così come viene,
    così come l'erba cresce sugli argini del fiume;
    ero giovane e sciocco
    ed ora non ho che lacrime.

    RispondiElimina
  41. Innisfree, l' Isola sul lago

    Ed ecco ora mi alzerò, a Innisfree andrò,
    Là una casa costruirò, d'argilla e canne io la farò;
    là io avrò nove filari ed un alveare, perché le api facciano miele.
    E là da solo io vivrò, io vivrò nella radura dove ronzano le api.
    E là io pace avrò: lentamente, goccia a goccia,
    viene dai veli del mattino fino a dove il grillo canta;
    mezzanotte là è un balenio, porpora è mezzogiorno
    e la sera è un volo di uccelli.

    Ed ecco ora mi alzerò, perchè sempre notte e giorno
    posso sentire l'acqua del lago accarezzare la riva piano;
    mentre in mezzo ad una strada io sto, sui marciapiedi grigi,
    nel profondo del cuore questo io sento.

    RispondiElimina
  42. Visto che ho stroncato tutto l' uditorio e non è rimasta anima viva seppellisco i cadaveri con uno dei pezzi più celebri di Branduardi : Confessioni di un malandrino. È ispirato ad una poesia di Sergej Esenin ed è tratto da uno dei suoi primi album: “ La luna.”
    Mari, hai voluto la bicicletta?
    Adesso pedala!
    Troppo comodo mollare tutto rapidamente e metterti a fare il babà.


    Mi piace spettinato camminare
    il capo sulle spalle come un lume
    e mi diverto a rischiarare
    il vostro autunno senza piume.
    Mi piace che mi grandini sul viso
    la fitta sassaiola dell'ingiuria,
    mi agguanto solo per sentirmi vivo
    al guscio della mia capigliatura.
    Ed in mente mi torna quello stagno
    che le canne e il muschio hanno sommerso
    ed i miei che non sanno di avere
    un figlio che compone versi;
    ma mi vogliono bene come ai campi
    alla pelle ed alla pioggia di stagione,
    raro sarà che chi mi offende
    scampi alle punte del forcone.
    Poveri genitori contadini,
    certo siete invecchiati e ancor temete
    il Signore del cielo e gli acquitrini,
    genitori che mai non capirete
    che oggi il vostro figliolo è diventato
    il primo tra i poeti del Paese
    e ora in scarpe verniciate
    e col cilindro in testa egli cammina.
    Ma sopravvive in lui la frenesia
    di un vecchio mariuolo di campagna
    e ad ogni insegna di macelleria
    la vacca si inchina sua compagna.
    E quando incontra un vetturino
    gli torna in mente il suo concio natale
    e vorrebbe la coda del ronzino
    regger come strascico nuziale.
    Voglio bene alla patria
    benché afflitta di tronchi rugginosi
    m'è caro il grugno sporco dei suini
    e i rospi all'ombra sospirosi.
    Son malato di infanzia e di ricordi
    e di freschi crepuscoli d'Aprile,
    sembra quasi che l'acero si curvi
    per riscaldarsi e poi dormire.
    Dal nido di quell'albero, le uova
    per rubare, salivo fino in cima
    ma sarà la sua chioma sempre nuova
    e dura la sua scorza come prima;
    e tu mio caro amico vecchio cane,
    fioco e cieco ti ha reso la vecchiaia
    e giri a coda bassa nel cortile
    ignaro delle porte dei granai.
    Mi sono cari i miei furti di monello
    quando rubavo in casa un po' di pane
    e si mangiava come due fratelli
    una briciola l'uomo ed una il cane.
    Io non sono cambiato,
    il cuore ed i pensieri son gli stessi,
    sul tappeto magnifico dei versi
    voglio dirvi qualcosa che vi tocchi.
    Buona notte alla falce della luna
    sì cheta mentre l'aria si fa bruna,
    dalla finestra mia voglio gridare
    contro il disco della luna.
    La notte e` così tersa,
    qui forse anche morire non fa male,
    che importa se il mio spirito è perverso
    e dal mio dorso penzola un fanale.
    O Pegaso decrepito e bonario,
    il tuo galoppo è ora senza scopo,
    giunsi come un maestro solitario
    e non canto e celebro che i topi.
    Dalla mia testa come uva matura
    gocciola il folle vino delle chiome,
    voglio essere una gialla velatura
    gonfia verso un paese senza nome.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  43. Paolino, io ho tutti i classici dalla copertina beige e il dorso verde.
    Poi ho tutti quelli da 1000 lire dalla copertina beige e il dorso nero.
    E li ho letti quasi tutti.
    Li adoravo e riuscivo a leggerne quasi uno al giorno.
    Le mattonelle no, nemmeno considerate, ci tengo alla mia salute psicofisica.
    Tutti conservati gelosamente.

    Mi hanno accompagnato nelle notti buie e tempestose.

    Su Branduardi leggere i capolavori che stai lasciando mi ha incuriosito soprattutto l'album in cui canta Yeats.
    Io sono testarda e lo cercherò, dovessi comprarlo su Amazon.
    Poi, farò come quando ascolto Puccini e come fai anche tu:
    cuffie e abbandono.

    La prima poesia è tra le sue più celebri, inno all'amore che non si fa ingannare dal tempo e non dimentica mai cosa di una persona ci ha fatto innamorare.

    La poesia dedicata al grande amore della sua vita Maud.


    Da Yeats a proposito di luna:

    Il gatto andava qui e là
    E la luna girava come trottola,
    E il parente più stretto della luna,
    Il gatto strisciante, guardò in su.
    Il nero Minrialoushe fissava la luna,
    Perché, per quanto vagasse e gemesse,
    La luce fredda e limpida nel cielo
    Turbava il suo sangue animale.
    Minnaloushe corre fra l'erba
    Alzando le sue zampe delicate.
    Vuoi ballare, Minnaloushe, vuoi ballare?
    Quando s'incontrano due parenti stretti
    Che c'è di meglio che mettersi a ballare?
    Forse la luna imparerà,
    Stanca delle mode di corte,
    Un nuovo passo di danza.
    Minnaloushe striscia fra l'erba
    Di luogo in luogo illuminato dalla luna,
    La sacra luna sul suo capo
    È entrata in una nuova fase.
    Lo sa Minnaloushe che le sue pupille
    Passeranno di mutamento in mutamento,
    Che vanno dalla tonda alla lunata,
    Dalla lunata alla tonda?
    Minnaloushe striscia, fra l'erba
    Solo, importante e saggio,
    E leva alla luna mutevole
    I suoi occhi mutevoli.


    Paolino, io non mollo mai.

    mari

    RispondiElimina
  44. Boia chi molla?
    Mariella, sei davvero una secchiona.
    Difficile – se non impossibile – stare al tuo passo.
    Ad ogni modo non voglio avere sulla coscienza il “ pacco” di Branduardi canta Yeats.
    Non consiglio niente e nessuno.
    Semplicemente cito.
    E figurati che nei concerti acustici che seguirono la pubblicazione dell' album in scaletta inserì pure una particolare versione di “ O sole mio “.
    Ovviamente meno tuonata.
    Anzi: appena sussurrata.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  45. Paolino, tu prima crei il mostro e poi ti tiri indietro?
    Sono andata a guardarmi il video della canzone su Esenin e non sono affatto secchiona, visto che non sapevo nemmeno chi fosse.
    Addirittura uno dei mariti della Duncan, oltre ad essere stato un grande poeta russo.
    Ci casca proprio a fagiolo quì!

    Però!

    Mari

    RispondiElimina
  46. Comunque su Amazon la ricerca mi ha portato ad una edizione in tedesco.
    Nun ce la posso fa...

    mari

    RispondiElimina
  47. Carissimi,
    Anch'io non sono una di quelle che mollano. Che lanciano il sasso e poi nascondono la mano. No, no: io lancio il sasso e magari capita che sbaglio la mira, infrango la finestra dell'irrascibile vicino e... Non scappo neanche quando mi inonda di rabbia. Perché in realtà non me ne vado mai: faccio parte di quelli che non si danno alla macchia neppure se serve a salvarsi la pelle. E infatti son piena di quei colpi presi per non aver saputo schivarli... Roba da Guinness dei primati! Ma devo dire che questa discussione sulla poesia non e' proprio cosa leggera (se e' per questo, non mi pare lo sia neppure il babà... Almeno a giudicare dalla ricetta!!). E allora perdonatemi se quest'oggi lascio solo questa traccia del mio passaggio, riservandomi di tornare domani, dopo aver smaltito il mal di testa che mi ha fatto venire il giro shopping di quest'oggi...

    Di Yeats, ricordavo la prima delle poesie citate dal Papero: una delle piu famose e a mio avviso delle più belle. Non sapevo che Branduardi avesse realizzato un intero album con i versi del poeta, ma non faccio testo: ignoro così tante cose, soprattutto in ambito musicale, che ogni volta che vi leggo trovo spunti interessanti per approfondire e conoscere
    Darò di certo un apporto piu costruttivo domani, non me ne vogliate


    Buonanotte a tutti e un bacio a Mary!
    .

    Emanuela

    RispondiElimina
  48. Ciao Emanuela!
    lanci il sasso e nascondi la mano?
    Ma non mi sembra proprio!
    Vedi? Passi a lasciare il tuo piccolo contributo anche stasera che sei stanca.
    Mi fa tanto piacere il tuo essere con noi.

    Ci sentiamo domani con calma.


    Baci

    RispondiElimina
  49. Accidenti, l' Emanuela pare minacciosa: lancerà sassi... o mattoni??

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  50. Mari, comunque l' edizione in tedesco dovrebbe essere cantata in italiano.
    Ma se desideri proprio ( proprio! ) farti un idea sulle atmosfere del disco puoi digitare su youtube " Branduardi i cigni di Coole videoclip ".
    Bastano un paio di minuti di ascolto.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  51. PARTE I (Emanuela)

    Carissimi,
    vi rassicuro: niente sassi e niente mattoni (mi è appena passato il mal di testa!)... ieri mi sono solo lasciata trasportare dal lessico guerrafondaio di un Papero belligerante in tenuta da combattimento, pare per via di una possibile invasione di scimmioni, scimmiette e altri animali non ben identificati... Tra l'altro, posso solo augurarmi che sia andato tutto per il meglio: per il Papero, ma anche per i simpatici pelosoni! (non so di cosa stia parlando nello specifico, ma così ho letto e così riporto... non me ne vogliano gli interessati!)

    Intanto, una precisazione: ho usato la metafora del sasso e della mano proprio per dire che rispondo sempre delle mie azioni; quindi, sono di quelli che lanciano il sasso e NON nascondono mai la mano. Tant'è che anche quando combino pasticci (vedi il colpo assestato in modo maldestro sulla finestra del vicino) non me la do a gambe e infatti nel precedente intervento ho scritto: "faccio parte di quelli che non si danno alla macchia neppure se serve a salvarsi la pelle" (vi prego, non prendete l'autocitazione per delirio autoreferenziale!)

    E infatti, giusto per ribadire il concetto, eccomi di nuovo qui con tutto l'armamentario del caso: calzamaglia, gufo sulla spalla, urna cineraria della cara estinta Emily.
    Il Papero ha dato un bel contributo, Mary: ha svolto il compito a dovere. Ritiro quello che avevo detto in precedenza: caro Papero, la calzamaglia ti calza a pennello, altro che Bolle (Roberto)! Sei tu il degno depositario del lauro della setta dei poeti estinti!

    Mi pongo un orizzonte meno ambizioso e dopo Prévert cito un altro nome che ha accompagnato la mia adolescenza: Pablo Neruda. Riporto la poesia che trascrivevo su un foglio che poi incollavo sul risvolto di copertina di tutte le Smemorande che mi hanno accompagnato negli anni di studio.

    RispondiElimina
  52. PARTE II

    Pablo Neruda - Lentamente muore

    Lentamente muore
    chi diventa schiavo dell'abitudine,ripetendo ogni giorno gli stessi percorsi,
    chi non cambia marcia,
    chi non rischia e non cambia colore dei vestiti,
    chi non parla a chi non conosce.

    Muore lentamente chi evita una passione,
    chi preferisce il nero su bianco e i puntini sulle "i" piuttosto che un insieme di emozioni,
    proprio quelle che fanno brillare gli occhi,
    quelle che fanno di uno sbadiglio un sorriso,
    quelle che fanno battere il cuore davanti all'errore e ai sentimenti.

    Lentamente muore chi non capovolge il tavolo,
    chi è infelice sul lavoro,
    chi non rischia la certezza per l'incertezza per inseguire un sogno,
    chi non si permette almeno una volta nella vita di fuggire ai consigli sensati.

    Lentamente muore
    chi non viaggia,
    chi non legge,
    chi non ascolta musica,
    chi non trova grazia in se stesso.

    Muore lentamente
    chi distrugge l'amor proprio,
    chi non si lascia aiutare,
    chi passa i giorni a lamentarsi della propria sfortuna o della pioggia incessante.

    Lentamente muore chi abbandona un progetto prima di iniziarlo,
    chi non fa domande sugli argomenti che non conosce,
    chi non risponde quando gli chiedono qualcosa che conosce.

    Evitiamo la morte a piccole dosi,

    ricordando sempre che essere vivo richiede uno sforzo di gran lunga maggiore del semplice fatto di respirare.

    Soltanto l'ardente pazienza porterà al raggiungimento di una splendida felicità.

    RispondiElimina
  53. PARTE III

    Postato il componimento, qualche considerazione (e adesso sì, potrebbe arrivare il mattone!!! Indossate i caschetti, pleeeeeeaaaaaseeee!!!)
    La poesia di Neruda raccoglie tutto il meglio degli impeti adolescenziali... che ahimè perdiamo in nome sì dell'abitudine, ma anche della sicurezza. Perchè rischiare è un lusso nella vita reale. E come tale non è
    per tutti... Sto pensando al lavoro, in questo momento: non mi chiedo nemmeno se mi renda felice o meno quello che svolgo. Mi basta sapere che mi dà cio' che mi serve: il denaro. Vile, odioso, eppure indispensabile in questo mondo
    dove tutto ha un prezzo. A volte mi chiedo se anche quello che faccio non abbia un prezzo troppo alto, ma abbandono subito la tentazione di sviscerare il mio pensiero per risparmiarti la sua pesantezza...
    E poi ognuno trova la sua formula per vivere ed è personalissima: a ciascuno la sua. Ripetere gli stessi percorsi sarà noioso, ma per molti mette al riparo dall'ansia del nuovo. Tutti dovremmo abbattere le barriere che innalziamo e dietro le quali ci trinceriamo, ma forse se lo facessimo ci sentiremmo tutti più vulnerabili. E questo non è detto che ci porterebbe a sentirci gli uni più vicini agli altri: magari ci sentiremmo solo più insicuri o forse diventeremmo più aggressivi...
    La morte per me è altro. E' quello che ho visto sul volto della sofferenza di mio padre. E sul mio, segnato dalla mia incapacità di sanare, di proteggere cio' che amavo. Questa è la morte. Quello che descrive Neruda è un modus vivendi forse noioso, poco avventuroso, fatto di piccoli passi tenuti ben saldi al terreno...Ma non tutti hanno le ali, neppure in Natura... E in questo momento trovo davvero presuntuoso quell'aggettivo "semplice" accanto al "fatto di respirare": forse Neruda non sapeva quanto anche questo gesto, così naturale, possa essere una grande fatica...
    Meglio il Neruda poeta dell'amore. Ma è una questione di gusti personali e forse anche di tratti di percorsi davvero differenti.

    Voi che ne pensate?
    Un abbraccio

    RispondiElimina
  54. Non vorrei deludere la platea ma temo che la poesia citata non sia attribuibile a Neruda ma alla scrittrice Brasiliana Martha Medeiros.
    O no??

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  55. Più sicurezze per quanto riguarda la scimmietta:
    trattasi della nostra Veruska in arte Veru !
    Infatti è una ragazza piena di peli.
    Peli sinistri.
    Come quelli delle femministe - comuniste degli anni settanta: capelli spettinati, maglioni a collo alto, allergia alla depilazione.
    King Kong è suo marito.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  56. A proposito di Pablo Neruda : immagino che tutti abbiano visto " Il postino " il film con Massimo Troisi e Philippe Noiret.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  57. Emanuela, una delle tesi che i biografi di Neruda chiamano in causa per affermare che " Lentamente muore " non è attribuibile al poeta cileno è appunto per la debolezza di alcuni versi della stessa.
    Forse per questo che la stessa non ti convince pienamente.
    Sia ben chiaro: non sono un secchione!
    Fatto sta, che se qualcosa m' interessa o incuriosisce, tendo ad approfondire utilizzando le fonti internet.
    E sono venuto a conoscenza di questa curiosità.
    Ma sarà poi vero, o la bufala è la correzione della presunta bufala stessa??
    Servirebbe un buon vecchio libro di consultazione.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  58. LA SOLITUDINE - Rilke

    La solitudine è come la pioggia.
    Si alza dal mare verso sera;
    dalle pianure lontane, distanti,
    sale verso il cielo a cui da sempre appartiene.
    E proprio dal cielo ricade sulla città.

    Piove quaggiù nelle ore crepuscolari,
    allorché tutti i vicoli si volgono verso il mattino
    e i corpi, che nulla hanno trovato,
    delusi e affranti si lasciano l'un l'altro;
    e persone che si odiano a vicenda
    sono costrette a dormire insieme in un letto unico:

    è allora che la solitudine scorre insieme ai fiumi.

    RispondiElimina
  59. Faccio ammenda con questo componimento di Rilke!
    Sul "caso Neruda" torno con calma questa sera: ho già postato due commenti, ma non riesco a capire perchè non siano stati pubblicati!
    Ad ogni modo, il Papero ha ragione: è molto probabile che il componimento non sia stato scritto da Neruda. Avrei dovuto pensare alla questione filologica visto che sono in un covo di letterati in calzamaglia e mammut (Newton Compton, of course)!!

    Buona giornata
    Emanuela

    RispondiElimina
  60. Ciao a tutti.
    Stasera parliamo di tutto ciò.
    Ho intanto recuperato i commenti persi.

    Buona giornata

    Mariella

    RispondiElimina
  61. Cara Mary,
    grazie per aver recuperato quanto scritto nei messaggi perduti!" In realtà non aggiungono molto a quanto pubblicato...
    Del resto, rileggendo la metafora del sasso e della mano, posso solo dire di avere doti divinatorie...! :)
    Ad ogni modo, prima di tornare a tediarvi questa sera, posto il seguente componimento a prova di Papero (e di internet): la paternita' di Neruda, questa volta, è certa!

    ps. sul perchè vi posto proprio questa poesia tornero' con piu' calma stasera... ma sono sicura che ci arriverete da soli!

    Un abbraccio
    Emanuela

    E' PROIBITO (PABLO NERUDA)

    È proibito piangere senza comprendere,
    alzarsi un giorno senza sapere cosa fare,
    aver paura dei propri ricordi.

    È proibito non sorridere ai problemi,
    non lottare per ciò che credi,
    abbandonare tutto per paura,
    non trasformare in realtà i tuoi sogni.

    È proibito non dimostrare il tuo amore,
    permettere che qualcuno paghi per il tuo malumore .

    È proibito lasciare i tuoi amici,
    non tentare di comprendere ciò che si ha vissuto assieme,
    chiamarli solo nel momento del bisogno.

    È proibito non essere te stesso davanti alla gente,
    fingere davanti alle persone di cui non ti importa,
    essere gentili solo perchè gli altri si ricordino di te,
    dimenticarti della gente che ti vuole bene.

    È proibito non fare le cose per te stesso,
    non credere in Dio e costruire il tuo destino,
    aver paura della vita e di ciò che ti chiede,
    non vivere ogni giorno come se fosse l'ultimo respiro.

    È proibito sentir la mancanza di qualcuno senza allegria,
    dimenticare i suoi occhi, il suo sorriso, tutto,
    solo perchè i vostri cammini si sono lasciati,
    dimenticare il passato e pagarlo con il presente.

    È proibito non tentare di comprendere le persone,
    pensare che la loro vita valga più della tua,
    non sapere che ognuno ha il suo cammino.

    È proibito non creare la tua storia,
    smettere di ringraziare Dio per la tua vita,
    non comprendere ciò che la vita ti dà,
    pure se lo prende.

    È proibito non cercare la tua felicità,
    non vivere la tua vita con attitudine positiva,
    non comprendere che possiamo essere migliori,
    non sentire che senza di te questo mondo non sarebbe uguale.

    RispondiElimina
  62. Stamattina alle 5.30 faceva talmente freddo che la calzamaglia l' ho dovuta indossare davvero.
    Ma con sopra i pantaloni.
    Diciamo che non ho declamato versi mentre viaggiavo ( in motorino) direzione lavoro.
    E d i libri della Newton li bramavo ardere in un bel caminetto riscaldante.
    Molta legna sul fuoco – la poesia – anche in questo post nascosto ( in seconda scaletta) di un blog non godente di visibilità eccelsa: e dove ciò che rimane della setta dei poeti estinti lancia sassi ( o mattonelle ?? ) nell' immenso mare sul quale solcano solcano mille navi e mille bastimenti.
    Diciamo che l' argomento – preso così - è talmente vasto che risulta difficile trovare giuste e adeguate rotte.
    Rischiamo strambate da ciucca. Anche se il Capitano o Capitano sembra ( sembra) affidabile.
    Ci vorrebbe un post per ogni poeta.
    Ma che dico?
    Per ogni poesia!
    Il rischio sarebbe poi pesantezza da peperonata.
    Del resto, e lo ribadisco – per quanto mi riguarda – non sono un esperto: ne un appassionatissimo.
    Riesco a malapena a restare a galla.
    Con il salvagente di alcune informazioni pescate in rete.
    E l' aiuto dei tascabili supereconomici comprati all' edicola anni fa.
    A scatola chiusa.
    E qualcosa – e questo farebbe contenta Veru – posseggo pure ciò che veniva allegato al quotidiano “ L' Unità “ diverso tempo addietro.
    Tuttavia la faccenda risulta intrigante.
    E richiama lo spirito di non possedere un blog personale ma di andare a scoprire proposte altrui.
    C' è sempre da imparare.
    O da criticare ( ghghghgh...)
    O trovare spazio per far echeggiare le note di una chitarra elettrica pizzicandola con i piedi tenendo in bocca un pipistrello in un luogo dove solitamente arpeggiano in modo delicato.
    Anche perché la maggioranza è femmina.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  63. Paolino, ho ascoltato tutta la canzone.
    Adesso andrò prima dal mio spacciatore di dischi preferiti a Milano ( Buscemi) a chiedere se ne ha una copia.
    Se gli manca l'acquisterò su internet.
    Ti farò sapere.

    Ascoltare 5 minuti dei 59 cigni mi ha rilassato, deduco possa piacermi e in questo periodo, sento la necessità di trovare un attimo di pace.

    RispondiElimina
  64. Argomento Neruda:
    lo conosco pochissimo, e non saprei argomentare molto sulla materia.
    Non ho esitato a dare per scontato fosse sua la poesia lasciata da Emanuela, avendo poca dimistichezza con il poeta non ho trovato alcuna anomalia.
    Del resto se ha tratto in inganno anche lei che lo conosce molto meglio di me...

    Sono andata quindi in internet a leggere qualcosa e ho trovato che la poesia è stata scritta da questa poetessa nel 2000 e da allora passa per scritta da Neruda.
    E confemo che è stata declamata anche da Mastella.

    Per quel che mi riguarda, direi che possiamo andare oltre.

    RispondiElimina
  65. Veruskina, manca moltissimo a questa platea.
    Noi l'aspettiamo.

    Chi con i fuochi pirotecnici (vedi Paolino), chi con gli abbracci( vedi Mariella).

    Ciaooooooooooooooooooo!

    RispondiElimina
  66. Emanuela,
    "E' proibito" mi piace molto di più della precedente poesia.
    Ci sarà un perchè...

    baci

    RispondiElimina
  67. Sì hai ragione Paolino, la maggioranza è femmina.
    torneremo sulla poesia.
    Ricorda che dobbiamo approntare un post sui personaggi di Spoon River.

    Il mio blog potrebbe non riprendersi se faccio di nuovo l'esperimento poesia, ma che ci vuoi fare mi piace rischiare.

    Solo che lì il lavoro sarà molto e dobbiamo dedicarci a qualcosa di più leggero per riprenderci.


    PS: Anche in quel di Monza questa mattina alle sei e mezza il freddo era un freddo p.....

    RispondiElimina
  68. Buonasera,
    Non so perchè, ma cio' che ho postato dopo un'ora circa di battitura non trova traccia nel post!
    Pazienza...

    Buonanotte
    Emanuela

    RispondiElimina
  69. Sarà colpa del corvo nero gracchiante portasfiga che hai sulle spalle...
    Dai, se tutto va bene domani la Mari recupera.
    Certo che è frustrante un blog mangia commenti.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  70. E' proibito dire parolacce??
    Ma sono già in peccato Nerudiano: non credo in Dio.
    Anche se ho vissuto una lunga e sentita e sincera formazione cattolica.
    Poi sono iniziati i dubbi.
    E nell' arco di qualche anno ho ( o si è ) demolito tutto.

    Gran finale con calzamaglia nera, teschio, corvo appollaiato!
    E visto ulteriore nuovo post la setta dei poeti estinti è finita a declamare nelle catacombe...

    Ballo in Fa Diesis minore ( Angelo Branduardi)

    Sono io la morte e porto corona,
    io Son di tutti voi signora e padrona
    e così sono crudele, così forte sono e dura
    che non mi fermeranno le tue mura.

    Sono io la morte e porto corona,
    io son di tutti voi signora e padrona
    e davanti alla mia falce il capo tu dovrai chinare
    e dell 'oscura morte al passo andare.

    Sei l'ospite d'onore del ballo che per te suoniamo,
    posa la falce e danza tondo a tondo
    il giro di una danza e poi un altro ancora
    e tu del tempo non sei più signora.


    Il funerale ( Angelo Branduardi )

    Se viene la sera
    compagno non avrai,
    da solo farai la tua strada...
    E allora la prima sarà la faina,
    verrà per portarti paura.
    Se non la fuggirai,
    sorella ti sarà,
    è lei che davvero conosce
    l'ordine segreto che il fiume conduce,
    per il tuo passo il sentiero sicuro.
    Se viene la sera
    compagno non avrai,
    da solo farai la tua strada...
    Sarà solo allora che da te verrà il lupo,
    verrà per portarti paura.
    Se non lo fuggirai
    fratello ti sarà,
    è lui che davvero conosce
    il passo segreto che il monte ferisce,
    per il tuo capo il riparo sicuro.
    Seguendo la via
    che va verso il lago,
    tu troverai la sorgente,
    ritroverai la collina dei giochi,
    e là tu deponi il tuo cuore.


    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  71. 1° messaggio di Emanuela recuperato

    Parte I - Emanuela

    A questo punto, alzato il polverone, cerco di aspirarlo come potro'... E senza l'ausilio di un portentoso Dyson ciclonico la vedo un po' dura...

    Intanto, è bene che dia le coordinate spazio-temporali della vicenda: a me "Lentamente muore" giunse il penultimo anno delle superiori trascritta su un foglio A4 da un mio compagno di classe che disse a sua volta di averla ricevuta dall'immancabile cugino... Non saprei dire a chi attribuire la "colpa" di avermela spacciata per una poesia di Neruda. Fattostà che la presi per come me la diedero e passò di anno in anno sulla controcopertina della mia Smemo per altri 4 anni. Nei messaggi "perduti" dicevo che forse allora mi colpì l'idealismo di cui e' pregno il componimento, perchè la scelta di studiare Lettere Moderne all'università e specializzarmi in Storia dell'Arte non fu presa poi un gran bene in famiglia (giusto per usare un eufemismo...). Se queste sono le credenziali, devo dire che comunque non bastano a fare di me un'esperta della letteratura tout court. Tant'è che il Papero, con la sua collezione di Newton Compton e un collegamento a Internet, è riuscito a farmi vacillare, prima, e a far cadere, poi, l'attribuzione a Pablo Neruda...! Perchè non è il "pezzo di carta", ma la curiosità intellettuale, la voglia di approfondire e di sapere che restituisce molto più del curriculum studiorum in sè e per sè. Quello che è successo con questa poesia ne è un esempio lampante. Anzi, abbacinante!

    Detto cio', vorrei fare due considerazioni:

    1. la contiguità con le cose ha come diretta conseguenza quella di rendercele scontate: piu' hai sotto il naso un oggetto, piu' perdi consapevolezza dello stesso. E' come se a furia di vederlo, non lo vedessi piu'. E così è successo anche con il componimento "sotto accusa"
    2. Non potrei autodefinirmi un' "esperta di Neruda": se lo fossi stata, a questo punto sarei in serie difficoltà; diciamo pure che sarei pronta a cambiare mestiere. In realtà, di Neruda ho letto, come molti credo, alcuni componimenti e devo dire che alcuni elementi della struttura di "Lentamente muore" li ritroviamo nell'altro testo, "E' proibito". Penso, per esempio, al frequente ricorso alle anafore, all'enumerazione di azioni e sensazioni in strutture che rimandano a componimenti assai lontani nel tempo, come ai salmi biblici. Strutture del genere sono assai comuni nella letteratura del Duecento (e qui mi sento assai piu' ferrata che su Neruda!), come testimonia Cecco Angiolieri con la sua "S'i fosse foco":

    S'i fosse foco, arderei 'l mondo;
    s'i fosse vento, lo tempestarei;
    s'i fosse acqua, i' l'annegherei;
    s'i fosse Dio, mandereil' en profondo;
    s'i fosse papa, allor serei giocondo,
    ché tutti cristiani imbrigarei;
    s'i fosse 'mperator, ben lo farei;
    a tutti tagliarei lo capo a tondo.
    S'i fosse morte, andarei a mi' padre;
    s'i fosse vita, non starei con lui;
    similemente faria da mi' madre.
    Si fosse Cecco com'i' sono e fui,
    torrei le donne giovani e leggiadre:
    le zoppe e vecchie lasserei altrui.


    Cecco fa anche dell'ironia, caratteristica del tutto assente nei componimenti che ho postato in precedenza, incompatibile con quel tratto educativo-moralizzatore che mi pare ben presente in entrambe le altre poesie.

    RispondiElimina
  72. 2° messaggio di Emanuela recuperato:Parte II - Emanuela

    Un'ultima considerazione. Il mestiere dell'artista non è quello del ragioniere: puoi tenere la partita doppia per 40 anni, ma non puoi creare in modo originale mantenendo una qualità costante per un periodo così lungo. Faccio un esempio per rendere meno fumoso il discorso: artisti di chiara fama e di produzione notevole non mantengono quotazioni di mercato e di critica costanti per ogni stagione del loro percorso artistico. Eppure la firma è sempre la stessa... Questo non è solo il risultato di una oscillazione del gusto e quindi del consenso che si crea intorno ad una corrente, ad un movimento o ad un artista. E' molto spesso il segnale di una reale difformità della produzione che non ha (e non puo' avere) una qualità costante nel tempo. Questo è un discorso che ha un suo peso nella produzione di opere d'arte, ma in modo meno vistoso interessa anche la letteratura.
    Antologie che scelgono di riportare alcuni autori piuttosto di altri, prediligendo alcune poesie anzichè altre... Quello che in gergo tecnico chiamiamo "canone" è proprio questo riconoscimento di qualità, di dignità letteraria. Ma la produzione di uno scrittore, al pari di quella di un artista figurativo, non tocca sempre e solo la vetta: ecco perchè un componimento come "lentamente muore" poteva anche far ricordare la poesia di Neruda... magari non il Neruda delle sue poesie migliori, ma pur sempre vicina alla cifra stilistica del Premio Nobel cileno. Agli occhi di chi esperto non è, chiaramente!

    Con questo, anch'io credo di aver chiuso il capitolo Neruda. Diciamo pure che alla prossima postero' con maggior scrupolo. O mi limiterò a far parte dell'auditorio...!
    Sulla calzamaglia... ahimè, esco alle 6:10 per andare a lavoro e il freddo comincia a mordere anche qui... indi per cui fatico a restituirla ai legittimi proprietari: dove firmo per prolungare il prestito??

    Esprimo, infine, un'ultima curiosità sull'aggettivo usato dal Papero in relazione ai peli della Veru. Li ha definiti SINISTRI... Il che mi ha portata a immaginare l'inenarrabile... ma non avendo notizia di Yeti nelle valli bergamasche, temo di aver ingigantito le mie paure... Sinistri sta forse per sinistroidi, date le simpatie della portatrice? Sinistri perchè tengono la sinistra del suo corpo? O sinistri nel senso di minacciosi, ostili... insomma... pungono, mordono, inviluppano, stordiscono??? Nell'attesa di ricevere esaustiva risposta, depongo le mie falangi e vi auguro una serena nottata!

    RispondiElimina
  73. Non lo so se può essere consolatorio cara Emanuela, ma da bambino ho fatto anni a pensare che nelle strofe della celebre canzoncina “ Garibaldi fu ferito, fu ferito ad una gamba” Garibaldi fosse il nome e Fuferito ( tuttoattaccato) il cognome.
    Ma un giorno ho scoperto la triste verità.
    Comunque, per dirlo in altra maniera, la tesi che talvolta trasciniamo dietro delle cose sbagliate ma ormai metabolizzate è centrata.
    Per esempio – riferimento più adulto – le questioni grammaticali.
    Magari si passano anni a scrivere – e convinti – po' con l' accento ( pò) fino a quando poi si scopre che la realtà è diversa.
    Anche se non è detto che in futuro, per agevolare la scrittura digitale rendendola sempre più rapida, si rendano accettabili entrambe le forme.
    O addirittura non apporre nessun segno: po.
    Certo che la setta dei poeti estinti è finita ormai a declamare nelle catacombe del blog.
    E per quanto echeggino gli ultimi versi ( aùùùùùùù) la Mari ha piazzato in pol position del blog un colibrì ( ex? ) in luogo del corvaccio nero sulle spalle.
    Certo neppure ai piani alti la piega del discorso è leggera e ispirato al clima Natalizio.
    Ma per certe cose, che sia Natale , o meno, cambia poco.
    È sempre dura.
    Per quanto riguarda i peli sinistri, sebbene non possieda il talento del Cecco Angiolieri, si può tenere buona la doppia accezione: sinistra politica ( ammesso di sapere cosa significhi oggi essere di “sinistra” ) e sinistri nel senso di peli brutti e paurosi.
    Ma pare che quando la Veru si depila appaia una supergnocca.
    Ma non sarà una bufala?
    Doppia accezione anche per questo caso.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  74. Non vorrei dire, ma... prima incontro il Papero. Oggi il colibrì. Fino a ieri ero in compagnia del corvo gracchiante portasfiga... Questo non è un blog: è una puntata di Superquark!!!

    Caro Papero, ancora una volta debbo darti ragione: sto quasi diventando noiosa... Ma non apriamo il capitolo grammatica/battitura al pc: daremmo troppo da fare alla Mary (che tra l'altro non ho ancora ringraziato per il recupero dei miei interventi... rimedio subito: grazie mille!!). Forse ci si salva pensando che tutto in rete è assai fluttuante: dalle attribuzioni delle poesie fino alle regole della sintassi e dell'ortografia.

    La Mary ha aperto un nuovo post con un nuovo volatile, ma io non vorrei lasciare il corvo a gracchiare con un funerale in corso sulle note di un ballo in fa diesis: non voglio avere aspiranti suicidi sulla coscienza. Neppure se pennuti. E allora ci riprovo: visto che Rilke non ha riscosso un grande consenso, provo con un altro poeta di casa nostra.


    Sei comparsa al portone
    in un vestito rosso
    per dirmi che sei fuoco
    che consuma e riaccende.

    Una spina mi ha punto delle tue rose rosse
    perché succhiasse al dito, come già tuo, il mio sangue.

    Percorremmo la strada
    che lacera il rigoglio della selvaggia altura,
    ma già da molto tempo
    sapevo che soffrendo con temeraria fede,
    l’età per vincere non conta.

    Era di lunedì,
    per stringerci le mani
    e parlare felici
    non si trovò rifugio
    che in un giardino triste
    della città convulsa.

    Indovina chi è?!

    Or ora un dubbio mi assale: "il giardino triste della città convulsa" non sarà mica il camposanto, eh?! Allegriaaaaaaaaa! (dall'Oltretomba...)

    RispondiElimina
  75. ps. secondo me, la Veru è una gran figliola anche con il pelo inselvatichito. E poi mi sa che la storia dei suoi peli è una leggenda metropolitana. Anzi, è come la poesia dello pseudo-Neruda: un'invenzione letteraria!

    RispondiElimina
  76. veru, ma qui si continua a disquisire sui tuoi peli.
    Credo sia ora che tu intervenga...

    RispondiElimina
  77. Poi si fanno indovinelli su poesie postate.
    Ho creato dei mostri!!!

    PS: sembra Ungaretti, chissà...

    RispondiElimina
  78. Mariella: secchiona !
    Comunque l' occasione è stata buona per rileggermi alcune poesie.
    Non preoccuparti Emanuela: ti leggo sempre volentieri.
    E' divertente confrontarci attraverso stili differenti, assorbire, e pescare in parte uno dall' altro.
    Ma è un discorso di arricchimento che vale a livello generale per quanto riguarda il Blog di Mari.
    Cogliamo l' attimo.
    Domani chissà.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  79. Già, "nel doman non v''e' certezza"... Chi lo scriveva? Piu' che indovinelli a questo punto sono libere citazioni in cerca di autore. Del resto, la Mary e il Papero sono enciclopedie ambulanti da un post all'altro...! (caro papero, non ho usato la parola 'secchione' che riservi alla Mary e che intuisco non piacerti... Ma il concetto e' quello li'!!!)

    Ripensando al Garibaldi Fuferito (tutto attaccato) mi e' venuto in mente che da bambina anch'io incorsi in un errore simile... Avete presente il proverbio che recita : "a caval donato non si guarda in bocca"? Ecco, io credevo che donato stesse per Donato, cioè che fosse il nome del cavallo... Ovviamente avevo anche formulato ipotesi per cui non si dovesse guardare in bocca al cavallo... Quando scoprii la verità non fui delusa come invece accadde al baby-papero: fui davvero risollevata. Le ipotesi erano alquanto fantasiose, ma anche inquietanti: ebbene, avevo una fervida fantasia...!
    Chissà, a questo punto potrebbe anche essere un tratto della psicologia infantile quello dii ribattezzare l'incomprensibile con nomi propri... Questo e' un quesito da Giacobbo, pero'!!!


    Infine, grazie al Papero che reputa gradevole la lettura di queste tracce del mio passaggio. Sono certa che cambierà idea, ma nel frattempo e' bello sapere che non sono rimasta sola con il corvo porta sfiga. E i peli della veru!!! Comunque, caro Papero, tu e la Mary avete proprietà espressive difficili da eguagliare... Vi stiamo tutti dietro. E di un bel po', anche... Ma il bello e' proprio questo. Rincorrervi!!!!

    Emanuela

    RispondiElimina
  80. Testo di A. Branduardi / Dai 'Canti carnascialeschi' di
    Lorenzo De Medici detto Il Magnifico

    Quest'è Bacco e Arianna
    belli e l'un dell'altro ardenti:
    perché ll tempo fugge e inganna,
    sempre insieme stan contenti.
    Queste ninfe e altre genti
    sono allegre tuttavia.
    Chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.
    Questi lieti satiretti
    delle ninfe innamorati,
    per caverne e per boschetti
    han loro posto cento agguati;
    or, da Bacco riscaldati,
    ballan, saltan tuttavia.
    chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.
    Queste ninfe anche hanno caro
    da lor essere ingannate;
    non può fare a amor riparo
    se non gente rozze e ingrate;
    ora, insieme mescolate,
    suonan, cantan tuttavia.
    Chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.
    Mida vien dietro a costoro:
    ciò che tocca or diventa.
    E, che giova aver tesoro,
    s'altri poi non si contenta?
    Che dolcezza vuoi che senta
    chi ha sete tuttavia?
    Chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.
    Donne e giovinetti amanti,
    viva Bacco e viva Amore!
    Ciascun suoni, balli e canti!
    Arde di dolcezza il core!
    Non fatica! Non dolore!
    Ciò c'ha a esser convien sia.
    Chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.
    Quant'è bella giovinezza
    che si fugge tuttavia!
    Chi vuoi esser lieto, sia:
    di doman non c'è certezza.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  81. Emanuela, cavalla Donata, guarda che sono io che corro dietro a te!
    E alla secchiona.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)