03 gennaio 2012

M'ABITUERO':QUESTO E' IL MOMENTO

Stasera è la decima volta che l'ascolto e non riesco a smettere.


Vi prometto che domani tornerò normale, ma oggi no.




M'abituerò a non trovarti
m'abituerò a voltarmi e non ci sarai
m'abituerò a non pensarti quasi mai, quasi mai, quasi mai..

Alla fine
c'è sempre uno strappo
e c'è qualcuno che ha strappato di più
Non è mai
qualcosa di esatto
chi ha dato ha dato e poi
chi ha preso ha preso tutto quel che c'era
non conta più sapere chi ha ragione
non conta avere l'ultima parola.. ora

M'abituerò a non trovarti
m'abituerò a voltarmi e non ci sarai
m'abituerò a non pensarti quasi mai, quasi mai, quasi mai.

Alla fine
non è mai la fine
ma qualche fine dura un pò di più
Da qui in poi
si può solo andare
ognuno come può
portando nel bagaglio quel che c'era
e le macerie dopo la bufera
ricordi belli come un dispiacere.. ora

M'abituerò a non trovarti
m'abituerò a voltarmi e non ci sarai
m'abituerò a non pensarti quasi mai, quasi mai, quasi mai

M'abituerò a non trovarti
io m'abituerò a voltarmi e non ci sarai
m'abituerò a non pensarti io m'abituerò quasi mai quasi mai..

M'abituerò a non trovarti
io m'abituerò a voltarmi e non ci sarai
m'abituerò a non pensarti io m'abituerò quasi mai quasi mai









E' una vecchia canzone che ha riarrangiato  per  Campovolo2011 e la nuova versione spacca.
















                                                è l'ora del veleno





19 commenti:

  1. Il primo colpo di veleno è: ma perchè scrivere sul cd che è un inedito quando questa canzone è vecchissima e lui stesso lo ha ricordato durante il concerto lo scorso luglio?
    Io ricordo un vecchio video, dove lui (tamarrissimo) la cantava quasi sdraiato?

    Solo voce e chitarra mi pare...
    adesso vado a cercarla.

    RispondiElimina
  2. La versione migliore è quella di adesso sicuramente.

    L'effetto che mi procura è lacerazione pura, perchè ognuno di noi ha qualcuno alle spalle che non dimenticherà mai, anche se sepolto da millenni.

    La forza dell'amore e dell'odio non consentono l'oblio.

    RispondiElimina
  3. magari non è inedita la canzone ma la versione...
    Bello tamarro mio!

    RispondiElimina
  4. Mariella il testo di questa canzone mi piace molto.
    Giuro.
    Sai che non ho mai seguito il Liga.Lo sto scoprendo piano piano tramite te.
    Continua a non piacermi...ghghghghgh
    Però questo testo hai ragione...spacca.
    Ciao Paperina
    veru

    RispondiElimina
  5. Veru, con il tuo ambiguo commento intendi dire che il testo di Ligabue spacca... in senso velenoso?
    Certo Mariella che fai ridere i polli affermando che il primo colpo di veleno è lo scrivere sul cd che il brano in questione è un inedito.
    Al massimo è un solleticare i piedi.
    Mi aspettavo chissà che rivelazioni!
    Tuttavia credo che il brano sia in questione effettivamente considerabile “ inedito “.
    Vero: era già stato cantato live.
    Ma non mi pare che era mai stato pubblicato su disco.
    A meno che tu, conoscendo meglio l' artista, possa smentirmi.
    In caso contrario la casa discografica possiede legittime ragioni per l' utilizzo del termine.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  6. Ale, il nostro è il più figo tamarro al mondo.
    E non vedo l'ora di che riparta in tour, solo che leggevo su Bar Mario che vorrebbe staccare per un paio d'anni.
    Ma chi ci crede?
    Conoscendolo tra qualche mese il ragazzo sarà di nuovo in giro!

    RispondiElimina
  7. Veru, ghghghghghghghghghghghghghgh!

    RispondiElimina
  8. Io non faccio ridere i polli, forse i paperi ghghghghgh!

    Comunque, il brano era stato già proposto live e quindi già sentito nel 89' a Correggio e magari tu c'eri, quando faceva i concerti nelle aie dei cortili emiliani.

    Intendevo questo nel dire che non era inedito, che poi non era mai stato pubblicato su di un album è un fatto, alcuni dicono che ci sia un 45 giri introvabile con l'altra versione e un testo in alcune parti diverso.

    Ma sarà come l'araba fenice...

    RispondiElimina
  9. Oh mamma, rivelazioni eclatanti!
    Beh secondo te se io avessi qualcosa da dire lo pubblicherei sul mio blog che è visibile a tutti?

    Comunque aspettavo i vostri scheletri nell'armadio o qualche vostro colpo di veleno, termine amatissimo dal Liga.

    RispondiElimina
  10. Potrei comunque lanciare un colpetto chiedendo a te come mai non faccio parte di diritto delle Paperine?

    Nessuna risposta al commento precedente...

    RispondiElimina
  11. Tornando seria, queste parole possono nascondere dolore che non sempre è un amore che finisce.
    Dicono tante cose, parlano di mancanza, di persona che non tornerà mai.
    Ognuno di noi ha qualcosa sotto traccia, un ricordo che quando torna a galla, e le canzoni spesso come gli odori evocano di brutto, fa male esattamente come allora, con la stessa intensità.

    RispondiElimina
  12. Non era propriamente un aia: ma confermo di aver visto un concerto di Ligabue ad una sorta di festa della piadina e gnocco fritto all' epoca del suo primo album.
    Sinceramente non ricordo se cantò la canzone incriminata.
    Rammento cover di altri autori visto che il suo repertorio era limitato per allestire in pieno la scaletta.
    Comunque se non vuoi ammettere ( nel confessionale del blog) che qualche volta quando fai l' amore con tuo marito immagini di fornicare con il Liga , pazienza: il campo ( volo) delle fantasie sessuali, dopo le tappe mistiche, effettivamente sarebbe traumatico.
    Anche per le Paperine più navigate.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  13. Mia mamma, sulla credenza, tiene la fotografia di mio padre.
    Quando vado da lei difficilmente il mio sguardo si sofferma sull' immagine.
    Sebbene talvolta, a minima distanza, poso chiavi della macchina e portafoglio quando mi fermo a mangiare.
    Vado raramente al cimitero.
    E nelle poche volte mi fermo solo 30 secondi sulla tomba del genitore.
    Salvo poi girare all' interno per un' ora aggirandomi tra le lapidi.
    Ed ogni venti passi – a volte meno – capita sempre d' imbattersi in volti conosciuti.
    Magari per fatti di cronaca: ragazzi giovani deceduti causa incidenti.
    Uno, mio dirimpettaio di casa, l' ho visto crescere.
    I nonni sono ormai nelle catacombe: ma in giro, all' esterno, ho qualche zio.
    La sagra del tumore.
    Per non parlare dell' incrocio tombale con molta gente che viveva nel mio quartiere: mortalità varia e articolata.
    C' è pure lapide di un tizio – che non conosco – che ha il mio stesso nome e cognome.
    Fa un certo effetto passarci davanti.
    Come pensieri sorgono passando davanti ad una tombina abbandonata dove giace un bimbo sopravvissuto solo pochi giorni di cui si riesce a malapena a leggere l' anno del decesso: 1964.
    Il mio stesso anno di nascita.
    Amen.

    Paolino Paperino

    RispondiElimina
  14. Sono qui sotto zitta zitta a chiudere la partita veleno.

    In realtà speravo che qualcuno di noi tra il serio e il faceto parlasse un pochino più di se e del suo dolore.
    Spesso il dolore è come un veleno.

    Lo bevi ed è tutto come prima all'inizio.
    Poi può stroncarti in un attimo.

    Ci sono alcuni veleni invece, che ti liberano la mente e ti fanno pensare.
    Il pensare ti porta al piacere o al dolore.
    Il piacere passa quasi subito e subentra il dolore.
    Quello continuo, che ti stringe il cuore sale alla gola fino a farti soffocare.

    Quello mai sopito che non riesce a farti guardare nemmeno una fotografia.

    Quello che ti costringe a non sopportare alcuni profumi o odori, ad eliminare alcune strade dai tuoi percorsi o alcuni luoghi.
    A non sopportare più canzoni molto amate o poesie.

    Quello che ti fa odiare per sempre quello che hai amato fino ad un minuto prima.

    Perchè amare è ricordare.

    E ricordare in alcuni casi è sofferenza.

    Perchè chi ci manca non smetterà mai di farci male.

    RispondiElimina
  15. Oggi abbiamo tolto l'albero di Natale.
    Ne ho dovuti togliere 2. uno in casa famiglia aiutata da un bambino e mentre lo toglievo gli dicevo "Mattia che brutto togliere l'albero mi viene un pò da piangere".
    Appena ho finito sono rientrata in casa mia ed ho trovato mio marito che aveva già tolto il presepe e le decorazioni che avevamo lungo l'arco di casa e tutti le scatole per mettere gli addobbi dell'albero. sono rimasta malissimo!
    "Ma perchè lo stai facendo"
    "Ma tu mi hai detto ieri che dovevamo togliere l'albero" " Sì ma io dicevo per dire e poi volevo farlo insieme, magari domani così lo godevo fino alla fine e poi ns figlio sta dormendo volevo che vedesse"
    Erano tutte scuse che stavo dando e lo sapevo benissimo,
    Quando c'è l'albero di Natale e c'è atmosfera natalizia sembra che tutti i pensieri siano + leggeri, tutto sia più facilmente superabile, di determinati argomenti non vuoi parlare perchè hai paura di cadere nella realtà.
    Il confine tra la leggerezza infantile che porta con sè la speranza dell'arrivo di babbo e befana e la pesantezza della realtà che ti circonda di crisi, problemi di salute, di lavoro, affetti lontani, il confine, dicevo, è troppo debole.
    Vedere quell'albero "dimagrire", essere spogliato dei suoi colori mi ha dato una forte angoscia e mi ha rigettato in questa realtà in maniera troppo forte. mi veniva da piangere ma non l'ho fatto per non turbare mio marito. Ma dopo mi sono sentita così stanca da non dire una parola per molto tempo e verso le 14 mi sono messa a letto stanchissima ed ho dormito mezz'ora per poi ripiombare nel caos della casa famiglia ed essere colpita da alcune frecciatine di mio marito perchè volevo farlo pranzare alle 16. Capita!
    ed in tutto questo due mie carissime amiche che dalla Toscana e dall'Emilia sono scese a Napoli non hanno trovato 10 minuti per venirmi a trovare; il mio gruppo di Napoli, ormai composto solo da ragazzi di oltre 30anni che continuano a non accasarsi ma a godersi la vita passando da una disco all'altra e da una ragazza all'altra, lo sento sempre + lontano (anche se quando ho bisogno so che questi ragazzi ci sono sempre e qualsiasi cosa mi riguardi sono i primi ad accorrere); mia sorella è lontana ed in ospedale per un'operazione ed io non posso starle vicino perchè si deve fare una scelta o me o mamma; una causa legale che ho iniziato nel 2009 sembra non voler volgere ad un termine o sembra quasi non avere più un senso,(proprio oggi il mio avvocato mi ha telefonato dopo mesi per una domanda di merda!Mah) considerando poi che il mio avvocato se è rivolto ad un altro avvocato per un maggiore sostegno visto che si tratta di una causa troppo difficile e quest'uomo a pelle non mi piace proprio ed ogni volta che vado mio marito non mi accopagna mai anche se quando mi vede tornare mi ritrova sempre con una faccia strana; e poi la crisi del lavoro, la salute della madre di mio marito, quest'ultimo che non si apre e non manifesta i suoi pensieri e porta tt dentro in + aggiungiamoci tutte le cose che gli diciamo e puntualmente dimentica (anche importanti), e tanto altro ancora volendo evitare di cadere nel materiale pernsando anche all'argomento soldi!
    Non rileggo ciò che ho scritto. non mi va. prendeteli così come sono venuti questi pensieri e lasciateli andare era un piccolo sfogo, in psicologia la chaimano brainstorming. e dunque questa oggi era la mia tempesta di pensieri, di idee messa nero su bianco.
    Buona fine del periodo natalizio e buon raggiungimento del prossimo fine e della prossima fine.

    RispondiElimina
  16. Cara Mari, difficile intervenire dopo una tempesta come quella scatenata dalla Ai... E pensare che io ho sempre legato il "brainstorming" ad un processo creativo! Beata ignoranza, la mia!

    Parlare del proprio dolore non è cosa facile. E ancora di più scriverne. Perchè per scrivere bisogna razionalizzare e ordinare idee, sensazioni, ricordi, emozioni: se quel dolore fa ancora male, allora tutto è una matassa di fili ingarbugliati... e l'arcolaio è sempre là, in soffitta o in cantina, in qualche scatolone accatastato, ma mai dove credevi di averlo riposto l'ultima volta. Perchè ogni dolore è un'esperienza a sè e non c'è processo di immunizzazione per queste cose... Ogni volta che arriva non è mai lo stesso, anche quando ti pare di averne già incontrato uno simile.

    La canzone del Liga non mi fa pensare ad un amore perduto... e anche questo è già sintomatico di come a volte il tempo sappia davvero ricomporre anche le ferite più laceranti.

    Sarà anche un fatto anagrafico, ma io ora che sto sbriciolando gli ultimi anni che mi separano alla quarantina sto sperimentando con una certa frequenza il dolore della perdita e della mancanza delle persone che mi hanno cresciuta e che ho avuto al mio fianco da sempre. Giusto una settimana fa ho perso mia nonna: con lei se ne vanno i ricordi più cari della mia infanzia. Se ne vanno i sapori della sua cucina, i colori dei suoi ricami e dei suoi lavori a maglia. Se ne va anche la sua straordinaria bellezza che neppure il tempo ha scalfito. Ma ho accolto la notizia della sua morte con una leggerezza che quasi mi ha presa contropiede. Perchè mia nonna, rimasta vedova 24 anni fa, non voleva altro che raggiungere il suo Rubens... Ora mi piace pensare che siano ancora insieme come sulle fotografie in bianco e nero di quando erano ragazzi.

    Il dolore che non riesco a superare è quello della perdita di mio padre, ve ne ho già accennato. La sua morte avvenuta nell'ottobre del 2010 è arrivata dopo 14 mesi dalla diagnosi peggiore che oggi possa pronunciare un medico: adenocarcinoma alla coda del pancreas. Uno dei pochi tumori che nonostante i progressi della medicina ha un tasso di mortalità praticamente pari a quello di incidenza. In altre parole, una diagnosi del genere somiglia ad una sentenza di morte. Mio padre la sua battaglia l'ha vinta triplicando la prognosi che gli era stata fatta al momento della scoperta del tumore. In mezzo, 19 cicli di chemioterapia, 15 di radioterapia. Un numero imprecisato di accessi al pronto soccorso. Terapie contro il dolore. Fino ad arrivare al ricovero in un centro dove si è spento stringendo la mia mano. L'ultima immagine che ho di mio padre è quella di un corpo scarnificato: un Cristo che ha lasciato la sua croce con i segni del suo calvario.
    L'ho accompagnato ovunque. Sempre. Ho passato notti insonni alla ricerca di una speranza che allontanasse l'inevitabile. Ho scritto decine di mail. Ho costretto mio marito, ateo, a portarmi a Lourdes. Alla fine, ho dovuto semplicemente accettare quello che non volevo. Lasciarlo andare. Via.

    Al contrario del Papero, davanti alla foto di mio padre sorrido. Gli parlo. Vado a trovarlo con mia madre ogni settimana. Prego Dio perchè possa stare bene. Ed è quasi un'assurdità, me ne rendo conto da sola, perchè il nostro Inferno e il nostro Purgatorio spesso li incontriamo qui, nella materia della nostra corruttibilità.

    Il viaggio al cimitero anche per noi è una Via Crucis con soste innumerevoli prima di arrivare al luogo in cui riposa il mio papà. Tanti i parenti già trapassati, in età diverse e per i motivi piu' disparati: dalla guerra alla tubercolosi, dalla vecchiaia ai tumori, passando per arresti cardiaci, incidenti stradali, soffocamento causato da un nocciolo di prugna, a conferma che la nostra vita è un campo minato che quando meno ce lo aspettiamo... booom! Game over. Non so voi, ma ho l'impressione che la setta dei Poeti estinti stia riemergendo dalle catacombe... L'atmosfera, almeno, rende propizio il loro ritorno!

    Emanuela

    RispondiElimina
  17. Io faccio più fatica di tutti voi a scrivere così, buttando sulla tastiera diversi argomenti e diversi stati d'animo.
    Ma quello che ha scritto Ai per ovvie ragioni mi colpisce come e forse più di tutto.
    Vorrei per prima cosa abbracciarla forte forte, come mi capita quando so bene che dall'altra parte c'è bisogno di questo e non chiedetemi come faccio a saperlo. Lo so è basta, ci sono cose di me che scoprirete cammin facendo.
    Poi penso che non ho ancora, e sono ormai quasi le quattro del pomeriggio dell'otto gennaio 2012 disfatto l'albero di Natale.
    Sto aspettando che la malinconia per la fine faccia prendere il sopravvento alla furia dell'ordine e così riuscirò a fare piazza pulita di tutto.
    Ma non di quello che sono le emozioni fortissime che mi ha portato questo Natale.
    Per prima cosa la consapevolezza che ho una grandissima famiglia, non che avessi dubbi su questo, ma quest'anno più di ogni altro avevo bisogno di certezze.
    Perchè ci sono dei momenti nella vita che hai bisogno di avere attorno tutti e questo è proprio uno di quei momenti.
    Se le persone che ami ti sono accanto puoi affrontare il mondo, altrimenti sei nudo, solo.
    Ce la farò anche quest'anno a cominciare, almeno lo spero.
    I problemi, salute, amore, soldi, lavoro, sono tanti.

    E io posso passare da uno a cento secondi, attraverso una miriade di emozioni e dalla gioia alla depressione acuta.
    Sono emotiva e tanto.
    Posso come tutti noi, utilizzare l'arma della parola, in un momento di crisi profonda, per colpire a fondo le persone che amo di più e fare loro molto male.
    So che in ogni caso saranno sempre li e mi perdoneranno.
    Posso, pensare che l'amicizia non esiste, se mi sembra di essere stata tradita da un atteggiamento e subito dopo passarci sopra.
    Posso ritenere superfluo parlare dei miei problemi con la persona che amo di più al mondo perchè in quel momento la sento lontana e non recettiva abbastanza.
    Posso piangere guardando una fotografia senza sapere neppure io cosa mi ha sconvolto tanto, magari un colore o un sorriso fatto solo con le labbra...

    Non riesco mai a dimenticare, e questa vi assicuro è una vera tragedia.
    Se ne fossi capace mi sentirei libera come una bambina.
    Ma è davvero questo il mio veleno.

    Forse il mio blog serve anche a questo, provare a lasciare alle mie spalle tutto quello che mi ha fatto davvero male.

    E a ridimensionare i miei problemi confrontandomi con quelli degli altri che sono diversi dai miei ma non meno reali e difficili.

    RispondiElimina
  18. Emanuela, c'è una frase nel tuo commento che mi ha, dopo aver sofferto con te mentre leggevo, bloccato.
    Perchè "lasciato andare via," mi è parso come il momento della comprensione.
    L'attimo in cui dal dolore estremo sei passata all'amore assoluto per tuo padre.
    E in quel momento il tuo cuore ha trovato pace, come il suo.
    Con il lusso di pensare che sia parte di te per sempre.

    Il Lusso di concepire
    Il Lusso che sarebbe
    Guardarti un'unica volta
    Un'Epicurea di Me
    In Presenza di chiunque fa
    Fino a che d'altro Cibo
    A malapena rammento di aver fame
    Tanto il primo m'ha saziata -

    Il Lusso di meditare
    Il Lusso che fu
    Banchettare sul tuo Volto
    Una Sontuosità conferisce

    Ai più comuni Giorni, la cui Tavola per
    Quanto la Certezza possa vedere
    È riempita da un'unica Briciola
    La Consapevolezza di Te.

    E. Dickinson

    RispondiElimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)