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Ayrton Senna ( immagine dal web) |
Che cosa stavate facendo il 1° maggio di vent'anni fa?
Niente di strettamente collegato alla festa dei lavoratori, magari.
Niente di strettamente collegato alla festa dei lavoratori, magari.
Io, pur avendo una pessima memoria a differenza di alcuni miei amici, me lo ricordo perfettamente. Ci sono infatti giorni che restano impressi come gli scatti di una polaroid. Giri le pagine degli album e ne percepisci perfino gli odori.
Era una domenica di sole e noi raggiungevamo degli amici in quel di Alessandria.
Una combriccola di "farloffoni".
Parte della compagnia arrivava da Milano ma il grosso era tutto della zona.
Ci si vedeva con la frequenza tipica di quell'età. Sembrava che qualsiasi cosa non fosse possibile attuarla senza il beneplacito di tutto il gruppo.
E vacanze, fine settimana, concerti, vendemmie, castagnate, incontri soprattutto mangiarecci e dedicate alla bagna cauda, si pianificavano insieme.
Al solito davanti ad una tavola apparecchiata.
Si passava da una casa all'altra, o da un ristorante/cascina/agriturismo/rifugio, all'altro.
Crapuloni di indole e di fatto.
Certo, in questa girandola di incontri si cercava anche di buttarci dentro dello sport.
Ma mica roba seria eh.
Tiro con l'arco, bowling, incontri di sumo.
No scherzo, incontri di sumo no, i ragazzi tentavano di proporre la lotta libera nel fango tra donne, e noi chiaramente, li mandavamo a cagare.
Quella domenica si era deciso di passarla in un agriturismo sopra Tortona, nei boschi.
Come divertimento sportivo avevamo pensato al tiro con l'arco.
Ho ancora le foto di noi intenti a sparare frecce ad minchiam.
Tentando all'ultimo momento di cambiare mira e colpire al sedere qualcuno dei nostri compagni.
Che poi, noi donne eravamo più brave.
Durante la solita abbuffata, si discusse di cosa fare nel pomeriggio.
C'era chi voleva fare una passeggiata, altri semplicemente nulla ma dormicchiare sulle amache poste fuori. Altri ancora, volevano guardare il GranPremio di San Marino.
Durante la solita abbuffata, si discusse di cosa fare nel pomeriggio.
C'era chi voleva fare una passeggiata, altri semplicemente nulla ma dormicchiare sulle amache poste fuori. Altri ancora, volevano guardare il GranPremio di San Marino.
Come ho già ampiamente spiegato in passato, pratico un tifo smodato per l'INTER, la mia squadra del cuore e per la FERRARI, la celeberrima rossa.
Di regola avrei dovuto tifare per il mio team! LO FACEVO CERTO!
Di regola avrei dovuto tifare per il mio team! LO FACEVO CERTO!
Ma resto sempre una romantico-sentimentale e in quegli anni non si poteva avere occhi e cuore che per un pilota in particolare.
Un brasiliano, bello e tenebroso come un personaggio di Emily Bronte; lui spingeva forte il pedale con un tocco veloce e perfetto. Io pregavo da tempo che arrivasse da noi, ma le preghiere non dovevano aver funzionato molto bene se nel frattempo era giunto il suo rivale di sempre, Alain Prost.
Lui era Ayrton Senna.
Un brasiliano, bello e tenebroso come un personaggio di Emily Bronte; lui spingeva forte il pedale con un tocco veloce e perfetto. Io pregavo da tempo che arrivasse da noi, ma le preghiere non dovevano aver funzionato molto bene se nel frattempo era giunto il suo rivale di sempre, Alain Prost.
Lui era Ayrton Senna.
Schizzava come una saetta, aveva un sorriso che ti spaccava in due le membra, quando si decideva. E uno sguardo profondo e cupo. Sempre concentrato. Il suo lavoro e i suoi impegni. Gli avversari. La vita.
Sicuro e deciso. E Sulla pista spesso violento e furente.
Ho memoria dei suoi duelli con Prost quando erano in McLaren.E anche dopo. Le litigate e gli scontri, sia sul tracciato che fuori. Tutto rendeva ogni gara memorabile. ERANO CAMPIONI.
Ora invece vige la calma piatta. Con una scuderia che domina da tanti anni e la Ferrari che arranca sempre più disperata, sempre meno competitiva.
Ho memoria dei suoi duelli con Prost quando erano in McLaren.E anche dopo. Le litigate e gli scontri, sia sul tracciato che fuori. Tutto rendeva ogni gara memorabile. ERANO CAMPIONI.
Ora invece vige la calma piatta. Con una scuderia che domina da tanti anni e la Ferrari che arranca sempre più disperata, sempre meno competitiva.
Quell'anno aveva cambiato squadra ed era passato alla Williams. Non era un gran campionato, la macchina non gli consentiva le prestazioni a cui ci aveva abituato. Spingeva sempre al massimo ma la vettura non rispondeva come avrebbe dovuto. Era partito sottotono mentre una nuova stella si affacciava sul mondo della Formula Uno: Michael Schumacher.
Nei giorni precedenti c'era stato un brutto incidente ad un suo compagno di "lavoro" Rubens Barrichello. E un altro compagno,Roland Ratzenberger giovane ragazzo austriaco, era morto il giorno prima alla curva Villeneuve.
Alcuni amici tra cui il suo medico personale, gli avevano suggerito di non correre. Del resto era il pilota migliore al mondo, già titolare di tre Mondiali.
Voleva continuare; non era ancora il tempo diceva, di passare oltre. Ma forse lo diceva più per convincere gli altri che per se stesso.
Le gare, la velocità, scorrevano nelle sue vene più forti del sangue. CHIARO, avrebbe corso.
Rimasi con il resto del gruppo a guardar correre sulla pista e per l'ultima volta, il più grande campione del mondo.
E quando la macchina tirò dritto senza fermarsi andandosi a piantare contro un muro, rimanemmo tutti per un lungo istante immobili e increduli.
Il tempo si ferma, non si sente alcun rumore.
Vedemmo dalle immagini che diventarono impietose, quel casco reclinato tutto da una parte.
Istanti eterni. Ricordo tutto e lo rivedo come un vecchio film muto, e una lontana immagine di morte, scolpita negli occhi della mia adolescenza vi si sovrappose. Un altro campione amatissimo. Un destino simile, Gilles Villeneuve.
Sono certa che chiunque sia stato davanti a quella scena che la tv ripropose infinite volte, si ricordi tutto alla perfezione.
Persino l'istante in cui un leggero movimento all'interno dell'abitacolo ci fece riprendere fiato.
L'attimo dell'illusione. Che potesse esserci un altro finale.
Sapeva che poteva succedere. Non ne aveva mai fatto mistero. Il problema era che noi pensavamo fosse immortale e un po' lo credeva anche lui... che avrebbe ancora guidato in quella maniera unica per tanto tempo.
Ora che ci penso avevamo ragione tutti.
Guida ancora così, esattamente dove gli pare.