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L'uomo solo ascolta la voce calma
con lo sguardo socchiuso, quasi un respiro
gli alitasse sul volto, un respiro amico
che risale, incredibile, dal tempo andato.
L'uomo ascolta la voce antica
che i suoi padri, nei tempi, hanno udito, chiara
e raccolta, una voce che come il verde
degli stagni e dei colli incupisce a sera.
l'uomo solo conosce una voce d'ombra,
carezzante, che sgorga nei toni calmi
di una polla segreta: la beve intento,
occhi chiusi, e non pare l'abbia accanto.
È la voce che un giorno ha fermato il padre
di suo padre, e ciascuno del sangue morto.
Una voce di donna che suona segreta
sulla soglia di casa, al cadere del buio.
Note biografiche sull'autore
Cesare Pavese nasce a Santo Stefano Belbo, in provincia di Cuneo nel 1908. Morirà a Torino nel 1948. Scrittore e poeta, traduttore e critico letterario, è considerato uno dei maggiori intellettuali del XX secolo (fonte Wikipedia). Dobbiamo a lui la traduzione di uno dei miei libri preferiti, Moby Dick di Herman Melville, così come le traduzioni di Dickens, Defoe e Joyce. Nella casa editrice torinese Solaria, con la quale collaborò a lungo, conobbe Norberto Bobbio e Leone Ginsburg. Uno dei più bei ritratti del grande scrittore ce lo regalerà la moglie di Leone, Natalia, che lo conobbe negli anni '30 e che lo descrive in questo modo: Conversare con lui non era mai facile, nemmeno quando si mostrava allegro: ma poteva essere, un incontro con lui anche composto di rare parole, tonico e stimolante come nessun altro. Diventavamo, in sua compagnia, molto più intelligenti; ci sentivamo spinti a portare nelle nostre parole quanto avevamo in noi di migliore e di più serio; buttavamo via i luoghi comuni, i pensieri imprecisi, le incoerenze...E’ morto d’estate. Non c’era nessuno di noi. Scelse, per morire, un giorno qualunque di quel torrido agosto; e scelse la stanza d’un albergo nei pressi della stazione: volendo morire, nella città che gli apparteneva, come un forestiero.
Vinse il Premio Strega (quando il premio nato nella mia città d'origine aveva un valore insindacabile) con La bella estate, nel 1950. Postumo. Tra le sue poesie ho scelto quella di oggi perché mi pare colga ampiamente il suo carattere, la sua affezione alla famiglia e a quello che rappresenta per ognuno di noi. E poi la casa come rifugio, l'unico posto al mondo dove stare bene e in armonia con la natura e con se stessi. Mi ci ritrovo, ognuno di noi desidera tornare al luogo antico da cui è partito e che è sepolto nei ricordi più cari.
Molto bella questa poesia di Pavese.BuoNa giornata.
RispondiEliminaNon lascia mai indifferenti la poesia di Pavese. Un tocco leggero all'anima. Buon sabato Olga🌻
EliminaUna poesia malinconica forse meno lieve di quanto i toni ed i versi iniziali lasciassero presagire. "Una voce di donna che suona segreta
RispondiEliminasulla soglia di casa,
al cadere del buio."
Una definizione molto poetica ed on parte quasi dolce della morte
Si, lui sapeva che, lo stava aspettando nella calma della sua casa, come aveva fatto con gli altri affetti. E poi, gli è corso incontro...
EliminaElogio dell'uomo solo.
RispondiElimina"L'uomo solo - che è stato in prigione - ritorna in prigione ogni volta che morde in un pezzo di pane"
lui la prigione se l'era cucita addosso.
EliminaEsiste una certa analogia tra Leopardi e Pavese, anche se nei versi di Leopardi non c'è la stessa tragicità legata al suicidio che invece è il filo conduttore nella vita di Pavese e quindi nei suoi versi. Ho letto in 'Piccole virtù' di N.Ginsburg, un ritratto che, pur descrivendolo come un 'orso', descrive un immagine dolce e bellissima di Cesare Pavese.
RispondiEliminaVero che il secondo era un "tantinello" più tragico, ma ritrovo in ambedue un legame fatto di dolce malinconia.
EliminaNatalia Ginsburg lo amava molto, come del resto Leone. Anche in Lessico Famigliare ne parla con tanto affetto ed io lo scoprii proprio attraverso lei, in quel libro bellissimo, tra i tanti che hanno segnato il mio addio all'infanzia.
Meravigliosa, come tutte le liriche di Pavese. L'uomo solo che ritrova sé stesso e le sue origini nel luogo a lui più caro. Anche in questa poesia ben si avverte il suo "male di vivere" che purtroppo lo porterà a compiere quel gesto tragico. Un abbraccio Mariella.
RispondiEliminaIl suo "malinconico universo" ha fatto in modo che tanti di noi lo hanno amato con trasporto e, non so se sia possibile ma per me è così, con affetto. Che poi, nel suo amare e ritornare all'infanzia e al paese natio a cui era legatissimo mi ritrovo molto. E credo di non essere la sola.
EliminaEppure, diceva Ginsburg, lui era molto ironico, peccato che questa parte del suo carattere non attraversa la sua opera.
Ciao Mariella, Pavese fu, forse, il piu grande intellettuale italiano, io come molti l'ho conosciuto durante gli anni del Liceo e sono rimasto colpito dalla la sua tristezza. Confesso non amo la sua poesia ma ho letto e apprezzato i Dialoghi di Leuco'
RispondiEliminameravigliosi piccoli racconti.
Un caro saluto. fulvio
Io l'ho conosciuto alle medie grazie al romanzo di Natalia Ginsburg. E,nonostante la sua grande tristezza, l'ho sempre apprezzato. Sono una donna malinconica. Grazie Fulvio, buona serata.
Eliminai suoi libri bellissimi , fanno riflettere e pensare ..però sempre si sente una tristezza malinconia di fondo, penso era il suo malessere che aveva dentro e spesso affiorava .
RispondiEliminabuona domenica
Ha convissuto col suo malessere per l'intera vita. Fino a quando non lo ha lasciato vincere. Buona domenica a te🌻
EliminaMalinconico e dolcemente mesto Pavese.
RispondiEliminaUnico. Le sue bellissime e toccanti poesie fanno parte del nostro patrimonio letterario.
EliminaMi piace di più "radici" di guccini
RispondiElimina😀
Risuona un po', non ti pare?