15 giugno 2014

RECENSIONE: LUCIANO BIANCIARDI - LA VITA AGRA




Luciano Bianciardi (immagine presa dal web)

La prima volta che lessi il romanzo del grossetano Bianciardi, avevo sedici anni. Ero nella fase di ingurgitamento totale. Indipendentemente dai miei gusti (non ancora ben definiti a dire il vero) divoravo qualsiasi testo mi si presentasse davanti. E mi incuriosisse. Che fosse letteratura, storia, filosofia, arte, demagogia e chi più ne ha più ne metta.
A casa, grazie ai libri di papà e zii, avevo ampia scelta.
Ma io preferivo la biblioteca di zio Alberto.
Lui,  è il mio mito. Esattamente come il suo rifugio. Una stanza avvolta nella quiete della meditazione. Centinaia, anzi, migliaia di libri che la circondavano come un abbraccio potente, forte.
La sua scrivania al centro. Con le sue tavole umoristiche sparse in ogniddove; quelle che  poi inviava  alla Settimana Enigmistica.
I suoi scritti. I suoi racconti.
E la sua stanza mai chiusa a chiave, esercitava su di me un potere magico a cui non riuscivo a sottrarmi.

Lui sempre lì… mi accoglie con il sorriso, l'intelligenza e la sua ironia. Impagabili.
Solo la biblioteca mi sembra più piccola. Come è naturale, si sa. I nostri ricordi con il tempo raggiungono delle dimensioni irreali. Forse per questo restano più amati.

Mi ci rifugiavo spesso da ragazzina. Odiavo la calma pomeridiana che prendeva la famiglia dopo il pranzo della festa. E allora mi ci nascondevo. Cercavo un titolo o una copertina che accendesse il mio interesse. Ho anche scoperto, uno dei miei libri preferiti, proprio lì. Harper Lee e il suo Buio oltre la siepe. 

Quella volta, un libro con in copertina una bomba con la miccia accesa, catturò la mia attenzione.






Un libro del genere "potente" tra i libri dello zio. Folle vero. La tentazione era impossibile da far tacere. Ma di cosa diavolo poteva parlare? Aperto e letto in pochissimo tempo. Quasi divorandolo.
Mi rimase impressa la rabbia del protagonista. E la visione di una Milano fredda, superficiale, tesa solo al guadagno e allo sviluppo economico. La denuncia dura di "valori" che in realtà non erano e sono niente. La gente poteva morire per strada senza che alcuno si fermasse a soccorrerla. E poi l'amarezza del protagonista, la durezza della sua vita. Il suo sguardo critico nei confronti di chi lo circondava, schiavo della ricerca forsennata del "benessere" ancora oggi così  attuale. ANZI. La buca in cui siamo finiti  è stata scavata proprio in quei giorni.
Troppe domande  non trovarono risposta.

Sono passati tantissimi anni. Parlando poco tempo fa con un amico, venne fuori quanto questo libro era stato importante per lui e quanto ancora oggi, resta uno di quei libri  che gli hanno insegnato a vivere.
Ed io mi dissi che era il momento di rileggerlo. Per comprendere meglio e per trovare le risposte alle domande di allora.

Perché lo scrittore, dopo avere raggiunto il massimo della popolarità grazie al suo romanzo, quasi vergognandosene vi rinunciò, preferendo tornare nell'oblio?

Perché un racconto molto autobiografico narrante di un solo inverno, quello del 61'-62', diventa un trattato sociale di così potente intensità?

Perché mi sono persa nuovamente, nei suoi lunghi paragrafi quasi senza punteggiatura, senza avere alcuna voglia di riprendere fiato?

Perché essere anarchico ti condanna sempre agli occhi degli altri?

Perché tutta quella rabbia?

Quest'uomo (lo Scrittore Bianciardi) a mio parere aveva capito già tutto fin da allora. Aveva guardato lontano e quello che aveva veduto non gli era piaciuto affatto.
E il suo libro rimane una pietra miliare per chi odia il conformismo. Per chi rigetta anche solo l'idea di essere come tutti gli altri.


"Lo so, direte che questa è la storia di una nevrosi. La cartella clinica di un'ostrica malata che però non riesce nemmeno a fabbricare la perla. Direte che se finora non mi hanno mangiato le formiche, di che mi lagno, perché vado chiacchierando?
E' vero, e di mio ci aggiungo che questa è a dire parecchio, una storia mediana e mediocre, che tutto sommato io non me la passo peggio di tanti altri che gonfiano e stanno zitti. Eppure proprio perché mediocre e a me sembra che valga la pena di raccontarla. Proprio perché questa storia è intessuta di sentimenti e di fatti già inquadrati dagli studiosi, dagli storici sociologi economisti, entro un fenomeno individuato preciso ed etichettato. Cioè il miracolo italiano."




Le risposte sono arrivate.
E questo è un GRANDE romanzo.
Già, l'ho pure riletto due volte. Una dietro l'altra.
E lo stesso Bianciardi mi ha aiutato a comprendere meglio.
Parecchio meglio.












Secondo me la canzone di Ligabue è perfetta a completamento del post, per cui l'ho aggiunta. Come sempre, fatevene una ragione.

37 commenti:

  1. "Una storia mediana e mediocre..."
    Bellissima espressione.
    Quella copertina mi dice qualcosa, ci devo pensare.
    Buongiorno e buona domenica Marì bella :)

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    1. Bellissima Gioia, sono convinta che troverai la risposta a proposito di quel "qualcosa" che ti dicono le parole di Bianciardi. Che consiglio davvero.
      Ti abbraccio amica cara, buona domenica a te!

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  2. Ho letto anch'io quel libro nella stessa edizione e ce l'ho ancora da qualche parte. Sono passati molti anni, mi viene da dire di averlo letto "in gioventù". Parlava di un modo d'essere apparentemente così lontano dal mio, e solo a distanza di decenni comprendo che le inquietudini, e qualche lieve disperata speranza erano non uno stato d'animo individuale , ma la perfetta cornice di un'epoca confusa ed incerta in cui c'era il fermento del nuovo. Ed il pessimismo di una stagione improba.

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    1. Ciao Costantino.
      Stessa edizione? Mi pare fosse degli anni '70. Io lo lessi agli inizi degli anni 80'.
      Bianciardi era disperato e la sua "malattia" era anche la sua potenza.
      So che il romanzo fa parte di una trilogia ed è il terzo. Penso che sarà faticoso ma ora m'impegnerò a cercare anche gli altri due.
      L'epoca era quella del boom economico. E anche allora gli interessi delle aziende e il potere non guardavano in faccia a nessuno. Nulla di diverso da oggi.
      A presto!

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  3. conosco la storia di Bianciardi, ma non l'ho letto. mi hai fatto venire voglia di recuperarlo, penso in qualche biblioteca milanese.....

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    1. C'è un'ottima edizione economica di Feltrinelli. Quella che ho comprato il per rileggerlo.
      Penso valga la pena di acquistarlo e tenerlo. Anche solo per rileggere ogni tanto la sua visione tra secondario e terziario.
      E macerare nella sua esatta profezia del futuro.

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  4. Ho letto quel libro da giovanissimo. Mi è rimasto impresso lo stile gelido, da cronista di provincia che sembra distaccarsi da quel che racconta, una cosa che subito di lui mi piacque. "Una storia mediana e mediocre", come tutte le grandi storie che ognuno di noi vive anche se non se le scrive, perché non sa, perché non gli viene, perché vorrebbe ma non può. In quel periodo leggevo Giorgio Bassani, Guido Piovene, Giuseppe Berto, robetta così e "La battaglia soda" anche quella di Luciano Bianciardi.
    Più o meno in quel periodo la mia giovanissima sposa mi regalò un libro di poesie di Jacques Prévert, con un segnalibro nella pagina dove c'era la poesia "Cet amour".
    Cet amour
    si violent
    si fragile
    si tendre
    si désespéré
    cet amour
    beau comme le jour
    et mauvais comme le temps
    quand le temps est mauvais
    cet amour si vrai
    cet amour si beau
    si heureux
    si joyeux
    et si dérisoire
    tremblant de peur comme un enfant dans le noir...

    Questo amore/ così violento/ così fragile/ così tenero/ così disperato/ questo amore/ bello come il giorno/ e cattivo come il tempo/ quando il tempo è cattivo/ questo amore così vero/ questo amore così bello/ così felice/ così gaio/ e così beffardo/ tremante di paura come un bambino al buio...
    La dedico a te, Mariella, e all'uomo che sorride insieme a te dalla tua bella fotografia.
    Bacio :-))

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    1. Vero. Lo stile distaccato è una sua caratteristica. Almeno all'apparenza. E da quello che poi emerge tutta la sua rabbia.
      Ed è quel racconto di vita miserabile, che lo rende unico.
      Una delle mie poesie preferite.
      Grazie Enzo per la dedica... anche da parte dell'uomo accanto a me nella foto :-)

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    2. A proposito lo avevo dimenticato: come si chiama lo zio Alberto, oppure come si firma nei suoi disegni?
      Grazie, ciao.

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    3. Enzo per questioni di privacy non posso dirti il nome dello zio.
      Mentre quello di mio marito sì.
      Francesco.

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  5. Sì, è un grande romanzo. (Ed è bellissimo anche il film, forse persino migliore).
    Ma soprattutto voglio dirti quanto disperatamente ti invidio quello zio Alberto. Io ho avuto solo zie e zii conformisti, dediti al lavhorror, al denaro e/o alla procreazione, e fin da ragazzino sentivo il peso dei loro giudizi/disapprovazioni per il fatto di essere la pecora artistica della famiglia... In compenso ora sono le mie nipotine ad avere la tua stessa fortuna: hanno, modestamente, un magico zio Nicola... :)

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    1. Il film con Tognazzi credo di averlo visto molto tempo fa e me lo ricordo poco. Spero che prima o poi lo ridiano in televisione così da darmi la possibilità di recuperare.
      Zio Alberto ha superato da un pezzo gli ottant'anni. Ha sempre la sua mente brillante e scrive ancora. Il suo ultimo libro lo ha dato alle stampe un paio di anni fa. E poi continua a tenere una rubrica umoristica sulle pagine del giornale locale della mia (e sua) città d'origine.E ad ogni nuova pubblicazione ci manda il suo pezzo ( a nipoti e figli) via mail.
      Sì, avere avuto la possibilità di crescere a contatto con una mente illuminata come la sua, è stata una grandissima fortuna. La stessa che hanno le tue nipoti. Che un giorno, esattamente come me, racconteranno di quel folle e magico zio scrittore, con lo stesso amore, lo stesso rispetto e gratitudine.
      Bacio amico caro.

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  6. Mariella la piazzista.
    Bene.
    Noto che non hai abusato dell'enfasi ma ti sei mantenuta negli accettabili limiti di un soggetto libricamente passionale.
    Inoltre, in premessa, hai arricchito il testo attraverso un ricordo personale – la biblioteca dello zio – che ha il merito di rendere il post meno standarizzato rispetto ai soliti schemi delle recensioni.
    Come al solito accurato l' utilizzo degli spazi grafici.
    “Dopo il preludio dei violini adesso arriverà la mazzata dei rullanti”, penserai.
    Non arriva perché mi sento confortato dai pezzi grossi del tuo blog i quali condividono il valore dell'opera presentata.
    Perché di te non c'è da fidarsi.
    Non potrò mai dimenticare la lecca recensione di “ Io che amo solo te”, di Luca Bianchini.
    Mai!
    Comunque.
    Immagino sia questo il romanzo consigliato per il mio anno 2014.
    Come annunciato lo leggerò durante le ferie estive, le quali, salvo imprevisti, si svolgeranno nelle tre settimane centrali di agosto.
    E Trieste, la meta, è una città ricca di librerie dove acquisterò direttamente il volume.
    Ma vista l' ambientazione potrei acquistarlo direttamente sul suolo di Milano, alla Feltrinelli della galleria piazza Duomo poco prima di partire.
    Facciamole bene, le cose.
    Certo che se penso a Milano mi viene in mente Vincenzo.
    Il romano.
    Ghghghghgh...

    Paolino Pap

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    1. Noto con piacere che il libro è stato accettato.
      Molto bene.
      A differenza di Veru, non sarò a Trieste questo agosto.
      Per cui, tranquillo. Leggilo con tutta la calma che vuoi.
      A settembre, ti interrogo.

      Anche io, pensando al romano Enzo che leggeva della nebbiosa e fredda Milano per un istante ho sorriso.
      ghghgh

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    2. In Feltrinelli Duomo, c'erano tre copie del libro. Edizione economica, 7,50 euro.
      Ora, meno quella che ho comprato io, due settimane fa, ne restano due.
      Affrettati, altrimenti ti toccherà ordinarlo su amazon.
      Il che conoscendoti, potrebbe diventare difficile. Che non ami perderti negli acquisti web.

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    3. Amazon?
      Appunto: ti sembro uno che acquista sul web?
      Che manco possiedo la carta di credito per fare la spesa all' Ipercoop.
      Vero che poi Milano è fredda.
      A volte frenetica e senza pietà.
      Ma Vincenzo vive a Roma.
      Che ne sa?
      Va be': setaccerò le librerie della zona.

      Paolino Pap

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    4. Vincenzo vive in Germania, Pap.
      Di freddo e umidità ne sa più di noi.
      Resta il fatto che è un "romanaccio". Le origini non si perdono.

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    5. Mariella, Milano e Vincenzo è una citazione.
      Eddai!

      Paolino Pap

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    6. Mica avevo capito. Che ci vuoi fare, resto terrona inside.

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  7. Anch'io a Ferragosto sarò a Trieste.
    Vedrò a che punto sei con il libro Paolino.

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    1. Veru, a settembre interrogo pure te.

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    2. Veru, la tua venuta è una minaccia?
      Pure le insegnanti di sostegno che mi s' incollano dietro per sincerarsi se svolgerò i compiti.
      Va be': quel giorno – a ferragosto – lascerò Trieste per fare scalo a Grado.
      Solitamente il battello parte dal Molo Audace alle 8.15.
      Insomma: riduciamo drasticamente le possibilità d' incontri fortuiti durante la passeggiata in città.
      Non vorrei m' interrogassi sull' agra vita.
      Mi viene in mente un episodio delle scuole medie quando durante una vacanza l' insegnante diede a noi alunni il compito di leggere un libro a scelta ed elaborare poi un riassunto con allegate impressioni.
      Appunto: in quella vacanza feci di tutto meno che leggere il libro.
      Echeppalle.
      Arrivato all'ultimo giorno disponibile decisi d' inventarmelo, un libro, traendo ispirazione da un fumetto dell'epoca “Il comandante Mark”.
      Praticamente feci il riassunto delle vicende di un giornalino inventandomi di sana pianta - come per il titolo - pure il presunto autore, tale americano a derivazione John Smith
      Tornato a scuola l' insegnante chiamò alla cattedra noi alunni per relazionare oralmente davanti a tutti gli svolgimenti: le prime ad accostarsi furono delle ragazze secchione in stile Mariella portanti in dote la lettura di classici d' autore, con grande soddisfazione della professoressa alla quale s' illuminarono gli occhi per via di quelle importanti scelte letterarie.
      Decisamente perplessa invece quando presentai la mia lettura (!?)la quale suonava come libricicuolo di avventure per ragazzi.
      Ma ai tempi non esisteva internet: ed era difficile sgamare l' imbroglio.
      Neppure feci buona impressione alle compagne che mi presero per un ragazzino che ancora giocava con i soldatini.
      Ma ci giocavo ancora davvero.

      Paolino Pap

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    3. Molo Audace: ore 8.15.
      Veru, prendi nota.

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  8. Mi hai fatto venire voglia di leggere "Il buio oltre la siepe".
    Devi averne divorati tanti di libri Mari, ma proprio tanti! M'incuriosisce anche il libro che proponi.
    E' bello leggere nuovamente lo scambio di opinioni e battute del terzetto (Pap, Mari e Veru) di nuovo insieme. Buona giornata a tutti. Abbraccio.

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    1. In assoluto Morena, uno dei libri che amo di più. Per anni l'ho consigliato e regalato ad amici e parenti.
      Scout. la protagonista e suo padre Atticus, restano nel mio immaginario quanto di più simile all'idea di "famiglia" da prendere come esempio. Per integrità, coerenza e intelligenza.
      Segnati il libro di Bianciardi. Come dicevo sopra Feltrinelli propone una buonissima edizione economica.
      E' tornata la "triade" :-)
      Bacio.

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  9. Mari!! Non ti sto dietro con tutti questi libri!
    Ho sul comodino "L'amore ai tempi del colera", ieri ho comprato "Pastorale Americana" di Roth e c'è in lista anche "Il conte di Montecristo" che non ho mai letto.
    Quindi vado controcorrente e ti dico che quest'estate mi sa che non leggerò il libro da te consigliato!! :-D

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    1. Ahahahah Yram!
      Ma io lo consigliavo come libro da leggere entro l'estate al papero, per i noti motivi!
      A te, che a quanto pare ti stai preparando un periodo molto intenso di letture (letti tutti e tre e amati in particolare i primi due) consiglio di metterlo in lista d'attesa.
      Non te ne pentirai.
      Bacio

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  10. Cara Mari, "La vita agra" fa parte di quella moltitudine di libri di cui ricordo il titolo per sentito dire e che non ho mai letto.
    Non è il mio genere, soprattutto in questo momento che mi vede poco propensa alle letture impegnate.
    Mi accontenterò di leggere i vostri commenti.
    +++
    Menzione speciale per le copertine BUR dell'epoca! nessie

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    1. Sì è una lettura impegnata e impegnativa, che vale la pena. Tienilo presente per il futuro.
      Hai ragione, una copertina splendida...
      Bacio.

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  11. Marie' leggendo questo tuo post e vedendo il video di Ligabue che hai aggiunto (ottima scelta) mi hai fatto incuriosire molto tanto che ho già intercettato il film LA VITA AGRA che sto scaricando in download in attesa di leggere quanto prima il libro.
    Un caro saluto,
    aldo.

    ps. appena incontro il Cla lo abbraccio a nome tuo.

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    1. Lo hai visto allora? Ti è piaciuto? Devo assolutamente recuperarlo.
      Grazie se lo incontri abbraccialo forte. Ma fagli capire al Clà che è da parte mia eh.
      Non vorrei si stranisse :-)

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  12. non l'ho letto e ora lo farò. L 'immagine che hai dato della stanza di tuo zio è davvero magica

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    1. Grazie Ernest. Fa bene al mio cuore ricordare un luogo dove sono stata felice.

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  13. Ciao Mari!
    Un libro che ho trovato tempo fa sulla bancarella di mia cognata,ne ha a centinaia tutti ben conservati e mi meraviglio ogni volta quando penso che c'è gente che ancora porta in discarica libri ormai vecchi solo nel tempo,ingrati! Non l'ho ancora letto ormai sono ridotta a dovermi dedicare alla lettura durante le vacanze ahimè che tristezza.

    Bello il Liga come completamento del post,la canzone è in perfetta sintonia,io personalmente avrei preferito Vasco però
    Abbraccio amica

    Abbraccio

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    1. In discarica? Ma chi osa chi?
      Io ho l'abitudine di dare i libri che non tengo ( ben pochi si sa) al fratello di una mia amica che lavora in una biblioteca.
      E conserva "La Vita Agra" come libro per l'estate. A settembre vi interrogo tutti ahahahah
      Canzone perfetta.
      Ma che Vascoooooooooooo!
      Bacio amica mia.

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  14. Da piccolo impazzivo per le tavole umoristiche della settimana enigmista.
    Ancora adesso, davanti all'edicola vicino alla spiaggia, ho quasi l'istinto di comprarla solo per quelle (anche perché in realtà sono una frana con le parole crociate)
    Sono andato fuori tema, lo so, ma volevo dirlo :)
    Baci e rebus
    Leo

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    1. Ragazzo, stasera vedere il tuo nick name sulle pagine del mio post, mi ha fatto felice.
      Sei andato fuori tema, ma sei perdonato.
      Bentornato.
      Baci e abbracci.

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)