"Guardo al cielo sopra di me e cerco la stella che mi indicava la via del fiume quando ero a casa mia.
Le avevo dato un nome speciale, quello della mia migliore amica: Maisha. Ci ritrovavamo sulla riva per giocare. Capitava a volte che ci sdraiassimo per osservare il cielo. E ogni stella aveva un nome, il suo lo diedi a quella più luminosa.
Rideva spesso Maisha, per lei tutto era bello e speciale. Non andava a scuola ed aiutava la mamma nei campi, ogni giorno. La sera però eravamo liberi e potevamo allontanarci dal villaggio per poco tempo.
Dopo, è arrivata la guerra, la fame e la morte.
Una febbre terribile si è portata via lei, poi la mia mamma.
Sono rimasto a casa con i nonni e gli zii. Non c'era più lavoro, il mio villaggio si reggeva sul turismo ma è scoppiata la guerra civile e anche i turisti ci hanno abbandonato. I miei zii sono dovuti emigrare nella speranza di poter sfamare le famiglie rimaste lì, dove non c'è più nulla. Mi hanno portato con loro, abbiamo attraversato il deserto e due nazioni per arrivare al mare.
Siamo rimasti nascosti per giorni mentre si aspettava di partire dalle coste del paese in cui eravamo: la Libia.
Io avevo paura, volevo tornare a casa. Gli zii mi dicevano che dall'altra parte del mare c'erano terre bellissime, con alberi alti e tanta acqua. Lì avrei potuto continuare a studiare, ci avrebbero pensato loro. Le scuole erano belle, a più piani, un banco per ogni bambino. E tantissimi libri da leggere, più di quanti io potessi immaginare.
Avrei letto e studiato, fino a diventare dottore, come il mio amico Akin, che passava a trovarci al villaggio una volta al mese. E ci visitava con il suo bel camice bianco e la sua borsa miracolosa.
Mi aveva raccontato di avere studiato in Italia, in una Università di una città lontana, al nord. Io guardavo la stella e dicevo, che sarei andato lì, perché lì gli uomini diventavano intelligenti e importanti. Prenderò la "laurea" si chiama così, la pagella per chi studia tutto il tempo fino a diventare dottore. Un foglio di carta bianco, con il tuo nome scritto in grande e tanti disegni colorati.
Sotto ci scriveranno DOTTORE IN MEDICINA.
Però loro devono sapere che anche qui, fino a quando è stato possibile, ho studiato. Porto con me la mia bella pagella, tutta bianca e rossa. Ha tutti i voti che ho preso e in fondo c'è scritto che sono stato promosso. Dato che sapevo che avrei viaggiato in mare con una barca di gomma, per paura che potesse bagnarsi, l'ho cucita all'interno della fodera del mio gubbino. Lì sarà al riparo e potrò mostrarla a tutti quando arriverò.
Così mi daranno subito un banco e i libri di cui ho bisogno.
Io sono bravo, imparo presto. Ho aiutato anche il nonno a costruire il muro attorno alla casa. Potrebbe servirmi in Italia?
Ho studiato aritmetica e geometria. Conosco tutte le nazioni Africane e quelle Europee. L'Italia assomiglia ad uno stivale, anche se io non ne ho mai indossato uno. So che la sua capitale si chiama Roma ed è più antica della mia. Sto imparando alcune parole in italiano, così quando mi chiederanno chi sono, saprò rispondere.
Adesso sono stanco, sono giorni che navighiamo, non abbiamo mangiato nulla e ho tanta sete. Gli zii si sono addormentati da un po' e non mi rispondono più. Saranno stanchi anche loro. Qui, in questa barca di gomma siamo in troppi e non mi piacciono quelli che ci stanno portando via. Hanno fatto piangere la mia amica Aicha e il suo bambino che è così piccolo.
Spero che si arrivi presto, non riesco più a vedere le stelle. Ho anche freddo.
Ora dormo. Ciao mamma."
Liberamente ispirato alla storia che ha raccontato Cristina Cattaneo, medico legale del Labanof, nel suo libro "Naufraghi senza colpa" che comprerò presto.
Grazie al suo lavoro e grazie al disegno delicato e poetico che gli ha dedicato il vignettista Makkox sul Foglio, adesso quel ragazzo senza nome è diventato una presenza reale e dolorosa per coloro che a migliaia nei giorni scorsi l’hanno condiviso sui social.
Ed io ho potuto raccontarvi la sua storia attingendo dalla realtà e dalla mia fantasia.
Così lontano, così vicino.
Meraviglioso, Mariella. La storia di quel ragazzino, ascoltata dalle parole di Gramellini (il libro non l’ho letto), non dovrebbe solo commuoverci ma, soprattutto, farci riflettere. Dietro a ogni uomo, donna, giovane, bambino che muore in quelle acque, muore un sogno, un’opportunita, una vita irripetibile. Buona giornata.
RispondiEliminasinforosa
Mi sono persa le parole di Gramellimi dedicate alla vicenda. Ne ho sentito parlare al telegiornale perché hanno intervistato, in occasione dell'uscita del libro, Cristina Cattaneo che da anni si occupa di trovare nomi e passato a quel che resta dei naufraghi morti i mare. La vicenda risale al 2015. La riflessione dovrebbe essere ovvia e naturale, ma non lo è l. Grazie per avere apprezzato il mio racconto. Ti abbraccio.
EliminaLucidamente straziante. Cuore ed anima dentro i tuoi polpastrelli hanno realizzato questo post bellissimo. Mi hai fatto tornare alla mente il brano di Mirkoeilcane "Stiamo tutti bene".
RispondiEliminaGrazie Daniele, per avere "sentito" le mie parole. Non ricordavo la canzone che credo parta da un altro episodio, seppure ugualmente terribile. Ieri ho visto l'intervista della scrittrice e patologa. La storia del ragazzino morto senza identità, con la pagella cucita nella giacca, ormai scolorita dall'acqua, mi ha commosso così tanto, che il raccomto è nato così , libero
EliminaNon conosco altro modo di parlarvi delle mie emozioni, se non questo. Un abbraccio amico mio💛
Mirko eicane ha vinto Sanremo giovani 2018 e il premio della critica Mia Martini con Stiamo tutti bene.
RispondiEliminaUna canzone sul dramma dei migranti.
Il testo parlava di un bimbo costretto a lasciare il suo paese e affrontare il viaggio in gommone , il mare ...un qualcosa di più grande di lui.
Ciao, mi chiamo Mario e ho 7 anni
7 e mezzo per la precisione
mi piace il sole, l'amicizia, le persone buone
il calcio, le canzoni allegre ed il profumo buono della pelle di mia madre
papà mio è da qualche mese che non torna
ma guai a parlarne con qualcuno
specialmente con la mamma
perché si sente male
grida, piange e non la smette più
e per tre giorni si nasconde e non si fa vedere
Ma oggi è un giorno felice
che qui è arrivato un pallone
e finalmente potrò diventare forte
e fare il calciatore
so già palleggiare
con i sassi è diverso
ma sono avvantaggiato
perché corro forte
come il vento
E allora volo alla radura
insieme agli altri bambini
chi arriva ultimo in porta
sai che rottura di co...
arrivo primo, come sempre
e allora sono attaccante
scarto, driblo, tiro in porta
ed il portiere non può farci niente
poi da più lontano sento
'Mario vieni qua
prendiamo tutto quel che abbiamo
e raggiungiamo papà'
mamma, proprio adesso, sto tirando un rigore
ma non c'è verso
ce ne andiamo, meglio non polemizzare
Stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
tutto molto bene
come si conviene
Stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
non c'è nulla per cui ci dobbiamo preoccupare
e scomodare
Ma guarda te a jella proprio a me doveva capitare
quattro giorni su sta barca, intorno ancora solo mare
ma ti pare giusto
uno va in vacanza per la prima volta
e quelli lì davanti son capaci di sbagliare rotta
che poi a chiamarla barca
ci vuole un bel coraggio
stare in tre
seduti in mezzo metro di spazio
è come me e gli altri 200
tutti intenti a pregare
ed io vorrei soltanto alzarmi e palleggiare
Ma se soltanto sporgo anche di un centimetro il piede
questo davanti si sveglia
e inizia a dire che ha sete
io ho pure sete, fame, sonno
e mi fa male la schiena
ma non c'è mica bisogno
di fare tutta sta scena
E poi c'è questo di fianco
che ha chiuso gli occhi
non li apre più
è da due giorni che dorme
che pare non respiri
non ho mai visto nessuno dormire così tanto
ho chiesto a mamma
e ha detto che era proprio stanco
Boh, tre giorni fa
ne hanno buttato una ventina in mare
mamma dice che volevano nuotare
io li sentivo gridare
e non sembravano allegri
ma almeno adesso ho un po' di spazio
per i piedi
E' il sesto giorno
adesso dormo, pure mamma e un tipo magro
qualcosina più in là grida che vede la Madonna
e questa barca adesso puzza di benzina e di morte
e mamma ha detto di non farci caso
e di essere forte
e di fare il bravo bambino
e star seduto qua
che mamma adesso s'addormenta
e raggiunge papà
però piangeva e si sforzava di sorridere
forse era proprio tanto stanca pure lei
E c'è un silenzio tutto intorno
che mi mette paura
s'è fatta notte, ho freddo
e in cielo non c'è neanche la luna
gente grida, chiede aiuto
ma nessuno risponde
mi guardo intorno e neanche a dirlo
vedo sempre e solo onde
dopo onde, ancora onde
allora onde evitare di addormentarmi come gli altri
ed esser buttato in mare
mi unisco al coro della barca
e inizio a piangere e gridare
non ho forza, chiudo gli occhi
e non so neanche nuotare
Stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
stiamo tutti bene
Si Max, dicevo a Daniele, che non ricordavo la canzone, molto bella. Gli episodi sono diversi, le storie invece, hanno purtroppo molte analogie. Spero che il mio racconto ti sia piaciuto.
EliminaOps...l’aveva notato anche Daniele !
RispondiEliminaVa beh ormai l’ho pubblicato.
In effetti il tuo racconto , il libro hanno molto in comune con la canzone sopra.
Ciaooooo Mariella
Ho risposto sopra.
EliminaBene Mariella, è questo un nuovi genere scelto da te?
RispondiEliminaGrandioso, te lo quoto. Anche a me come a Daniele e Max mi ricordava un motivo che avevo sentito in Sanremo giovani.
Ma tu sai che non frequento molto programmi musicali. Ci metto il naso, provo a sentire se qualcosa mi colpisce e mi sembra che Baglioni abbia gusti un po' diversi dai miei. Ma quali sono i miei?
I tuoi sono sicuramente buoni. Leggerò i tuoi post che sicuramente scriverai dopo il 5 febbraio.
Per ora questi tuo nuovo metodo mi piace. sicuro.
Vi ricorda una canzone che io invece, non ricordavo per nulla e tratta una storia diversa. Chiaro che, le analogie ci sono.
EliminaDel resto si parla di migranti che muoiono in mare.
Per me è una nuova shoah, di cui un giorno ci vergogneremo e negheremo. Una brutta pagina di storia che ritorna.
Sai che non ho capito cosa volevi dire con la domanda che hai fatto?
Quella sul genere nuovo da te introdotto nel tuo blog?
EliminaMi congratulavo in effetti con me stesso di averti come amica. Tu sai che ci sono nella blogosfera blog assolutamente frivoli e privi di palle. Io mi trovo benissimo qui, nel tuo, così com'era. Ora mi ci crogiolo, perché affrontare problemi universali così soavemente come fai tu li fa diventare assai più umani di serte tirate e strizzate allo scroto che si prendono gironzolando da parte di chi si autodefinisce interprete ufficiale dei drammi umani del nostro periodo storico. Questa volta sono stato esaurientemente chiaro, no?
Che bel commento coccoloso!
EliminaStasera ne avevo proprio bisogno.
L'idea è quella: senza troppe pretese, buttare sul piatto del blog, tanti argomenti di cui parlare. Io nel mio modo "soave" ( mi piace assai) voi come vi piace di più. Sappiamo di partenza che non saremo sempre d'accordo, ma la cosa bella sarà appunto questa.
Chiarissimo!
Bacio.
Poco da aggiungere, veramente straziante. In che mondo stiamo vivendo?
RispondiEliminaUn mondo in cui non mi riconosco e questa consapevolezza mi distrugge.
EliminaAvevo letto la storia di quel bimbo e la sua storia mi aveva colpito . Ora il tuo racconto mi ha profondamente commossa, non non sapremo mai quanti sogni e speranze e vicende umane sono finite in quel mare. Un saluto.
RispondiEliminaHo dato un nome e un passato al bambino morto con la sua pagella cucita addosso.
EliminaLa storia mi ha straziato e scusami se ti ho provocato tanta commozione.
Un abbraccio e grazie.
Ho visto quella vignetta (straziante benché bellissima, se mai possa essere associato quest'aggettivo) in un gruppo Facebook nel quale postiamo le notizie della testata per cui lavoro.
RispondiEliminaMi hanno sanguinato gli occhi.
Credo che davanti alla morte ci debba essere solo il silenzio (e la preghiera per chi crede) e parole di riflessione,
invece ho letto pretestuose argomentazioni, ma soprattutto il solito odio vomitato verso chi su questi fatti si ferma e riflette.
L'odio che peraltro vorrebbero sfogare sfregiando i morti, ma che per un minimo di pudore tengono per loro...
Le parole che portano a riflessioni siamo costretti a scambiarcele tra di noi, quasi come se fossimo massoni.
EliminaLa cosa che mi ghiaccia il sangue è che sento in giro, nei dialoghi da bar a cui sono costretta ad assistere, discordi pieni di rabbia, violenza, prevaricazione. Discorsi di una ignoranza e di una presunzione che mi abbattono.
Discorsi di intolleranza che mi ricordano altre parole, altri tempi a quanto pare dimenticati.
Non si vergognano mentre io si, tanto, per loro.
Grazie Ricky.
Che dire ancora Mari? Straziante e doloroso questo post. Commovente.
RispondiEliminaNon bisogna solo leggerlo. Bisogna riflettere e chiedersi perchè tanto dolore tanta sofferenza in anime pure come quelle dei bambini (e non solo).
Chiedersi cosa si può fare di diverso per aiutarli, dar loro un domani
Brava!
Grazie Patri.
Eliminabrava! hai dato voce e cuore a questo ragazzino e a tanti come lui dai sogni infranti.
RispondiEliminamassimolegnani
Ciao Massimo,
Eliminanon è stato facile riuscire a trovare la voce giusta.
Ma dai vostri commenti positivi, credo di esserci riuscita.
Grazie di cuore.
Mari, sono giorni che trascuro la blogosfera e non riesco a stare dietro come vorrei a tutti i blog amici e ai loro post... ma questo post qui no, non si può ignorare.
RispondiEliminaAnche se davanti alle tue parole si resta in realtà senza parole.
Hai dato voce a chi la voce non ce l'ha più e lo hai fatto in modo così verosimile da commuovermi profondamente.
Non si vede la fine di questa tragedia, la cosa mi fa orrore e paura. Mi spaventa il fatto che per tanti sta diventando quasi normale sentire queste notizie, perché sono i soliti fatti di cronaca, sempre le stesse storie ormai... E invece no.
Ogni storia ha un volto, un nome, un'anima. E questo non va dimenticato mai e va detto a voce alta o scritto a chiare lettere, proprio come hai fatto tu.
Ti abbraccio.
Sai, ogni giorno che passa mi accorgo di come il livello dell'attenzione stia calando, su tutta questa vicenda.
EliminaE i riflettori sono puntati su chi, la utilizza per biechi fini politici.
A me comincia a dar fastidio persino dire le solite banalità così vere: che su quelle barche ci sono saliti i nostri nonni e bisnonni e prima ancora gli inglesi e francesi che andavano a "colonizzare" le Americhe. La maggior parte di loro lasciava tutto con la morte nel cuore. Io ho visto Ellis Island, ho visto l'isola. Le valigie, i letti, le camerate, i nomi scritti su quei libri virtuali che sono la nostra memoria.
Ho visto anche altro in Polonia: ho visto montagne di scarpe e di vestiti, migliaia di foto. Mattoni e ciminiere. Muri, stanze della morte.
Tutto questo mi procura terrore, l'indifferenza e l'intolleranza mi provocano una paura indicibile.
Perché noi dimentichiamo e siamo propensi perfino a negare.
Quel bambino su quella barca di gomma, rappresenta i nostri sogni. Il nostro coraggio.
Volevo dargli un nome, una dignità, dei sogni.
Spero di esserci riuscita e spero di non dimenticare mai.
Grazie tesoro.
Si celebrano vecchi olocausti in questi giorni, ma i nuovi continuano a martoriare il mondo. Mi chiedo se davvero impariamo dal passato, e a cosa serve... :(
RispondiEliminaBel commento, veramente intelligente!
EliminaCome dico spesso, è un mio mantra personale e anche qui sul blog in molteplici occasioni, non impariamo nulla dal passato.
EliminaSui social spesso leggo commenti di genitori da censura, loro comprano l'ultimo telefonino al figlio, mentre ci sono bambini che muoiono nel Mediteranno. Quali valori può insegnare ancora questa società?
RispondiEliminaCaro Vincenzo, stiamo seminando quello che raccoglieremo.
EliminaIl vuoto. Di sentimenti, di speranza, di coraggio, di vita.
È orrendo ma è quello che ci aspetta.
Questo “documento verità” è straziante. Noi appartenenti a una società opulenta ci trinceriamo dietro le nostre piccole meschinità fingendo di non vedere le tragedie di chi cerca solo di sopravvivere.
RispondiEliminaBuona giornata cara Mariella, un abbraccio
enrico
Caro Enrico, facile far finta di nulla.
EliminaFacile mostrare il lato bello di noi e nascondere le nostre "piccole meschinità" come dici tu.
Il difficile è rimanere dall'altra parte, soli contro tutti.
Ti abbraccio forte e grazie.
Che tristezza pensare soprattutto a questi poveri bambini che neanche si rendono conto di quello che accade intorno a loro... Credo che non si possa neanche immaginare una cosa del genere, a cosa possa significare già solo dover scappare dalla guerra, dalla propria patria senza neanche sapere dove e come andare... Vorrei poter sperare che queste cose non accadano più ma non ci crederei nemmeno io ormai...
RispondiEliminaSaranno così spaesati e spaventati, hanno già poche certezze da piccoli, anche io faccio fatica ad immaginare il trauma di lasciare il proprio piccolo mondo certo per qualcosa che non possono capire fino in fondo.
EliminaAggrappati a quel che resta della propria famiglia. Chiudendo gli occhi e aggrappandosi ai loro piccoli sogni.
Bambini e adulti, in quei frangenti sono tutti uguali.
Non credo siano meno spaventati gli adulti, portando sulle spalle anche il peso della responsabilità di una decisione drammatica dalla quale non potevano esimersi.
Purtroppo quelle cose non hanno mai smesso di accadere...
L'acredine, l'incomprensione, la disumanità di queste azioni mi ricorda tanto i negrieri, i Padri Pelleggrini che bollarono gli 'altri' come razze inferiori.
RispondiEliminaStiamo regredendo alla velocità della luce, perché abbandonare degli esseri umani in mezzo al nulla è ancora peggio che farli prigionieri.
Cristiana
La famosa A cucita sulle vesti. E abbiamo detto tutto.
EliminaSei riuscita ad esprimere con sensibilità e delicatezza il tuo e il nostro dolore x questo orrore al quale ci stiamo abituando. Ricordare, parlare, rimproverare sempre, mai tacere
RispondiEliminaCara Rosy, io non mi voglio abituare, rifuggo questa possibilità. Grazie per le tue bellissime e profonde parole.
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