31 gennaio 2012

LORENZO JOVA CHERUBINI: BUON COMPLEANNO ORA!





Amo tanto la musica e alcuni artisti in maniera smodata.
Con alcuni parte anche l'ormone (con uno solo veramente), con altri c'è vera affinità elettiva.
Talvolta come in questo caso la stessa parola artista è riduttiva.
Vi racconterò di lui e di me, in parte simili.


Da quanto tempo ci conosciamo noi due?
Sono quasi trent’anni che ti rincorro e ti ritrovo ovunque, Lorenzo.
Ma quanto hai saltato, gridato, cantato, amato e pregato nel frattempo?
Ed io con te.
Abbiamo la stessa età, a Milano ci siamo arrivati insieme, abbiamo percorso strade diverse e abbiamo attraversato questa vita fino ad ORA soprattutto con il sorriso, nonostante i dolori.

Il tuo sorriso aperto, è una finestra luminosa che ci consente di affacciarci sul tuo cuore.

Ricordi le cose che cantavi trent’anni fa?

Erano queste e noi le cantavamo e ballavamo con te, in una girandola di suoni e colori e divertimento e fai la cosa giusta.


SEI COME LA MIA MOTO


Ed io?
Tra lo studio (che trascuravo un pochetto in realtà), e il divertimento e la vita che scoprivo nei primi anni milanesi, le feste e l'allegria degli anni da bere che stavano iniziando, appena giravo gli occhi ti incontravo.
E ti seguivo alla radio.

Gli inizi a radio DJ (a proposito Buon Compleanno anche alla mia radio preferita che oggi compie 30 anni), fortemente voluto da Cecchetto, come Fiorello eri un po’ imbranato e quando ti perdevi e per un momento non sapevi cosa dire, ridevi in maniera franca e diretta e tutto ripartiva all’istante.
Ve lo ricordate?

Poi il tuo pigmalione ti spinge a cantare e tu lo fai, pubblichi Gimme Five ed è subito successo.


Eccola "GIMME FIVE"






Ma la canzone che più di ogni altra mi lega a te in quel periodo noi due stessa età, stesso amore per la vita, è questa:


Vent'anni la notte e la vita - "Gente della Notte"  - 1990


"la notte fa il suo gioco e serve anche a quello
a far sembrare tutto, tutto un po' più bello.Parlare in una macchina davanti a un portone
ed alle quattro e mezzo fare colazione
con i cornetti caldi e il caffelatte
e quando sorge il sole dire buonanotte
e leggere il giornale prima di tutti,
sapere in anteprima tutti i fatti belli e brutti,
di notte le parole scorrono più lente
però è molto più facile parlare con la gente,
conoscere le storie, ognuna originale,
sapere che nel mondo nessuno è normale.
Ognuno avrà qualcosa che ti potrà insegnare,
gente molto diversa di ogni colore.
A me piace la notte gli voglio bene
che vedo tante albe e pochissime mattine,
la notte mi ha adottato e mi ha dato un lavoro
che mi piace un sacco anzi io l'adoro.
Mi chiamo JOVANOTTI faccio il deejay,
non vado mai a dormire prima delle sei."






Dopo Radio DJ, arriva DJ Television e la tua faccia diventa compagna giornaliera, come la tua allegria.
Il groove e il rap dei tuoi brani accompagnano e scandiscono quel periodo della mia vita.
Poi per un po’ ti allontani.
Rifletti su cosa farai da grande, del resto come me, che conosco il compagno della mia vita e lo sposo nel 1992.
Lo stesso anno pubblichi “Lorenzo 1992” e questa è la canzone che ha segnato i miei giorni.


"RAGAZZO FORTUNATO" versione di  LORENZO e FIORELLO






Io mi sentivo fortunata proprio come te.
Avevo tutta una vita nuova da scoprire e i miei vent'anni mi sembravano un mare intero da attraversare.
Studiavo, lavoravo, vivevo, amavo.


E quando la sera passavamo del tempo insieme, il mio compagno ed io, stretti per non farci scappare quegli attimi ascoltavamo una serenata coinvolgente:


"SERENATA RAP"



"quel tuo essere al di sopra delle mode e del momento" sembra scritta per me.


Dimentico anche la modestia quando si parla delle tue parole, della tua poesia.


"Pensiero Positivo" anno 1994, la tua svolta.
Andavi oltre la presa di posizione con questo inno ideologico, era l'inizio della tua maturità.


io credo che a questo mondo
esista solo una grande chiesa
che passa da CHE GUEVARA
e arriva fino a MADRE TERESA
passando da MALCOLM X attraverso
GANDHI e SAN PATRIGNANO
Arriva da un prete in periferia
che va avanti nonostante il Vaticano






parole intense, che meritano una riflessione sul futuro che incombeva  e una seconda parte di post da dedicarti.


Ma per la prima parte la domanda è:








"i vostri vent'anni come sono stati, cosa vi è rimasto dentro e cosa invece avete perso?"





















26 gennaio 2012

SE QUESTO E' UN UOMO: 27 GENNAIO 1945



Il Giorno della Memoria è una ricorrenza istituita con la legge n. 211 del 20 luglio 2000 dal Parlamento italiano che ha in tal modo aderito alla proposta internazionale di dichiarare il 27 gennaio come giornata in commemorazione delle vittime del nazionalsocialismo e del fascismo, dell'Olocausto e in onore di coloro che a rischio della propria vita hanno protetto i perseguitati.

 testo dell'articolo 1 della legge così definisce le finalità del Giorno della Memoria:
« La Repubblica italiana riconosce il giorno 27 gennaio, data dell'abbattimento dei cancelli di Auschwitz, "Giorno della Memoria", al fine di ricordare la Shoah (sterminio del popolo ebraico), le leggi razziali, la persecuzione italiana dei cittadini ebrei, gli italiani che hanno subìto la deportazione, la prigionia, la morte, nonché coloro che, anche in campi e schieramenti diversi, si sono opposti al progetto di sterminio, ed a rischio della propria vita hanno salvato altre vite e protetto i perseguitati. »


Ecco per iniziare a parlarvi di Primo Levi volevo partire da qui.
Da questo cancello e da questo giorno.
Il cancello che varcò come disse lui per sua "fortuna" solo nel 1944  e del giorno 27 gennaio 1945 in cui capì con il resto dei prigionieri sopravvissuti del campo, di essere libero, continuando a lavorare mentre arrivavano i russi perchè "i vivi sono più esigenti, i morti possono attendere. Ci mettemmo al lavoro come ogni giorno."
Non riesco a stare tranquilla e rilassata mentre vi scrivo di lui, perchè le parole vorrebbero scorrere in fretta, più veloci di come mi si formano dentro, ma rallento perchè ho paura di essere poco chiara.


Il dolore è immenso, tutte le sacrosante volte che riapro quel libro simbolo di una tragedia immane, ne vengo pervasa.


Non riesco a spiegarvi bene cosa mi succede, è un fiume che mi travolge, una piena che mi trasporta con lui, lontano, sul pavimento del suo Block numero 30.
All'inizio del racconto sono  insieme a quelle madri che nella loro ultima sera vegliavano con cura i loro bambini preparando tutto l'occorrente prima di partire verso... chissà?
Perchè se dovessero uccidervi domani con il vostro bambino, voi oggi non gli dareste da mangiare?
Non ho sentito forse la sofferenza cocente  del marchio con in numero 174517 impresso sulla mia pelle con il punteruolo?
Non ho forse bevuto l'acqua putrida credendo che fosse una trappola il cartello che diceva inquinata?
Non ho forse dovuto camminare dritto, e lavorare sempre, raschiarmi tutti i giorni il fango dai miei indumenti, imparato a usare del filo elettrico per chiudere le scarpe, della carta per ripararmi dal freddo, e a proteggere i piedi con degli stracci sporchi?
Ritenermi fortunato se passo dal block al Ka-Be?


CONVIVERE CON UNA FAME ONNIPRESENTE E CONTINUA?
Rubare tutto quello che c'è da rubare per sopravvivere?


Sono anche io un verme vuoto di anima.


Ho passato gli ultimi 10 giorni prima dell'arrivo dei Russi lavorando come prima mentre il rumore dei cannoni si avvicinava sempre più.


Alcune sue parole le lascio qui per voi...


"Ho impiegato tanto tempo poi a tornare a casa."


"Ma non sono riuscito ad odiare.Questo sentimento non mi appartiene."


"Sicuramente non ho perdonato, chi non mi ha dimostrato con i fatti di avere sdradicato dal suo animo e dalla sua coscienza gli orrori del nazismo e del fascismo."


"Io non sono cristiano ma sono disposto a seguire il precetto del perdono al nemico che si pente perchè chi si ravvede cessa di essere un nemico."


Tutto questo, quello che io ho imparato leggendolo e amandolo mi aiuterà a non dimenticare il suo insegnamento, il suo essere uomo per davvero.


Vi suggerisco se ve la sentite, di andare alla Stazione Centrale di Milano e dedicare 5 minuti del vostro tempo visitando il binario 21.
Il binario dal quale partivano le carrozze o dovrei dire i carri bestiame, che portavano gli ebrei italiani alla loro fine, destinazione Auschwitz.


Elie Wiesel nel suo romanzo " La notte" così descrive quei momenti; il suo viaggio così simile a quello di Primo Levi e a quello di tanti altri.
Non era possibile sdraiarsi e neanche sedersi tutti.Decidemmo di sederci a turno. c'era poca aria.
Fortunati coloro che si trovavano vicino a una finestra: vedevano passare il paesaggio in fiore.
Gli oggetti cari che avevamo portato rimasero nel carro e con loro, alla fine, le nostre illusioni.


Questo viaggio dell'orrore  iniziato nel 1943  sarebbero terminato solo nel maggio del 1944.
Venivano chiuse dentro nell'inferno di quei vagoni, circa 600 persone alla volta, che viaggiavano tenute all'oscuro di tutto per 7 giorni.
C'erano adulti, vecchi, bambini, famiglie intere.
Braccati e incarcerati con la sola colpa di essere ebrei.
Arrivati a destinazione la maggior parte di essi venivano immediatamente destinati alle camere a gas o ai forni crematori e uccisi.


E io sento quell'odore e quel fuoco sulla mia pelle.
Colgo l'orrore delle parole che vengono usate per descriverlo da più di 60 anni.


Ad esempio si utilizzano spesso alcuni sostantivi per individuare questo dramma storico che sono inesatti, come nel caso del significato delle parole Olocausto e Shoah che è il seguente:


Olocausto:
dal latino holocaustum, che è il greco holòkauston, da hòlos “tutto” e kaustòs “bruciato”, dal verbo kaìein “bruciare”. Per estensione, Sacrificio, soprattutto della propria vita, ispirato da una dedizione completa al proprio ideale. Questa parola è stata impropriamente adottata per definire lo sterminio degli ebrei europei durante la Seconda guerra mondiale. Come si capisce dall’etimo, infatti, non definisce correttamente l’evento. Implicherebbe cioè una volontà delle vittime nell’offrirsi in sacrificio per un ideale, cosa ovviamente impensabile. Ecco perché si preferisce l’uso della parola ebraica Shoah.


Shoah:
voce biblica che significa “desolazione, catastrofe, disastro”. Questo vocabolo venne adottato per la prima volta nella comunità ebraica di Palestina, nel 1938, in riferimento al pogrom della cosiddetta “Notte dei Cristalli” (Germania, 9-10 novembre 1938). Da allora definisce nella sua interezza il genocidio della popolazione ebraica d’Europa, perpetrato durante la Seconda guerra mondiale.






Quando quel giorno di aprile del 1987 sentii la notizia che questo uomo immenso era stato trovato morto nella tromba delle scale della sua casa ricordo che, a parte il dolore che provai in quel momento, pensai che la morte sfuggita a lungo, alla fine era stata la compagna di tutta una vita e quel giorno aveva vinto, come avevano vinto i fantasmi del passato mai sconfitti.




Di tutto questo vorrei discutere con voi, confrontarmi con quello che sapete di lui e della Shoah.
Vorrei conoscere il vostro punto di vista sulla questione.


Se vi siete mai posti la domanda che potrebbe succedere ancora e anche a noi visto che nessuno è al riparo da niente.


Se a questo ci pensate mai.






E vorrei consigliarvi alcuni autori israeliani  contemporanei che conosco e apprezzo innanzitutto perchè sono scrittori immensi e poi perchè parlano della loro storia senza inutili pragmatismi, come ad esempio Amos Oz e David Grossman.


Di Amos Oz consiglierei in questo frangente il saggio "Contro il fanatismo" lettura illuminante.
Come dice l'autore "chi sono i buoni chi sono i cattivi?"


Di David Grosmann " La memoria della Shoah"


Poi ancora:
Di Albrecht Goes " Notte inquieta"
racconto di amore e morte nell'Ucraina falciata dalla guerra di Hitler.


Di Maurice Grosman " Una strana fortuna"un ricovero in ospedale  che salva dal suo destino segnato un bambino ebreo.


Di Elie Wiesel "La notte"come Primo Levi ha subito sulla propria pelle le leggi razziali e la deportazione.







Vi lascio in alto sulle pagine il sito del Giorno della Memoria 2012 dove sono riportati tutti gli eventi che verranno proposti in Italia per celebrarlo.



http://www.lager.it/giorno_memoria.html








Tutto questo per Ricordare e soprattutto sperare




                                      CHE NON DEBBA SUCCEDERE MAI PIU'













19 gennaio 2012

ISABEL ALLENDE:IL QUADERNO DI MAYA






Lo so, lo so vi ho appena parlato di lei e ci torno ancora, ma repetita iuvant!

Sono sicura che molti di voi apprezzeranno, qualcuno non parteciperà alla questio e altri mi diranno:
"repetita iuvant sed continuata secant..."

Ma ho appena finito di leggere il suo ultimo romanzo e avevo bisogno di parlarne un po' con voi.
Appena visto in libreria agli inizi di dicembre, l'ho preso e aperto a caso come faccio con tutti i libri degli autori che amo di più e sono capitata su questa pagina e su queste parole:

In quell'istante entrò il mio Popo, esattamente com'era prima della malattia, grande odoroso di tabacco raffinato, con i suoi occhiali d'oro e il Borsalino, si sedette sulla seggiola e aprì le braccia verso di me.
Mai prima di allora si era presentato con quella disinvoltura, inusuale per un fantasma,
Sulle sue ginocchia piansi e piansi, chiesi perdono e accettai la verità assoluta che nessuno può salvarmi da me stessa, che sono l'unica responsabile della mia vita.

Ho richiuso il libro, ho sorriso e sono andata alla cassa.
Ritrovo con molto piacere la mia Isabel anche questa volta, perchè ha scritto quello che mi piace di più, la sua vita, la sua famiglia attraverso una storia.

Il quaderno è un diario che Nini, nonna di Maya, protagonista della storia, le regala prima della partenza della ragazza verso Chiloè, un'isola sperduta in Cile, dove è costretta a rifugiarsi.

E attraverso il confronto quotidiano con la nuova realtà che le si presenta davanti e il racconto lasciato tra le pagine del  diario della sua storia passata che si alterna con il presente, che Maya recupera se stessa e il suo mondo perduto.
Ogni personaggio che incontro nel libro mi è familiare, almeno per me che già conosco la Allende, perchè racconta se stessa e la sua vita attraverso i suoi personaggi, e questa è una delle cose che amo di più del suo scrivere.

E Nini la nonna, somiglia tanto ad Isabel.

Questo libro si legge di un fiato, quasi senza fermarsi, e mi sorprende ogni volta, la grande capacità dell'autrice di farmi entrare a capofitto nella storia.

Io l'ho trovato quasi un poliziesco, la fanciulla è inseguita anche dall'FBI e a memoria mi sembra la prima volta che succede in un suo romanzo.

Il personaggio di Maya è circondato come sempre da altri che sono il fulcro del mondo Allendiano, le relazioni umane sono la sua caratteristica e l'amicizia e l'amore fondamentali.

Da una vita caotica come quella della metropoli californiana di  San Francisco, alla vita semplice degli abitanti dell'arcipelago a sud del Cile, ho visto attraverso gli occhi della protagonista, dapprima il suo rifiuto alla novità e poi il suo innamoramento.

Come sempre mi sono ritrovata immersa nella vita di tutti i protagonisti fino al collo, e come sempre mi è piaciuto moltissimo annegare.

La testardaggine della protagonista che non esita ad scendere fino in fondo nel suo declino e poi con la stessa determinazione cerca di tornare su con grandissima fatica, è la cosa che mi è piaciuta di più.
La fanciulla non esita a diventare brutta sporca e cattiva, per punire il suo Popo e se stessa per l'abbandono subito.
E non gliene frega niente di nessuno, non ha pietà per nessuno, non c'è dispiacere o dolore che tenga che possa salvarla da quello che ha determinato come suo destino.

Affonda consapevolmente e non vuole salvarsi, per niente.
Solo quando tornerà il suo Popo, capirà.

E Popo, il suo grande grandissimo amore, è anche il grande amore di Isabel.


L'amore che con la sua carezza è come un giardino segreto che bisognerebbe tenere sempre dentro di noi, come fa Maya.


Per non sprecarlo mai.

                                                      Grazie Isabel 



17 gennaio 2012

DA LUCIANO LIGABUE PER METTERE FINE ALLA QUESTIONE



Da Ligachannel, Luciano Ligabue pagina di FB 17 gennaio 2012






Allora, cari miei,
diversi di voi mi hanno fatto notare il post che Vasco ha scritto sulla sua pagina fb e mi è venuta voglia di dirvi qualcosa sulla annosa questione "io, Vasco e l'informazione che ci riguarda".
Da circa vent'anni, in buona parte delle interviste, mi sento sempre fare tre domande :
1 "cosa ne pensi di Vasco?"
2 "cosa ne pensi della rivalità fra te e lui?"
3 "farete mai un duetto insieme?"
Va detto che a volte chi mi faceva quelle domande sembrava dirmi: porta pazienza, me lo chiede il caporedattore a cui lo chiede il direttore ecc. Insomma sappiamo cos'è che fa vendere i giornali.
Comunque il risultato è sempre stato questo assurdo disco rotto che se n'è sempre fregato delle mie risposte. Altrimenti, forse (ma molto forse…) quelle domande non me le avrebbero ripetute così ossessivamente . Risposte che ogni volta sono state:
1 "rispetto Vasco, la sua storia e il rapporto che ha con il suo pubblico."
2 "io faccio le gare con me stesso (e sono toste, sappiatelo) come credo faccia anche lui. Siamo imparagonabili perché molto diversi (come ogni altro è diverso da ogni altro). Infine ridurre la musica a una gara vuol dire semplicemente svilirla. Quindi è una rivalità di cui hanno bisogno certi giornali e alcune frange estremiste di fan."
3 "siete voi, con queste solite domande ad allontanare sempre di più qualsiasi possibilità di duetto fra noi."
Ogni volta mi sento un disco rotto anch'io ma siccome è quello che penso e le domande non cambiano…
Per otto anni, prima di vivere di musica, ho fatto mestieri di ogni tipo. Esperienza sufficiente per poter oggettivamente dire che c'è di peggio, eehhh c'è di molto peggio.
Così c'ho fatto il callo e ho messo questa roba nel novero dei pegni da pagare a fronte di privilegi come per esempio, quello di salire su un palco.
Però, e qui veniamo alla vera nota dolente, nonostante quel è tutto un gioco, è tutto un gioco che in tanti ripetono, io ho sempre pensato che a fare le spese di beghe come queste è sempre stata, purtroppo, la musica.
La mia musica e la sua musica.
Perché è chiaro che sia io che lui mettiamo tutti noi stessi in quello che scriviamo e cantiamo.
E' evidente in chiunque non sia sordo (o lo voglia fare) che scaviamo entrambi dentro di noi con sofferenza e senza pietà per cercare di produrre qualcosa che possa essere all'altezza di tutto l'amore che riceviamo.
E quando cerchi di dare tutto quello che puoi, con tutto il lavoro, l'attenzione, la passione, il talento, la tua totale partecipazione e il tuo totale impegno per poi vedere ogni cosa ridotta alla domanda se ti senti o no il numero uno, sai che purtroppo a farne le spese è la musica.
Ne fa le spese l’informazione sulla musica.
Questa musica di cui c'è così tanto bisogno e che, nel frattempo, viene così facilmente bistrattata.
Questa musica a cui si danno così tante responsabilità e a cui si chiede così tanto e nel frattempo la si ascolta e la si giudica così sbrigativamente.
Alla conferenza stampa, il pomeriggio del concerto di Campovolo, su sette domande che mi hanno fatto, quattro erano su Vasco.
E io dentro di me pensavo: siamo qui in una situazione straordinaria in cui gli spunti per parlare di musica, di testi, di concerti, di allestimenti, di storia personale, di fan, sarebbero centinaia ma alla fine devono portare a casa quell'argomento.
Le risposte che ho dato allora erano più o meno un sunto di quello che trovate in queste righe. Ricordo che alla fine ci fu un lungo applauso liberatorio (era il primo che beccavo in una conferenza stampa, ha sorpreso anche me) da parte di gente che lavora in radio piuttosto che giornalisti web. Era il segno di quanto anche loro si fossero rotti di sentire sempre tutto banalizzato e ridotto a quella questione.
Vi ho detto queste cose per farvi sapere il mio pensiero anche se credo che diversi di voi lo immaginassero o lo conoscessero già.
Continueremo il nostro percorso, io il mio e lui il suo. Cercando di garantire il massimo che possiamo io a voi e lui ai suoi. Consapevoli del nostro reciproco rispetto ma decisi a difendere a denti stretti ognuno la propria storia personale.
Mentre procederemo così continueranno a farci le solite domande.
Adesso che ci penso questo pezzo può diventare utile: stampo quelle risposte e a chi mi fa quelle domande gliele consegno a mano ogni volta.
Me ne starò zitto, come in passato, quando le cose prenderanno una piega particolarmente assurda o quando i miei maroni saranno sul punto di scoppiare.
Me ne starò zitto per non fare il gioco di quel tipo d'informazione.
Nel frattempo, inevitabilmente, buona parte dei titoli, invece di raccontare del nostro reciproco lavoro, faranno riferimento all'"altro".
Ogni volta che verranno raccontati i nostri successi sembrerà che sia qualcosa fatto "alla faccia" dell'"altro".
Su grandi temi come senso della vita, droga, modo di intendere il rock… dire la propria (per ognuno dei due così legittimamente diversa) verrà fatto passare come un attacco all'"altro".
Qualsiasi cosa verrà buona pur di avvelenare il clima cercando un'escalation mediatica. Ma soprattutto verrà buona per evitare di fare qualcosa di veramente importante tipo, per esempio, provare a capire veramente (e provare a spiegarlo) cosa ci sia nelle nostre rispettive canzoni che riesce a produrre magie così grosse come l'amore e la fiducia che in così tanti provate per me e che in così tanti provano per lui.
Vi abbraccio e, ancora una volta, buon anno.
E a te, Vasco, anche se in anticipo di venti giorni, buon compleanno.

Luciano




                                                  SI CAPISCE VERO PERCHE' IO AMO QUEST'UOMO?







13 gennaio 2012

ADELE: SOMEONE LIKE YOU





Qualcuno come te


non importa
troverò qualcuno come te
spero solo nel meglio
anche per te
non dimenticarmi
ti prego
ricordo che dicevi
a volte dura, l'amore
ma a volte, invece, fa male

a volte dura, l'amore
ma a volte, invece, fa male

sai che il tempo vola
solo ieri
erano i momenti più belli della nostra vita
siamo nati e cresciuti
nella foschia estiva
trattenuti dalla sorpresa
dei nostri giorni felici 



Devo dire che l'ho scoperta tardi, solo lo scorso anno, comprando il suo ultimo CD: 21
Come gli anni che aveva quando lo ha pubblicato, nel 2010.


La fanciulla già da tempo la vedevo su riviste e alla tele, il suo precedente album, quello di esordio, 19 l'aveva già fatta notare dal grande pubblico.
Voce black e personaggio soft,all'inizio con non troppa cura per la sua immagine, in prefetta contrapposizione con lo scricciolo Amy!


Poi con un po' di ritardo ho iniziato ad ascoltare i suoi pezzi, quello più famoso che ho lasciato come incipit del post, mi ha praticamente trasportato nel suo mondo.


Io amo le voci femminili nella musica, per istinto e natura preferisco il rock e il soul, poi amo le voci incomparabili come quelle di Barbra Streisand e Nina Simone.
Passione o gusto, come volete voi.


Quindi mi avvicino sempre con un po' di scetticismo al nuovo del pop.


Difficilmente parto con i colpi di testa, come mi è successo solo una volta con Whitney Houston.


Ma la ragazzina è brava, accidenti.


Ha una voce profonda, matura, da tempi lontani.


E cattura, ti trascina con se nel profondo della sua anima.
E poi i pezzi che scrive, dolcezza, rabbia e sentimento!


Anche la sua tristezza, che riesce a spezzare il cuore.


Ha detto che il suo ultimo album è stato ispirato dalla delusione per una storia d'amore che le ha segnato l'anima.


E leggendo i testi delle canzoni, devo dire che l'ha ispirata di brutto.


Ad esempio in  Turning Tables (rovesciamenti di situazioni) lei dice:


Non ti lascerò avvicinare abbastanza da ferirmi
No non ti chiederò di lasciarmi sola e basta
Non posso darti quello che tu pensi di avermi dato.
La prossima volta sarò più coraggiosa, sarò la salvatrice di me stessa.


Ecco, in confronto a canzoni pop che parlano di ombrelli o di paparazzi, questo mi sembra un gran bel  passo avanti.
(Ironic)










Oppure in I'll Be Waiting (aspetterò) nella quale appare  luminosa e piena di speranza:




Aspetterò che tu sia pronto ad amarmi di nuovo
alzerò le mani e affronterò tutto in modo diverso
Sarò migliore per te.










Oppure Rolling in the Deep (sguazzarci dentro):


Le cicatrici del tuo amore mi ricordano di noi
E mi fanno pensare che abbiamo avuto quasi tutto
Le cicatrici del tuo amore mi lasciano senza respiro
Mi innamoro
Potevamo avere tutto
Andiamo insieme
Avevi il mio cuore e la mia anima
Te li sei giocati.









Ora, dovrà stare a riposo per un po' dopo l'operazione alle corde vocali.
E si prenderà un periodo di un paio d'anni prima di tornare con un nuovo disco.


Noi intanto incrociamo le dita per la sua candidatura a ben 6 Grammy Awards alla prossima edizione del Grammy Music Award che si terrà a Los Angeles il 12 febbraio 2012!


Ecco le nomination:


Record of the Year - Rolling in the Deep
Song of the Year - Rolling in the Deep
Album of the Year - 21
Best Pop Solo Performance - Someone Like You
Best Pop Vocal Album - 21
Best Short Form Music Video - Rolling in the Deep






Di sicuro l'aspetterò impaziente, perchè nel frattempo avrò consumato il cd, comprato anche quello precedente che mi manca e mi sarò sempre più innamorata della sua voce.


Non credo ci sia in giro qualcun altro come lei!











08 gennaio 2012

2012: UN ANNO TUTTO DA RICORDARE



Scorrendo i giornali, tra crisi, cronaca nera,  tristezza e amenità varie, cerco di trovare un po' di leggerezza visto che  in questo periodo ne abbiamo un assoluto bisogno e trovo una notizia che mi fa sorridere e allo stesso tempo riflettere: questo è l'anno delle ricorrenze.

Elenco random di quelle che mi hanno più colpito:

25 anni dalla morte di Primo Levi
100 anni dall’affondamento del Titanic
80 anni dalla Marcia su Roma
60 anni di regno della Regina Elisabetta
30 anni dalla morte di Gilles Villeneuve
30 anni dalla morte di Romy Shneider
40 anni dall’omicidio di Luigi Calabresi
50 anni dalla morte di Marilyn Monroe
30 anni dalla morte di Grace Kelly
800 anni dall’incoronazione  di Federico II di Svevia a mani di Papa Innocenzo III.
30 anni dai  Mondiali  di calcio in Spagna, nostra terza coppa del Mondo.



Ho fatto un elenco base perché se controllate in internet vi accorgerete che sono davvero tante; io ho scelto solo alcune per parlarne un po’ con voi.

A dire il vero vi lascio piccole traccie come fotografie e poi se volete ne discutiamo insieme.
Se c'è qualcosa altro invece che vi ha colpito e che ho tralasciato, lo aggiungiamo nei commenti.

Primo Levi
L’ho messo all’inizio, perché lo amo immensamente.

Sto aspettando il momento giusto per parlarne a lungo e non manca molto, abbiate pazienza.





L'affondamento del Titanic nell'Oceano Atlantico.


In seguito ad una collisione con un iceberg,  questo gioiello di nave al suo viaggio inaugurale si inabissa nell’oceano; muoiono 1523 persone su 2223 passeggeri.








La Marcia su Roma.
28 ottobre 1922: l’inizio dell’era Mussolini e del fascismo.
Mia nonna che diceva sempre: cari miei quando c'era Mussolini potevamo lasciare l'uscio di casa aperto senza alcuna paura e io  le rispondevo: nonna ma perchè avevate qualcosa da farvi rubare? 
Insomma avevo meno di 10 anni e il credo politico già scritto nel Dna.

Elisabetta II
a soli 26 anni succede al padre Giorgio VI ( il famoso Re balbuziente del film splendido “ Il discorso del Re”) e diviene Regina con il nome di Elisabetta II.

A Londra quest’anno per il suo giubileo si prevedono festeggiamenti mirabolanti, quattro giorni a giugno 2012.
Concerti di musica pop e classica, parate e tutto il Regno Unito in festa.
La cosa più assurda che ho letto è che è stato creato un set da scacchi da collezione con le immagini della Regina e della sua famiglia.

Sarà tra questo e le Olimpiadi l’anno giusto per correre a Londra se non ci siete mai stati, oppure per tornarci perché no?



Gilles Villeneuve.
Il giovane pilota canadese; ancora oggi dopo tutto questo tempo ho negli occhi l’immagine di quell’incidente.
Ero ragazzina ma Gilles aveva già rapito il mio cuore, facendomi amare la Formula Uno.
Guidava come nessun altro.




Per anni non sono più riuscita a guardare un Gran Premio.
Quando ho ripreso ero più grande e poco tempo dopo ho preso un'altra mazzata, vedendo in diretta la morte di Airton Senna.





Romy  Schneider.


Ha fatto sognare tutte le ragazzine che come me avevano un animo romantico e credevano ai tempi nel principe azzurro, interpretando la Principessa Sissy nella serie di film degli anni 60'.


Grande attrice,  ricorderò per sempre la sua operaia di sinistra bella e spregiudicata nel film "La Califfa" tratto dall'omonimo romanzo di Bevilacqua.







Marilyn.



Cosa si può aggiungere al mito che non sia stato già detto?



Grace Kelly.
Per anni dopo il matrimonio,  l’ho vista sorridere solo con le labbra, con gli occhi mai.
L'attrice che per amore rinuncia ad una carriera fulgida.
Il suo film più bello è High Society secondo me, la sua classe e la sua bravura  sono perfettamente racchiusi tutti lì.












Luigi Calabresi.

Cercava di individuare chi aveva ucciso l'editore Giangiacomo Feltrinelli e la mattina del 17 maggio 1972 fu ucciso da un commando sotto casa sua, mentre si apprestava ad andare in ufficio.
Per questo delitto sono state condannate quattro persone, tutte appartenenti a "Lotta Continua"il movimento giudicato mandante dell’assassinio.
Ma si professano innocenti.
Resta la realtà di  uomo che faceva il suo lavoro con scrupolo e onestamente che ammazzato barbaramente.
Questo dice suo figlio Mario nel suo libro " Spingendo la notte più in là": i miei genitori si preparavano da tempo all'esplosione della tragedia...oggi a ripercorrere quei momenti, quei loro attimi di lucidità o di disperazione improvvisa, non riesco a respirare, non riesco a capire come abbiamo fatto a sopravvivere. Insieme prima.
Mia madre da sola dopo.

Federico II di Svevia.


Puer Apulie o Stupor Mundi.
Imperatore, poeta, filosofo, esoterico, statista.
Personaggio unico, illuminato.
E' il mio personaggio storico preferito.
Colui che ha fatto costruire per amore un altro dei miei luoghi del cuore: Castel Del Monte.







Mondiali 82.


L’urlo di Tardelli, Dino Zoff che alza la Coppa del Mondo, il nostro amatissimo Presidente Pertini che fuma la pipa accanto a Bearzot e che esulta alla fine, lasciando allibito Re Juan Carlos.
L'immagine che ci portiamo dietro da allora.



La nostra storia, tra le cose che amiamo di più della nostra Italia.



E' tardi, ho finito di scrivere questo post.
Amo la mia Italia l'ultimo pensiero è per lei.


Buona notte carissima nazione mia.