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Castel Savoia regno della Regina Margherita (foto MS) |
La mia vacanza in Valle D'Aosta ha raggiunto la sua punta massima, quando la "cittadina" qui presente si è resa conto, semplicemente girovagando con lo sguardo in alto tra una punta e l'altra, che brulicava di castelli e fortezze.
Io, di mio, mi sono sempre sentita una principessa.Fin da bambina, colpa di nonna Maria che, mi raccontava la fiaba della Fonte Magica.
Il protagonista era il" Principe Azzurro" il quale aveva perso in rapida successione: il regno a causa di una guerra devastante, tutte le sue fortune confiscate dai nobili traditori che, colmo della sfiga avevano reso cieco il padre anziano.
Bella storia, credo inventata di sana pianta da nonna per raggiungere l'effetto della morale finale.
Dopo il consiglio di una strega dei boschi, che c'è sempre nelle fiabe, partiva portando con sè il vecchio padre alla ricerca della fonte miracolosa, che avrebbe potuto guarirlo dalla cecità e dargli la forza per recuperare il regno rubato.
E dopo svariate avventure, su cui, per non annoiarvi sorvolo, grazie alla fonte prodigiosa riusciva nei suoi intenti e anche a trovare l'amore della sua vita, nella figura di una giovane contadina (capisciammè) che l'aiutava nell'impresa.
Morale, anche se sei figlia di un contadino, se hai fiducia nelle tue capacità e nella tua beltà, sei in grado di trovare un principe tutto tuo.
EH GIA'!
Ora potete ben capire perchè a volte, tali fiabe facciano più male che bene.
E perchè ci roviniamo la vita nell'attesa che arrivi anche per noi, in groppa al suo cavallo bianco, sto cazzo di principe.
Mai dubitato, per l'intera infanzia, che sarebbe arrivato.
Poi a completare l'opera e a darmi il colpo di grazia, sono arrivate in successione cronologica, Cenerentola e Pretty Woman.
Dal rintronamento ci risvegliamo intorno ai trenta anni. Se siamo fortunate, nonostante la benda ROSA sugli occhi che ci ha distratto dalla realtà a lungo, ci ritroviamo accanto chi nell'attesa, ci ha aspettato con pazienza giobbesca; noi, risvegliate dall'ultima batosta subita dal solito bello, duro e bastardo, lo guardiamo stupite per un po' di tempo, chiedendoci come fosse riuscito a restarci vicino nonostante volassimo libere con la fantasia( e mica poi tanto) sostando in altri lidi,durante molteplici periodi di riflessione.
Se non lo siamo state, fortunate, magari ci risvegliamo prima, più sole e forse marchiate per sempre, da un male d'amore che poi passiamo il resto della vita a cercare di buttarci alle spalle, senza riuscirci.
Vabbè, passiamo oltre.
E torniamo a sorridere di questa donnina fragile innamorata di castelli e castellani.
Nella Valle D'Ayas, il primo che visitiamo è quello D'Issogne.
Non ho potuto fare molte foto, perchè è protetto a causa dei diritti d'autore, l'unica fatta è quella alla fontana del Melograno, dal simbolismo fortissimo.
Il castello fu costruito intorno al XII secolo sul luogo in cui in origine sorgeva una villa romana, di cui restano tracce visibili nelle cantine. Nel 1400 divenne proprietà dei signori del luogo, i conti di Challant, a cui si deve la costruzione definitiva su due piani e l'armonia delle pitture e affreschi all'interno e all'esterno, che riproducono scene di vita quotidiana dell'epoca.
Castello D'Issogne scene di vita quotidiane ( googles images) |
Nel 1500 ebbe il periodo di massimo splendore, ma decadendo il potere dei conti proprietari, agli inizi del 1800 cadde in completo abbandono. Fu acquistato alla fine del secolo da un pittore torinese Vittorio Avondo, fine conoscitore d'arte e appassionato collezionista. Egli si spese in misura anche sproporzionata alle sue finanze, per riportarlo all'antico splendore, riacquistando anche molti pezzi dell'antica mobilia andata perduta e restaurandolo quasi completamente.
Poi agli inizi del 1900 ne fece dono allo Stato Italiano.
Mi hanno colpito alcune leggende che circolano sul castello. Ad esempio sulla fontana al centro del cortile, dono alla famiglia Challant di un cugino priore, Giorgio. Chiaro simbolo di prosperità, è in ferro battuto. Ma mentre il frutto corrisponde all'albero, le foglie sono quelle di una quercia e, tra le fronde si intravedono minuscoli draghi che sono molto difficili da scorgere.Intravedono non so, sembra che ci siano, ma anche sforzandomi, io in realtà i draghetti non li ho visti.
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La fontana del Melograno (foto MS) |
Poi quella della donna che appare sul loggiato del maniero nelle notti di luna piena. La leggenda narra di Bianca Visconti, vedova di Challant, che fu decapitata a Milano davanti al Castello Sforzesco a causa dei suoi intrighi e dei suoi molteplici amanti. Si racconta che vaghi per le sale, portando in mano la sua testa.
Una delle camere da letto perfettamente conservata (google images) |
Altra valle altro castello, il mio preferito tra quelli visitati.
Il castello della regina Margherita di Savoia.
La regina è un personaggio davvero interessante, a lei gli italiani devono il buon gusto dell'epoca.La sua classe ed eleganza ne era simbolo. E la pizza, ebbene sì, la famosissima pizza Margherita.
I napoletani adoravano la bionda di casa Savoia. Che preferì far nascere il suo unico figlio, il futuro Re Vittorio Emanuele III (a cui dobbiamo Mussolini e la guerra) a Napoli. Il parto fu molto complicato e le impedì poi, di avere altri figli.
Dolore mai sopito.
Per questo dono, i pizzaioli napoletani crearono quell'armonia di perfezione e gusto che è la pizza con la mozzarella e il basilico, uno dei simboli dell'eccellenza italiana.
Certo, all'estero l'associano alla mafia e al mandolino, ma per questa volta soprassediamo.
La vista del suo castello della villeggiatura però, mi ha lasciato senza fiato.
Come quello dell'eroina della mia fiaba del cuore, mi è apparso in tutto il suo splendore all'improvviso, dopo una breve camminata in un piccolo bosco. Mi sono resa conto immediatamente che era la risposta ai miei desideri, avendo accanto il mio uomo, di sicuro mi mancava il castello.
La regina amava il mare d'inverno e la montagna d'estate. Abile scalatrice, spesso raggiungeva Gressoney, ospite del suo amico Barone Peccoz in una villa che il barone stesso aveva arredato per lei e che aveva battezzato Villa Margherita, naturalmente.
Il barone fu, per tutta la vita, l'amico più caro della regina. L'accompagnò spesso nelle sue arrampicate sul monte Rosa, e per molto tempo si pensò fossero più che amici. E forse lo erano per davvero chissà, forse la Regina in questo modo, riempì il vuoto della sua desolante vita matrimoniale, scandita dai continui tradimenti di Re Umberto.
Il barone morì d'infarto proprio durante una traversata da Gressoney a Zermatt e da allora la regina non volle più salire sulle vette.
Tornò per qualche anno nella villa a lei dedicata dal suo amico, fino a quando il Re, che mai l'aveva accompagnata nelle sue vacanze, decise di farle costruire un castello proprio lì, nella sua valle preferita.
Forse per farsi perdonare appunto i molteplici tradimenti e le amanti di turno?
Chissà, di certo il castello tutto in pietra con cinque torri cuspidate e giochi di finestre ad arco, domina tutta la valle, ed è splendido.
All'interno poi, è una meraviglia in legno di larice rosso e intarsi pregiati.I simboli della corona e le inziali MS della Regina, ricorrono alle pareti e sui soffitti.
Estremamente moderno e dotato di tutti i confort. Riscaldamento centralizzato e corrente elettrica. Una sala da pranzo attrezzata con ascensori portavivande che portavano direttamente in tavola dalle cucine situate nelle cantine, i cibi per gli ospiti.
Ma la meraviglia assoluta è la scalinata all'entrata principale, tutta in legno di larice e doppia, che poi conduce ai piani alti.
Castel Savoia esterno (google images) |
Particolare del soffitto decorato e della scala (google images) |
La veranda da cui la Regina dominava la Valle e il Monte Rosa (google images) |
La Regina Margherita di Savoia (google images) |
Capitemi: mi ci sono vista mentre scendevo la scala per andare incontro ai miei ospiti con indosso l'abito bustier rosa della Regina che conservano nella sua camera, mentre con incedere regale, sorrido lievemente con aria compita. La lunga collana di perle che mi arriva alla vita e la tiara di diamanti in testa.
Belloooooooooooo.
Belloooooooooooo.
Ho chiesto a mio marito di farmi lo stesso regalo, ma non ha recepito il messaggio.Lo ritiene leggermente al di sopra delle nostre possibilità.
Come dargli torto.
Come dargli torto.
Pertanto, dovrò rassegnarmi.
Lei Regina, io Cenerentola.