04 febbraio 2014

Inquietudine



La giornata è quasi alla fine.
Mi sono seduta a guardare uno dei miei telefilm preferiti.
La terza stagione di Revenge.
Siamo alla seconda puntata ed Emily, la protagonista, è sempre più intenzionata a distruggere la famiglia Grayson.
Sono tranquilla all'apparenza e cerco di seguire la puntata.
E invece no.

E' tutto il giorno che ripenso ad una frase di Pessoa  che amo molto.
Sarà che abbiamo parlato di amore e di tradimenti e anche di possesso.
E ho pensato che spesso noi sentiamo di appartenere a qualcosa o a qualcuno.
Pessoa diceva che appartenere era una banalità.


" Essere è essere libero. Niente legami neppure con noi stessi. Liberi da noi stessi e liberi dagli altri."


E ho pensato alle convenzioni a cui ci costringiamo.
A quello che ci costa.

E se stessimo sbagliando tutto?















31 commenti:

  1. Amore e libertà,sempre,per me sono vitali.Pensa che la mia dolce metà non aveva mai amato nessuno prima di me perché fiuta l attaccamento all istante,e gli viene male.Io sono ancora peggio,se sento che qualcuno mi si attacca lo allontano.Non apparteniamo a nessuno!
    Come stai cara Mari?io così così,qualche giorno fa sono passati i ladri in casa,una tristezza...
    Bacio,Nick

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    1. Nick mi spiace.
      E' una cosa davvero brutta.
      E' successo anche a me e capisco.
      bacio veru

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    2. Wuesta frase mi piace da impazzire. Spesso in casa discutiamo di lbertà. Io ritengo che lo stesso appartenersi non avrebbe senso se non riuscissimo a farlo restando liberi. E integri perfino nell'amore.
      Ciao ragazzo.
      Insomma.. Molto difficile da scrivere e allora preferisco parlare di me attraverso i post.
      Brutta storia il ladri in casa.
      Anche a me è successo.
      Sono entrati di notte, mentre dormivamo,; per fortuna non ci siamo svegliati.
      Chissà cosa sarebbe potuto accadere, altrimenti.
      Ma la sensazione di essere quasi stata violentata mi è rimasta dentro per mesi.
      Bacio.

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  2. Mari per me questa è una frase bellssima.
    Si la libertà è quella di non appartenere di non appartenersi.
    Nemmeno i nostri figli ci appartengono.
    Abbiamo la presunzione siano "nostri" perchè sono stati nel nostro grembo per nove mesi.
    In realtà li abbiamo nutriti ed aiutati a formarsi ma non possono appartenerci.
    E si non apparteniamo nemmeno a noi stessi perchè non sappiamo mai veramente chi siamo e che ci facciamo qui.
    Esistono legami non appartenenze.
    Se riusciamo a liberarci da questo concetto forse permettimi il gioco di parole riusciremo davvero a comprendere il concetto di libertà.
    E forse soffriremo meno.
    Cominciare a pensare che le cose accadono indipendetemente da noi,che chi amiamo fa scelte indipendentemente da noi è un primo passo per relativizzare il tutto.
    Ci sta.
    A me piace questa idea.
    Poi riuscire a metterla in pratica è un'altra cosa.
    veru

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    1. Vero.
      Confondiamo l'amore con il possesso. E' non è solo riguardo ai figli. Ma anche all'uomo che amiamo, alla famiglia, agli amici.
      Persino le cose. Ci costruiamo delle gabbie dalle quali poi, non siamo più capaci di uscire. O non siamo più capaci di abbattere.
      Ti dirò.
      Vorrei appartenere solo a me stessa. E vorrei che nessuno mi appartenesse.
      Vorrei riuscire ad essere libera.
      Brava.
      Metterlo in pratica è tutta un'altra storia.

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  3. Insomma. Può essere un obiettivo, un traguardo. Qualcosa a cui miri, consapevole e piena. Non importa quanto ci metti, nè quali strade percorri. Tu sai che vuoi non-appartenere, che vuoi libertà. Sai che sarai davvero libera di amare e scegliere e donare, solo in quello stato di grazia.
    Benissimo ragazza. Sei già a ametà dell'opera.
    Un bacio :)

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    1. Metà dell'opera? Magari.
      Come si dice: la strada dell'inferno è lastricata di buone intenzioni.
      Vorrei essere libera, ma ogni giorno mi accorgo che la strada per realizzare diventa sempre più pesante da affrontare.
      Un bacio grande.

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  4. E'una bella frase, ma resta una poesia, le cose della vita sono più impegnative. Non è che vivendo siamo concentrati sulla parte più nobile della nostra vita.

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    1. Esatto Sara.
      Siamo troppo distratti dalle nostre meschinità quotidiane.

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  5. essere liberi significa essere isolati. nessuno se lo può permettere

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    1. Francesco, siamo già isolati. Stiamo annegando nel mare scomposto della solitudine. Anche io e te in questo momento dietro il nostro schermo.
      Allora la libertà mi serve per rompere le righe.

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  6. Toglierei il tuo punto di domanda: stiamo sbagliando tutto.
    Il problema è che si tratta di una di quelle malattie facili da diagnosticare ma senza cura. Non c'è (quasi) niente di intelligente, di buono e di giusto nel modo dell'homo (cosiddetto) sapiens di stare al mondo. Rendersene conto è fin troppo facile. Ma trovare un rimedio (che sia efficace e onesto, non una truffa o una cialtronata che peggiorerebbe le cose) risulta impossibile. Almeno per me...

    Un abbraccissimo! :)

    p.s. bello "Il commesso" di Malamud. Io ho una vecchia edizione einaudi, splendidamente tradotta. Pensa che lo acquistai a Varese, in libreria, pochi anni fa, ma aveva ancora il prezzo indicato in lire! Per dirti quanto vengano "presi d'assalto" i buoni libri: avevano solo quella copia, ed era rimasta dimenticata sugli scaffali per un tempo immemorabile...

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    1. Ecco, quando parli tu, io resto in silenzio. E approvo facendo sì sì con la testa. Silenziosamente.
      Lo sai che nego qualsiasi forma di rassegnazione. E non posso credere che riusciremo ad autodistruggerci quasi senza accorgercene.
      La cura c'è. Dove diavolo sia nascosta è l'altra domanda. Non vorrei fare come Diogene, che le lampade sono passate di moda :)

      Ho quasi finito Malamud. Mi piace la semplicità della sua scrittura, così evocativa.
      Le sue frasi brevi e profonde.
      Mi ha conquistato.
      Pensa che su twitter sto rompendo le scatole a tutti postando tutto quello che mi colpisce. Tra poco odieranno me e "Il commesso".
      Anche l'edizione di Minimum Fax mi sembra ben tradotta.
      Abbraccio ricambiato.

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    2. PS: zio quand'è che ti decidi a comparire su twitter? Si parla di te sai?

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    3. eheh... dopo tutto il mio disprezzarlo e chiamarlo Cippicippi, mi ci vorrebbe un bel coraggio per comparirci. Ma non è detto che un giorno... Nel frattempo ti do l'incarico di fare la spia: se dicessero di me cose particolarmente belle, o particolarmente brutte, fammelo sapere... :)

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    4. , Si parla molto bene di te. Chiedi al tuo amico Paolo Zardi che seguo nei suoi cinguettii. Pertanto potresti benissimo cambiare idea. Magari in concomitanza con l'uscita del nuovo romanzo.
      Pensaci.

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  7. Argomento complesso, che impegna molto anche la mia mente in questo periodo. Mi viene in mente la parola equilibrio fra i due estremi dipendenza-indipendenza. Dipendere da qualcuno ci rende deboli e ci mette in pericolo. Sentire che l'altro dipende da noi ci imbriglia nel senso del dovere e ci impedisce di amarlo serenamene.
    Seguire solo la propria indipendenza e libertà a volte ci porta a ferire l'altro, a trascurarlo e forse a perderlo. Stare con qualcuno che si sente completamente libero da te ti può rendere trasparente ai suoi occhi.
    E allora? Come bilanciare questi opposti bisogni dell'animo umano?
    Mi viene in mente una frase di Gibran, letta almeno vent'anni fa: Il matrimonio.
    Lo posto da me così ti costringo a venirmi a trovare ;-)
    Ciao.

    P.S. Anche io adoro Pessoa, ma fu il poeta di una "affollata solitudine" alla quale io non ambisco affatto. Baci

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    1. Condivido tutto Lara.
      Siamo prigionieri di noi stessi. Conosco le parole di Gibran a cui ti riferisci. Durante i primi anni di matrimonio facevano la loro bella figura in casa mia appese e incorniciate.
      Amo questa frase, Pessoa a volte mi piace e altre volte mi disturba.

      Ma guarda che non devi costringermi a venire da te. Vengo sempre molto volentieri.
      Abbraccio.

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  8. Io non penso che i miei figli mi appartengano, ma penso che io ho dei doveri verso di loro.
    Insomma, mica mi hanno chiesto di nascere. Ma ci sono e io che sono loro genitore me ne devo prendere cura.

    Per quanto riguarda l'amore... io ho rinunciato al "possesso" della persona amata.
    In effetti, sto molto meglio ora di prima (perche' non mi aspetto nulla). Ma da qui a dire che sto bene e' un'altra cosa. Spesso mi sento molto sola, se mi soffermo.

    Ammiro chi si ama vicendevolmente, e si appartiene, lasciandosi pero' liberi: secondo me, una delle piu' grandi dimostrazioni di quanto puo' essere forte ed elevato l'amore. (e ne conosco di coppie cosi', e le invidio (bonariamente!))

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  9. Saprai allora comprendere quando sarà il momento di lasciarli andare. E ti parlo da figlia in questo momento. Ho avuto la fortuna di un padre e di una madre che pur soffrendo non mi hanno considerato una loro proprietà. E li ringrazierò sempre per questo. Allo stesso tempo non hanno mai smesso il loro dovere di essere genitori.
    Mi hanno regalato tanta libertà e oggi dopo venticinque anni ne godo ancora.
    Credo sia stata questa l'origine di tutto. E' stato un dono.
    Se riesci a respirare la libertà rimane sempre il tuo punto di partenza, la base.
    Poi come dicevo prima, non sempre si riesce a focalizzarla come il fulcro della nostra vita. Ma si dovrebbe.
    Ah, se fosse facile.


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  10. Integrità,altra parola e concetto meraviglioso,come l amore mio :)
    Bene Mari,aspetto un post di quando tornerà il sereno!
    Nel frattempo mando un abbraccione a te e un mega bacio a Veru ;)
    Nick

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    1. Ma qui il sereno splende! E' altrove che latita.
      ABBRACCI A TE E AL TUO AMORE.

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  11. "Se ami una persona, lasciala andare. Se torna da te è tua per sempre. Se non lo fa non è mai stata tua" dicevano in un film. La libertà innanzi tutto. Il possesso non è sinonimo di amore ma di egoismo. Di sicuro è più facile dirlo che metterlo in pratica, io ci sto ancora lavorando, perchè nella sfera affettiva in genere do tanto ma pretendo anche molto. E un pochino possessiva lo sono, lo ammetto. Ho ancora tanta strada da percorrere per raggiungere la meta ma non mollo.

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  12. Quel film che citi mi fece paura. Era ossessione, non era amore. Spero che la tua sia più leggera! eheheheh
    Però ritengo che già il pensarci, è di sicuro un fatto positivo.
    Ti abbraccio Morena.

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  13. Non so, Mari. Per me, "appartenere" non significa "essere di proprietà di", ma piuttosto "essere parte di" (una coppia, una famiglia, una squadra, ecc...)
    Se c'è amore, non c'è costrizione. Se si avverte un senso di costrizione nel dare la priorità al proprio rapporto con il/la partner rispetto ad altro, vuol dire che qualcosa, in quel dato periodo, non funziona. Certo, in una coppia dovrebbero esserci comunque spazi di autonomia e ognuno dovrebbe sentirsi libero di poter essere se stesso senza paura. E' un equilibrio delicato e spesso difficile, specialmente quando c'è poca comunicazione. Tuttavia, per me amore e costrizione, ripeto, sono termini incompatibili. O c'è uno, o c'è l'altra. Ciao, Mari! Lara58

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  14. Certo Lara. Ne abbiamo parlato nel post precedente.
    Si dona tutto, se stessi per primi solo per amore.
    Ma l'amore può finire e finire il senso di appartenenza così come lo intendi tu, e io.
    Allo stesso tempo io vorrei a volte non essere parte di nessuno, ma solo di me stessa.
    E' utopistico certo, ma per me è sinonimo di libertà assoluta.
    E' sempre bello quando passi a trovarmi.
    Ti abbraccio.

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    1. Mari, molte volte io non commento, ma credimi, qui ci passo abbastanza spesso. Ricambio l'abbraccio. Lara58

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)