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Daria Bignardi è un'ottima giornalista (che seguo da sempre) ed è una brava scrittrice.
Nel suo post, di cui vi ho parlato qualche giorno fa, accennava pure al coraggio che aveva avuto, dopo molti anni, nel decidere di realizzare un sogno troppo a lungo accantonato: così, qualche anno fa, aveva scritto il suo primo libro. Questo mi era piaciuto molto.
Dopo ACUSTICA PERFETTA da me recensita qui, ora arriva L'AMORE CHE TI MERITI.
L'ho trovato un libro sincero ed evocativo.
Scorrevole, ti cattura come una calamita. La storia o forse dovrei dire, le storie.
Quella di Antonia (detta Toni) figlia di Alma: scopre all'improvviso che lo zio Maio, creduto morto, è ancora vivo. L'unico fratello di sua madre.
Volatilizzato, agli inizi degli anni '80.
Alle spalle una brutta storia di droga, amicizie sbagliate. Una vita bruciata.
Decide di capirne di più. E' una scrittrice di gialli, abituata ad investigare nei panni della protagonista dei suoi libri.
E' pure la compagna di un commissario di polizia, Leo. In attesa di un figlio.
Ma Toni è come un treno. Decisa e determinata. Parte. Arriva a Ferrara, la città della sua famiglia.
Per lei una perfetta sconosciuta.
Come tutto il suo passato, che la madre Alma le aveva tenuto nascosto.
Quella di Alma: ha un mare di sensi di colpa da tenere a bada. Si porta dietro, dall'età di diciassette anni, l'idea di avere contribuito al fallimento di vita del fratello. Di non avere fatto granché per riuscire ad impedirgli di drogarsi. Di averlo spinto lei la prima volta. Le aveva fatto schifo e non aveva continuato. Suo fratello Maio invece, aveva continuato risucchiato da quell'imbuto senza fondo che è la dipendenza.
Una notte due persone erano morte di overdose in una macchina. Probabilmente una partita di droga tagliata male e lui era sparito; si erano convinti fosse morto. Le ricerche non avevano dato alcun esito.
Il suicidio del padre e la malattia della madre, morta poco dopo, avevano messo messo la parola fine.
E lei era fuggita da Ferrara, portandosi dietro un peso fortissimo e cercando di sotterrarlo assieme ai ricordi della sua vita passata.
Dopo molti anni, aveva deciso di parlarne a sua figlia Toni. E si apre il romanzo.
Notevole l'idea di dipanarlo su di un doppio binario, diviso in misura eguale tra le due coppie e ogni capitolo ha come titolo il nome di una delle due donne.
Alma e Franco... due persone che si ameranno per tutta la vita rincorrendosi e cercando le risposte al loro sentimento, tra le pagine del più famoso libro di Virgilio. Rimanendo vicini e paralleli. Fin dal principio, quando si erano incontrati nel momento di massimo dolore di Alma.
"Gli effetti del dolore sull'amore sono devastanti: diventi una persona che pensa solo a se stessa, ti senti in credito col mondo, non sai amare. La gente crede che il dolore ti faccia maturare, invece io penso che chi soffre troppo da giovane non cresca mai."
In contrapposizione Antonia e il suo compagno. Concreti, solidi, reali.
"La mano di Leo è calda. Amo le sue grosse mani e i polsi forti, biondi e lentigginosi. il giorno che ci siamo conosciuti, mentre pazientemente mi spiegava le procedure di un'indagine per omicidio, gli osservavo i polsi che spuntavano dalle maniche di una camicia azzurro slavato, come i suoi occhi. Lo stesso colore del pigiama che indossa stamattina, un pigiama da anziano anche se ha solo quarant'anni."
Attorno a loro, come meravigliosa cornice, Ferrara.
"Che strana città così tranquilla e lenta. A Bologna a quest'ora in centro c'è un traffico caotico di macchine, mezzi pubblici, pedoni anche in mezzo alla strada. Qui ci sono poche auto, pochi pedoni, Solo ciclisti che sfrecciano silenziosi, e biciclette posteggiate ovunque. Ci sono più biciclette che persone."
"Ormai ricomincio a riconoscere le strade. Mi ha lasciata vicino alla Certosa, in piazza Ariostea, un'enorme piazza rettangolare con una colonna al centro di un prato circondato da un anello ovale. Mi ha mostrato la strada per arrivare al mio albergo: sempre dritto fino a corso Genova. <quello lassù è il sommo poeta, Ludovico Ariosto> ha detto, indicando con pollice la statua sopra la colonna, <e in quell'anello l'ultima domenica di maggio fanno il palio più antico del mondo>."
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Piazza Ariostea - immagine da Google |
Ed io, che non l'ho mai vista, ho deciso di provvedere a colmare questo notevole deficit geografico.
Talmente brava nel descriverla(le viene facile è ferrarese d'hoc), che mi è sembrato di percorrere quelle strade assieme alle protagoniste.
Ne ho sentito gli odori, colto i colori e soprattutto (se lo leggerete capirete) i sapori.
Unica Ferrara.
Bellissima, con la sua storia che ti circonda e ti abbraccia, passo dopo passo. Mi ha catturato profondamente.
Ed ho pensato alla fine del romanzo, che oltre alle storie dei protagonisti, ciò che mi ha entusiasmato di più e tenuta attaccata al libro come colla, è stata proprio la presenza di una regina quale mi è sembrata la città.
Però: e al centro?
Al centro l'amore. Quello filiale, quello genitoriale, quello sentimentale, quello fraterno. Quest'ultimo è la molla. Il motivo della partenza di Antonia e il senso del romanzo.
L'amore che ci meritiamo. Alma si sente colpevole di non avere amato abbastanza suo fratello.
Di non avere cercato di amare abbastanza sua figlia.
Antonia sente che la madre avuta a fianco in tutti quegli anni non l'aveva mai compresa veramente.
Una donna troppo forte, abituata a decidere per tutti, con la stessa tenacia e forza con cui aveva dominato se stessa. Mai un cedimento, mai un momento di dolcezza.
Era cresciuta DISTANTE anche se complice di suo padre Franco, professore universitario capace di comprenderla semplicemente con lo sguardo.
L'amore e i suoi molteplici aspetti. Capace di farti assurgere all'olimpo e di mandarti all'inferno nello stesso istante. Amore che ripara e che distrugge.
Sempre in equilibrio precario.
A volte capita di chiederci se e quando ci meritiamo l'amore che possediamo o quello che riceviamo.
E cosa possiamo fare affinchè la luce che vediamo nello sguardo riflesso di chi abbiamo accanto, sia sempre splendente.
Percorrere la vita con coerenza e onestà a volte non basta.
Anche perché nella nostra natura è essere contraddittori. Spaventa poter perdere ciò che abbiamo per un passo falso, un errore anche veniale.
Non sappiamo mai se e quando la linea della strada che percorriamo, possa interrompersi o virare.
E quanto questo potrebbe pesare sui nostri sentimenti, sul nostro essere.
Su chi ci ama.
A voi non sembra di essere sempre a piedi nudi nell'erba alta?
Ecco. Daria ancora una volta mi fa riflettere.
Come dico spesso, se rifletto su quanto leggo e non mi scivola addosso come acqua leggermente mossa, non posso fare altro che ringraziare chi, con le sue parole, è riuscito a scuotermi.
Il romanzo è scritto in maniera pacata e immediata. Come è lei. La riflette come uno specchio.
E' fin troppo stringato in alcuni momenti. E questo mi ha dato a volte l'impressione che l'autrice volesse mantenere un distacco. Apposito, voluto.
Come se avesse voluto dirci che quella fotografia in realtà non le appartiene.
Ma ho il dubbio che sia molto più vicina a lei di quanto voglia farci credere.
Andate fino in fondo al giallo. Non ve ne pentirete.
PS: La copertina è magnifica.
Note bibliografiche.
Daria Bignardi - giornalista, conduttrice televisiva e scrittrice italiana.
Ha pubblicato con Mondadori:
NON VI LASCERO' ORFANI - 2009
UN KARMA PESANTE - 2010
ACUSTICA PERFETTA - 2012
L'AMORE CHE TI MERITI - 2014