15 febbraio 2020

SABATO DI POESIA: LA CHIMERA

Non so se tra rocce il tuo pallido
Viso m'apparve, o sorriso
Di lontananze ignote
Fosti, la china eburnea
Fronte fulgente o giovine
Suora de la Gioconda:
O delle primavere
Spente, per i tuoi mitici pallori
O Regina o Regina adolescente:
Ma per il tuo ignoto poema
Di voluttà e di dolore
Musica fanciulla esangue,
Segnato di linea di sangue
Nel cerchio delle labbra sinuose,
Regina de la melodia:
Ma per il vergine capo
Reclino, io poeta notturno
Vegliai le stelle vivide nei pelaghi del cielo,
Io per il tuo dolce mistero
Io per il tuo divenir taciturno.
Non so se la fiamma pallida
Fu dei capelli il vivente
Segno del suo pallore,
Non so se fu un dolce vapore,
Dolce sul mio dolore,
Sorriso di un volto notturno:
Guardo le bianche rocce le mute fonti dei venti
E l'immobilità dei firmamenti
E i gonfii rivi che vanno piangenti
E l'ombre del lavoro umano curve là sui poggi algenti
E ancora per teneri cieli lontane chiare ombre correnti
E ancora ti chiamo ti chiamo Chimera.


(Dino Campana - Notturni - 1914)

Note sull'autore

Nasce a Marradi nel 1885. Esuberante, polemico, viaggiatore inquieto, irraggiungibile per lunghi periodi, a soli 21 anni viene ricoverato nel manicomio di Imola. Dopo un periodo oscuro e poco documentato, forse viaggia fino in Argentina, torna a Firenze nel 1913. Consegna agli editori Soffici e Papini il suo manoscritto, Canti Orfici, che andrà perduto.  Sarà costretto poi a pubblicarlo a sue spese nel 1914. Sibilla Aleramo legge il libro e si innamora del suo autore, con cui vivrà fino al 1917. L'anno successivo Campana, solo e ormai disperato, accetta un nuovo ricovero a Castel Pulci, nei pressi di Firenze, dove muore di setticemia nel marzo del 1932.

Fonte: Preferisco il rumore del mare a cura di Maria Grazia Calandrone - 2019

16 commenti:

  1. Non conoscevo questo poeta... mamma mia che vita strana, sicuramente avventurosa. Anche ricoverato coi matti! :o

    Moz-

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    1. Una vita complicata, come l'artista. Un poeta dai mille volti e da tante storie.
      Ne hanno fatto un film (ora non mi ricordo di chi) dedicato alla sua vita e alla sua storia d'amore con Sibilla Aleramo.

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  2. Dino Campana è speciale. Bella questa poesia. Credo di averla letta ma non la ricordavo. Quante inutili chimere nella nostra vita. Bacio Mari. Buon Sabato.
    P.s. poi posto le foto di oggi su ist.
    Un posto carinissimo con musica bellissima. Piccolo, nascosto ma dove si mangia benissimo. 😉

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    1. Quante chimere e quanta utopia.
      Una poesia bellissima.
      PS: ho visto le foto. Bravi.

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  3. L'ho letta in pubblico almeno un paio di volte: mi piace smisuratamente!

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  4. Leggere questa poesia mi è piaciuto molto.
    Ne ho sentito parlare di Dino Campana a scuola.
    Poi non ho mai voluto approfondire, la poesia in generale.
    Son prezioso questi appuntamenti per chi come me è a digiuno di versi.
    Che sia l’amore la dolce chimera che insegue il poeta?
    Buon weekend Mariella

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    1. Ciao Max,
      ho creato questo angolo perché penso che molte persone siano spaventate dalla poesia, hanno paura di non essere in grado di comprenderla.
      E volevo dimostrare loro quanto si sbagliano, vista la facilità con cui lei ci conquista. E non dobbiamo per forza pensare che abbia un significato remoto, incomprensibile ai più, non è vero. Di solito è chiara e diretta, arriva subito al centro.
      Potrebbe benissimo essere l'amore. Del resto quel che Campava amava di più nella vita, era la poesia. Per cui sì. di amore si parla.
      Grazie per avermi permesso questa breve disquisizione sul senso breve e sulle ragioni della rubrica.
      Buona domenica sera.

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  5. Ero una roccia, il mio rumore e lo sento é mormorare, la mia mente é una bomba! La poesia é bella! I miei capelli persi! Ciao Mariella!

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    1. Grazie Francesco, ti fa andare indietro nel tempo, mi fa piacere.
      Un abbraccio e buona domenica.

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  6. Canti Orfici non Orifici.

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  7. Indubbiamente molto densa.
    Ottima scelta

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)