27 gennaio 2020

VISITARE AUSCHWITZ



Questo post è fatto di immagini. Tutte le foto sono state scattate da me all'interno del "Campo di Lavoro" Auschwitz- Birkenau. Vi propongo un breve viaggio virtuale e vi avviso che non sarà facile.


AUSSCHWITZT- BIRKENAU. L'ARRIVO




IL LAVORO RENDE LIBERI



IL BLOCCO H
L'ALTA TENSIONE


UNA DELLE RETI DI DELIMITAZIONE






IL BLOCCO POLACCO

LA SUDDIVISIONE DEI PRIGIONIERI


IL GAS


LE MIGLIAIA DI SCATOLE VUOTE DI GAS



LE VALIGIE

LE SCARPE



I VESTITI DEI BIMBI



L'ABBIGLIAMENTO DA "LAVORO"





LE FOTO





LA CELLA DI PADRE MARIA KOLBE


IL MURO DELLE FUCILAZIONI



ALTRO PARTICOLARE DEL CAMPO



CAMERA A GAS



I FORNI




Il museo statale di Auschwitz-Birkenau, situato nel Distretto di O'swiecim dei Voivodato della Piccola Polonia, è un insieme di luoghi. Aperto ai visitatori per l'intero corso dell'anno, copre una superficie complessiva di poco meno di duecento ettari, parte di quello che è stato, sino agli inizi del 1945, il complesso concentrazionario di Auschwitz.

La visita dell'area può richiedere al visitatore diversi approcci nel corso della sua permanenza nel museo: il luogo storico, che in alcuni suoi punti piò essere meglio decifrato quando lo si consideri quale sito archeologico, il complesso mussale, il luogo della MEMORIA, segnato a sua volta da una propria evoluzione, infine l'immane cimitero delle vittime (ebraiche e non solo) su cui poggiano le rovine dei crematori di Birkenau e gli spazi circostanti.

Vi ho già raccontato del mio viaggio (QUI).
Grazie per avere percorso un pezzetto di questa strada difficile assieme a me, in occasione del 75mo anniversario della liberazione.




Fonte: Visitare Auschwitz di Carlo Saletti e Frediano Sessi - Gli specchi di Marsilio - 2011

42 commenti:

  1. immagini forti ma necessarie perché si ricordi quell'apocalisse e perché chi magari ha dei passaggi a vuoto nella sua memoria e compie atti come quello di questi giorni, si renda conto di cosa è stato quell'orrore e si vergogni.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Parlare di Memoria è molto importante, oggi più che mai. I testimoni della Shoah (e non Olocausto come molti scrivono) stanno morendo. Molto presto, visto che la storia è una materia sempre più ignorata, si perderanno le tracce di tutta questa immane tragedia. E sarà come uccidere nuovamente tutta quella gente.
      Orribile e vergognoso.

      Elimina
  2. Nelle tue meravigliose foto tutto è immobile e silenzioso. Fermo immagine di ciò che è stato.
    Invece se guardo sento il trambusto, le bugie dette, l'enorme confusione delle vittime, la freddezza metodica e animalesca dei carnefici. Aria di paura e supremazia sui più deboli e indifesi.
    Mi viene da star male. Ecco perché non scriverò nulla da me e forse non lo farò mai. Ma lascerò, se posso qualche mio pensiero qua e là. Abbraccio forte Mari.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La cosa che mi opprimeva di più, mentre camminavo tra i blocchi era proprio quell'assurdo silenzio. Tutto quell'ordine, quella perfezione. E immaginavo quegli uomini, privi di dignità, che sopravvivevano a stento, domandandosi ogni giorno il perché di tutto. Senza trovare una risposta. Capisco la tua sofferenza e la condivido. Ti abbraccio forte.

      Elimina
  3. PERCHE ????



    Si può e si DEVE impedire che si ripeta .

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La follia di un uomo è riuscita a mettere in piedi tutto questo.
      Mi auguro sia all'inferno e passi arrosto il suo tempo infinito, tra un forno e l'altro.
      Si può Tissi, se gli uomini non dimenticheranno.
      Buona serata.

      Elimina
  4. Ottimo post! Conosco il luogo e rabbrividisco ogni volta che vedo le foto di ciò che resta delle atrocità compiute qui come in altri campi di sterminio. MAI DIMENTICARE!
    Ciao un abbraccio
    enrico

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ad un certo punto, mentre ero ad Auschwitz, cominciarono le stanze con gli oggetti, alcuni molto personali. Poi arrivarono i capelli e allora cominciai a tremare. Scappai letteralmente. Fuori mi accolse il silenzio. Quel luogo è così pregno di dolore che è impossibile non percepirlo. Come è possibile negare quel che è stato, di questo non mi capacito, eppure succede.
      No, non dimenticheremo.
      Un abbraccio a te.

      Elimina
  5. Significativo e impressionante.
    Grazie.
    Cri

    RispondiElimina
  6. Dico solo: Mai dimenticare.
    Conoscere l’orrore aiuta a non dimenticare e si spera a non commettere più gli stessi orrori!!!
    Oggi in classe ( 1 media) di mia figlia facevano vedere un documentario su Liliana Segre mi sembra di aver capito.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ecco, sul commettere gli stessi errori, non ci giurerei. Siamo bravissimi a rifare tutto uguale e a sbagliare sempre.
      Credo che moltissime scuole oggi, abbiano fatto quel che dovevano: RICORDARE attraverso immagini, film, cartoni. Ottimo il documentario su Liliana Segre. Ha scritto un libro con Mentana, è nella mia wish list.

      Elimina
  7. Le tue immagini sono forti ma sono importanti per raccontare agli altri di quei fatti tragici , perchè la memoria deve essere mantenuta viva. Io non sono mai stata in un campo di concentramento e non vorrei neanche andarci perchè so già che effetto avrebbe su di me la vista di tanta sofferenza. Buona giornata.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci ho messo quasi trent'anni per andare ad Auschwitz. Lo avevo deciso fin da bambina, dopo aver letto il Diario di Anne Frank.
      Intanto, negli anni mi sono documentata, leggendo e studiando. Questo mi faceva sentire più forte, pronta. E invece, non si può essere pronti ad affrontare una visita come quella. Leggere tutti quei nomi, vedere migliaia di fotografie, l blocchi ancora in piedi, quel che resta dei forni crematori. Le recinzioni, le torri di vedetta. E i binari, quei vagoni sui quali arrivavano, il piazzale dove separavano gli uomini dalle donne, quel breve percorso a piedi che li divideva dalla morte. Perché la maggior parte è morta nei primi 50 minuti dall'arrivo. Presi e portati nelle camere a gas. 50 minuti per morire. No, non lasciamo che tutto questo si perda. Parliamo e parliamone, perché potrebbe accadere di nuovo. Ti auguro una buona serata.

      Elimina
  8. Cara Mariella, un post che ci ricorda una barbarità!!! che speriamo che non ritorni mai più.
    Ciao e buona settimana con un forte abbraccio e un sorriso:-)
     Tomaso 

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Speriamo Tomaso, l'uomo è stupido, ha la memoria corta e rifà sempre gli stessi errori.
      Un abbraccio a te e buona settimana.

      Elimina
  9. Immagini necessarie ma anche utili, che siano infatti di insegnamento.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Immagini che sono insegnamento e monito. Ho cercato di cogliere i luoghi così come mi sono apparsi. Crudi.
      Buona serata.

      Elimina
  10. Non ho ancora visitato il luogo e ti ringrazio per aver pubblicato le foto. Hai ragione non è facile guardarle ma sono necessarie per non dimenticare.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vederli dal vivo è peggio e non pensare di essere preparata, non lo si è mai. Affronta la visita con la consapevolezza che riconoscerai tutta quella sofferenza e la farai tua. Sarà un'esperienza forte ma importante.
      Grazie a te.

      Elimina
  11. Immagini che parlano da sole.
    sinforosa

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero, sono nude come il dolore.
      Buona serata.

      Elimina
  12. Bellissimo post Mariella, queste immagini dicono tutto.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie di cuore Sara, immagini essenziali ma complete.

      Elimina
  13. “io chiedo quando sarà che l’uomo potrà imparare…"

    RispondiElimina
  14. Sono solo dei link di pubblicità. Che tristezza.

    RispondiElimina
  15. E' iniziata la terza puntata de "La guerra è finita" e io la guardo e guardo qui da te queste immagini.
    E mi sento un peso sul cuore.
    E' prepotentemente necessario che si ricordi, si parli, si racconti. Si guardi. Anzi, no: SI VEDA, che è ben più impegnativo e significativo. Non potevi essere più incisiva di così, Mari, con questo post di immagini.
    Sapevo che avresti ricordato e non potevo non essere qui stasera.
    Non può, non deve mai più esserci un orrore del genere. Eppure, il nostro mondo fa spavento.
    Penso ai miei monelli e a che cosa troveranno lì fuori.
    E ripeto che è prepotentemente necessario che non si dimentichi MAI ciò che è accaduto.
    Ti abbraccio, davvero forte.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Non sto guardando la fiction di cui parli. Ho perso le prime puntate. Ma se, come credo, è su RaiPlay, potrò rimediare.
      Ecco, il peso sul cuore, ti accompagnerebbe per tutta la visita al sito, a quei luoghi di dolore. E te lo porteresti anche a casa, mentre ti domandi, per la millesima volta, come è potuto accadere. Come sia stato possibile che, un uomo solo al potere, sia riuscito a creare un tale inferno, seguito da migliaia di persone. Come sia stato possibile creare un tale odio, nell'anima di milioni di persone, come sia stato possibile plagiare tutte quelle menti. Come sia stato possibile che, tutte le potenze straniere, tutti quegli stati, abbiano potuto far finta di nulla. Abbiano negato l'evidenza. I tanti "non sapevo" declamati dai vigliacchi. Sai che c'era la resistenza all'interno dei campi? Che alcuni riuscirono a fuggire e a far conoscere all'esterno quel che accadeva? Eppure erano e rimasero poca cosa, in confronto a quell'immane tragedia che intanto si consumava.
      Hai ragione a temere per i tuoi figli, anche io tempo per i miei nipoti. Perché vedo troppi segnali attorno a me della stessa, identica cecità. La stessa ignoranza sulla quale far leva. E non sono tranquilla per niente.
      Parlarne e raccontare. Dobbiamo continuare a farlo soprattutto quando, gli ultimi testimoni della Shoah, non ci saranno più.
      Ti abbraccio anche io, come sai.
      Un bacio ai monelli.

      Elimina
    2. Negare l'evidenza. L'ignoranza che impera. La follia delirante.
      Troppi segnali, oggi come allora, che non vanno sottovalutati affatto.
      "La guerra è finita " cercala su Raiplay e vedila, Mari. È una fiction speciale. Dura, cruda, ma anche intrisa di tenerezza e di speranza, paradossalmente. E che non indulge in eccessi, nè terrificanti nè smielati.
      Attori straordinari, dagli adulti, ai ragazzi, ai bambini.

      Bacio grande da tutti noi qui.

      Elimina
    3. Cercherò di recuperarla al più presto.
      Bacio grande a tutti voi da qui.

      Elimina
    4. Ciao Mari. Volevo solo scrivere che sto vedendo anch'io questa fiction. Ci tenevo e sono riuscita a seguire sin dalla prima puntata. Ha ragione Maris, è bellissima! Assolutamente recuperala e continua a seguirla. Bacio.

      Elimina
  16. Vorrei tanto andarci perché questa terribile pagina della storia dell'umanità è troppa per non essere respirata e per comprendere, soprattutto, che queste cose non dovrebbero più nemmeno essere pensate.
    Io mi chiedo sempre, ok che erano altri tempi forse, ma davvero, come è potuto arrivare a tanto? Stiamo parlando di esseri umani che venivano letteralmente sterminati in nome di una follia. Com'è possibile che un uomo solo sia riuscito a creare un esercito di mostri che ha perseguitato così tutti quegli innocenti?
    Ti giuro, io più ci penso, più non mi dò una risposta...

    Comunque ti consiglio un bel libro che ho letto l'anno scorso, scritto da un ex prigioniero, ovviamente Ebreo. Si chiama "Il tatuatore di Auschwitz", forse lo conosci. Comunque davvero molto bello...

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Dicevo sopra a Mirtillo, di aver impiegato quasi trent'anni a prendere la decisione di visitare Auschwitz. E non è stato facile per nulla. Mi porto dietro tutta quella sofferenza e quell'incapacità di porre rimedio. Se ne parlo spesso, qui da me, è perché non trovo alternativa al mio senso di colpa. Perché ti senti comunque fortunata. Primo Levi diceva "voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a casa la sera cibo caldo e amici". Non posso non sentirmi una privilegiata e per questo, e sento la necessità di ricordare. Oh, ma non c'entra il periodo storico diverso, le fosse comuni, le uccisioni barbare, i genocidi, ci sono sempre stati. In tempi più recenti, penso ai desaparecidos, agli orrori della guerra in Bosnia, agli Armeni. Alle guerre fratricide in Africa, di cui si conosce poco, al Ruanda. È l'uomo il male, la sua fame di denaro e di potere. Impossibile arrivare ad una risposta...
      Grazie per il consiglio libresco, no, non lo conosco e lo inserisco nella mia wish list.
      Un bacio grande.

      Elimina
    2. "Ma le madri vegliarono a preparare con dolce cura il cibo per il viaggio, e lavarono i bambini, e fecero i bagagli, e all’alba i fili spinati erano pieni di biancheria infantile stesa al vento ad asciugare; e non dimenticarono le fasce, e i giocattoli, e i cuscini, e le cento piccole cose che esse ben sanno, e di cui i bambini hanno in ogni caso bisogno. Non fareste anche voi altrettanto? Se dovessero uccidervi domani col vostro bambino, voi non gli dareste oggi da mangiare?".

      Quanto ho pianto!

      Elimina
    3. Faremmo lo stesso, anche da zie.

      Elimina
  17. tremendo...
    Fa male pensare a ciò che è stato, ma è un dolore necessario perché si combatta con coscienza il male di cui l'essere umano è capace.
    Spero di visitare i luoghi della memoria, un giorno.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci vuole il dolore per combattere la malvagità. Per ricordare quello che è successo e fare in modo che tragedie simili non accadano più. Almeno provarci.
      Ciao Angela, buona serata.

      Elimina
  18. Veramente, veramente le tue belle foto! Ogni foto é una tragedie, é cosi!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Caro Francesco, grazie. Ogni foto rappresenta un momento di quella immane tragedia.
      Hai perfettamente ragione.
      Un abbraccio.

      Elimina
  19. Non servono fiumi di parole, le foto parlano da sole!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Grazie Bi, ero sicura che avreste perfettamente compreso il messaggio.
      Buona serata.

      Elimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)