30 gennaio 2020

IL GIORNO DELLA MEMORIA: SONDERKOMMANDO AUSCHWITZ


Traduttore: M. Carli
Prefazione: Walter Veltroni
Collana: Best Bur
Edizione: 1
Anno edizione: 2009
Formato: Tascabile
Pagine: 235 
Prezzo: 10,00











"In genere tagliavo i capelli; mi è anche successo di lavorare nella camera a gas, per dare il cambio a un amico allo stremo delle forze. Il mio lavoro era un po' meno gravoso; accettavo di subentrargli per qualche minuto, il tempo che recuperasse e prendesse un po' di aria fresca. L'inizio era il momento peggiore, quando bisognava estrarre i primi corpi: non avevamo punti d'appoggio. I corpi erano talmente intrecciati, ammassati gli uni sugli altri, le gambe da una parte, la testa dall'altra e il mucchio di cadaveri superava il metro, il metro e mezzo di altezza. Dopo avere svuotato la sala bisognava pulirlo a fondo. I muri e il pavimento erano sporchi; sarebbe stato impossibile far entrare altre persone senza che si spaventassero vedendo le tracce di sangue e di tutto il resto sui muri e per terra. Lavavamo il pavimento, aspettavamo che si asciugasse e ridipingevano i muri con la calce. Il ventilatore continuava a purificare l'aria. Tutto era pronto per l'arrivo di un nuovo gruppo. Anche se le persone, entrando, trovavano il pavimento bagnato, non si insospettivano; avevano detto loro che li stavano mandando nella sala docce per la disinfestazione. Anche le ceneri dovevano essere eliminate per non lasciare traccia, tanto più che alcune ossa, come quelle del bacino, bruciavano male, sia nei forni che nelle fosse. Le ossa venivano frantumate prima di essere mescolate non le ceneri."




Per decenni Sholomo Venezia (1923-2012), ebreo di Salonicco di nazionalità italiana deportato ad Auschwitz nel 1944, ha preferito mantenere il silenzio. Ha tenuto dentro di sé i mostri e i fantasmi, il marchio indelebile della Storia. Ha messo a tacere le voci raggelanti e i colpi della brutalità umana, lasciando che le immagini dell'orrore restassero vivide e mute nella sua mente: capelli tagliati e denti cavati ai cadaveri, corpi inermi trasportati nei forni crematori. Poi, negli ultimi anni della sua vita, ha deciso di raccontare la sua dolorosa esperienza: tra i pochi sopravvissuti del Sonderkommando di Auschwitz- Birkenau, una squadra speciale selezionata tra i deportati con l'incarico di far funzionare la spietata macchina di sterminio nazista - non è mai riuscito a dimenticare l'atrocità dei forni e i suoi occhi, cuore e mente sono sempre rimasti incatenati ai campi di concentramento. Dai suoi racconti è nata questa testimonianza lucida e onesta, accolta con interesse per la sua unicità straordinaria e diventata un simbolo della forma più nobile di omaggio alle vittime di ieri: LA MEMORIA.



La forza del ricordo è una forza benefica  e allo stesso tempo disperata. Una forza che, nell'oceano di dolore che sono stati i Lager, appare l'unica oasi di salvezza per la propria identità umiliata, torturata, negata. 
Walter Weltroni

A corollario della settimana dedicata alla Memoria, volevo consigliarvi il libro di Sholomo Venezia, perché attraverso la sua dura esperienza ad Auschwitz, veniamo a conoscenza di una ulteriore barbarie a cui furono costretti: molti dei prigionieri del campo di sterminio, riuscirono a rimanere in vita occupandosi di tutte quelle incombenze pratiche che le SS non volevano svolgere. Una delle più tremende era svuotare e ripulire  le camere a gas prima di far entrare il nuovo gruppo. Cosa che toccò anche a lui e ad altri suoi compagni. 


L'orrore chiamato dall'orrore.


24 commenti:

  1. Ho letto diversi libri di sopravvissuti all'Olocausto. Dai classici di Primo Levi al misconosciuto Martin Gray, questo però mi mancava. Se penso che ancora oggi tanti negano la veridicità dell'olocausto mi viene da perdere ogni residua fiducia nel genere umano.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. È di oggi la notizia che aumenta la percentuale di persone che crede che la Shoah non sia mai esistita. Così come aumentano gli episodi di antisemitismo. Dobbiamo davvero essere preoccupati, visto che i testimoni diretti sono sempre di meno, e l'ignoranza galoppa.
      Ciao Nick.

      Elimina
    2. Ciao Mariella, ciao Nick,
      intervengo nel vostro discorso per darvi ragione. In questa ultima settimana a Torino le scritte antisemite sono apparse ovunque.
      In molti dicono che l'Oocausto è u na colossale fandonia.

      Ho i brividi solo a pensare non soltanto a quanto successe allora ma a quanto potrebbe ancora e di nuovo succedere a causa di tanta ignoranza e cativeria.

      Informare, parlarne e poi di nuovo dal principio. Se dimentichiamo noi che abbiamo una certa età, figuriamoci i giovani che non ne sentono parlare da zii, genitori e nonni oltre a non studiare l'Olocausto. Perchè temo che finirà così. Sarà cancellato dai libri di storia o trattato in un paragrafetto da nulla

      Elimina
    3. Ho letto degli episodi recenti capitati a Torino. E rabbrividisco al pensiero che tutto possa tornare. Se non se ne parlerà abbastanza, presto l'orrore della Shoah verrà dimenticato, e ci sarà una recrudescenza drammatica.
      Buona domenica cara.

      Elimina
  2. Cara Mariella, io purtroppo non ho letto nessun libro, di quella storia, ma la conosco molto bene ugualmente!!!
    Ciao e buona serata con un forte abbraccio e un grande sorriso:-)
    Tomaso

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu sei testimone oculare di quel periodo, lo conosci bene, non hai la necessità di leggere, lo hai vissuto.
      Un abbraccio e buona serata!

      Elimina
  3. Tanti anni fa Levi, leggo e non mi ricordo più. Era vissuto. Leggo più volte, mattina dopo!

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Per anni ho tenuto una copia di "Se questo è un uomo" sul mio comodino. Ora è nella zona della mia libreria assieme agli altri libri sulla Shoah, in bella vista.
      Era vissuto, hai ragione, un tragico vissuto.
      Ti auguro una buona serata, Francesco.

      Elimina
  4. Ho delle memorie in casa del nonno di un mio amico che ha vissuto qualcosa di analogo, non riesco a leggerle.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ti capisco, è dura. Se poi conosci anche la persona...

      Elimina
  5. Un libro importantissimo ed una testimonianza fondamentale per mantenere la memoria e non dimenticare quell'orrore.

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Un ulteriore punto di vista da parte di chi, per sopravvivere, ha dovuto affrontare la prova più dura. Io sarei impazzita.
      Importantissimo venirne a conoscenza.

      Elimina
  6. Da una parte si desidera sapere , tutto, e si leggono i libri-diario di chi è sopravvissuto, dall'altra si teme di scoprire altre atrocità, ma è solo così che non si potrà mai dimenticare. Sono fiera di aver inculcato questo pensiero nelle mie nipoti, che hanno letto molti libri e visto TUTTI i film sui campi di sterminio e sulla persecuzione degli ebrei.
    Cri

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Tu sei una nonna eccezionale e le tue nipoti lo sanno bene. Un nuovo libro da aggiungere alla lista di quelli letti dalle tue ragazze.
      Bacio.

      Elimina
  7. Per tema e "tenore" non credo potrei mai leggerlo, anche solo sapere di cosa si tratta mi ha messo i brividi.
    Immagino sia un racconto doloroso e -come dici- lucido. Non deve essere stato facile, in questi frangenti ci sono tutte le sfumature (le più basse specialmente) dell'umanità.

    Moz-

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Comprendo perfettamente il tuo disagio, l'angoscia che procura solo il pensiero di leggere una testimonianza come questa.
      Tutte le sfumature più basse, sì. La ferocia e la violenza senza confini.

      Elimina
  8. Il libro ce l ho e lo leggerò...
    Che atrocità hanno subito i nostri simili :(

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Vero. La cosa più atroce è che sono pronti a rifare tutto d'accapo.

      Elimina
  9. Resto abbastanza freddo quando sento parlare di Sonderkommando...diffidente!
    Primo Levi li chiamava i corvi neri dell’olocausto.
    Molti di questi erano” arruolati” perché criminali fra il loro popolo.

    È giusto , doveroso sentire ogni testimonianza anche per trarne le debite conclusioni.
    Sicuramente certi son stati vittime pure loro ma a mio avviso tanti hanno cercato la strada peggiore per sopravvivere all’orrore non brillando sicuramente per coraggio.
    Comunque non bisogna dimenticare manco loro..grazie della segnalazione.
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. La tua diffidenza è comprensibile.
      Ma non possiamo capire fino in fondo cosa scatta nell'animo umano quando si trova al bivio tra la sopravvivenza e la morte.
      Non mi sento di condannare chi non ha avuto coraggio in quel frangente. Io stessa non saprei che reazione avrei potuto avere in quel frangente. E poi, come diceva Don Abbondio "uno il coraggio non se lo può dare". Gli eroi e i santi sono pochi, gli uomini per la stragrande maggioranza dei casi, sono dei vigliacchi e degli ipocriti.
      Primo Levi, non ha detto tanto di quello che ha visto e subito. Ha avuto per il resto della sua vita un peso addosso enorme, per essere sopravvissuto alla Shoah. Un peso sotto il quale, alla fine, è crollato.
      Non dimentichiamo, senza ergerci a giudici di chi, in quei luoghi, aveva perso tutto, soprattutto la dignità.

      Elimina
  10. Non son d’accordo con te mi spiace.
    Comunque rispetto il tuo pensiero.
    Ciao

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Ci mancherebbe Max, ognuno la sua idea.
      Forse io sono più scettica nei confronti del genere umano, ho visto persone irriconoscibili in situazioni estreme.

      Elimina
  11. Sai Mariella , questa triste nella sua più cruda realtà di allora è una pagina del tempo che bisogna sempre ricordare per far si che le generazioni future non debbano rivivere un Olocausto ancor peggiore...

    Un abbraccio !

    Rosy

    RispondiElimina
    Risposte
    1. Il libro della storia dovrebbe essere sempre aperto su questo capitolo.
      Specialmente oggi, che siamo quanto mai vicini al ritorno di quell'orrore.
      Un abbraccio a te.

      Elimina

Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)