02 aprile 2020

POSTITIZIE: LETTERA DI UN'INFERMIERA AL RESTO DEL MONDO



Lo so, è un post lungo. Ma prendetevi cinque minuti e leggetelo. Penso che molti di voi avranno letto a mezzo stampa la notizia della lettera che un'infermiera dell'Ospedale di San Luigi di Orbassano ha inviato al sindaco di Volvera.Lui l'ha pubblicata sulla sua pagina Facebook. Dice tutto su questo tempo terribile. Io sono rimasta in silenzio e ho avuto un momento di emozione intensa. Chissà quando ne verremo fuori. Spero  che saremo molto più ricchi. Dentro.

«Buonasera sig. Sindaco,lavoro in ospedale, le scrivo perché, da cittadina volverese vorrei descriverle una giornata tipo. Una come tante, in questo periodo. Ma non vorrei descriverle quello che stanno passando i media: numeri, statistiche, decreti e divieti. Vorrei farlo visto dal lato del paziente Covid positivo e degli operatori. Il Covid è molto più che un virus subdolo.Siamo un paese che sa solo lamentarsi per qualsiasi cosa, mai contenti di nulla. Sembra che la quarantena sia un castigo anziché una protezione per ognuno di noi. Se lo riterrà opportuno, potrà condividerlo lei, per sensibilizzare.Che bello essere chiamati angeli, ma chissà se poi lo siamo davvero.È un sabato mattina di una settimana di allerta Covid-19. Finalmente un giorno di riposo dopo tanto lavoro. Finalmente puoi dedicarti alla famiglia. Per te la quarantena non esiste, non esiste il divieto ad uscire e non è mai esistito. Tu devi lavorare, sei preziosa dicono. E invece no, niente riposo. Arriva la chiamata. Si deve andare. C’è bisogno di coprire turni. Il lamento è d’obbligo, non vorresti, ma si fa. Mentre ti prepari, rifletti che marzo non è stato affatto clemente: turni di 12 ore, ferie annullate, riposi ma cosa sono i riposi?Arrivi in ospedale, qualche figura nei corridoi, ma ancora troppa gente in giro. Arrivi al reparto critico, quello dove sono ricoverati i pazienti positivi. Tutto blindato, suoni. Ti apre la collega che è li da ieri sera. Stremata, viso segnato dalla mascherina e gli occhiali, prendi consegna e la congedi. Deve riposare. Suona un campanello. Ti sporgi alla camera interessata, chiedi il motivo della chiamata, rassicuri che presto entrerai, e vai a vestirti. La vestizione è lunga, ci si deve bardare molto bene e non si possono commettere errori di trascuratezza.Entri dalla paziente, la conosci e la saluti. Ha un casco sulla testa, si chiama C-pap. Serve per respirare meglio, non ha molte speranze e il monitor al quale è collegata ne dà conferma. Ma la paziente è cosciente, lucida e orientata nel tempo e nello spazio, ma soprattutto sa che sta per morire. Lo sa, lo percepisce e lo sente. Parli un po’ con lei.Non mangia da giorni. Questa mattina chiede la colazione. Ha un diabete non controllato e vuole due fette biscottate con la marmellata. Sarà certo il diabete il suo peggior nemico ora? E riferisci alla collega di passarteli.Quello sguardo implorante ti uccide. Distogli ogni tanto gli occhi da lei per non morire dentro…Mentre le sistemi i cavi dei parametri vitali, lei ti prende la mano…”Amore, sei mamma?”. “Si, di due ragazzi”.“Allora puoi capire cosa sto provando?”.“Posso provare, ma se vuoi, puoi descrivermelo… ti ascolto”.“Ho quattro figli e sono sempre stati tanto mammoni. Un rapporto bellissimo, anche perché gli ho fatto da madre e da padre, visto che sono rimasta vedova da giovane. Non ho paura di morire, non vorrei solo soffrire. Ma un giorno, uno dei miei figli è venuto a trovarmi e non lo hanno più fatto entrare.. è stato obbligato, non una scelta. Non ho potuto vedere più i nipoti, le nuore nessuno. Io qui, loro a casa.”.“Ma chiamali al telefono e diglielo”.“Si, ma non è la stessa cosa”.“E vabbè, però ti sentono, ti parlano ed è già qualcosa, meglio di niente”.“Li chiamo ogni giorno, li sento che stanno soffrendo perché non possono stare con me fino alla fine”.Entra il medico, la visita e squilla il telefono, è uno dei figli. La paziente gli dice “c’è il medico, te lo passo”. Il medico descrive al figlio la situazione. È davvero critica. Alla signora viene detto che dovrà essere intubata presto e che non ha molto da vivere. Il figlio chiede di poterla vedere per un ultimo, breve saluto. Non è possibile. il Covid non decide su chi posarsi, si insinua su chiunque.Il medico esce dalla stanza e la signora piange disperata. Mentre è ancora al telefono con il figlio, il figlio piange con lei. Lei ha sempre su di te quello sguardo implorante, come volesse chiederti di fare qualcosa e chiedi di passarle il telefono. La signora ha un telefono vecchio, non è anziana, ma nemmeno tecnologica, non puoi avvicinare il telefono all’orecchio, quindi non sai cosa ti risponde il figlio, ma quello sguardo ti ha trapanato e non sei soltanto un operatore, sei mamma, sei figlia.Dici al figlio: “Radunatevi tutti e quattro, ma proteggetevi con le mascherine. Fatelo prima che potete e poi chiamate in video chiamata questo numero”.E gli dai il tuo e vi farò vedere mamma. È poca cosa, ma almeno non sarà una cosa interrotta di netto, e la potrete vedere.Gli dici che sarai li per altre dieci ore e di richiamare più volte se non rispondo subito. Non passa neanche un’ora e la collega dice che dalla borsa sta squillando il tuo telefono. Tu sei sempre vestita e sempre in quella stanza, non sei mai uscita e le chiedi di prendere il cellulare, metterlo in un sacchettino, disinfettarlo e passartelo.Apri la video-chiamata e tutti e quattro i figli lì. La paziente non se lo aspettava ed è felice come una Pasqua e tu con lei. Si parlano un bel po’,  si raccontano, si dicono ti amo e lei desatura spesso perché si sta affaticando, ma sai il destino nefasto, non te la senti di chiedere di chiudere. Già una volta sono stati obbligati a tagliare, ora vuoi che la decisione sia la loro.La chiamata dura circa mezz’ora ed è come se un cerchio si fosse chiuso, quello che doveva essere è stato… lei aveva resistito solo per loro, per vederli, per salutarli. Hai il cuore in mille pezzi. Pensi a te e ai tuoi figli e comprendi tutto..ogni sua preoccupazione.Ti prende la mano, ti dice grazie, veglierò su di te, per quello che hai fatto. E fai fatica a non piangere. La paziente si spegne. Decidi di uscire e lasciare ai colleghi il resto. E vedi che, come le procedure prevedono, la cospargono di disinfettante, la avvolgono in un lenzuolo e la portano in camera mortuaria. Sola..sola..i suoi effetti personali messi in triplice sacco nero andranno inceneriti.È domenica mattina. L’agenzia di pompe funebri è venuta a prendere la salma. Uno solo dei figli presente, a debita distanza. Non l’ha più vista da quella video chiamata. Dà indicazioni all’incaricato e vanno via… la sua macchina svolta a destra, la salma va a sinistra..sola. Non ce la fai, quello è troppo. E se fino ad ora non avevi pianto, ora non ce la fai.A casa apri Facebook. Lamentele ovunque. Vi hanno negato la libertà, il bimbo non può andare più al parco, il cane passeggia troppo in là da casa e non si trova più lievito. Quanta ignoranza, quanti pochi problemi ha la gente, ma su una cosa ancora siamo fortunati: a noi ci saranno state anche negate delle cose, dovremmo anche fare sacrifici, ma almeno noi abbiamo ancora la dignità, un diritto che il Covid-19 ti toglie, senza poterti lamentare. Un diario dalla prima linea, quella umana, del cuore».





Fonte: La Stampa

27 commenti:

  1. Cara Mariella, con attenzione ho letto tutto il tuo post, purtroppo siamo entrati in un tunnel e non sappiamo quando ne usciremo.
    Cerchiamo di stare uniti così il buio che ci circonda sembrerà più chiaro, anche se tutti sappiamo che non è facile uscirne.
    Ciao e buona giornata con un forte abbraccio e un sorriso:-)
    Tomaso

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    1. La preoccupazione è tanta caro Tomaso, certo è che siamo talmente abituati a lamentarci di tutto che non ci rendiamo conto di quanta grandezza e fatica c'è sulle spalle di quei pochi che stanno mettendo a repentaglio le loro vite per aiutare i malati.
      Un abbraccio a te.
      Buona giornata.

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  2. Grazie per averlo condiviso con noi.
    Non penso ci sia niente da aggiungere se non un forte abbraccio a chi sta soffrendo purtroppo in silenzio.
    Grazie Mariella ,ciao.

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    1. E' una lettera amara, disperata.
      Ieri l'ho letta di un fiato e mi è venuto un groppo grande così.
      Parlarne mi sembrava obbligatorio così come condividere con voi.
      Un abbraccio a te, buona giornata.

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  3. Letta ieri.
    Uno dei lati tristissimi (malinconici, strazianti) di questa situazione.
    Ha ragione: ci si lamenta che non si può uscire, quando chi esce lo fa per rischiare per tutti.
    Per fortuna in generale l'umanità non è morta.

    Moz-

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    1. Per non parlare di chi se ne frega e esce infischiandosene degli altri., vergognoso.
      L'umanità non è morta ma di certo non sta bene.

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  4. Commovente Mariella e tremendo... non so aggiungere altro. Posso solo dire che a volte ci si lamenta e si cerca anche di scherzare sulla quarantena ed i limiti imposti per esorcizzare la paura che tutti abbiamo in realtà e questo non sempre è un male anche se capisco che in alcuni momenti certe cose non si possono proprio sentire. Serena giornata.

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    1. Scherzare un po' per cercare di alleggerire la situazione è legittimo.
      Questo non toglie che i nostri comportamenti devono essere rigorosi anche solo per il rispetto che dobbiamo a chi si sta facendo in quattro per salvarci, ai malati e a chi, purtroppo, non c'è più.
      Mi ha colpito al cuore, questa lettere.
      Ti abbraccio, passa una giornata serena anche tu.

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  5. Troppo triste Mari e veritiera purtroppo. Buona e serena giornata. Ciao.

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    1. Lo so, ma secondo me va letta.
      Ti abbraccio, buona giornata.

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  6. In questi giorni ho letto tante lettere del personale medico, bisogna avere più rispetto per chi salva vite umane.
    Saluti a presto.

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    1. Lettere, video, post su tutti i social, interviste sui giornali, sono nell'occhio del ciclone.
      Speriamo che, una volta finita l'emergenza non tornino nel dimenticatoio dopo tutto quello che hanno fatto.
      Buona serata.

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  7. Solo pregare. Buona notte Mariella!

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    1. Mi sembra ottimo, la preghiera aiuta.
      Buona serata a te.

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  8. Non riesco a dire nulla,ho l'animo colmo di lacrime. Solo un grazie e lei ed a tutti i medici e gli operatori sanitari per quanto fanno ed a a te per aver postato questa lettera. Un abbraccio forte.

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    1. Sono stata molto male anche io. È inevitabile, una lettera che trasuda sofferenza e dolore.
      Speriamo di vedere la luce, in fondo alla galleria, come dici tu.
      Grazie a te, buona serata.

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  9. È in assoluto la cosa peggiore, secondo me, l'idea di spegnersi da soli, senza i propri famigliari. Non so come si faccia a sopportare un dolore così unito alla consapevolezza di non poter nemmeno dire addio.
    A volte mi dico che sarà bastata tutta la vita passata insieme per compensare quel "ciao" non detto, ma altre mi rendo conto che anche quel "ciao" aveva il suo posto importante nel mondo.
    Io non riesco più a pregare da un bel po' di tempo ma nel cuore mi auguro che esista qualcosa che possa alleviare questo strazio per chi lo vive, sia dentro un letto di ospedale completamente da solo, sia da dentro una casa lontano da un proprio caro che in quella casa non entrerà più, sia da dentro un camice...

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    1. Credo sia un dolore insopportabile e mi auguro di non doverlo provare mai.
      È un mio pensiero fisso e ti assicuro che ogni volta quando leggo che cosa sta succedendo nei nostri ospedali e allo strazio di tante famiglie, mi chiude la gola. Non riesco quasi più a respirare.
      Voglio solo che tutto questo finisca presto, e non voglio più leggere una tale sofferenza senza poter fare nulla per lenirla...
      Ciao ragazza bella.

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  10. Cosa ti scrivo, Mari?
    E' non solo terribile e spaventoso, ma anche disumano. E tutto viene amplificato dal contrasto che l'infermiera autrice della lettera mette in evidenza: a fronte di chi soffre e poi muore da solo, c'è chi si ingegna su come eludere i controlli e le restrizioni o neppure si pone proprio il problema e fa sfacciatamente ciò che vuole.
    Non è accettabile. Io non riesco ad accettarlo. E l'unica cosa che mi scalda il cuore davanti a tutto questo è l'abnegazione e la profonda umanità dei medici e degli infermieri in prima linea, al fronte.
    Non ti nascondo che mi sono commossa moltissimo quando ho saputo delle migliaia di adesioni ai due bandi per recluatre nuove forze da mandare nei luoghi più a rischio. Li vorrei ringraziare uno ad uno se potessi, quei volontari.
    Non avevo letto da nessuna parte questa lettera, non so come si sia sfuggita... ancora una volta tu sei la mia fonte di notizie, di riflessioni, di emozioni forti. Preghiamo intensamente che ci siano sempre più angeli-eroi e sempre meno idioti, menefreghisti e irresponsabili.
    Buonanotte, amica mia cara.

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    1. Hai ragione Maris, non è accettabile. Oggi il mio cuore è particolarmente triste, perché il dolore ha colpito la nostra famiglia. Ma ho deciso di non parlarne qui, non ora. Per cui non posso che far mie le tue parole di ringraziamento nei confronti di chi, nel più assoluto anonimato, spesso a scapito della sua stessa vita, sta cercando di salvare più vite possibili e quando non ci riesce è più addolorato che mai.
      Grazie di essere passata e scusa il ritardo. Ti spiegherò.
      Un abbraccio.

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    2. Non preoccuparti. Anzi, un abbraccio forte forte 💙

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  11. Una grande emozione che prende l'anima .
    Preghiamo Dio perchè ci aiuti a superare tutte le prove che verranno ...

    Grazie per aver condiviso questa lettera.

    Un abbraccio per una buona giornata.

    Rosy

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    1. Cara Rosy, per chi ha fiducia in Dio la preghiera resta un sostegno importante. Che ci aiuti davvero.
      Grazie a te per essere passata.
      Un abbraccio e abbi cura di te.

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)