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17 giugno 2021

[SOLIDARIETÀ] L'AMORE OLTRE LA MORTE: AIUTIAMO LISA

 

Sonia Campagnolo è una signora di Padova che ha combattuto quel maledetto bastardo di un cancro e ha perso. Tumore al pancreas. Sonia sa che deve morire e la sua unica preoccupazione  è quella di lasciare sola e senza sostegno economico la figlia Lisa, che studia giurisprudenza nella sua città.  Cosa fare per occuparsi di lei anche quando non ci sarà più? Decide di mettere sull' epigrafe l'IBAN del suo conto corrente in modo tale che chiunque possa aiutare la sua ragazza.  Sonia è morta lunedì e la sua storia, che ho appreso dai giornali,  mi ha fatto venire i brividi. Un amore immenso che supera perfino la morte. Una madre che vuole assicurare alla figlia un destino diverso dal suo, un'indipendenza economica e un'autonomia professionale che la tenga al riparo da ogni imprevisto della vita.  Ho deciso di parlarne anche io  leggendo ieri sera questo post di CRISTIANA MARZOCCHI.

Se ci sono altri amici che vogliono partecipare al passaparola via blog, possiamo creare una piccola catena di generosità pubblicando la storia di Sonia e di Lisa e le coordinate del conto corrente.

Cosa ne dite, aiutiamo Lisa tutti insieme?




L'IBAN È IL SEGUENTE:

 IT96E0103062470000001807112 -  causale: in memoria di Sonia


Fonti: Corriere della Sera/La Repubblica

20 marzo 2021

[SABATO DI POESIA] IL FERROVIERE CONTADINO DI MARIELLA ESSECI

 

Foto privata vietata la riproduzione

Da quella scaletta che prendevi  di corsa,

ci hai abituato a salutare il mondo

quello che scorreva sempre più veloce di noi.


Ci hai spinto a non rimanere in sosta,

ma a correre con quanto fiato avevamo in gola

per abbracciare vita e sogni.


Il fischio con il quale salutavi le partenze

dava ritmo al tempo e ai sorrisi

quelli belli e luminosi con cui ci accogli


E molti erano i giorni delle tue assenze

in cui la vita sembrava sospesa

e l'attesa l'unica virgola determinante


E tra i chilometri percorsi e il vento

hai trovato il posto dove appoggiare gli anni

quelli che contengono esperienza


Nell'orto di Dio, dove poni l'accento

rinasce la vita ogni giorno

grazie alle tue mani


E mai mi basteranno le parole

per ringraziarti 

perché il mio cuore è tuo

caro papà


(Mariella Esseci - le mie poesie - 2020)


Note biografiche sull'autore.

Mariella Esseci nasce a Benevento nel 19.. vabbè, nel secolo scorso. Vive nella provincia di Monza e Brianza dal 2000 ma è lombarda d'adozione dal 1985. Lavora come la maggior parte dei suoi concittadini risparmiandosi poco, ma quello è caratteriale, l'ha ereditato dai genitori. Le piace scrivere, prosa e poesia. Ha un blog da oltre dieci anni dove la parola d'ordine è passione. Ne ha tanta, lo si capisce da tutto quello che fa. Abbastanza testarda, quando c'è da sguainare la spada non si tira mai indietro. Ma sa essere molto dolce, quando meno te lo aspetti. La sua scrittura è limpida e scorrevole,  a volte evocativa, riesce ad abbracciare le persone e reputa fondamentali le parole. Nella vita ha un carattere simile a quello di suo padre, si dice sia la sua fotocopia. Ma come lui, riesce a dare conforto anche ai sassi, perché capace di cura e ascolto. Per tutto quello che la riguarda non può far altro che ringraziare la mamma e il papà. A cui oggi, con un giorno di ritardo, dedica il suo sabato di poesia. Amici che mi leggete, vi prego di essere clementi. Non ho mai detto di essere poetessa ma figlia innamorata sì. Quello è per sempre.



27 luglio 2020

I FIGLI VOLUTI E QUELLI CHE NON SONO ARRIVATI



Capita che io mi sorprenda ancora per alcuni episodi di cui si parla in rete.Per delle frasi che a sentirle quasi non ci si può credere.
Leggevo che, qualche giorno fa, in una puntata di un reality di punta della televisione commerciale,  in cui coppie di fidanzati vanno su di un'isola per fare cosa sostanzialmente ancora non mi è chiaro, quasi sempre rompendo gli equilibri già precari e tornando presto single, un concorrente abbia dichiarato che la compagna "non è riuscita a lasciare il segno nella sua vita perché non ha avuto figli". Ribadisce il concetto aggiungendo " io ho un figlio e quando non ci sarò più qualcosa avrò lasciato".

Io direi al genio in questione  che, per prima cosa, mi verrebbe da pensare giusto al suo cervello mai pervenuto, dopo la lettura di tale manifesto di vita. Andando al di là dei personaggi coinvolti, vorrei puntare l'attenzione sulla morale che il suddetto omuncolo, ci sta facendo. E parlo di noi donne che un figlio non lo abbiamo avuto per un miliardo di motivi diversi e che, a questo punto, potremmo anche salire sul primo ponte che ci troviamo davanti e buttarci giù, tanto che viviamo a fare? 

Dopo attenta riflessione, sono scesa dal ponte e ho pensato,  oltre alla frase da vero idiota letta, anche alle altre che mi sono state dette in tutti questi anni di vita senza scopo.

La base:
Tu non hai figli e non puoi capire;

Il corollario della base:
Solo un genitore può comprendere;

Le due  varianti:
Ma perché non avete figli?
Ma perché non li  volete i figli?


La terza variante:
Tu di figli cosa ne puoi capire?

A tutte le persone che mi hanno rivolto le suddette frasi in anni e anni di vissuto, ho più volte ribadito che: i figli arrivano quando arrivano e se arrivano    ,  succede per amore a cui si aggiunge, mescolando bene, un pizzico di fortuna.  Non per una realizzazione personale anche se ad alcuni capita. Non li si usa come status simbol, come ho constatato  altre volte. Non serve averli  per comprendere meglio i delicati equilibri familiari altrui, perché anche senza, i difetti si vedono benissimo.  Affrontare una questione così personale con frasi estremamente superficiali come quelle che ho scritto sia conoscendo sia non conoscendo le persone a cui vengono rivolte, denota una stupidità e una insensibilità unica, da cervellino di poco conto o inesistente. Soprattutto pensare che un figlio realizzi una persona tanto da ritenere di essere l'unico modo per lasciare il segno nel mondo, rende inutili gli sforzi che le donne stanno portando avanti negli anni, di essere riconosciute come Persone e non come oggetti. E vanifica i tentativi di porre fine ad una violenza nei nostri confronti la cui recrudiscenza, purtroppo, constatiamo quotidianamente. E i numeri tragici sono sotto gli occhi di tutti.



Come direbbe la mia gemella diversa: ma vai a dare il ramato;

Io invece, che ho meno classe, dico: ma vai un po' affanc.... va.


(e buon lunedì😎)

03 marzo 2019

POSTITIZIE: LA STELLA DI ANDREA.







Oggi sono pronta a raccontarvi una storia.
Quella di un papà che sta partendo per un lungo viaggio e quella di Giulia, sua figlia, e di MariaLaura, sua moglie.

Andrea si ammala di cancro durante la gravidanza di Marialaura. Quando nasce Giulia è già in fase di chemioterapia. Il solito, maledetto bastardo, sta per portarselo via.  Ma guardando Giulia lui capisce che l'ultima cosa che vuole  è che sua figlia cresca in sua assenza con la sensazione che suo padre l'abbia abbandonata. Che si possa sentire tradita, che possa non capire mai quanto lui l'amasse. E allora scrive un libro che le racconti di lui, difetti e pregi. Le scrive lettere che possa aprire allo scoccare di ogni compleanno e apre una pagina INSTAGRAM con la quale raccontarle di se stesso, della moglie adorata e di quanto le ami, ambedue.
Andrea è morto venerdì scorso. Su IG ha pubblicato l'ultima foto con un messaggio ai suoi amori che mi ha spaccato il cuore in due:

"È solo questione di tempo... ci vediamo dalla mia stella."

Ciao Andrea fai buon viaggio. Sei un padre meraviglioso, un compagno prezioso. Rimarrai nei cuori di tutti NOI. Perché hai saputo cogliere e trasferire il messaggio più importante. Noi siamo quello che amiamo e che facciamo per amore. Nulla si disperde se il cuore ha questo comandamento.
Nulla morirà mai.

Ci vediamo sulla tua stella.



03 novembre 2012

Maria se ne va


Immagine presa dal web




Questa è la storia di Maria che ieri 2 novembre 2012, ha  lasciato casa famiglia "La Nuvola" ed è andata a casa.
La sua casa.

Dalla sua famiglia, dal suo papà e dalla sua mamma.
I suoi genitori punto.

Maria arriva in casa famiglia, lo scorso anno in aprile. Ha tre anni, sembra una bambola di porcellana, visetto roseo, occhi castani, capelli biondi.
Non sorride, non parla, ti osserva e appena provi a farle una carezza si ritrae, immediatamente.
Il suo passato è duro, ha negli occhi il trauma di non essere stata amata abbastanza.
Vorrebbe una mamma tutta per sè.
Vorrebbe un papà che la porti al parco, con cui ridere e giocare.
Vorrebbe possedere qualcosa di suo, da non condividere, che la faccia sentire importante, unica per qualcuno.
Nell'estate del 2011  abbiamo passato una giornata insieme a Vietri sul Mare.
Tutti i bambini erano con noi, siamo partiti in macchina e via verso l'avventura.
Abbiamo passeggiato e giocato, corso per le stradine, ci siamo arrampicati fino al punto più alto della cittadina campana, per godere del panorama mozzafiato.
E sulla terrazza a picco sulla baia, abbiamo giocato con loro.
I ragazzi più grandi si rincorrevano  e si azzuffavano, ridevano divertiti.
Una partita infinita tra piccoli calciatori tifosi del Napoli contro le piccole pesti tifose dell'Inter.
Lei no, era stretta a noi adulti, avvinghiata alle gambe di Ai o alle mie.
Stringeva forte la nostra mano, durante la passeggiata e lì, sulla terrazza, restava ancorata e silenziosa.
Nel momento in cui, ho abbracciato e baciato mio nipote, l'ho preso con me per giocarci assieme e il bimbo ha riso divertito, lei mi ha  guardato intensamente.
Mi chiede di salire in braccio al posto del piccolo.
E' il suo sguardo a colpirmi come un pugno, leggo tutto il suo dolore e il suo desiderio di essere come gli altri.
Come gli altri bimbi che vede attorno a sè ogni giorno a scuola o per strada, che hanno un posto proprio dove tornare e una famiglia che li ama.
La stringo forte, non posso fare altro e allo stesso tempo spero che arrivi presto una famiglia così come la desidera, tutta per lei.
Quando il giorno prima di partire vado nella sua cameretta per salutarla e lasciarle un piccolo regalo tutto per lei, una borsetta vezzosa, lei non mi guarda come non osserva il regalo, è la sua difesa.
Nei mesi successivi Ai mi tiene aggiornata sugli sviluppi relativi a una coppia che a piccoli passi, con la lentezza burocratica che caratterizza la procedura di adozione, si avvicina alla bimba.
Sono due belle e brave persone, e con il tempo,la nostra amata psicologa, mi sembra sempre più contenta per la scelta fatta.
C'è voluto quasi un anno ma il momento di andare a casa è arrivato.

E' tutto un trafficare durante la mattinata in casa famiglia.
Arrivano i genitori con regali per tutti i bambini e con lo sguardo fiero di chi ha compiuto un nuovo miracolo d'amore.
Documenti e fotocopie, le ultime procedure.

Faccio alcune domande ad Ai che si rende disponibile a chiarire alcuni dubbi anche se in questo momento sta soffrendo molto perchè separarsi da un altro bambino amato tanto e protetto così, non è mai facile, costa in termine di amore moltissimo.

Ci racconti i passaggi salienti che hanno portato all'arrivo della bimba in casa famiglia?

La bambina è stata abbandonata in una scuola dalla madre, che dopo un mese ci aveva ripensato e la rivoleva per poi ripensarci nuovamente. Intanto il  Tribunale aveva dichiarato l'abbandono e aperto la prima procedura. Non essendoci una famiglia di origine (i nonni e gli altri parenti si sono rifiutati) pronta a prendersi la responsabilità della piccola, hanno aperto la seconda procedura e la bimba è stata dichiarata adottabile nel mese di marzo di quest'anno.


Quanto vi  ha aiutato il Tribunale nella scelta della famiglia?

Il Tribunale seleziona a maggio cinque coppie ma viene chiamata la prima solo nel mese di luglio.
I tempi tecnici voluti dallo stesso sono stati lunghissimi nonostante l'interessamento della casa famiglia che più volte ha chiesto lo snellimento della procedura. Purtroppo occorrono le firme di più giudici sia quelle del Tribunale che quelle della Corte D'Appello e i due uffici non sono nello stesso luogo; tale difficoltà logistica dilata i tempi.Si è arrivati quindi a novembre per il decreto di " Affidamento pre-adottivo" poichè per l'adozione definitiva deve passare un  intero anno.
In questo anno l'assistente sociale va a far visita alla famiglia per le tre volte  necessarie alle relazioni da inviare al Tribunale in vista dell'adozione definitiva. Le relazioni sono redatte per verificare che non ci siano problematiche in famiglia volte a snaturare il senso dell'adozione.



Il percorso che i genitori di Maria hanno affrontato per arrivare a lei è stato lungo, si potrebbe velocizzarlo?

Loro hanno fatto una domanda di adozione cinque anni fa, in realtà potevano essere chiamati alla fine del terzo anno, ma le procedure sono diventate molto lunghe,perchè è aumentata la domanda da parte delle coppie.Ma questo non è del tutto positivo perchè la maggior parte di esse mette diversi paletti: il bimbo lo vogliono sano, neonato, senza rischio giuridico. 
Il rischio giuridico vale per tutti i bambini, perchè nell'anno di pre-adozione la famiglia naturale può tornare sui suoi passi e cercare di riavere il bimbo.Spesso i genitori non lo sanno come non sanno che la legge prevede delle fasce d'età per l'adozione, che destina i neonati alle coppie giovani e così via.Allora ogni volta che il tribunale chiama secondo la lista ci sono dei rifiuti netti in vista di leggeri/medi/alti handicap o per l'età dei bimbi da adottare.
Intanto il tempo passa e i bimbi restano in attesa. I primi a riflettere sull'adozione dovrebbero essere gli stessi genitori che prima di mettere in moto tutto l'iter dovrebbero conoscere meglio se stessi e il percorso da affrontare.


A livello legislativo cosa si potrebbe fare per agevolarlo?

Qualcosa si potrebbe evitare.
Ad esempio negli ultimi anni  c'è il tentativo del Tribunale di applicare la legge del "recupero" genitori naturali.
Spesso fatta presso il  Sert dove esistono realtà di abbandono fra le più dure.
E' sostenuta dagli avvocati dei genitori naturali, i quali ritengono che in molti casi non sia stata data alla famiglia di origine la possibilità di recuperarsi.
Il recupero quasi sempre è provvisorio, la maggior parte delle volte appena riavuti i figli ricominciano i problemi di dipendenza da alcool e droghe.
Intanto il tempo passa e i bimbi subiscono ancora violenze e al controllo dell'assistente sociale vengono nuovamente affidati ad una casa famiglia diversa e ricominciano tutto di nuovo. 
Poi, finalmente si apre la procedura di abbandono, ma le conseguenze sono in ogni caso altre ferite che non si rimarginano facilmente e restano sulla pelle.
Questo tentativo da parte del Tribunale e voluto dagli avvocati dovrebbe essere valutato con molta attenzione. Ricordando che tutto passa attraverso l'anima e la psiche dei bimbi.


Burocrazia agli sgoccioli, mani che si stringono, baci che schioccano, lacrime d'emozione che cadono.Questa è la realtà di una casa famiglia quando uno dei piccoli folletti si appresta ad iniziare il suo viaggio verso il futuro.
Giorno dopo giorno, si cerca di ricostruire con amore la vita di ognuno dei bambini affidati. Si ricrea per loro un ambiente sano e decoroso. Si affrontano percorsi impervi e giudizi spesso francamente falsati e viziati da quello che le televisioni propongono per  mera legge di audience.
Prima dei giudizi spesso ipocriti, bisognerebbe porsi le domande giuste e conoscere sul serio di cosa si sta parlando.

Anche oggi, come ogni volta, mi rendo conto che i bambini sono tutti uguali e che quando si realizza un progetto d'amore, la felicità non ha eguali.