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14 marzo 2017

[ATTUALITÀ] LA FAMIGLIA AI TEMPI DELLE CORTI DI APPELLO.


Bene, ho il dente avvelenato e so già che quello che sto per scrivere non piacerà a molti. Pazienza.

Sono giorni che sento parlare della sentenza di Corte d'Appello di Torino che ha condannato i due coniugi di Alessandria a non poter riavere la figlia naturale. Il tribunale dopo sette anni dall'inizio della vicenda,  ha ribadito che la bambina è affidabile e che i due genitori se la possono "scordare".
Ora, di questa storia ne ho fin sopra i capelli, perché ritengo che tutto questo clamore attorno all'età anagrafica dei due protagonisti, sia una vera e propria presa per i fondelli. 
Ma andiamo  con ordine e partiamo dall'inizio:
Una famiglia è una famiglia anche quando non si hanno bambini eh, solo che in Italia questo sembra ancora un'eresia. ok, apro e chiudo parentesi che qui c'è materia per altri 200 post.
Bene, dopo avere passato la cinquantina, la signora decide assieme al marito (claro)  di provare nuovamente ad avere un figlio. Motivi plurimi sono alla base della decisione, in sostanza però, affaracci loro.
Riesce a rimanere incinta (fecondazione assistita all'estero) e nasce Viola, nel "lontano" 2010.
Non mi pare niente di diverso da ciò che accade  quotidianamente altrove.
Pochi giorni  dopo la nascita però,  i due vengono accusati di "abbandono" di minore perché per qualche minuto avevano lasciato da sola la bimba in auto mentre le preparavano il biberon. Quindi non stiamo parlando di un genitore che lascia suo figlio per ore chiuso in macchina mentre se ne va a ballare. Però li si accusa subito di inadeguatezza, dovuta alla non tenera età dei due. I servizi sociali intervengono immediatamente e tolgono loro la figlia. Che solerzia, pensando a tutti quei bambini che soffrono in famiglie disagiate tra violenze di ogni genere, dimenticati per mesi.
Certo all'epoca  lui aveva 69 anni, non proprio un giovincello. Avesse avuto una moglie giovane e procace ,gli avrebbero fatto tutti i complimenti per la nascita, altro che togliergli la figlia accusandolo di senilità incombente.
In conclusione, famiglia nuova per Viola e inizio di anni di processi.
I due non si arrendono e ci mancherebbe; una sentenza della Cassazione nello scorso luglio ridà loro una speranza. Sono intanto passati già sei anni.
Arriviamo ad oggi,  con il ribaltamento in Appello di cui parlavo ad inizio post che toglie (almeno per ora) ogni speranza alla coppia e ribadisce il concetto dell'adottabilità della piccola.
Orbene, intanto gli anni sono passati e di sicuro i due non sono ringiovaniti. Diciamo che stiamo parlando del sesso degli angeli.
Secondo la legge italiana, non ci sono limiti all'età anagrafica per avere figli. Altrimenti dovrei fare la lista di tutte quelle coppie e mamme famose che hanno avuto figli ben oltre l'età della signora in questione.
Facciamo qualche nome?
Gianna Nannini, ad esempio. E per di più lei è anche sola, la figlia l'ha avuta da un donatore anonimo e vive serena e beata in Toscana crescendo sua figlia  con gran battiti di mani e apprezzamenti da ogni dove.
Oppure: tutto il clamore per papà ultracinquantenni gay che giustamente, hanno visto riconosciuti tutti i loro diritti e vivono finalmente sereni la loro vita. E qui mi sembra sacrosanto.
Allora devo dedurne questo: una famiglia che ha avuto un figlio non in giovane età, non è in grado di far fronte alla crescita e all'educazione dello stesso figlio?
Perché io tra qualche anno, non essendo più giovane, avrò il cervello in pappa e non sarò più in grado di intendere e di volere e di poter gestire la mia vita come meglio credo fino agli  '80,  se ci arrivo?
Cos'è questa discriminazione? Dobbiamo aspettarci nuovi campi di "internamento" in cui far vegetare le persone che hanno superato una certo limite? Dopo i 65 anni tutti a riposo forzato, in questo mondo dove sempre più spesso chi non è FOREVER YOUNG, è destinato ad un oblio veloce?
E chi non è ricco e famoso e non appare sulle riviste platinate di tutto il mondo, non potrà avere gli stessi diritti degli altri?
E soprattutto, sarà così facile togliere un figlio ad una coppia "colpevole" solo di essere diversa da quello che la nostra società sempre più superficiale impone come standard?
Ma i "diversi" non dovrebbero essere quelli da proteggere dalle discriminazioni e dai pregiudizi come il politicamente corretto stabilisce?
Eccerto, in Italia in realtà c'è solo una legge: quella dei pesi specifici diversi.
E questa storia ne è un esempio lampante.
Io tifo per Viola e pure per la sua famiglia naturale.
Che poi è in sostanza ciò che chi sta decidendo per loro dovrebbe fare, senza far passare secoli tra una sentenza e l'altra e ridando ad una famiglia il sorriso.
Facendo in modo che tra un'aula di tribunale e l'altra vincesse il cuore, l'amore e soprattutto il buon senso.
Lo so che preferite la "fanciulla" (seeeeeee)  che vi parla di libri e vi posta poesie di Alda Merini.  Ma stasera vi beccate "scorrettissima me" con annessi e connessi.





16 marzo 2016

Quello che mi piace e non mi piace di questo inizio 2016.



Come i migliori ladri che si rispettino, torno sul luogo del delitto.
Ci ho preso gusto a considerare gli eventi degli ultimi tempi e a trarne delle conclusioni.


Non mi piace che il decreto Cirinnà sia stato stravolto per passare al Senato. Subendo il ricatto di una debole fronda che riesce a tenere per le palle un governo che, come quelli passati, non si decide a sdoganarsi dall'ingerenza della chiesa cattolica. Certo gli fa comodo.
Allo stesso tempo non mi piace il "doversi accontentare perché è già un piccolo passo e il resto lo farà la magistratura".
Non mi piace la rassegnazione che colgo nei discorsi dei miei amici, secondo me, ed è una critica che ho mosso a loro, non stanno facendo abbastanza per affermare i loro diritti. Gli stessi che ho io.


Non mi piace che si allunghi la lista  degli italiani rapiti e uccisi all'estero. Che come al solito, non si DEBBA conoscere il perché, cosa ha fatto il nostro governo (nulla) per riportarli sani e salvi a casa.
E se almeno ci ha provato...
Non mi piace il dolore e la rabbia che colgo nelle parole e negli sguardi dei familiari e il dover sentire le solite parole sull'assenza, sulla negligenza e sull'abbandono da parte dello stato.

Non mi piace il "solito" Salvini. Ma mi piace da morire non perdere l'occasione per dargli addosso sul mio blog. Prima o poi faccio un post intero tutto dedicato a lui!

Non mi piace che due ragazzi decidano di punto in bianco di ammazzare un loro coetaneo per il gusto di capire cosa si prova. 
E che poi provino a giustificare l'orrendo delitto con un astio immotivato nei confronti dei padri. Direi di smetterla di giustificare la propria bruttura riconducendola al vissuto e alla famiglia. Siete vermi, assassini, sostenete da soli il peso dello squallore.
Trovo terrificante, il disprezzo assoluto nei confronti della vita e la mancanza totale di principi. E ancor di più NON MI PIACE che i genitori di chi ha ucciso, perdano tempo e parole a sprecarsi in giustificazioni, ad apparire in televisione, a pronunciare proclami a destra e a manca. Quando l'unica cosa giusta, per rispetto nei confronti di chi è morto, sarebbe il silenzio.


Mi piace avere trovato più tempo per me.
Riservandomi pomeriggi e serate nel piacevole ascolto di Mariella, che legge un libro, ascolta musica, pensa.

Mi piace che si avvicini una nuova primavera; certo non abbiamo avuto un inverno tradizionale ma sono speranzosa per il prossimo futuro.

Mi piace che si avvicini il mio compleanno. Mi piace la data, mi piace il rotondo e dieci anni fa non avrei potuto nemmeno immaginare che l'avrei presa così bene.

Mi piace che ci siano ancora dei ragazzi pronti a mettere in discussione la civiltà
tecnologica che ci sta ammazzando a favore di una vita lontana da tutto a contatto con la natura.  E vorrei avere il loro coraggio.

Mi piace la nuova iniziativa del comune di Milano. Che riscopre l'arte del baratto in campo amministrativo. Mi  piace che si possa utilizzare  per saldare dei debiti lavorando. Voi cosa ne pensate?


Mi piace che ci siano dei mi piace. Ho spesso la folle paura di vederli diminuire drasticamente.

Ce la siamo cavata ancora, per questa volta.


30 novembre 2015

Quello che mi piace e non mi piace: novembre.




Henrì Matisse" La Danza"  MET NYC - Foto Mariellaesseci





Torno con la mia non sempre piacevole lista delle cose che mi sono rimaste sul gozzo a novembre.
Nei titoli di coda qualcosa di buono.

Non mi piace la paura: siamo stati investiti dalla sua onda d'urto. Non mi piace che ne possiamo essere dominati dopo le vicende tragiche di questi ultimi giorni.
Mi piace la reazione, mi piace il ricominciare, mi piace il non cedere ai ricatti.

Non mi piace il dovere tacere ad un'amica una verità sgradevole.
Non mi piace il non trovare le parole giuste, quelle che (spero) faranno meno male.
Mi piace l'idea che il male minore non sia il silenzio.

Non mi piace il razzismo strisciante che si mostra ipocritamente in alcuni ambienti di lavoro: compreso il mio. Non mi piacciono i sorrisetti facili, gli apprezzamenti viscidi e il luccichio opportunista che leggo negli gli occhi di tante persone che sono costretta a frequentare. 
Mi piace pensare che un giorno e spero presto, riuscirò a mandarli tutti a fanculo.

Non mi piace che quest'anno sia più malinconica del solito aspettando il Natale: l'ultimo trascorso lo vorrei dimenticare e farò di tutto per riuscirci.
Mi piace se riuscirò a realizzare il desiderio mandando al diavolo  il  mio pessimismo cosmico.

E adesso i mi piace:

La lista dei regali di Natale: ho già cominciato, partendo dai bambini.
L'albero di Natale: ne ho preso uno altissimo per la mia nuova casa.Non vedo l'ora di addobbarlo. Dovrò salire sullo sgabello per infilare il puntale di vetro soffiato su in cima. E questo mi farà felice come quando ero bambina.
Mi piace passare una domenica intera a casa mia:  qualche ora a leggere poi  accartocciarmi addosso a chi amo e parlare di tutto e di niente.

Mi piace scrivere sul mio blog e continuare a rompervi le palle con le mie paturnie!

Stay tuned!





28 giugno 2015

L'Amore è rumore.











Fine giugno. Non so bene perché, ma ho voglia di mettere nero su bianco quante cose nel mese mi hanno fatto incazzare e quante no.

E forse da oggi in poi lo farò spesso. Chissà. 



Mi ha fatto incazzare che un mio amico di blog abbia dovuto confrontarsi con una masnada di vigliacchi del web. Che hanno riempito il suo spazio di insulti di vario genere. Tanto da indurlo a fermarsi per un po' per decidere sul da farsi. E alla fine la grinta e la forza del  mio ragazzo bello hanno avuto la meglio su gentaglia dal cervello grande come un chicco di riso. Schifosi relitti.

Mi ha fatto incazzare che si possa permettere alla Grecia di non stare ai patti con l'Europa. Che noi qui in Italia stiamo a leccarci ancora le ferite per le rinunce fatte e che faremo. Zitti e mosca. Mentre Tsipras indice un referendum per lavarsene le mani e anche i piedi. 

Mi ha fatto incazzare dovere continuare ad esibire la mia faccia d'italiana corretta e ligia ad ogni dovere tutte le volte che sarò all'estero. E sapere che le risatine di compatimento dei "cittadini europei e non" continueranno a iosa. 

Continua a farmi incazzare Salvini. Ma è una roba vecchia. Dai "napoletani che non si lavano" alle "ruspe" di oggi non è cambiato nulla o quasi. Ah sì, è il segretario del partito, ha fatto fuori il vecchio Bossi e purtroppo fa leva sui cervelli minuscoli e imbrigliati di luoghi comuni dei "nazional-popolari" che lo seguono. Non me ne faccio una ragione. Ora fa il lecchino, lenticchia che non è altro. Se potessi, lo chiuderei in una discarica a cielo aperto nella "terra dei fuochi". Per qualche giorno. Per rinfrescargli la memoria su  quanto male il nord abbia fatto al sud, partendo da lì. Visto che fa finta di essersene dimenticato. Ma noi no. Io lo ricordo il compagno di merende Maroni, quando urlava al cielo che la "mafia" in Lombardia non esisteva. Lo so che non basta, ma è un inizio. Poi lo mandiamo a raccogliere pomodori nelle campagne del sud a posto di qualcun altro. Ma anche uva nelle terre pregiate del Barolo. Sempre per tre euro lordi all'ora. Quando va bene.


Ora "pensieri positivi".

Sto leggendo un gran bel libro: "Il Paese dei Coppoloni" di Vinicio Capossela. Sarà che la terra raccontata è anche la mia terra. Sarà che ritrovo gente e odori della mia infanzia. Sarà che le colline e le montagne raccontate sono impresse a fuoco nella mia memoria. Sarà che i treni viaggiati li abbiamo sentiti insieme. Ma la poesia di un "cantore" fuori dal coro è grandemente potente. Non si scappa. La memoria è tutto. Il nostro bagaglio, passato e futuro.

Mi è piaciuto, passare delle belle serate tra la gente della mia nuova città. Aperta e cordiale. Serate di feste, di cene al chiaro di luna. Di racconti, di gelati e risate. E di musica non ordinaria e piatta. Viva.

Mi è piaciuto completare la mia wish list di libri da leggere per questa estate che è arrivata. Caldo, dolce far niente e letture. Niente di meglio. Mancano quasi due mesi però. Ce la posso fare. Per la wish list prossimamente su questo schermo.

Mi è piaciuto organizzare la nostra prossima vacanza. Brevissima ma intensa. In Italia. Ve ne parlerò.

Mi è piaciuto fare gli auguri al mio papà, lo scorso 21 giugno.  Ha oltrepassato gli ottantadue anni con il piglio di un ventenne. Aivoglia a dirgli vacci piano. Che con il suo cuore provato dal tempo e dalla vita dovrebbe vivere quasi in una bolla. Ma non lo farà. Lo conosco bene, ho il suo carattere e il suo cipiglio. Ed io figlia indomita forgiata dalle sue mani, gli auguro notti stellate come quelle che desidera. E frutti maturi da cogliere dai suoi alberi per ancora un mucchio di tempo. Pronti per essere  donati alla sua numerosa tribù. Quella che a volte osserva in disparte, mentre gli ruota intorno, con lo sguardo orgoglioso di chi, ha operato con intelligenza, coerenza ed onestà. Ed io sono altrettanto orgogliosa di lui. 


Mi è piaciuto che negli Stati Uniti dell'Ammerica i diritti degli omosessuali siano stati riconosciuti. Grande passo a cui la nostra minuscola Italia non è preparata oggi e non lo sarà per lungo tempo ancora. Fino a quando lo chiesa continuerà a mischiare le carte in nome di un dio che per primo non avrebbe mai accettato alcuna differenza. 

Ma noi incalliti ricettatori di speranza, continueremo a fare rumore. Ogni giorno, ogni minuto.

E di certo non sarà un FOLLE squilibrato che spara all'impazzata su una spiaggia bianca a  turisti inermi a farmi cambiare idea. O l'avanzata di gente MALATA (sempre in nome di un dio minore a fargli da alibi) che pensa di riuscire a restituire all'occidente il male fatto in tempi passati. 



E anche se, come potete ben immaginare, il concerto di Lorenzo Jova Cherubini ieri sera mi ha lasciato stremata e felice, come una bimba da Hamley's a Londra, beccatevi i Verve a conclusione del post.

Perché sì: AMORE E' RUMORE. E NE CONTINUEREMO A FARE. MA TANTO. Come ieri sera a Milano e Torino sotto un cielo arcobaleno.





15 febbraio 2014

Il tempo cattivo e gli uragani.






Immagine  presa dal web




Ho passato la mattina del sabato in libreria. Avrei potuto fare un salto alla BIT, visto che oggi era l'unico giorno in cui era aperta al pubblico ma in tutta sincerità, solo l'idea di arrivare fino a Rho, girare tra i settori e accumulare cataloghi che con molta probabilità dopo il primo istante avrei lasciato da parte per mesi e poi buttato senza rimpianti, mi ha fatto desistere.

Mio marito invece ci è andato, ma dopo due ore era già di ritorno. E questo la dice lunga.

Ci sono stati anni in cui all'appuntamento con la Borsa Internazionale del Turismo non mancavamo mai.
Ci passavamo un giorno intero. Catturati dai vari spazi. Italiani e esteri. Compagnie turistiche e di viaggi. Sognavamo e prendevamo nota. Poi ispirati dall'onda del momento decidevamo dove andare d'estate.
Da tempo non accade più.
Si viaggia di meno. Siamo concentrati su di un periodo di tempo inferiore e di solito programmiamo il viaggio importante una volta ogni due-tre anni. Una questione economica non è che ne faccia mistero.

Quest'anno per esempio vorremmo fare una vacanza tranquilla in un posto di mare. In Italia. La nostra terra bellissima. E tra Puglia e Campania,  abbiamo solo l'imbarazzo della scelta.
Rimanendo a casa, chiaramente. Facendo serenamente i conti con  il nostro portafoglio.

Insomma vedremo.

Intanto la BIT ha perso molto del suo fascino.
Quello che ho notato negli ultimi  anni è che  il tono si è abbassato come giusto che sia, visto che con la crisi non è che si abbia tanta volta di girare il mondo. E bisogna fare attentamente i conti nelle nostre tasche per decidere se convenga o meno una vacanza.
Penso che anche i grandi operatori del settore, ne siano ormai consapevoli e agiscano di conseguenza.
Mi farebbe piacere parlare con qualcuno di loro  e provare a chiedere che cosa si aspettano da un tessuto sociale ormai estremamente impoverito che di sicuro sta rinunciando all'indispensabile; figuriamoci se guarda al superfluo.
Dovranno tornare a contare sui pochi. Quelli ricchi davvero, che lo erano prima e lo sono ancora di più adesso.
Perché per molto tempo solo loro potranno viaggiare in lungo e in largo. Come del resto hanno sempre fatto. Così potrebbero evitare di dire emerite stronzate. Oggi leggendo su La Repubblica come John Elkann, si permette di dire ai giovani che sono poco ambiziosi, non cercano lavoro e stanno bene a casa, mi si sono arruffate tutte le penne di gallinella anzianotta che non  sono altro.
Una vera testa di emme, il signorino. Già, se pensiamo che lui da sempre il lavoro ce lo aveva in casa.
La "fabbrichetta" di famiglia, a vent'anni già nel CdA.
E credo abbia girato il mondo con soldi non guadagnati da quando è nato.
E penso a noi. Alle persone normali. Quello che vivono grazie a quanto si sono costruiti con le loro forze. Senza aiuti e senza famiglie alle spalle.
Sì lo so, sono andata fuori tema, ma sono fatta così, mi girano.
In un tempo duro e fatto di sacrifici, leggere di uno che non sa nemmeno di cosa sta parlando e si permette di pontificare con una prosopopea infinita, mi ha fatto strabordare.

Noi siamo in una nave piena d'acqua.E l'unico strumento che abbiamo per svuotarla è  un secchiello di plastica. Non abbiamo tempo per le filippiche di ragazzini viziati  troppo presto dalla vita  e  che di sicuro non ci meritiamo.

La fascia economica media che per un lungo periodo si era data ai viaggi e all'esplorazione, illudendosi di essere salita di qualche gradino sulla scala sociale, facendo ottenere loro un vero boom del turismo di massa, ora sta cercando di rimanere in piedi dopo l'uragano.
A quella più bassa mancano anche i fondamentali ormai.
Le piogge torrenziali restano. Il futuro è plumbeo come il cielo che ormai da settimane vediamo qui a Milano. Per non parlare di Roma. Roma???
Si deve pensare a sopravvivere. A trovare i soldi per la spesa e per le cure mediche. Per la scuola dei figli. A mantenere il posto di lavoro in bilico.
Non abbiamo più il tempo e la voglia di luci, serate disco e aperitivo. Giochi e tour di sette giorni in sette capitali europee.
Vorremmo la stabilità a casa nostra.
E finché ci mancherà la terra sotto i piedi non avremo voglia di calpestare quella degli altri.
Questo è tutto.
No.
Aggiungo: Elkann per favore la prossima volta tieni a freno la lingua. Non ti hanno insegnato a contare fino a dieci prima di parlare?

12 febbraio 2014

Acropoli o necropoli?



Domenica sera ho guardato la partita. Ma era un bel po' noiosa e allora ogni tanto facevo zapping.
In uno dei miei soliti giretti sono finita su Rai 3. E sul divano di "Che tempo che fa" si discuteva di San Remo.

Sessanta anni di televisione italiana e sessantaquattro di Festivàl (come diceva Mike Bongiorno).
Per questo motivo tra Fabio Fazio, Elio e Massimo Gramellini a disquisire era presente anche la moglie del Mike nazionale, Daniela Bongiorno.

In tutta sincerità quella donna ha il potere di lasciarmi a bocca aperta.
La trovo agghiacciante. Badate bene non per quello che dice o che fa. Sembrerebbe del tutto dedicata alla memoria del marito. E pertanto le va tutto il mio rispetto.
No, parlo del fisico.
Ci sono stati dei primi piani impietosi. Il regista sembrava un avvoltoio appollaiato sul ramo di un albero che ogni tanto planava giù e faceva un boccone della miseria fisica di una donna.
Pelle lucida e tiratissima, zigomi così gonfi che la camera d'aria delle gomme di un auto sparirebbe al confronto. Un naso piallato e ridotto al fratello minore di quello di Michael Jackson.
E la magrezza? Boh!

Ho girato lo sguardo su di me. Quasi un riflesso incondizionato. Va bene sono più giovane. Ma molte tra le mie coetanee una puntatina dal chirurgo estetico l'hanno già fatta.

Ho tutte le mie rughe. Segni degli anni che passano ai quali non intendo rinunciare. La pelle resta bella perchè faccio una vita sana e regolare. E forse anche perchè c'entra molto l'ereditarietà. Mia madre ha ancora una pelle fantastica.

Il mio naso non è perfetto. Ho una piccola gobbetta che, causa anche gli occhiali da vista, con il tempo è diventata più pronunciata.
I miei zigomi non sono mai stati altissimi. Col tempo cederanno come è naturale che sia.
Nel complesso non dimostro gli anni che ho, ma non è che me ne frega più di tanto.
E' proprio questo il punto.
Sto bene con me stessa. Sto bene con i miei segni del tempo. Rabbrividisco quando vedo donne capaci di trasformarsi in replicanti alla Blade Runner per fingere di avere un'età lontana da quella anagrafica.
Tutte uguali, tutte gemelle. Tutte finte.

Tutte a scrutarsi allo specchio e tra di loro ogni santo giorno.
La palpebra che cala, la ruga d'espressione attorno alla bocca, la cellulite sulla gamba destra, il gluteo che scende precipitevolissimevolmente!
Occorre trovare una soluzione immediata. E partono le consultazioni. Cosa sarà meglio una punturina di acido iarulonico o sarà meglio un leggero botulino?
Tanto per rimpolpare lì o qua!
E quando non basta più ecco che cominciano i pellegrinaggi alle mecche estetiche.
L'amica dell'amica della mia amica mi ha consigliato il dottor Losofarebene ma anche Nonlasciotraccia è altrettanto competente.

E via, si spacca il porcellino, si striscia la carta di credito o si fa un bel bonifico con i soldi della vacanza studio della figlia.
E quando finalmente il viso è ormai lo stesso replicante della famosa attrice o presentatrice o nullafacente presente nei vari programmi televisivi,  ecco solo allora ci si sente soddisfatte!!!

E il mio pensiero è andato al monologo di Meryl Streep in I Segreti di Osage County.

L'ho visto da poco e vale la pena di andare di corsa al cinema anche solo per la scena in cui Julia Roberts le da di santa ragione alla madre Meryl Streep.
La protagonista Violet (una strepitosa Meryl Streep e che ve lo dicoaffà) istruisce tutto il pubblico attorno alla sua tavola sulla competizione tra donne affermando che chi ha più anni sarà sempre perdente. C'è sempre una donna più giovane. E non si può competere. non c'è alcun rimedio e nemmeno il trucco aiuta. L'unica ottantenne pimpante che  conosce è Sophia Loren e l'unica donna che poteva esibirsi senza trucco era Elisabeth Taylor eppure di trucco se ne metteva una tonnellata. Insomma non resta che rassegnarci.

E se lo dice Meryl.







01 febbraio 2014

Tradimenti & Co.



Ho appena finito di ascoltare l'ennesima brutta storia di corna.
Le chiamo così e che ci posso fare.
Una conoscente che mi ha raccontato per quasi un'ora la fine della sua storia.
Mi spiace tanto. Ha scoperto che il compagno la tradiva da mesi con una collega.
Pure banale.


Anni insieme, dei figli. Il pensiero che il percorso iniziato possa durare per sempre.
Poi l'affaticamento della vita. Il quotidiano. Ognuno in questi casi tenta di darsi una spiegazione logica. Sia che  il tradimento lo si scopra in maniera violenta o dopo mesi di sospetti. Fino alla certezza.
Dopo i primi momenti di rabbia. Dopo le parole vomitate addosso. Dopo le lacrime e le recriminazioni. Ci si pensa.
Ci si guarda allo specchio.
Spesso se è la donna la persona tradita, il pensiero va al proprio fisico. Si fanno paragoni. Lei è più giovane; è più bella. Non ha avuto figli e ha un fisico da sballo.
Io invece...
E si pensa alla vita, agli ultimi anni appena trascorsi.
Le corse, il lavoro, il desiderio che si affievolisce. I pensieri legati alla situazione economica che non è mai facile o brillante.
L'adattarsi alle cose. L'abitudine.
Il dare per scontato che dall'altra parte sia sempre bello, sempre perfetto.
E soprattutto il non parlarsi.
Il muro che si alza. Piano piano, e la strada che, pur iniziata insieme a volte ci porta a crescere in maniera diversa.
Mah...
Lo so che quello che sto per scrivere forse non vi troverà tutti d'accordo.
Ma è il mio pensiero.
Il tradimento, l'altra o l'altro sono solo una conseguenza della crisi di un rapporto già in atto. Silenziosa a volte. Perché i problemi si preferisce accantonarli. Ci sono altre priorità. La famiglia, i figli, la salute.
Invece il rapporto in sè viene messo da parte. Se c'è qualcosa che non va si apetta, in attesa che arrivi il momento adatto per affrontarlo.
Ma poi non succede mai.
Dopo che accade?

Dopo le scuse, le lacrime e le richieste di perdono che cosa si fa?
Si prova a parlare?
Si prova sinceramente a cercare di capire? 
Oppure il/la traditrice non ha più alcuna possibilità?

Nel caso specifico lui è già fuori di casa. Ha provato a giustificare il tutto come un attimo(?) di debolezza. Ma lei non ha creduto al momento che durava da mesi.
Ed ora è sola, ferita, delusa. Risoluta ad andare avanti nella sua vita senza quell'uomo che ormai disprezza.

Ma è la strada giusta? Lui/lei sono gli unici colpevoli?

Io me lo sono chiesto. Scavando a fondo nella mia poca esperienza in materia direi che probabilmente farei delle domande a me stessa per prima.

Poi passata la rabbia che, cazzo sarebbe una roba che mi farebbe marcire le budella, proverei a domandarmi quanto di serio c'era e quanto invece solo di debolezza.
Se fossi in grado di trovare la forza di avere ancora fiducia in lui.
Sarebbe il mio unico, vero e grande problema.
Forse e dico forse, proverei a dare un'altra possibilità.

Vero è che mi riesce facile. Sono una donna che ama molto il suo uomo ed è riamata. Ma nonostante questo la mano sul fuoco non ce la metterei mai.

Forse perché mi è accaduto in passato.
Non era una cosa leggera. Era una storia parallela. Durava da molto tempo.
Non ho perdonato e non ho dimenticato. Mi è servito soprattuto a realizzare che nella vita mai dire mai.


E a voi è mai capitato? Cosa avete fatto? Avete respinto o avete perdonato?
Vi siete chiesti se magari succedesse a voi come reagireste?


Ne vogliamo parlare?








08 giugno 2013

Biagio, ma che stai a dì?








Che tra me e lui da sempre ci sia un rapporto di amore e odio l'ho spiegato più volte qui e poi qui.
Che ci siano delle volte in cui mi verrebbe voglia di mollargli un pugno sul naso non è un mistero.
Ma l'ultima intervista rilasciata su VF di questa settimana dove appare in copertina vestito da limoncello è veramente troppo.
Saranno i 50 anni che arriveranno il 9 novembre.
Saranno gli occhiali gialli che gli annebbiamo oltre la vista anche il cervello.
Sarà che odia volare e l'intervista a Sara Faillaci l'ha rilasciata in volo tra vuoti d'aria e buio totale.
Ma quando è troppo è troppo.

Alcune chicche:

"Se parliamo di ultracinquantenni che lasciano la famiglia per una donna più giovane, e magari fanno altri figli, a costo di essere impopolare dico che lo trovo naturale: nell'uomo c'è l'istinto genetico della conquista, e la fertilità è un modo per sentirsi giovani, virili."

"Le donne non devono drammatizzare. Consiglio di lasciarli fare e, se poi tornano, riprendeteveli, anche perchè quest seconda vita, in novanta casi su cento, è solo un'illusione di amore."

"Dieci anni fa non avrei parlato di amore con la leggerezza di una canzone come NON VIVO PIU' SENZA TE, avrei temuto critiche."


Sulla prima.

Caro Biagio, ma dai,  non ti sei reso ancora conto che SEI un cinquantenne  con una donna molto più giovane e che ha il resto della famiglia ex moglie e figli, lontani? Ah già, ma tu sei un padre presente... Ma non sarà che l'intervista ti serve come alibi? Ah furbetto, arriverai ai settanta e allora sì che l'ospizio per vecchi musicisti ti accoglierà a braccia aperte.
Facci un favore dai, risparmiaci queste grandi minkiate.

Sulla seconda.

Noi donne non drammatizziamo, Dobbiamo solo imparare  a ridervi in faccia e superare l'ansia di non essere più giovani, belle e senza cellulite regalandoci un toy boy, con cui riacquistare la stima di noi stesse, alla faccia di tanti ultracinquantenni paraculi e pieni di soldi. E in quanto a riprendervi dopo l'ultima illusione d'amore, vi rispediremo al mittente ovvero alla giovane fanciulla che, tremolanti e inconcludenti non vi vorrà più, nonostante i vostri soldi. Ecco che si riapriranno nuovamente, le porte del cinque stelle di lusso per la terza età DI CUI PARLAVO PRIMA.

Sulla terza.
E'  stata una sfida, ma ho una conoscenza di base della tua musica direi notevole.
Dici dieci anni fa? Eccoti accontentato. Anche di più. Parlavi di donne come fai sempre, visto che sono lo zoccolo duro del tuo pubblico. Eravamo cattive allora figurati adesso, dopo le tue mirabolanti dichiarazioni.











Sai, dieci anni fa e oltre, sapevi parlare d'amore meglio.
Molto meglio.

Dai Biagio, ADAGIO.



PS: facci un piacere canta. E BASTA.

07 aprile 2013

L'amore malato


Google images


Io vivrò (senza te) -Lucio Battisti e Mogol

"Che non si muore per amore
e’ una gran bella verita’
percio’ dolcissimo mio amore
ecco quello, quello che, da domani
mi accadra’
Io vivro’ senza te
anche se ancora non so
come io vivro’
Senza te, io senza te
solo continuero’ e dormiro’
mi svegliero’, camminero’
lavorero’, qualche cosa faro’
qualche cosa faro’, si, qualche cosa faro’
qualche cosa di sicuro io faro’: piangero’
si’ io piangero’
E se ritorni nella mente
basta pensare che non ci sei
che sto soffrendo inutilmente
perche’ so, io lo so, io so che non tornerai
Senza te, io senza te
solo continuero’
e dormiro’, mi svegliero’
camminero’, lavorero’
qualche cosa faro’ qualche cosa faro’
si’ qualche cosa di sicuro io faro’,
piangero’, io piangero’
Si’ piangero’, io, piangero’…"


"Questa canzone in larga parte ha cambiato la mia vita. Perchè a vent’anni pensiamo che l’amore in corso sia il migliore, il più grande, quello che ci illumina, che ci da la spinta verso il futuro,la mano che sarà sempre nella nostra, il sorriso che ci sveglierà ogni mattina.La persona con la quale ci sentiamo forti, potenti, INVINCIBILI.Perchè il nostro lui/lei, ci sembra forte, potente, invincibile.Tutto quello che fa,dice,pensa è perfetto.
Non ha sbavature, il suo credo, la sua fede, la sua musica, quello che legge, quello che scrive, sono il massimo.
Se poi ha, una decina di anni più di te, nessuno può reggere il paragone con lui. Non ha dubbi e tu come lui non puoi averne.
E poi, una mattina ti svegli e ti accorgi, che ti ha usato. Che non eri l’unica, che non è perfetto.
Ma tu non ci credi, a quello che senti dentro, ai suoi amici che ti dicono di lasciarlo perdere, che saranno più le lacrime che i sorrisi. Perchè appartiene alla razza dei grandi egoisti, quelli che mettono avanti a tutto per prima cosa se stessi, e tutto il resto viene dopo. Ti calpesta, ti deride, abusa di te e del tuo affetto.
Ma hai vent’anni ripeto, pensi che il tuo amore assurdo, potrà cambiarlo.
Ma, come diceva la grande Mia Martini, gli uomini non cambiano,alcuni di sicuro. E allora per sopravvivere al dolore, devi cambiare tu. E la canzone di Battisti, insieme a chili di cioccolata, mi ha cambiato. La cioccolata è stata smaltita in fretta, per il dolore c’è voluto più tempo.
Sono migliaia le storie d’amore come la mia, non è qualcosa di speciale, anzi è molto comune.
Solo che talvolta dall’incantesimo non ci svegliamo in tempo. Arrivano le violenze, che giustifichiamo, che non abbiamo la forza di respingere. Pensiamo che lo schiaffo ricevuto come una pugnalata alle spalle, sarà l’unico. E poi succede ancora e ancora. E quando finalmente troviamo la forza di ribellarci,le istituzioni non sono in grado di proteggerci. Ecco, sono partita da Battisti per arrivare alla violenza sulle donne.
Ma il mondo di Battisti non è poi così lontano dal nostro."



Questo mio commento sulle pagine del blog del Direttore di Vanity Fair è poi stato pubblicato sulla rivista, nello spazio dedicato alle lettere.
Non è la prima volta che vengo pubblicata tra i commenti della settimana.E' già successo. Non è questa la cosa importante.
Ritengo sia importante che si parli, di amore malato e di violenza sulle donne.
E se anche un modesto commento come il mio, potrà servire a qualcuna di noi, a rendersi conto che la nostra vita va vissuta senza sprecarla e senza regalarla a chi non la merita, ecco non posso che esserne lieta.

E ringrazio Luca Dini, direttore di Vanity Fair, testata importantissima nel panorama editoriale italiano, di avere permesso alle mie parole di arrivare a tante,tante donne e non solo.

Con semplicità. spero.





27 gennaio 2013

Oggi 27 gennaio 2013 a Milano :Il luogo del Racconto e del Ricordo





Binario 21

Siamo al freddo da oltre un'ora, in piazza Jacob Safra, Via Ferrante Aporti 3, Milano.
Inaugurazione del Memoriale della Shoah, al BINARIO 21.
Non sono qui a raccontarvi della cerimonia d'inaugurazione, dei politici presenti, delle urla "Buffone Buffone" rivolte a Berlusconi, che arrivano da qualcuno alle mie spalle.
Dei fischi e del grido "Razzista che cazzo ci fai qui" sentiti con le mie orecchie e rivolti a Maroni.
Dei loro sorrisi di plastica e delle dichiarazioni incomprensibili e nauseanti.

Degli applausi alla Camusso e a Pisapia. 
Loro che hanno riposto con sorrisi timidi, dileguandosi tra la folla, senza clamore.

No.

Vorrei parlarvi della lunga fila di persone in attesa di entrare, dalle 10,00 della mattina.
Persone che come me e mio marito hanno aspettato a lungo prima di entrare.
Perchè c'erano loro, le star, prima.
Alle 13,00 aprono le porte.


Memoriale della Shoah-la fila per entrare



Tutti in silenzio, per vedere quanto di storia ci portiamo dentro.
Quanto non abbiamo dimenticato.
Quanto ancora dobbiamo imparare.


Memoriale della Shoah-senza parole


Il binario 21 è sotto la Stazione Centrale di Milano. Lì ben nascosti, si caricavano i carri, che inizialmente servivano per il trasporto di cavalli,di uomini, donne e bambini ebrei. I carri venivano piombati e chiusi, poi attraverso un elevatore, passavano al livello superiore e partivano, destinazione Auschwitz-Birkenau-Monowitz, Fossoli, Bergen-Belsen, con fermate intermedie a Verona e Bolzano.
In due anni dal 1943 al 1945 oltre 700 persone partirono per la deportazione da questo luogo.
Solo 27 furono i sopravvissuti.

Ora lascio che le immagini parlino meglio di me.

Il binario 21 e parte di uno dei carri originali.

L'interno di uno dei vagoni


Binario 21 - L'elevatore




Il Muro del Ricordo - 774 nomi



Una delle targhe che ricordano le date di partenza dei convogli


                                 E ora, restiamo per un momento, in silenzio.