Anche questo mese partecipo all'iniziativa voluta da Daniele Verzetti per parlare di donne vittime di violenza: (QUI) i particolari se volete leggere o partecipare.
Oggi ne parlo con una mia poesia.
Lascio andare lo sguardo alle luci delle case degli altri,
mentre una lacrima mi solca il viso.
Sto scappando dai miei mostri.
Avevo una casa e tanti luci anche io,
un tavolo con dei fiori freschi al centro,
un forno sempre acceso
Un divano e tanti libri.
Un camera candida col suo copriletto di raso bianco,
candele profumate e incensi.
Il sorriso sempre pronto in attesa del suo ritorno.
Ma non andava mai bene niente;
i fiori troppo costosi
il cibo insipido o bruciato
e mai abbastanza birre in frigo.
L'inferno arrivava in un momento.
E nascondevo i lividi con il trucco
sempre ben coperta, anche d'estate.
Ma oggi il copriletto si è tinto di rosso sangue,
c'è finalmente un gran silenzio.
Attraverso la strada con il cuore allo stremo.
Entro e fermo un agente:
"forse l'ho ucciso" dico
e sono finalmente libera.
(Mariellaesseci - maggio 2021)
Ho le lacrime agli occhi, è toccante, straziante, ti fa rabbrividire e ti lascia esterrefatto su come l'uomo può essere orribile. L'esasperazione di questa donna è assolutamente comprensibile, e se per raggiungere la sua libertà è dovuta giungere ad un atto così estremo, è anche colpa di una società che a parole si schiera con le donne ma poi nei fatti rende loro la vita complicatissima, nei fatti permette al denunciato per stalking o atti di violenza di restare nei paraggi, di poterla andare a spiare come e quando vuole. Una società che solo a chiacchiere si schiera con le donne. quando basterebbe per cominciare un braccialetto elettronico che segnalasse la presenza dell'infame nel raggio di cinque chilometri alla polizia ed alla donna per provare a fermarlo prima che accada il peggio Un gesto quella della protagonista della tua poesia che so che dovrei legalmente parlando condannare ma che la mia anima non riesce proprio a farlo, non senza comprenderne fino in fondo le ragioni.
RispondiEliminaGrazie Daniele. La poesia mi è costata molta fatica ed è stata dolorosa più del solito, proprio per il finale che ho lasciato aperto ma che sottintende una solitudine così forte (a causa di istituzioni latitanti e leggi imperfette) da non aver lasciato altra possibilità. Anche io non condanno, perché nessuno di noi può comprendere fino in fondo una tragedia così se non la vive sulla propria pelle.
EliminaCommovente Mariella. Un finale difficile da realizzare, ma che sarebbe più che giusto. La donne che denunciano maltrattamenti dovrebbero avere almeno un taser, per potere poi chiamare la polizia e mostrare le ferite.
RispondiEliminaÈ un'ottima proposta la tua, alludo a quella del taser.
EliminaIl taser alla prima denuncia. Così le donne acquisterebbero coraggio.
EliminaUna poesia toccante, emozionante e per certi versi terrificante perché hai colto in pieno l'essenza del problema. Dobbiamo fermare la violenza perché genera solo altra violenza e tu questo l'hai trasmesso cosi bene...
RispondiEliminaCome per tante altre cose, anche qui c'è una lunga battaglia da combattere contro la noncuranza, l'ignoranza e la cattiveria e spero che piano, piano dopo lunghi sacrifici, ce la faremo.
La violenza genera quasi sempre altra violenza.
EliminaLa chiusura finale è volutamente esasperata, è un caso limite. Che poi,le cronache sono piene di figli che hanno ucciso i padri per difendere le madri. Sai credo che dovremmo partire dalla famiglia e dalle madri.
Fino a quando ciò non accadrà, saremo ancora qui a fare la conta delle morti.
Un abbraccio.
La poesia e molto bella ma non si deve mai sopportare, dopo il primo schiaffo, non dato, ma solo accennato bisigna andarsene di casa e non accettare le solite pietose scuse. La violenza è una malattia inguaribile.
RispondiEliminaCiao fulvio
Anche io dico sempre che bisogna denunciare dal primo schiaffo. Dal primo urlo che ti piove addosso.
EliminaPossiamo solo consigliare perché, per fortuna nostra, quelle tragedie sono lontane dal nostro vissuto e probabilmente non possiamo comprendere fino in fondo.
Un abbraccio.
Mi hai commossa, Mariella , sul serio. Il finale è forte, ma si evince chiaramente che scaturisce dalla cruda violenza che subisce la donna della tua poesia, dall'abisso di disperazione in cui è sprofondata, dalla solitudine che la attanaglia. Purtroppo è vero, le donne vittime di violenza combattono le loro battaglie completamente sole ed è proprio per questo che spesso non denunciano. Le donne in questo paese non sono davvero tutelate. Un abbraccio grande.
RispondiEliminaEsatto, è un abisso. Che non possiamo comprendere fino in fondo.
EliminaE le donne, nonostante la marea di parole, consigli, proposte di aiuto, spesso sono sole, chiuse in casa con il mostro. E il vicino a fianco preferisce far finta di niente. Questa è la realtà, non nascondiamola.
Ti abbraccio anche io.
I miei complimenti, versi profondi e che fanno riflettere.
RispondiEliminaGrazie di cuore! Provo a dare il mio contributo, con la mia imperfezione.
EliminaUn abbraccio e buona serata.
Stringe il cuore..sapere che questa è finzione..ma tante sono passate attraverso a questo inferno.
RispondiEliminaCi sono passate e molte questo inferno non lo hanno superato.
EliminaGrazie Tissi, ti abbraccio.
Bisognerebbe ribellarsi potendo contare sulla protezione della forse di polizia. Il bracciale elettronico potrebbe essere utile, ma se la prendono molto comoda per approvarne l'uso (mentre in molto paesi è già utilizzato da anni).
RispondiEliminaDevo dire che trovo il tuo errore di battitura "Forse di polizia" invece di "forze" sembra proprio un lapsus freudiano
EliminaLa polizia. Alcune volte minimizza poi non ha tutti gli strumenti per intervenire. Non riesce a proteggere, non ha abbastanza uomini e mezzi. E le leggi sono deboli. Ho prova che è accaduto ed accade. Anche sulle mie pagine ne ho parlato. Per cui, la solitudine e la disperazione possono portare alle tragedie che tutti i giorni leggiamo in rete e sui giornali.
EliminaIl braccialetto elettronico potrebbe essere un buon deterrente, ma a quando?
Molto stridente il contrasto tra la casa pulita, ordinata e graziosa e l'atteggiamento di lui, al quale non va mai bene niente, tutto è buono per lamentarsi , criticare e litigare . Hai scritto una poesia molto bella, nella quale i sogni di una donna vanno a naufragare in un mare di indifferenza e di insensibilità. Verso l'inevitabile finale ! Brava !
RispondiEliminaVero, il contrasto è voluto. Volevo far capire che le tragedie accadono nelle case più insospettabili, quelle così simili alle nostre. E questi esseri, questi mostri, sono bravissimi a dissimulare. Fuori una vita perfetta, dentro le pareti di casa, l'inferno. Sono contenta abbiate colto perfettamente il messaggio.
EliminaGrazie Mirtillo, ti abbraccio.
Complimenti Mariella! Mi hai lasciata di sasso.
RispondiEliminaSull'argomento faccio sempre molta fatica ad esternare... davvero.
A volte ho la brutta, profonda convinzione che non serva a niente, o a molto poco comunque. C'è molta ignoranza in merito, a volte mi è capitato di fare questi discorsi con persone di sesso maschile e sono rimasta esterefatta dalle risposte, e ti parlo di persone laureate con cultura. Sembra che si alzino gli scudi, che non si capisca o non si vuole. Discorso lungo, ma ho imparato a diffidare anche di chi parla di uguaglianza e di rispetto per le donne, purtroppo leggo sempre tra le righe, e molto spesso atteggiamenti o parole, giudizi, mi fanno pensare diversamente. Le parole non contano, non contano mai, troppo facile, sono altre le cose che ti fanno capire se un uomo è veramente aperto, coerente con quanto dice e soprattutto se ha sviluppato un pensiero fortemente radicato sull'argomento.
Siamo lontani anni luce dal rispetto dei diritti umani in tutti i sensi, la politica dà l'esempio peggiore e l'etica è una cosa che sta perdendo il suo valore. (L'ha già perso purtroppo).
Credo tu mi capisca sempre (ne sono certa), anche se i miei concetti non riesco a esporli in modo centrato, e ti ammiro molto perché non ti arrendi mai! 😉
Hai ragione, non mi arrendo mai!
EliminaLa lotta alla violenza contro le donne l'ho intrapresa da molti anni, qui sul mio blog. Ne parlo con frequenza ed ogni occasione è buona per ribadire il concetto, ancora e ancora e ancora.
Troppo c'è ancora da fare, troppo da denunciare, da migliorare.
Le parole (che per me sono importantissime) in questo caso sono false e superflue. Il tuo esempio, le conoscenze che pur con un grado di cultura non indifferente alzano gli scudi sulla questione, sono ancora tante, troppe.
Per cui, nel mio piccolo, come faccio a lasciar perdere?
Grazie anche all'iniziativa nata dall'idea di Daniele, nel nostro piccolo circolo di blogger ne parleremo tutti i mesi e mi sembra un ottimo segnale.
Ti abbraccio forte, spero tutto bene.
Splendida!
RispondiEliminaDura e tragica,direi...
EliminaUna storia al contrario... brava. Quando sono arrivata al sangue ho pensato che era morta lei ... he he
RispondiEliminaFatto apposta, almeno nella mia versione gli ho dato il finale che vorrei per tutti quegli stronzi...
EliminaStraziante ma piena di ribellione!
RispondiEliminaStupenda!
Non dico che debba sempre finire così però con la fuga e la ribellione sì.
Scusa. Fuga non è la parola giusta. Dovevo scrivere viaggio verso la libertà e la dignità
"Viaggio verso la libertà e la dignità" mi pare perfetto. Grazie Pat😘
EliminaToccanti parole di un cuore sensibile. Complimenti
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