07 giugno 2020

MA CHI DECIDE IL RITORNO ALLA NORMALITÀ?


Ieri ho letto un gran bell'editoriale sul Corriere Della Sera (i giornali di carta sono l'unico approfondimento che riconosco) scritto da Walter Veltroni, che mi ha ispirato alcune riflessioni. In realtà ci pensavo da un po' lui ha solo messo su carta e scritto molto meglio di me, ciò che penso sulla ripresa e sul ritorno alla normalità. Che poi, la parola normalità mi disturba, mi è sempre parso non fosse corretto tessere lodi nei confronti di qualcosa che in realtà è difficile da definire senza incorrere nel rischio di cadere nella banalità o peggio ancora nell'inadeguato. Se come vero, il virus correva tra noi già a gennaio, più gravemente al Nord che altrove, è anche vero che il chiudere tutto ha funzionato. I dati sono sotto gli occhi di tutti, la curva del contagio si è ridotta notevolmente e in molte regioni siamo a zero. Stiamo riappropriandoci della quotidianità con tutte le riserve del caso, con le precauzioni che almeno in Lombardia restano quelle di prima. Mascherina ancora obbligatoria per strada e sui mezzi pubblici, così come in aziende e uffici. Il mantenimento della distanza sociale, la cura delle norme igieniche. Niente baci e abbracci, niente strette di mano. Nessuna condivisione sui posti di lavoro, niente eventi, le scuole chiuse.
Abbiamo accettato tutto, con responsabilità (salvo poche eccezioni assolutamente condannabili) che ha sorpreso per primi proprio gli italiani, conosciuti all over the world come un popolo che non si assoggetta facilmente alle regole, qualunque esse siano.


Ma adesso, che non ci sono ancora certezze sul futuro e che fior di scienziati ci danno pareri discordanti su quel che succederà tra qualche mese, adesso siamo travolti da uno tsunami senza precedenti che ha trasformato il mondo che conoscevamo catapultandoci in un futuro incerto e, dal punto di vista sociale, drammatico. Il nostro Paese rischia di non arrivare in piedi all'appuntamento con l'autunno. I servizi di ogni genere, dal turismo alla cultura, alle piccole e medie imprese, sono  a tappeto. Eppure io mi chiedo e leggendo Veltroni  mi sono resa conto di non essere l'unica: fino a quando? Perché tutto quello che stiamo sperimentando non può e non deve essere la normalità perché sarebbe la negazione delle libertà fondamentali. Ci deve essere una scadenza.

Abbiamo il diritto di vivere una vita normale e questo ce lo deve garantire lo Stato. Senza tentennamenti, senza nicchiare, senza paure, senza quella furbizia politica che ci devasta da anni. Devono trovare il coraggio di decidere, di ridare fiducia alle persone, di risollevarci dalle criticità.

Senza fretta, ma con obiettivi lungimiranti. Gli italiani se lo meritano.



Fonti: Corriere Della Sera.

PS: scusate i caratteri del post oggi blogger non ne vuole sapere di darmi un formato comprensibile.

45 commenti:

  1. La fase uno è stata difficile ma adesso comincia veramente il bello.

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    1. Esatto Nick, e se non si corre ai ripari adesso, e si cercano strade alternative e lungimiranti, anche le occasioni uniche che l'Europa sta mettendo in campo, saranno sprecate.

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  2. Ritorno alla normalità significa tornare a inquinare e devastare il pianeta come se ne fossimo i padroni? No grazie. Mi aspettavo dalle varie aziende una presa di consapevolezza che le loro importanti produzioni non fossero sostenibili a livello di impatto ambientale, e che decidessero di convertire i propri stabilimenti verso settori più etici e in armonia con la natura. Invece no, ci si preoccupa di riaprire bar e ristoranti che smerciano cibo in contenitori non sempre riciclabili, a riaprire i lidi anziché smontare le tende dalle spiagge che erano e sono proprietà demaniale, si continuano a macellare animali dopo una vita di sofferenze e imbottiti di antibiotici per una crescita più veloce e "grassa"... Vuoi la normalità? Io spero un asteroide ci faccia estinguere come avvenne coi dinosauri, perché siamo una specie essenzialmente cattiva.

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    1. Certamente no, Gaspare. Non è il tipo di "normalità" a cui mi riferivo. In realtà parlavo di un ritorno alle consuetudini con maggiore consapevolezza da parte nostra e con misure lungimiranti da parte dei governi. Vorrei questo tipo di normalità, con tutte le eccezioni e i limiti della parola stessa, che in realtà mi piace NI.
      Secondo me, se non ci sono azioni radicali da parte dei governi, le grandi multinazionali o le grandi aziende continueranno a fare i loro interessi fregandosene dell'ambiente e della nostra salute. Bisogna assolutamente pensare a questo, non ci sono dubbi.

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    2. Spesso i governi purtroppo hanno dei rappresentanti delle multinazionali "infiltrati" e capaci di fare passare o meno una legge. 🙁

      Sto vedendo, accanto ad atteggiamenti civili, anche pessimi esempi da parte dei cittadini in fatto di assembramenti senza le opportune protezioni, proprio come se il virus fosse estinto. E anche i controlli sono più blandi.
      Tutto ciò mi scoraggia.

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    3. I pessimi esempi di cui parli e a cui ho accennato anche io nel post, sono una minoranza.
      La maggior parte delle persone e questo io lo vedo quotidianamente qui in Lombardia dove la stretta del virus è stata più feroce che altrove, mantiene le distanze e sta alle regole.
      Per cui non mi voglio scoraggiare e pretendo, dopo mesi di doveri, di riavere i miei diritti. Non dico subito, che la prudenza ci dovrà appartenere ancora per del tempo, ma spero presto. E comunque voglio una scadenza.

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  3. Ciao, non ho letto l'articolo di Veltroni, ma da quello che hai scritto in questo post vedo che condividiamo lo stesso punto di vista. Per esempio, sentivo della proposta di usare divisori in plexiglass nelle scuole alla riapertura a settembre. A settembre, ovvero fra tre mesi. Vuol dire che pensano di mantenere questo stato di emergenza non solo per altri tre mesi, ma anche oltre? Io capisco le precauzioni, per carità, e ho sempre rispettato tutte le regole, ma quello che mi fa paura ora è che si entri in uno stato di cose in cui l'anormalità diventa normale (con tutti i limiti della parola "normale", eh). Già c'è gente che non ha il coraggio di uscire di casa, già ci sono non so quanto bambini e ragazzini traumatizzati, è necessario che passi un messaggio diverso, che faccia percepire che tutto ciò è un momento di passaggio, un'eccezione, o vogliamo indossare le mascherine e restare distanti di un metro da ciascuno per sempre?

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    1. Ciao Guchi, benvenuta da me:-)
      Sì, la pensiamo in modo molto simile. Anche io ho letto con preoccupazione quel che si pensa di fare nelle scuole: le gabbie per i bimbi mi terrorizzano. Come possiamo pretendere che i più piccoli, superino senza ripercussioni psicologiche la fase 1 - 2 - 3 se prevediamo di far loro ricominciare la scuola rinchiusi come piccoli animali spauriti? E intanto, iniziative come quella della maestra di Prato che ha voluto festeggiare la fine dell'anno scolastico in un parco assieme ai suoi bimbi, è stata molto criticata. No, non è possibile immaginare che si possa andare avanti ad oltranza assoggettati ad un clima di paura che ci scuoterebbe fortemente. Che dire, io per prima, ho avuto episodi di attacchi di panico, durante i mesi di lockdown, sintomatici di una pressione psicologica forte e sfociati nella paura di uscire di casa. Non va bene per nulla, questo stato di "normalità critica" non è quello di cui abbiamo bisogno. E deve assolutamente avere una fine.

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  4. Da "Andrà tutto bene" a "Andrà tutto male" è un attimo...

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    1. Beh, speriamo di no. Non approvo neppure il catastrofismo spicciolo di cui è piena la rete.

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  5. A me, da insegnante in pensione, sembra assurdo voler creare dei divisori di plexiglass all'interno delle aule. Prima di tutto per motivi di spazio, poi perchè questi bambini me li vedo traumatizzati da questa cosa. Già son stati traumatizzati per la fine improvvisa della scuola, le lezione online, la mancanza degli amichetti, lo stare chiusi in casa, manca pure il plexiglass.. però non sono in grado di dire che cosa si dovrebbe fare, è adesso che viene il bello !! Personalmente non riesco a superare la paura di prendere un treno e, soprattutto, la metropolitana, non riesco a tornare a Milano. Ieri ho comprato i biglietti del treno ma non mi fido e non so quando tornerò a fidarmi. Buona domenica.

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    1. Questo evento ci ha segnati tutti, a partire dai bambini. Che hanno accettato con relativa tranquillità il rovesciarsi del loro mondo in un modo che ha stupito noi adulti per primi. Ma la situazione non può durare ancora a lungo senza che subiscano contraccolpi. L'idea di rinchiuderli in scatole di plexiglass mi spaventa, spero con tutta me stessa che si approvino altre proposte come quella della riduzione dell'orario, classi con meno bambini e più insegnanti e didattica alternativa in luoghi esterni.
      Io ho ripreso ad andare a Milano 2 volte alla settimana e non ti nascondo che non sono tranquilla. La metropolitana è piena e si mantengono le distanze con molta fatica.
      Ti consiglio di aspettare visto che non hai alcuna urgenza.
      Buona domenica a te.

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  6. Sicuro che lo meritiamo?
    Non tutti, sicuramente...
    Però sì, è giusto ripartire e penso lo stiamo facendo. Vedo normalità, ma con mascherine.
    Tra maschere di prima e mascherine di adesso, la differenza è poca.

    Moz-

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    1. Moz, la maggior parte di noi lo merita e che diamine. Lasciando stare i casi limite, siamo stati e stiamo ancora alle regole.
      Voi che non siete in Lombardia avete una percezione diversa di questi mesi che ti assicuro, da noi sono stati molto pesanti.
      Dobbiamo riprenderci le nostre abitudini, dalle passeggiate in libertà ad ogni evento sociale.
      Con calma e precauzione ma dovrà avvenire.

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  7. Tornare alla normaliktà. Belle parole ma se la normalità è quella di prima della quarantena non mi pare poi così piacevole.
    Poche cose funzionavano, molte no. L'egoismo personale dettava legge. Il menefreghismo gli reggeva lo strscico.
    Normalità la voglio vedere diversa. Deve essere onesta e responsabile, empatica e sincera.

    Dal punto di vista economico, ci vuole nuova linfa alle impprese e ai consumatori.Ci vuole la certezza di u n domani più sereno. La sicurezza di un lavoro, di potersi fare una famiglia.
    Ci vuole una politica economica e sociale che sia degna di tale nome.

    Chiedo troppo?

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    1. Non voglio alzare troppo il tiro fino a sfiorare l'utopia. Mi accontento di riprendere possesso delle mie libertà, quelle più semplici.
      Ne ho diritto.
      Sono d'accordo sul cambiamento economico e sociale, ma come dicevo nel post, tutto questo si può ottenere se lo stato sarà lungimirante.
      Non chiedi troppo, ma il giusto.

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  8. Non credo che la normalità, intesa come la vita come la conoscevamo prima tornerà presto.
    Questo è purtroppo un dato di fatto.
    Pian piano certo ci stiamo riappropiando delle nostre abitudini, un poco per volta, senza esagerare e sopratutto con le dovute precauzioni.
    Ci sono tanti stati che sono ancora in piena emergenza, il covid è ancora presente e non dobbiamo dimenticarlo.

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    1. Vero, un po' alla volta. Senza precipitarsi perché siamo ancora dentro il tunnel. Ma abbiamo diritto di sapere fino a quando, perché se si continua a ragionare sui forse e su di un orizzonte lungo, rischiamo di andare incontro al caos.
      E basta guardare cosa succede dall'altra parte del mondo.
      Ci vuole poco a far scoccare la scintilla e il malessere sociale è un focolaio che si sta alimentando sotto la cenere.

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  9. Io non voglio tornare alla normalità, ma vorrei un mondo diverso.
    Serena domenica.

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    1. Anche io desidero un mondo diverso, ma in questo momento è troppo.
      Per cui rivoglio la mia vita imperfetta che mi piaceva.
      Un abbraccio e buona domenica.

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  10. La normalità è soltanto l'abitudine alle azioni che scandiscono la nostra vita quotidiana, quasi una forma ripetitiva automatica dei gesti che compiamo. E' quando capita  qualcosa di insolito, che rompe la nostra routine , che interviene l' anormalità, che può essere più o meno destabilizzante. Questa pandemia è ciò che ha sovvertito tutte le nostre certezze e le abitudini, che ci ha costretti ad agire a tentoni, come se 'improvvisamente fossimo diventati incapaci di pensare 'normalmente'.Tutt'altra faccenda sono i nostri pensieri, le nostre convinzioni, i nostri sentimenti più o meno palesi, difficili da scalfire, anche durante una situazione del genere. Ora saremo costretti a fare l'abitudine a questa spada di Damocle, che oscillerà sulla testa di tutti, e ognuno di noi la gestirà per come è capace. L'importante è non farsi condizionare in modo drammatico per non incorrere in in altri problemi quali lo sconforto e la depressione. Ecco, questo è il mio parere sulla normalità 'normale' ; per tutte le altre sfaccettature del nostro carattere e della nostra personalità, allora mi viene da dire che nessuno di noi è normale.
    Cri

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    1. Siamo tutti imperfetti è questa la nostra "normalità" e dici bene quando parli di abitudini sono la nostra coperta di Linus, una delle poche certezze. Ora tutti ci siamo ritrovati più fragili e spaventati perché abbiamo perso la nostra "confort zone". Io non so quel che sarà il mio domani ma non posso immaginare la mia vita costretta a barattare la mia libertà con una coercizione che duri troppo a lungo o che duri fino a data da destinarsi. Bisogna arrivare ad un punto, ad una fine. E poi ricominciare, sperando di farlo nel miglior modo possibile, certamente.

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  11. Senza fretta e con obiettivi lungimiranti è la sintesi perfetta di come anche io credo si debba procedere adesso.
    La prudenza è importante e infatti in questa fase ci sono ancora mascherine e distanze da mantenere, appunto come dicevamo da me, parlando della ripresa delle terapie dei monelli. Ma sul serio a me spaventa sentire già ora parlare (come hanno già scritto in altri commenti) dei divisori in plexiglass tra i banchi di scuola a settembre... spaventa perchè questo è sintomatico, la dice lunga su come chi ci governa mette in cantiere fin da ora che in autunno si debba stare "inscatolati". Ma quanto può reggere un Paese in questo modo?
    Pensare al rischio, al malcontento che serpeggia, alla povertà che andrà aumentando, al caos che potrebbe portare a rivolte popolari sembra esagerato forse a qualcuno... ma non a chi sa guardare con occhio un tantino attento.
    Non ho letto l'editoriale di Veltroni, ma da ciò che dici mi sarebbe piaciuto. Magari lo recupero su internet.
    E vediamo che succede.
    Un bacio, buonanotte Mari.

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    1. La questione dei divisori mi sembra un incubo, sia per i bimbi che per gli adulti. Le cose più sensate, come assumere più insegnanti, creare nuovi spazi con scrivanie distanziate e meno bimbi per aula,magari con più ore per tutti a rotazione, non vengono prese in considerazione perché i costi sono alti. Ma se arrivano i soldi dell'Europa non sarebbe questo uno dei modi migliori per investirli, non sarebbe un progetto giusto? LA SCUOLA va rifondata, si deve investire, si deve dare un futuro sensato a tutti i bambini.
      E non sono nemmeno sicura che in autunno sarà tutto pronto...
      No, dobbiamo avere la certezza che le cose si faranno presto e bene. Non possiamo vivere nell'incertezza, già ci ha spezzato in due quella subita durante la pandemia. Il paese non reggerebbe, come dici bene.
      Leggi l'editoriale, mi ha dato molti spunti. Veltroni ha un modo pacato e determinato di pensare al nostro futuro prossimo.
      Ti abbraccio.

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  12. Mi chiedo spesso ultimamente come sarà la normalità, se ci sarà soprattutto, una normalità prima o poi...
    Dove metà dei negozi, imprese, ristoranti non riaprirà più...
    Dove hanno obbligato (giustamente) già da piccoli anche bimbi a non avere rapporti con gli altri bimbi... lo trovo davvero agghiacciante poverini... Sono tante le domande che mi pongo... le risposte non le ho, non le vedo.. confido solo nel futuro... un abbraccio cara!

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    1. Come te non ho risposte ma qualche proposta sensata ci sarebbe. Non possiamo ritornare immediatamente alla vita di prima, intesa come abitudini e libertà di movimento, di decisione nell'immediato. E nemmeno vorrei ritrovarmi a casa senza lavoro, perché l'emergenza sociale è alle porte. L'indice di disagio sociale sta salendo velocemente e mi terrorizza.
      Così come mi terrorizzano bimbi chiusi in una scatola.
      Chissà cosa succederà tra qualche mese.
      Un abbraccio a te!

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  13. vabbé, dai, anche per NOI del partito degli under 70.000 che siam soliti risolvere i problemi alla radice, finché lo si possa fare in maniera economica, la scuola, vitale per la sopravvivenza delle famiglie, sarebbe la prima cosa da aggiustare.
    Di certo non vagheggeremmo su separatori, ma coinvolgeremmo tutto il corpo docente ad un piccolo sacrificio, magari ricompensato con un cavalierato da parte di sua eccellenza the president.
    Ma cazzo, dopo che continuate a lavorare 16 ore a settimana, dopo che ve fate 3 mesi estivi de ferie + tutte le altre vacanze cristiane, ma ve volete sacrificà per qualche mesetto, visto che siamo in emergenza????
    Lavorate come tutti gli altri, mattina e pomeriggio, dividete le classi in 2 turni e piazzate 1 solo alunno per ogni banco, visto che durante il lockdown non vi abbiamo messo in cassa integrazione

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    1. Esatto, qualche ora in più a settimana non gli farebbe male ahahahah

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  14. A me sembra che la situazione sia in netto miglioramento anche se è giusto avere sempre le dovute precauzioni. Anche il partito dei catastrofisti come Brusaferro ha dovuto riconoscere che la fase critica è finita. Io penso che se non ci saranno colpi di scena in questi mesi non avremo una seconda ondata. Chissà magari il più bel regalo di Natale quest'anno sarà il completo e definitivo ritorno allo ststus quo ante.

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    1. Altra questione la crisi economica per quella per molti ci vorrà più tempo e magari sarebbe utile un governo più efficiente

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    2. Penso come te che la curva difficilmente (salvo modifica nella natura dello stesso virus) potrà salire ancora. Ma se aspettiamo fino a Natale, senza mettere le persone nelle condizioni migliori per ricominciare, visto che il disagio sociale sta aumentando pericolosamente, ho seri dubbi su una ripresa effettiva. E prevedo disastri.

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  15. Ma quale normalità... cinquantenni che hanno perso il lavoro di una vita e si vedono costretti a campare con la cassa integrazione sperando di non dover vendere la casa, dopo un mutuo ventennale. E' questa la dignità di un popolo? Dovremmo scendere in piazza per far annullare la legge Fornero e far avere la pensione a tutte queste persone che sono senza lavoro dopo aver pagato una vita i contributi!!!
    Invece scendiamo in piazza per le stronzate

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    1. Elisa, la mia normalità riguardava le abitudini che avevamo prima, la libertà individuale a cui ci hanno costretto a rinunciare. Chiaro che la situazione al momento non è affatto rientrata nella normalità, anzi senza interventi opportuni da parte del governo, la vedo grigia e per tutti.
      Riguardo la legge Fornero non siamo scesi in piazza anni fa, dopo le sue lacrime,figurati se lo si fa adesso. Meglio scendere per chiedere il ritorno della lira, no?

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  16. Io sto vivendo sulla mia pelle questo lento rientro alla famosa “normalità”: troppo tempo col terrore dell’aria che respiravo, impossibile adeguarsi in fretta a tutto ciò che era prima. All’inizio delle fasi di riapertura, non entravo nei negozi e tenevo la mascherina pure se non ero circondata da nessuno. Niente metro, niente eucaristia a Messa. Piano piano sto allentando il giogo delle mie paure: ieri ho comprato due magliette e a Messa ho preso la Comunione. Sono entrata in metro... Bisogna riabituarsi, però no, questa pandemia non deve lasciare strascichi frustranti, tipo separè in classe o mascherine all’asilo. Impariamo a vivere meglio, liberiamoci dalla schiavitù delle auto, abbiamo sempre cura dei simili senza strafare, prendiamo da tutta la situazione che abbiamo patito il giusto insegnamento, ma liberiamoci di tutte le paranoie che rischiano di rovinarci la vita.

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    1. Io ho avuto degli attacchi di panico. Uscivo solo il sabato mattina una volta a settimana e facevo un giro breve, edicola, farmacia e supermercato sotto casa. Un sabato esco, prendo l'ascensore e mi fermo nel cortile. Non riuscivo più a respirare, a fare un passo. I battiti accelerati mi hanno indotto a rientrare in casa. Ho aspettato una mezz'ora, bevuto una tisana e ci ho riprovato. Ecco a cosa ci ha costretto la pandemia, quella folle paura che il "nemico" invisibile potesse colpirci durante una semplice passeggiata, trovandoci indifesi.
      Posso comprendere il tuo sentire e la frustrazione di non poter gestire le abitudini quotidiane con serenità. Dall'andare dal fornaio o recarsi in chiesa. Però piano piano possiamo recuperare, ci vuole pazienza e magari lo faremo con maggiore consapevolezza. Qualcosa avremo imparato dai mesi appena trascorsi no?
      Ti abbraccio e per la metro, se puoi evitare fallo. Non so come sia a Roma, ma qui a Milano, pur essendo ligi alle regole, i vagoni si riempiono in un attimo. E non ti nascondo che il timore ce l'ho.

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    2. gli attacchi di panico, tolgono il fiato, ti senti le vertigini… non ti senti sicuro di niente ! conosco il problema. Ciao !

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    3. Ecco, hai capito perfettamente. Ne soffro da qualche anno, non sopporto gli spazi iperaffollati. Ma non pensavo che ne avrei sofferto anche per essere rimasta troppo a lungo a casa...

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    4. pensa che anni fa soffrivo di agorafobia, ora invece adoro gli spazi aperti e poco abitati, per quanto riguarda la casa, sempre anni fa mi immaginavo di stare meglio in una casa con tante piccole stanze… ora invece mi piacciono le stanze ampie, mmmmmm starò invecchiando ?

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    5. Tu dici che ad una "certa" età si ha più bisogno di spazio? Ahahah io invece credo che abbiamo più bisogno di silenzio e solitudine:-)
      Per questo la campagna e la montagna sono i posti ideali!

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  17. Devo leggerlo questo articolo, perché forse riassume anche quello che sto provando in questi giorni e che neppure io riesco a mettere in parole. C'è ancora troppa incertezza, troppi dubbi sul futuro perché si possa parlare di un ritorno alla normalità.
    Ci sarebbe piaciuto fare un giro in Sicilia questa estate. Per fortuna non avevamo prenotato nulla, ma anche adesso ci viene difficile pensare a una vacanza, seppure a pochi chilometri da noi, perché le incognite sono tali e tante (e se scoppia un focolaio che ci succede? e se ci ammaliamo in un'altra regione? e per andare in spiaggia quanto tempo prima bisogna prenotare?) da farti svanire la voglia di partire, anche perché la vacanza dovrebbe essere un momento di relax e deve valere la pena di spendere qualche soldino, altrimenti anche no. Ovviamente il mio è solo un esempio (della vacanza fuori possiamo tranquillamente fare a meno), ma se in tanti ragionano così è facile immaginare come il turismo ne possa risentire e come, a cascata, tanti settori faranno fatica a ripartire. Non parlo poi della scuola, l'esempio pratico di come non si sia stati in grado di partorire una soluzione decente (e chissà se ce ne sarà una decente per settembre). La normalità dovrebbe partire dalla quotidianità, dal ridare ai ragazzi la loro vita (e anche ai poveri genitori, eh, che io un altro anno a fare da insegnante mi rifiuto di passarlo) e se devo guardare a quanto fatto devo dire che non ci siamo proprio.

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    1. Ha fotografato perfettamente la situazione della maggior parte di noi. Le tue paure e incertezze sono quelle della maggior parte degli italiani, che si sentono esposti ad un pericolo ancora in essere e non hanno alcuna certezza del futuro a breve termine tanto da non riuscire a programmare nulla che sia più distante nel tempo di pochi giorni.
      E così facendo, restando in questo limbo, come un domino tutto viene giù a cascata. È per questo che è importante darci un termine sicuro, il momento in cui le paure si placheranno, ci sentiremo più sicuri, e avremo nuovamente la sicurezza delle nostre consuetudini che abbiamo perso.
      Un abbraccio.

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  18. come non condividere, il tuo pensiero, la tua lucidità, le tue conclusioni. Mi togli le parole di bocca !

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    1. Per la miseria, spero tu non mi stia prendendo in giro perché ci resterei malissimooooooooooooooooooo

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    2. gasp ! certochenò ! Non ti sto affatto prendendo in giro, anzi. Concordo in toto.

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    3. Grazie e scusa se pensavo stessi scherzando.
      Ti abbraccio!

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)