19 maggio 2021

[RACCONTI] L'AQUILONE SPEZZATO


NuovaAtlantide.it

Sono in riva al mare, una mattina di tarda primavera. Attorno, odore di salsedine e sabbia umida . Spiaggia libera, un po' sporca, qualche pezzo di carta, tappi di bottiglia ormai arrugginiti, conchiglie spezzate, alghe sulla battigia.

Il vento è debole e non riesce a sferzarmi come vorrei,  mi accarezza, quasi capisse che non è il momento di essere bruschi. Mi tiro su il collo della giacca, ho freddo, nonostante il tempo sia bellissimo. Guardo all'orizzonte; quanto vorrei vedere una piccola barca azzurra solcare il mare o un pedalò rosso di quelli che si noleggiano d'estate. Tutti insieme, genitori e figli. Accadeva, ho dei ricordi bellissimi.

Se rifletto, osservando  il lento incedere della marea e delle onde, mi rendo conto di  avere sempre desiderato una famiglia numerosa e generosa, come la mia.  Bambini divertenti, affabili delinquenti sempre a caccia di guai, da seguire, sgridare, amare. Un circolo di amore infinito.  Crescendo, non ho mai preso di vista quel sogno. Assieme ad altri, facevano parte della conta di cose che formava la mia esistenza. Solo oggi mi rendo conto di aver sbagliato, ne ho fatto un orizzonte da raggiungere ed invece, è stato la mia guerra persa  e il mio dolore più forte e più intimo.

Da giovane donna, ho aspettato che le condizioni di vita fossero favorevoli. Una stabilità economica, un lavoro soddisfacente e una casa cercata per tre. Qualche anno è passato, molti i sacrifici, infine è arrivato quello che pensavo (anzi pensavamo) fosse il momento giusto. E invece, è stato l'inizio della sofferenza, delle cadute, delle battaglie perdute. Una tortura  fisica e psicologica costante, ho cambiato medici e cure, ho subito interventi, mi sono illusa più volte. Due fecondazioni assistite, un aborto spontaneo. Alla soglia del 39 anni (purtroppo i 25 li avevo passati da un pezzo) mi sono resa conto di non avere più voglia di nulla, neppure di me stessa. Mi davo fastidio, non sopportavo il mio aspetto,  tutti i miei fallimenti. Ero sola e non volevo alcun aiuto e chi mi era accanto e lo è stato prima, durante e dopo, è stato estromesso da tutto. Era il mio dolore, la mia rabbia, solo mio. Ho convissuto per mesi con quel tutto, rubando la vita in assoluta solitudine interiore, mi piaceva da morire quel baratro, la consapevolezza di non volermi salvare. È questa l'autodistruzione? Sì, la provavo ogni giorno, tutti i giorni. Mi sentivo un aquilone colorato, di quelli che i bimbi provano a far volare nei parchi, li vedi librarsi in aria prima debolmente, poi sempre più forte e quando sono lì in alto e ti sembrano al sicuro,  ecco che arriva una folata di vento più forte e crollano al suolo, spezzati.

Una mattina, nel vagone della metropolitana dove sedevo,  ho osservato a lungo una mamma e sua figlia. Circa dieci anni la piccola, piena di brio come tutte le bambine della sua età. All'uscita la madre, con un gesto naturale e carico di consuetudine, ha tirato su lo zaino della figlia mettendolo sulle sue spalle. Ed io sono crollata. Mi sono resa conto che dovevo uscire da quell'inferno,  dopo avere pianto tutte le mie lacrime era ora di smettere.  Smettere di pensare che la vita dipendeva da quel gesto, sapendo che non lo avrei  compiuto  mai. Smettere di credere che il mondo gira attorno all'essere madri, perché non è così. Il mondo è un ring,  è  quello per cui combattiamo ed essere madri è un'opportunità tra molte,  ma non deve diventare un limite. Respirare ogni attimo vissuto,  riconciliarmi con chi mi è rimasto accanto nonostante tutto, erano i nuovi obiettivi. Crescere, quello più importante. Ero rimasta la bambina sul pedalò, ma ora non mi piaceva più. Ho ripreso a camminare, prima lentamente poi più velocemente. Gli aquiloni spezzati si possono aggiustare. Io avrei ancora visto i legnetti rotti e rimessi insieme dalla colla, ma ritrovando il sorriso.  Quello che mi merito. 

Oggi,  sulla spiaggia, ho ancora negli occhi il sorriso della bambina che ho accompagnato a scuola assieme alla sua mamma e a cui ho dato lo zaino,  portato in spalla fino all'entrata. Mi ha detto: grazie zia di essere qui. E niente. Sono felice.

(@Mariellaesseci 2021)

Tratto da una storia vera e dedicato a tutte le donne coraggiose e realizzate che ho incontrato nella mia vita. E a me.

Racconto pubblicato sul sito di Io Donna.



33 commenti:

  1. Un racconto bellissimo e toccante e soprattutto coraggioso visto quanto è personale.

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  2. Sei una splendida donna e io posso capirti probabilmente anche meglio di tanti (e non perché sia più intelligente). Viviamo questa vita senza figli ma con i nipoti che ci amano. Di buono c'è che non abbiamo mai fatto guerra a questo stato di cose, ma ci abbiamo convissuto senza drammi, prendendo tutto il buono della vita con la filosofia necessaria. E come dici tu: niente, siamo felici. Perché la felicità è sapere di esserlo. Un bacio grande!

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    1. Il percorso è stato difficile e niente affatto indolore. Ma ce l'abbiamo fatta. Tutti e due.
      Grazie per le bellissime parole che mi dedichi, non so se me le merito!
      Bacio a te.

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  3. Oh Mari, mi hai accidenti, commossa 😭 Non so cosa dire in questi casi, non vorrei usare parole per consolare, frasi belle di circostanza.....chiudo la bocca e ti abbraccio semplicemente. Credo il tuo sia un desiderio veramente imperante, il vuoto l'hai provato, nell'abisso ci stavi quasi cadendo, credo tu sola hai trovato il modo per dare al tuo cuore la pace, tu sola avrai cercato di fare tornare in volo il tuo aquilone spezzato, forse dandoti una ragione, una motivazione per accettare, perché è questa la cosa più difficile. Hai trovato il modo per guardare alla tua vita senza sentirti difettosa, a metà, senza sentirti sola. Perché non è così, vero e lo sai bene....avevi altri compiti, altre faccende di cui occuparti su questa terra, forse avevi una direzione diversa e più importante. Quando hai scritto queste parole per noi, ma soprattutto per te credo tu abbia voluto condividere il tuo dolore ma anche la tua trovata serenità, facendolo hai creato dei ponti luminosi, sono sicura hai permesso anche a noi di vedere meglio....ognuno con un proprio dolore che teniamo nascosto, una perdita, un desiderio rimasto inappagato.
    Donne realizzate, la tua dedica dimostra una pienezza nonostante...perché il nonostante bisogna sempre metterlo in conto....e sono contenta che la tua realizzazione ti faccia oggi camminare in modo sicuro, non piegata, ma con lo sguardo sempre verso l'alto.

    Un pezzo bellissimo, scrivi con la tua anima, questo arriva sempre. 💙

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    1. Ho scritto il racconto breve "molto ispirato" perchè l'invito di Io Donna era quello di parlare delle "ripartenze". E per me ripartenza era la rinascita avvenuta a quasi 40 anni, quando mi accorsi che avere un solo scopo nella vita che mi facesse sentire realizzare era quanto di più sbagliato potessi pensare. L'amore lo dispenso a piene mani e a cuore aperto a chiunque mi regali emozioni vere. E anche scrivere qui, a tutti voioltre che a me stessa, è un modo di dare amore e di riceverne.
      Grazie anche a te di cuore, per le parole e per l'emozione che noto tra le righe, non so se merito tutto questo. Ma sono contenta se vi arriva come un treno(così come sono nella vita) tutto il mio mondo interiore.
      Ti abbraccio forte.

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  4. Davvero un racconto commovente. In effetti la maternità "negata" proprio a donne che ci terrebbero tanto genera inizialmente un senso di frustrazione umanamente più che comprensibile. Nel mio ambito famigliare ce ne sono state due: una mia zia, quasi una nonna per me, giovane in un'epoca in cui non avere figli era una "tragedia" per una donna. Ma lei ha "adottato" un nipote (mio padre) e ha dimostrato come si possa dare affetto filiale anche a un nipote. L'altra, una cugina, dopo lo stress iniziale ha semplicemente capito che la vita continuava: lei e suo marito potevano dedicarsi interamente a se stessi.

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    1. Vero Ariano, ci pesa perché la società fa fatica a staccarsi da quel retaggio culturale a cui ha costretto le donne per innumerevoli anni.
      Leggo che hai avuto delle zie affettuose e realizzate. Si capisce da come le descrivi e penso che, il loro amore, lo abbiano seminato molto bene. Sia con i nipoti che nella propria famiglia.

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  5. Il racconto è bellissimo ma la vita può e deve essere vissuta con gioia anche senza figli. Noi non nasciamo per essere solo macchine da riproduzione.
    Io sono stato e sono, come tanti un uomo fortunato che senza cercarlo sono diventato padre e la mia voglia di paternità e nata con la nascita di mia figlia. Oggi sono anche nonno, ma credo che anche senza figli sarei stato ugualmente ma in altri modi sodisfatto.
    Ciao Mariella.
    fulvio

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    1. Giustissimo Fulvio.
      Realizzazione non significa essere genitore ad ogni costo. Gli esseri umani hanno tante strade da seguire, tutte importanti.
      Un abbraccio e buona serata.

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  6. Fino a non molto tempo fa', la società patriarcale giudicava la donna 'un'addetta' a diventare madre, non c'era via di scampo. Ora le cose sono cambiate e una donna può legittimamente decidere di non diventarlo, So bene che ciò non consola le donne che desidererebbero esserlo, ma io penso che tutte le donne, con o senza figli, siano madri perchè quello stesso amore si può riversare in molti modi, sul proprio compagno, sulla famiglia d'origine, oppure occupandosi, magari attraversi l'UNICES, dei bambini disgraziati .

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    1. Ho una cugina che non ha mai voluto diventare madre ed è serena così come sta. Ha un buon compagno, una vita piena e tanti interessi.
      Dobbiamo cercare di non farci stritolare dalla percezione che gli altri hanno di noi, frutto di retaggi vecchi e stantii che vanno superati ad ogni costo.
      Non dico che sia stato facile almeno per quel che mi riguarda, ma è sicuramente possibile.
      E poi ci sono tanti modi per far del bene ai bimbi. Ci sono le Onlus, le case famiglia (ed io conosco molto bene una di queste realtà).

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  7. Presa dalla commozione, per il tuo racconto, ho dimenticato di dirti che sei dotata del dono della scrittura, quella vera. Ecco una privilegio che ti permette di far felici molte persone.

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    1. Grazie Cri, se è un dono come dici tu, sono felice di arrivare fino a voi con il mio carico di emozioni.
      Ma probabile mi sopravvalutiate;)
      Bacio.

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  8. Mariella, il tuo racconto autobiografico mi ha sinceramente commossa. Hai incontrato il baratro e ci stavi precipitando quasi senza possibilità di risalita, ma la grande anima di cui sei dotata ti ha salvata, ti ha mostrato il senso della vita al di là dell'essere madri. Sei riuscita a trasferire il tuo amore materno su chi ti circonda provando la felicità. Sei una grande persona.
    Comuque hai un grande talento per la scrittura, complimenti.

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    1. Sono stata sul punto di perdermi. Non ne sono uscita da sola, mi hanno aiutato. Nessuno ce la fa da solo. È importante riconoscerlo e aggrapparsi a quella mano che prova a salvarti. Per capirlo c'è voluto tempo.
      Sicuramente sono riuscita a veicolare "altrove" quel carico di amore sospeso. Ed ho una famiglia meravigliosa che me lo ha consentito.
      Grazie di cuore anche a te. Ripeto, non so se mi merito le bellissime parole che mi state dedicando.
      Ti abbraccio forte forte.

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  9. Dico solo brava Mari. Anche perché ti hanno pubblicato su "io donna" e questo non è da poco. 😉
    Bacio.

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  10. Una bella soddisfazione vedere il proprio racconto pubblicato! Come sai anch'io non ho avuto figli, sono felice per i figli altrui, sinceramente alle volte mi sento pure un po'invidiata!

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    1. Ho partecipato all'idea e il mio "piccolo" è presente. Sono contenta.
      Beh, un po' invidiate lo siamo si;)

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  11. dolore ma anche desiderio di rinascita, di sottrarsi a quel lutto perenne che ci si porta dentro, col quale a un certo punto si impara (o si prova...?) a convivere senza lasciarsi divorare.
    è un bellissimo racconto.
    mi tocca molto da vicino.

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    1. Esattamente, hai usato la parola "lutto" che è giustissima. Quella sensazione mi farà sempre compagnia ma ho imparato a conviverci senza sentire dolore. E a guardare davanti a me con serenità. Ci vuole tempo, tanto tempo.
      Allora tu sai. Ti abbraccio forte forte e grazie.

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  12. Siamo persone .!
    Non fattrici ..siamo persone che forse potranno essere mamme .astronauta.suora.pittore. infermiere. Ingegnere. Avvocato cuoca. Netturbino ..e molto altro..
    Ma anche niente di tutto questo. E saremo sempre PERSONE.ricordiamolo.

    Bellissima la tua storia .in tutti i sensi ..
    Brava per la pubblicazione
    Abbraccio grande ❤💕

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    1. Possiamo essere tutto quel che vogliamo e sentirci realizzate!
      La vita da vivere. Quello che conta,senza sentirsi da meno di altre. Anche se ci proveranno ancora e ancora a destabilizzarci. Ma una volta raggiunta la serenità interiore tutto è più facile.
      Grazie di cuore Tissi.
      Ti abbraccio forte.

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  13. Le due mie zie che non hanno avuto figli, ai nipotini ci hanno sempre amato molto. E io, sia da bambino che nel presente, sapevo che tutto ciò che le facessi - per poco che fosse - era ricevuto con grandissima letizia. Una non c'è più... Era tutto amore per me e per gli altri nipoti. L'altra, ancora riceve le mie chiamate come se fossero un dono divino. All'amore basta con poco.

    podi-.

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    1. È proprio così, l'affetto che ci viene donato dai nipoti lo riteniamo un dono prezioso, quasi divino. Grazie per avermi raccontato delle tue zie, mi hai fatto commuovere. Spero che un giorno anche i miei nipoti abbiamo lo stesso trasporto e mantengano lo stesso amorevole ricordo nei miei confronti.
      Quel poco è tantissimo❤
      Buona giornata🌻

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  14. Non so , sarà perché son uomo boh..?
    Mi manca sempre un tassello ..la fatidica domanda alla quale non hai voluto rispondere..e che non ho intenzione di rifarti.
    Questo non vuol dire che non capisca la sofferenza della tua esperienza...sulla maternità e il forte desiderio è un tema fortemente femminile e da maschio lo lascio volentieri a voi.
    Non mi ci metto.
    Io poi che non so ancora dirti se esiste veramente l’istinto paterno inteso come complementare a quello materno.
    Non credo siano la stessa cosa.
    Ciao

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    1. Conosco alcuni uomini che soffrono o hanno sofferto per non avere avuto figli. Sull'istinto non saprei pronunciarmi ma se sono coinvolti penso sia altrettanto forte. Quanto naturale? Non so, Conosco pure alcune donne che non sanno cosa sia. Grazie💜

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  15. Anch'io non ho avuto figli. C'è stata un'età, intorno ai 35 anni, quando questa mancanza la sentivo tantissimo, poi mi sono messa l'anima in pace. C'è da dire che io ero un'insegnante di scuola primaria, ho passato la vita attorniata dai bambini.
    Tante volte sono tornata dal lavoro, stanca, delusa...avere a che fare tutti i santi giorni con i bambini, fino a quando sono anndata in pensione, mi ha fatto sentire meno la mancanza di un figlio tutto mio. Mi sono dedicata ad altro. Complimenti per il tuo bellissimo racconto.Un abbraccio.

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    1. Dicono che intorno ai 35 anni scatti l'orologio biologico per ogni donna e allora il desiderio di avere un figlio diventa più forte... Io ho desiderato avere un figlio fin dall'adolescenza e ho messo da parte la questione quando ho realizzato che non sarebbe mai successo. Ma tra l'adolescenza e la maturità c'è stato un periodo di grande sofferenza durato oltre dieci anni. Brava tu che sei riuscita a non pensarci più e anche grazie al tuo lavoro hai saputo arricchire la tua vita.
      Grazie di cuore per i complimenti.
      Un abbraccio a te.

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  16. Mariella, il tuo racconto mi riporta alla vicenda della mia vita non del tutto simile, forse meno crudele, ma altrettanto dolorosa in cui ho perso la prima figlia a tre giorni dalla nascita. Ancora non mi riesce di parlarne. Mi complimento con te per l'intensità e la delicatezza del tuo racconto. Ti abbraccio fortissimo!
    Nou

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    1. Nou cara, mi sono venuti i brividi leggendo il tuo commento. Con sincerità ti dico che non so se sarei stata in grado di superare un dolore così grande come la perdita di un figlio a pochi giorni dalla sua nascita. Penso che mi avrebbe travolta. E comprendo perfettamente come sia difficile parlarne ancora oggi che saranno passati tanti annI. Grazie di cuore per averne accennato qui da me. Ti abbraccio forte anche io!!!

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Non conosco nulla al mondo che abbia tanto potere quanto la parola. A volte ne scrivo una, e la guardo, fino a quando non comincia a splendere.
(Emily Dickinson)